Jeannette V

Jeannette alzò lo sguardo dal terreno e si deterse il sudore dalla fronte, scocciata. Erano passati mesi dal suo arrivo in Nuova Francia e lei si ritrovava di nuovo a scavare le postarelle per seminare le lenticchie.

"È così che passerò il resto dei miei giorni?" si chiese, scalciando via una pietruzza che le intralciava il cammino. "Correrò appresso alle stagioni finché non sarò gobba e non avrò neanche più i denti per masticarle, 'ste dannate lenticchie?"

Per fortuna, una nuvola di polvere all'orizzonte le fece spuntare un sorriso sulle labbra: era domenica, giorno di congedo, e Luca era venuto a trovarla. A pochi passi da lei, Marion si pulì le mani sporche di terra sul grembiule e strinse gli occhi senza neanche tentare di nascondere la sua disapprovazione.
«Ho quasi finito qui, per il resto può aiutarti Henri che se ne sta in panciolle da stamattina» la precedette la ragazza, sciogliendo il fazzoletto con cui si era legata i capelli e infilandolo nella scollatura del corpetto per ovviare al seno ancora piccolo e acerbo.
«Vado a prendere l'acqua per il pranzo!»

«Perché ovviamente resterà a pranzo anche oggi» borbottò la donna, ma non fece obiezioni quando il soldato tirò le redini del ronzino che montava e si toccò il cappello in un saluto galante.
Jeannette la ringraziò con un cenno del capo, poi corse a prendere il secchio e si affiancò sorridente a Luca.

«Sei radiosa» commentò il ragazzo e lei si beò delle sue lusinghe, dato che in vita sua ne aveva ricevute così poche.
Camminarono a braccetto lungo il sentiero che portava al fiume, chiacchierando di Québec e dei suoi pettegolezzi, della Francia e dell'Italia che Luca descriveva come una terra meravigliosa.
Jeannette non era certa di amarlo e anzi, sperava di non innamorarsi mai di quel ragazzo, per quanto fosse gentile e cavalleresco. Nutriva infatti la convinzione che l'amore avrebbe ingarbugliato una faccenda altrimenti limpida e diretta: l'avrebbe sposato e avrebbe abbandonato per sempre la vita da contadina in cambio di un'esistenza di certo più precaria, ma anche più vivace e avventurosa. 
Non avrebbe potuto chiedere di più dal suo destino, pensò con malcelata allegria.

«La tua signora mi ha preso in antipatia» disse Luca a un certo punto.
Erano ormai a metà strada, nel folto del bosco, e il ragazzo dovette alzare la voce per farsi udire oltre il rumore degli alberi smossi dal vento, mentre sia le scarpette che gli stivali affondavano nel terreno reso fangoso dalle recenti piogge.

«Non è così» mentì Jeannette, spostando il secchio da una mano all'altra. «È in ambasce da ché il padrone è partito per la guerra.»

«Mmh...»

Qualcosa nel tono del soldato la spinse a fermarsi e a soppesarlo con più attenzione.
«Luca, perché il tuo reggimento non è partito?»

Il ragazzo abbozzò un sorriso e si chinò a rubarle un bacio, ma Jeannette si scostò.

«Avanti, non ci vede nessuno qui!»

«Non cambiare discorso.»

Luca piegò le labbra in un broncio insoddisfatto, ma cedette in fretta e la seguì mentre lei riprendeva la passeggiata verso il fiume.

«De Tracy era contrario. Ha detto, a ragione, che partendo ora le truppe non sarebbero arrivate nei pressi di Nuova Amsterdam... perdonami, ora credo che gli Inglesi la chiamino Nuova York... prima dell'inizio dell'inverno: non è il momento adatto per un'invasione, tanto più che Courcelles non ha tra le sue fila più che quattrocento o cinquecento uomini.»

«Ma ci sono gli amerindi con loro!»

«Qualcuno, sparso qua e là. Non abbastanza per fare la differenza, temo.»
Quasi si fosse accorto solo in quel momento della gravità del proprio tono, Luca s'affrettò a consolarla.
«Sono comunque ben armati e decisi a tutto, madame Roux può star tranquilla.»
Parve riflettere su un pensiero improvviso mentre Jeannette si chinava a riempire il secchio, lottando contro la corrente bizzosa del fiume.
«Ho notato ch'ella ti vuole molto bene. È tua parente, per caso?»

«Una lontana cugina» balbettò lei, memore del pericolo che entrambe correvano se si fosse scoperto che avevano dichiarato il falso.

«Così avevo sentito. Spero non ti dispiacerà troppo lasciarla, quando ci sposeremo.»

La ragazza non rispose. Non avrebbe saputo trasmutare in parole il complesso legame d'affetto e reverenza che aveva stretto con la sua padrona – un filo che al contempo l'ancorava e la teneva prigioniera.
Era amata al pari di una figlia o di una sorella, ma non era Keme: Jeannette non apparteneva a quell'intimo rapporto che legava Marion al padrone e alla sua bambina e non avrebbe mai potuto davvero farne parte. A trattenerla lì erano solo il forte debito di riconoscenza che provava nei loro confronti e la presenza di Le Loup: per quanto fosse ferma nel suo proposito di non lasciarsi intralciare dai legami affettivi, infatti, aveva preso a vederlo come un padre – forse per cancellare il ricordo di quello che aveva lasciato in Francia, forse perché il vecchio era l'unico che non avesse mai deriso o disapprovato i suoi sogni. Ora che il peso della vecchiaia sembrava essere sceso d'improvviso su di lui, Jeannette era turbata dal pensiero di doverlo lasciare.

Ma di tutto quel garbuglio d'emozioni non emerse nulla né dal suo viso, né dal suo atteggiamento.
Rimase anzi in silenzio così a lungo che Luca si sentì in dovere di rimpinguare a quel vuoto con maldestre rassicurazioni:
«Non avrei dovuto inquietarti così. Del resto sono certo che troveremo un po' di terra non lontana da qui...»

A quelle parole Jeannette si riscosse, insospettita:
«Cosa vuoi dire?»

«Beh, quando verremo congedati, si spera tra pochi anni, il Re ha promesso di donarci un pezzo di terra da coltivare. Non dovrai più spaccarti la schiena sui campi altrui, Jeannette, mai più.»

"No, infatti" pensò lei, col cuore pesante d'angoscia. "Avrò un campo tutto mio su cui crepare."

Luca le sfiorò un braccio, con quel misto d'ansia e timidezza che tanto lo faceva rassomigliare a un bambino:
«Ho detto qualcosa di inopportuno?»

«No, no» lo rassicurò lei, ma la sua mente era lontana da lì.
«Torniamo verso casa.»

Il pranzo che seguì fu gravato da una serpeggiante tensione che niente – neanche le battute sconclusionate di Henri – riuscirono a dissipare: Marion era persa tra i suoi pensieri, Le Loup pareva più sonnolento e confuso del solito e Keme tartassò il giovane soldato di domande sulla guerra, gli eserciti e, soprattutto, su dove potessero essere in quel momento il padre e lo zio.
Forse fu per quello che al momento di salutarsi, Luca le parve sollevato; o forse anche lui aveva colto il sentore di disgrazia che aleggiava sopra la fattoria.

Guardandolo allontanarsi al galoppo, Jeannette pensò a ciò che le aveva detto sulla missione del padrone e si fece d'istinto il segno della croce, sperando che bastasse ad allontanare dalle loro teste le dita scheletriche della Morte.

Il capitolo è cortino, quindi nei prossimi giorni dovrebbe (il condizionale è d'obbligo, dato che ho ripreso lo studio 😭) uscirne un altro.

Le gioie, invece, non usciranno mai ahahahha no vabbè, forse qualcuna... Verso la fine... 😂🙈

  Enjoy ❤️

Crilu

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