Marion XIII

La solitudine era il suo sollievo e la sua tortura.

Marion aveva scacciato chiunque osasse affacciarsi sulla soglia della porta, lasciando che fosse la fiducia tradita a parlare per lei; non aveva alcuna voglia di avere a che fare con quegli uomini che l'avevano ingannata sin dal primo giorno.
Erano passate ore da quando suo marito se n'era andato – o forse anche giorni, non era più certa di come scorresse il tempo all'esterno di quelle quattro mura di legno.
"Se solo queste pareti potessero parlare!" pensò. "Allora mi avrebbero rivelato di aver assistito alla nascita di Keme e alla morte di sua madre. E mi avrebbero parlato di madame Adélaïde per salvarmi dal suo stesso destino."

C'era un pensiero che di tanto in tanto tornava a infastidirla come un tarlo ostinato, un dubbio a cui Marion non riusciva a trovare risposta.
"Perché si è fermato? Perché non ha ucciso anche me?"
Il ricordo degli occhi vuoti di Roux mentre la strangolava la faceva tremare anche tra quelle coperte calde e asciutte. In quei momenti, quando la morte era stata così vicina che le era parso di poterla toccare, aveva creduto che niente e nessuno avrebbe potuto domare un tale scoppio d'ira.
Eppure era successo...

Un lieve bussare la fece irrigidire.
Poi le giunse alle orecchie la voce preoccupata di Étienne, soffocata dalla robusta porta di abete.
«Signora» la chiamò, con tono supplichevole. «Signora, perché non uscite? Dovrete pur mangiare qualcosa! È mezzanotte passata e voi non mandate giù un boccone da ieri l'altro.»
Ci fu una breve pausa, in cui Marion lo udì borbottare qualcosa sottovoce a chiunque fosse lì con lui.
«Il padrone se n'è andato, signora. Non si vede più in giro da quando... Beh, da quando...»

«Da quando è stato qua a parlare con voi» intervenne la voce più brusca di Le Loup.

Marion intuì anche in lui una certa agitazione e sospettò che non avesse nulla a che fare con il fatto che lei non avesse cenato.
Scese dal letto con non poca fatica, meravigliandosi di quanto si sentisse instabile sulle gambe.
Si rallegrò nel notare che suo marito non si era arrischiato a spogliarla e che perciò indossava ancora il suo usuale abito da giorno; tuttavia durante la colluttazione aveva perso la cuffietta e ora non aveva né il modo né la voglia di raccogliersi i capelli. Osservò la stanza con attenzione, ma per il suo disappunto non riuscì a trovare il suo scialle di lana da nessuna parte e fu costretta ad avvolgersi in una coperta per celare il collo e il petto, lasciati scoperti dalla camiciola.

Aprì la porta della camera pochi pollici alla volta, quasi temesse che le avessero mentito ancora e che suo marito fosse oltre la soglia, appostato nell'ombra come un diavolo, in procinto di saltarle addosso per completare l'opera.
Invece trovò solo Étienne e Le Loup, ambedue sorpresi di essere riusciti nel loro intento, ambedue col volto oscurato da una segreta preoccupazione.
Un penetrante odore di spezie e brodo le arrivò alle narici, risvegliandole all'istante l'appetito; senza emettere un suono, Marion si diresse in cucina e sorprese Jeannette affaccendata attorno al fuoco.  
Non appena la vide, la ragazzina corse ad abbracciarla.

«Sono felice che stiate bene!» singhiozzò.

Profumava di paglia e rosmarino e i suoi capelli avevano la stessa consistenza della seta sotto le dita callose di Marion. Per qualche ragione quei dettagli familiari la impressionarono al punto di farle spuntare le lacrime agli occhi. Senza quasi rendersene conto si lasciò cadere su di una sedia e pianse – non nel modo modesto e contegnoso che le era solito, ma alla maniera dei pazzi, con singhiozzi rumorosi e battiti di mani e lamenti senza senso.
Pianse finché non le rimase più in corpo un'oncia di forza con cui farlo.
Pian piano avvertì il proprio respiro farsi meno spezzato e il battito del cuore meno frenetico; e allora sollevò il capo, si scostò i capelli dal viso e indirizzò un tremulo sorriso ai suoi servitori, che la osservavano attoniti.

«Dammi un po' di quel brodo, Jeannette. Ha un odore delizioso e alla mia gola farebbe bene qualcosa di caldo, in questo momento.»

Ogni volta che parlava, infatti, la gola le bruciava come se qualcuno la stesse trafiggendo con decine di spilloni e il dolore era tale da inumidirle lo sguardo. 
Étienne si sedette all'altro capo del tavolo, tutt'intento, almeno in apparenza, a torturarsi le unghie coi denti. Ma Marion non fece in tempo a portarsi alle labbra la prima cucchiaiata di brodo che lo udì sbottare.

«Noi volevamo dirvelo, signora – tutti noi, diglielo, vecchio! Con quei selvaggi sempre qua attorno a spiarci e voi che facevate domande... Volevamo davvero dirvelo ma il padrone ci aveva ordinato e padron Serge non scherza quando parla di 'ste cose, quando parla della sua creatura... È terribile quando fa così, signora, noi...»

«Grazie, Étienne. Ora so davvero quanto possa essere temibile mio marito.»

«Non volevo...»

«Basta così!» ringhiò Marion, in un tono che fece sussultare lei per prima.
"Che mi succede? Ora che mio marito non c'è assumo le sue stesse abitudini?"

«Bene!» intervenne Le Loup, spezzando il silenzio teso che era calato sulla stanza. «Se non volete parlare di come il padrone vi ha quasi ammazzata, sapete che vi dico? Vi capisco, signora, e vi appoggio. Ma di una cosa dobbiamo parlare senza indugi e questa cosa è proprio padron Serge.»

«Se io non volessi parlare di mio marito in questo frangente – e non voglio – tu devi obbedirmi.»

«Oh, come volete!» ghignò il vecchio, con aria scaltra. «Allora parliamo di Henri e Pierre, che gli son corsi dietro oggi pomeriggio e che lo stanno cercando ancora adesso. Il padrone non lo si trova da nessuna parte, signora mia. E se le ultime parole che ha detto prima di andarsene sono di una qualche indicazione, fra un po' dovremo andare a cercarlo sul fondo del fiume.»

Un brivido di sconcerto le fece drizzare la schiena. Parte di lei avrebbe voluto intestardirsi nell'affermare la propria volontà, ma la curiosità e l'inquietudine ebbero la meglio.
«Cosa ha detto, di grazia?»

«Mi pare abbia detto... Questa volta è l'ultima, lo giuro su Dio. Risparmio alle orecchie vostre e della ragazza la bestemmia che ha tirato giù dopo.»

«Questa volta è l'ultima? Può significare tante cose, Louis.
Questa è l'ultima volta in cui mi ubriacherò fino a perdere conoscenza.
Questa è l'ultima volta in cui offenderò il Signore nostro Dio.
Questa è l'ultima volta in cui tenterò di uccidere la donna che ho preso in moglie... Vedi? Tante cose.»

Il vecchio scosse con lentezza il capo quasi del tutto calvo; gli occhi gialli parevano mandare lampi di frustrazione e d'impazienza.
«Signora, io il padrone lo conosco da tanti anni. Non si tratta di una bazzecola qualsiasi. È questione di vita o di morte.»

Marion abbassò lo sguardo sul brodo fumante, in cui galleggiavano piselli gialli essiccati, cipolle e cerfoglio. Se sua madre l'avesse vista in quel momento le avrebbe rivolto uno dei suoi sorrisi a mezza bocca e avrebbe aggiunto alla zuppa una fetta di pancetta croccante – lo faceva sempre quando uno dei suoi figli era angustiato per qualcosa. Poteva quasi sentire il dolce sapore del grasso che si scioglieva sulla lingua, un lusso da giorni di festa che aveva sempre il potere di farle tornare il buonumore.

"Ah, maman! Che devo fare? Ho giurato di essere al fianco di quest'uomo finché morte non ci separi... Certo non immaginavo che la morte sarebbe stata appostata dietro ogni angolo di questa fattoria."
Aveva un bel daffare a convincersi che le parole di Le Loup non le interessassero: poteva anche temere e disprezzare suo marito, ma non era così spietata da desiderarne la morte.
"È pur vero che lui è già venuto meno ai suoi voti nuziali, dunque perché dovrei prendermi la briga di salvare un uomo pronto a uccidermi al minimo ghiribizzo?" 

Fu Jeannette a interrompere le sue riflessioni.
«Non vi piace? Volete qualcos'altro?» chiese con fare premuroso, adocchiando il piatto ancora colmo.

Nel guardarla, a Marion venne all'improvviso in mente il viso paffuto e fanciullesco di Keme. C'erano ben poche somiglianze tra la bambina e Jeannette, ma entrambe suscitavano nel suo animo un istintivo moto d'affetto e protezione.
"Posso vivere in pace, sapendo di aver condannato una bambina a crescere senza un padre, in balìa dei selvaggi?"
La risposta a quella domanda era fin troppo semplice e Marion si alzò in piedi con così tanta foga da rovesciare la sedia.
«Mangerò più tardi!» borbottò, uscendo a passi svelti nella notte.

Un vento freddo s'insinuò tra le sue gonne e giocò con la coperta che portava sulle spalle, cercando di strappargliela dalle mani: sembrava che le stesse sconsigliando di avventurarsi nella foresta a quell'ora tarda, in cui era impossibile distinguere tra loro i tronchi degli alberi. La donna strinse le labbra e afferrò la lanterna appesa davanti all'ingresso, tenendola ben alta di fronte a sé mentre si dirigeva verso il limitare del bosco.

«Signora!»
Étienne le era corso dietro, ma non avendo neanche un lucernino per rischiarare la strada non riusciva a stare al suo passo.
«Signora, non combinate follie, ve ne prego! Non ascoltate Le Loup, padron Serge tornerà a casa, vedrete... Signora!»

Ben presto la sua voce divenne solo un'eco nel vento, soffocata dallo stormire delle foglie e dai richiami degli animali notturni. La lanterna oscillava a ogni suo passo e nella sua luce tremolante ogni ramo e ogni sasso assumevano contorni strani e terrificanti.

«Roux!» chiamò la donna a gran voce e sussultò per il dolore che quel grido provocò alla sua gola malmessa. «Monsieur Roux! Dove siete?»

«Chi lo cerca?»

Marion s'impietrì.
La voce che le aveva risposto dall'oscurità aveva un sonoro timbro maschile, ma di certo non era quella di suo marito, né apparteneva a Henri o a Pierre. Dovette attendere qualche istante prima d'individuare due figure umane, nascoste a pochi piedi da lei. 
«Chi è là, piuttosto! Uscite dall'ombra, signori, così che io possa vedere con chi ho a che fare» replicò, simulando un coraggio che non era certa di avere.

Si sentì mozzare il respiro quando i due uomini si fecero avanti, rivelando mantelli di pelliccia, monili di pietruzze e visi impassibili, dalla pelle rossastra. La sovrastavano di parecchi pollici e parvero intuire la sua paura, perché una volta entrati nell'alone luminoso della lanterna non si avvicinarono oltre. Marion lasciò vagare lo sguardo dall'uno all'altro, nella vana ricerca di un dettaglio che permettesse di distinguerli: erano uguali in tutto e per tutto, dalla chioma corvina alla punta dei mocassini. Quando il suo sguardo fu attirato dallo scintillio delle canne dei fucili che portavano a tracolla, le sue viscere si attorcigliarono in un solido nodo di paura.

«Tu sei Marion. Sei sua moglie» disse all'improvviso uno dei due, cogliendola impreparata. Il suo francese, a differenza di quello di Keme, era privo di qualsiasi accento.

«Lo sono» rispose lei con un filo di voce, domandandosi come potessero conoscere il suo nome. Poi l'urgenza che l'aveva spinta nel bosco tornò a pungolarla e raccomandandosi a Dio fece un passo verso i due amerindi.
«Vi prego, sapete dirmi dov'è mio marito?»

Al suo naso arrivò una zaffata di tabacco quando l'uomo che ancora non aveva parlato rovistò nella sacca che portava a tracolla.
«Perché dovremo saperlo?» mormorò, fissandola con espressione indecifrabile.

«Perché lo sorvegliate, non è forse vero? Voi siete gli zii di Keme, tenete d'occhio la fattoria... Se c'è qualcuno in questi boschi che può sapere dov'è mio marito, siete senz'altro voi.»

Se i due furono sorpresi dal suo discorso non lo diedero a vedere. Il primo che le aveva rivolto la parola, che le sembrò anche il più gentile, dischiuse però le labbra carnose in un timido sorriso.
«Riponete in noi una fiducia eccessiva, madame. È vero, qualche volta ci spingiamo fino alla fattoria durante le battute di caccia per controllare quel che fa Serge, ma non abbiamo poteri magici: non l'abbiamo visto e non sappiamo dove si trovi in questo momento. Tuttavia, ieri Keme è tornata a casa oltremodo inquieta e si è rifiutata di spiegarne il motivo; temendo che fosse successo qualcosa a suo padre, siamo venuti a controllare e dai vostri servitori, incontrati qualche ora fa, abbiamo appreso che Serge se n'è andato...» 

«È così.»

«Quell'uomo se ne va spesso. Cosa c'è di diverso questa sera?» domandò l'altro amerindio, alle prese con l'acciarino per accendersi la pipa.

Marion esitò giusto un istante sotto i loro occhi nerissimi e interessati.
«C'è stato un litigio. Un brutto litigio, a cui Keme ha assistito. Dev'essere stato questo a sconvolgerla. E io... Non so spiegarlo, ma sono certa che mio marito sia in pericolo. Devo trovarlo quanto prima e dunque se non potete essermi d'aiuto devo congedarmi subito e riprendere la mia ricerca.»

«Aspettate!» la richiamò il selvaggio dal sorriso amichevole. Marion lo vide scambiarsi una lunga occhiata col fratello, come se tra loro fosse in corso una conversazione che lei non poteva udire; e le sembrò anche che il selvaggio fumatore di pipa si fosse alterato.
«Siamo anche noi sulle sue tracce. Crediamo che si sia diretto un poco più a nord, costeggiando il fiume.»

"Il fiume..."

Ci doveva essere qualcosa di oscuro e perverso in quel corso d'acqua che richiamava a sé gli uomini nelle notti di tempesta: Marion stessa si sentì un burattino strattonato a forza nella direzione che l'amerindio le aveva indicato.
I suoi piedi trovarono da soli la strada sul terreno accidentato e la lanterna oscillò a destra e a manca per illuminare ogni nicchia, ogni anfratto, ogni ramo contorto; tutto quello a cui Marion riusciva a pensare era l'angoscia che le serrava la gola, impedendole perfino di deglutire.
E più si avvicinava al rivo, più udiva il rumore della sua corrente farsi più forte, tanto più cresceva nel suo animo una sensazione d'orrore, un timore irrazionale che le faceva tremare i polsi.

Finché non intravide, oltre gli alberi, la figura immobile di suo marito e dalle labbra le sfuggì un grido spaventato:
«No!»

Non mi era mai capitato di dimenticarmi di aggiornare 🙈 eppure lo sapevo che ieri era lunedì, eh, solo che non mi ha sfiorato il pensiero di pubblicare il capitolo pronto da due settimane ahahah

Spero che il primo incontro tra Marion, Ahanu e Ahiga sia valso il ritardo, però 😝 secondo voi cos'ha combinato Serge, stavolta? 🤔

Enjoy ❤️

Crilu

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