Ahiga e Ahanu II


Gli anni passati al fianco di Serge Roux avevano donato ad Ahanu e Ahiga una conoscenza profonda delle sue terre: le avevano percorse così tante volte da un capo all'altro che oramai ne sapevano sfruttare ogni segreto. Appostati sottovento poterono così osservare la ragazza bianca tornare verso casa senza essere notati. Ahanu lanciò un'occhiata pensierosa alla mascella serrata del fratello, intuendo quale direzione stessero prendendo i suoi pensieri.

«Non è colpa di Atironta: sai che Keme è capace di rendersi invisibile anche agli occhi del nostro più acuto cacciatore. Tuo figlio non aveva alcuna speranza di trattenerla al villaggio contro la sua volontà.»

«Aveva un compito preciso, gli avevo detto di proteggerla e impedirle di seguirci!» sbottò l'altro, visibilmente alterato. «Non voglio che nessuno oltre a noi si avvicini a Roux o alla fattoria, pensavo l'avesse capito!»

«Sono sicuro che lo sappia: è suo cugino e le vuole bene. Non farne una colpa più grande di quel che è. Piuttosto, mi chiedo per quanto ancora dovrà andare avanti questa storia...»

Il tono pensieroso di Ahanu allertò Ahiga.
«A cosa ti riferisci?»

Il fratello accennò col capo alla giovane serva di Serge, che ora si era ridotta a una piccola figura in lontananza, quasi del tutto celata alla vista dalle fronde degli alberi.
«L'abbiamo spaventata.»

Ahiga si trattenne a malapena dallo scrollare la testa, esasperato. Era sempre stato così, sin da bambini: nell'affrontare un problema lui era tanto impetuoso quando Ahanu era vago. Che fosse una battuta di caccia, una dichiarazione di guerra o un accordo commerciale, Ahiga vi si buttava a capofitto e Ahanu vi girava intorno.
Il primo si beava della vittoria, il secondo del compromesso.
Era uno dei pochi tratti del carattere di suo fratello che Ahiga non capiva e, pur non amandolo di meno per questo, a volte non aveva la pazienza necessaria per seguirlo nei suoi lunghi e vagabondi ragionamenti.
«È una sciocca» borbottò. «Poteva perdersi davvero, o magari cadere e rompersi l'osso del collo! Ti pare modo di reagire a un imprevisto?»

«Oh, so che tu avresti brandito il secchio come un fucile e ti saresti gettato contro il nemico, fratello» rise Ahanu. «Ma l'hai vista? È poco più di una bambina che ha appena incontrato due stranieri sulla riva di un fiume – due uomini adulti, per di più, diversi da qualsiasi altro uomo abbia mai incontrato. Mi stupisco invece che non sia svenuta lì dove si trovava. E nonostante ciò, prima... L'hai sentita anche tu... È stata gentile. Pareva preoccupata, voleva che Keme andasse con lei...»

«Sì, ha provato a trarla in trappola con dei dolci!»

«Ha provato a convincerla parlandole di Marion» lo corresse il fratello. «Dev'essere questo il nome della nuova moglie di Serge.»

Ahiga socchiuse gli occhi, resistendo all'impulso di accendere la pipa, dato che quel giorno erano davvero troppo vicini alla fattoria per sperare di passare inosservati.
«Perché ti interessa tanto?»

«È il modo in cui la ragazza ne ha parlato. Sembra una donna di buon cuore.»

«Lo sono tutte, all'apparenza» replicò Ahiga, seccato. «Cosa ti fa pensare che lei sia diversa? O che sia migliore di chi l'ha preceduta?»

Ahanu serrò la mascella, mentre un freddo innaturale s'infiltrava sotto la sua pelle fino a stringergli il cuore in una morsa dolorosa: Ahiga aveva ragione a dubitare, ma c'era un tale affetto nella voce della ragazzina mentre parlava della nuova sposa di Serge... Ahanu ne era oltremodo incuriosito.
«Si potrebbe provare...» azzardò.

«No!» ruggì il gemello. «Quella donna bianca si dovrà guadagnare la nostra fiducia con le proprie azioni, non attraverso le parole della sua serva.»

Assecondando l'umore bizzoso e autoritario di Ahiga, Ahanu si lasciò convincere ad abbandonare la loro postazione per tornare al villaggio, anche se la sua mente non smetteva di arrovellarsi su ciò che aveva udito.
«Marion» sussurrò tra sé e sé.
La loro famiglia era una delle poche a non aver abbracciato la fede degli uomini bianchi, ma Ahanu aveva ascoltato abbastanza predicatori da poter cogliere la somiglianza tra quel nome e quello della madre del loro Dio – quel Cristo che, dicevano, era morto e risorto per la salvezza di tutti.

Era un segno propizio, decise.

Del resto, per salvare Serge Roux oramai era necessario poco meno di un miracolo.

NOTE STORICHE

Keme, in lingua algonchina, vuol dire "segreto". Atironta, invece, è un nome ricorrente tra i capi degli Uroni (nel 1666, ad esempio, c'era un Pierre Atironta a capo degli Uroni della zona di Québec)

Ebbene sì, ho aggiornato in anticipo perché questo capitolo è davvero corto e quindi conto di farne arrivare un altro in settimana. Di solito scrivo capitoli della stessa lunghezza, perciò questi cambi di POV mi lasciano un po' perplessa, ma tant'è ahahah

Enjoy ❤️

Crilu

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