Serge VI

Serge fu oltremodo tentato di scacciare le parole di sua moglie come pure fantasie femminili: a fare di un uomo un padre era la virilità del suo seme e la velocità con cui esso attecchiva dopo una notte passata tra le cosce di una donna, lo sapevano tutti. Fu perciò sorpreso e disgustato insieme nel riconoscere che una parte di lui desiderava invece in maniera ardente, patetica e bisognosa di credere a ciò che Marion stava dicendo.
«Sono questioni da donne» bofonchiò, inorridito.

Marion piegò il capo di lato e i capelli ne seguirono il movimento e ricaddero in morbide onde sulla spalla sinistra: le davano l'aspetto di una fanciulla appena sbocciata, in contrasto con la severità del suo sguardo e le rughe d'espressione ai lati della bocca.
«Voi amate Keme?»

«Non vedo come...»

«L'amate?» lo interruppe lei, a voce più alta, tanto che Serge sospettò che ci fosse qualcos'altro, oltre alla sua situazione presente, che le occupava la mente.

«È mia figlia» rispose allora. «Darei la vita per lei.»

Sua moglie si rilassò visibilmente e si lasciò addirittura sfuggire un sorriso.
«Capite bene, dunque, che ciò che voi chiamate questioni da donne sono più correttamente dette questioni da genitori.»
Veloce come era apparsa, l'allegria svanì dal suo volto e Marion serrò le labbra in una piega amara.
«Mi sono pentita di ciò che vi ho detto l'altra sera, sapete: genitori e figli dovrebbero stare insieme, almeno per quel breve tempo che ci è concesso. Voi che potete, vi prego, restate accanto a vostra figlia. Amatela ora, così che un giorno, quando voi non ci sarete più e lei ne avrà bisogno, sarà il vostro ricordo a darle forza.»

All'improvviso l'uomo riconobbe il sentimento che brillava in fondo agli occhi scuri di sua moglie: era la stessa nostalgia che lui provava quando veniva sfiorato dal ricordo di Yarhata.
«È a tuo padre e a tua madre che pensi, non è vero?»

Marion annuì.
«All'inizio il loro ricordo mi procurava solo dolore» confessò. «Alle volte è ancora così; altre volte è un pensiero che regala pace al mio animo inquieto e porta consiglio quando la mente si sperde.»

«E secondo voi io potrei essere un uomo del genere?» chiese Serge, con una punta di scherno nella voce.

«Solo se lo vorrete davvero.»

L'uomo cercò invano una traccia di rimprovero o di biasimo nel tono di sua moglie. Aveva pronunciato quelle parole con la stessa gravità con cui si sarebbe rivolta a Dio, ma i suoi occhi erano sereni, la voce gentile.
"Come se credesse a ciò che sta dicendo."
In cima a quella roccia il suo destino sembrava già tracciato e bruciare tra le fiamme eterne non gli era parso poi così differente dal lasciarsi consumare dai debiti e dai rimorsi. 
Quando si lasciava prendere dalla superstizione, Serge arrivava quasi a credere che suo padre l'avesse maledetto, quando – pazzo di rabbia per la perdita del figlio prediletto – aveva tentato di batterlo per l'ultima volta.

«Non sei mio figlio. Sei alla stregua dell'ultimo dei miei servi.»

A diciassette anni non aveva avuto difficoltà a sopraffare il vecchio, ma parte di quel disprezzo gli era rimasta attaccata addosso. Ed era poi riemerso di tanto in tanto negli anni che erano seguiti, a rammentargli che stava vivendo un'esistenza rubata al suo stesso fratello e che non avrebbe mai smesso di pagarne il prezzo.
Serge non aveva mai pensato di poter essere diverso da suo padre. Era scritto nel sangue che gli scorreva nelle vene, scolpito nelle rughe che di anno in anno lo rendevano sempre più simile a quell'uomo che aveva odiato con tutto il suo cuore.
Finché non era arrivata Marion, che si ostinava a cercare in lui qualcosa che non c'era mai stato. Lo faceva con una tale sicurezza che l'uomo fu sfiorato dal dubbio che forse, in fin dei conti, la sua ritrosa terza moglie potesse averci visto giusto.

"Ho sposato una donna formidabile."
Quel pensiero, spuntato all'improvviso dal marasma di emozioni che gli opprimevano il petto, non lo stupì affatto: aveva intuito già da tempo che dietro al fisico asciutto di sua moglie si nascondeva una tempra fuori dal comune. Ciò che non aveva previsto neanche nelle più sfrenate fantasie indotte dal vino era il suo buon cuore, che la spingeva a tendergli la mano nonostante il male che le aveva causato.
La luna era sul punto di tramontare e a oriente il cielo si stava tingendo di rosa e arancio: nell'ombra incerta che precedeva l'alba, le cicatrici sul viso di Marion erano quasi invisibili e per la prima volta Serge si chiese come fosse la sua vita prima della malattia.
La scrutò a lungo, alla ricerca di indizi lungo la linea decisa della mascella, nella curva del naso leggermente all'insù, nel delicato arco disegnato dalle sopracciglia. Doveva essere stata una fanciulla molto graziosa, decise, con un sorriso timido e orecchie tonde che si tingevano di rosso insieme alle sue guance e capelli castani che si arricciavano sulla fronte. 

«Che succede?» domandò Marion, perplessa.

Serge scrollò le spalle e si alzò in piedi, battendo i palmi sulle brache per sgrullarsi di dosso il terriccio e la polvere. 
«Sono un uomo fortunato.»

Marion socchiuse gli occhi, come sempre faceva quando dubitava del suo senno e Serge trattenne a stento una risata. Poi si chinò verso di lei, per riaccostarle al petto la coperta che le era scivolata lungo la spalla, e cercò di nascondere al suo sguardo attento il disappunto che lo colse quando la vide ritrarsi di scatto, quasi avesse tentato di colpirla.
V'erano ancora troppe parole taciute tra di loro, frasi che Serge sentiva sorgere dal fondo del proprio cuore in tumulto e che tuttavia morivano tutte prima di raggiungere le labbra. Non ebbe il coraggio neanche di offrirle le sue scuse, certo com'era che non avrebbero ottenuto altro effetto oltre a farlo apparire ancora più umorale e bizzoso agli occhi di lei.

"Non con le parole, ma coi gesti dovrò dimostrarle le mie intenzioni" si disse. "E il tempo mi farà da testimone, ché ho sprecato già troppa parte della mia vita nell'ombra di mio padre."

Riconquistare sua moglie, sua figlia e il rispetto dei suoi pari in un sol colpo era un'impresa che in qualsiasi altro momento gli sarebbe parsa infattibile; ma in quel momento era circondato dalla luce dell'aurora, carica di ineffabili promesse, e Serge si concesse il lusso di sperare.

IO SONO CRETINA. MA TANTO. Così tanto da essere convinta di aver pubblicato questo capitolo 5 giorni fa e invece era rimasto nelle bozze. Povera me...


Buona Pasqua e Pasquetta a tutti 😍 (in super ritardo)

Oddio quanto mi era mancato Wattpad! Sto cercando pian piano di rimettermi in pari con le storie che stavo leggendo prima dell' "esilio" impostomi dall'esame di patologia (ancora non ci credo che l'ho passato... Avrò gli incubi per almeno altre due settimane 😂)

Nel frattempo da questa settimana riprendo a pubblicare con un programma più rigoroso che, fatto salvo eventi eccezionali, sarà:

Lunedì: Fille du Roi
Mercoledì: Argon (quei tre capitoli che sono rimasti)
Venerdì: Olympus Inc.

Spero di riuscire a rispettarla, ma sono piena di ottimismo una volta tanto 😝🤞🏼

E voi come state? Come festeggiate questa seconda *sigh* Pasqua in semi-lockdown?

Enjoy ❤️

  Crilu

P.S. Dato che su Instagram avete votato in massa per Fille du Roi, giovedì ho pubblicato sul mio profilo i volti dei personaggi e sono stra curiosa di sapere cosa ne pensiate 😍

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top