Lettera e incontro
Sira's pov
Mi sveglio lentamente, il sole della domenica entra dalla mia finestra.
Mi alzo e mi metto seduta sul letto.
Sbadiglio sonoramente, e mi strofino gli occhi.
Ginny dorme tranquilla, con un braccio fuori dal letto, e la bocca socchiusa.
Mi alzo, prendo la mia divisa, l'intimo e vado in bagno.
Mi faccio una doccia veloce, per poi vestirmi.
Esco dal bagno, e mi avvicino allo specchio, posto vicino alla finestra.
Prendo la spazzola e inizio a passarla tra i miei capelli ribelli.
Tic tic
Mi giro verso la finestra, un gufo grigio picchietta il ventro di quest'ultima.
Mi avvicino ad essa e la apro.
Una folata di vento freddo invade la stanza, il gufo entra e atterra sulla mia scrivania.
Ha una lettera nel becco un po' stropicciata.
Chiudo la finestra più lentamente possibile, ma questa emette un cigolio.
Ginny mormora qualcosa di incomprensibile, ma continua a dormire .
Mi avvicino al gufo e prendo la lettera dal becco.
La apro lentamente.
Sira
Ho bisogno di vederti, lo so che ci siamo visti ieri sera, ma ti prego vieni ad Hogsmead, fatti trovare vicino alla stamberga strillante, ti aspetto vicino allo steccato alle 10.00.
Devo parlarti di persona.
Ti aspetto.
Felpato.
Un minuto? Ma non era al Nord?
C'è qualcosa sotto.
Ma se non fosse stato urgente non mi avrebbe chiesto di incontrarlo.
Ora sono le 9.00, ho un'ora di tempo per andare da lui.
Chiudo la lettera e la metto in un cassetto.
Mi infilo scarpe, mantello, sciarpa e cappello.
E senza il minimo rumore esco dalla stanza.
Percorro le scale, attraverso la sala comune e esco dal quadro.
Controllo che non ci sono intrusi, e a passo lento, arrivo alla statua della strega orba.
È l'unico passaggio che può portarmi in tempo da mio padre.
Estraggo la bacchetta e la punto sulla gobba "Dissendium" dico, questa si apre e io entro dentro.
Una volta che il passaggio si chiude, inizio a correre veloce.
La botola è sopra di me, con le braccia la alzo di poco, e do uno sguardo in giro, la cantina di melandia è deserta .
Non C'è nessuno.
Perfetto, via libera.
Lentamente sposto la botola, che mi accorgo essere una mattonella del pavimento.
Esco con scaltrezza e mi rimetto in piedi.
E metto la mattonella al suo posto.
Mi avvicino alle scale e inizio a percorrerle.
Fino ad arrivare ad una porta.
Credo che questa conduca al negozio.
La apro lentamente.
Il negozio è pieno zeppo di gente, che guarda gli scaffali o che mangia dolciumi.
Sempre con scaltrezza esco dalla cantina, e mi intrufolo tra la gente.
Fiuu non mi ha vista nessuno.
Esco da Mielandia, e subito l'area gelida di novembre invade la mia pelle.
Il freddo penetra nel mio viso, come se avessi dei piccoli tagli su di esso.
Mi stringo nel mantello, e nella mia sciarpa di lana.
Inizio a camminare sulla neve fresca, e vedo, in lontananza, lo steccato della stamberga e il piccolo bosco che la circonda.
Cammino più velocemente, e vedo la sagoma di un cane nero.
"Felpato" sussurro.
Il cane alza la testa e mi vede, subito inizia a scodinzolare.
Sorrido.
Corro il più in fretta possibile.
Ma inciampo, e rotolo nella neve.
Perfetto.
Iniziamo bene la domenica.
E menomale che non è fitta se era fitta mi dovevo preoccupare.
"Wuoff"
Alzo la testa, Felpato mi squadra da cima a fondo, devo sembrare babbo Natale con la neve sul viso.
"Bello iniziare la giornata con una figura da chiodo, fantastico" dico al cane e lui scuote la testa.
Mi alzo e mi tolgo la neve dal viso e dai vestiti.
Felpato mi osserva.
Si avvicina e prende con i denti il mio mantello.
E inizia a tirarlo, segno che vuole che lo segua.
"Ok, ho capito"
Felpato molla la presa, e inizia a camminare davanti a me.
Io lo seguo, e ci inoltriamo nel boschetto, lontano da Hogsmead.
Entriamo nel fitto bosco, fino a quando il cane si ferma davanti ad un albero.
Io faccio lo stesso, rimaniamo a un metro di stanza.
Lui smette di darmi le spalle e si gira verso di me.
In un'attimo il cane scompare, e appare mio padre, con un sorriso sul volto.
Se non sapessi che è lui, non lo riconoscerei, i capelli sono più ricci, ha la barba meno folta, ha un po' di colore in viso, e non indossa più gli stracci di Azkaban.
Ma indossa un pantalone nero, e una giacca nera lunga molto pesante, lascia intravedere un po' il petto, e rispecchia molto il pelo del cane.
"Ciao tesoro" dice con un sorriso(Foto).
Io lo ricambio e mi avvicino a lui.
Papà tende entrambe le mani verso di me, io le tendo a mia volta, e le afferro e le stringo, lui fa lo stesso.
"Sono felice che tu ti sia presentata".
"Anche io" dico"mi sei mancato" aggiungo.
"Lo immaginavo....Una cosa ricambiata dopotutto" dice con un sorrisetto.
"Già" ribatto.
"Cosa dovevi dirmi? E perché sei qui e non al nord, come hai detto nell'ultima lettera?"Domando.
"Dovevamo partire stamani Io e becco, ma visto che ieri siamo stati interrotti, ho preferito mandarti un gufo e sapevo che non avresti esitato un'istante per venire da me" dice con sguardo serio.
"Ieri siamo stati interrotti da Ron, e per giunta, mi ha detto che non dovevo credere ad Harry.
Lo ha incolpato di nuovo sulla faccenda del nome.
Ma Harry, prima dell'estrazione, é sempre stato con me, Hermione E Ron.
E poi non lo avrebbe mai fatto.
Invece Ron crede che Harry vuole la gloria eterna, quando invece non è così".
"La gelosia è una brutta bestia" dice.
"Dio, quanto è vero" ribatto e sospiro pesantemente.
"Riguardo ai Draghi, Harry può batterli con il volo".
"Ma non è permessa l'uso della scopa!" Ribatto.
"Vero anche questo, ma non se la evochi con la bacchetta".
Ho capito dove vuole andare a parare.
"Intendi l'incantesimo d'appello?"
"Inteliggente la mia bambina" dice ridacchiando e io lo seguo.
"Comunque si, deve impararlo, e sono convinto che Moody gli dirà la stessa cosa".
Annuisco.
"Mi hai chiamato solo per questo?" Dico.
Lui fa una faccia un po' cupa.
"In realtà .....Anche, ma.....".
"Ma?"
Sospira e poi mi guarda negli occhi.
"Volevo vederti, so che ci saremo rivisti alla fine dell'anno e che sono passati solo tre mesi da quando dall'ultima volta, ma non c'è la facevo più a scriverti soltanto.
Mi mancavi troppo.
Era come se un pezzo di me, mi fosse stato tolto, ho questa sensazione da quando ero ad Azkaban, sapessi quante volte sognavo di stringerti a me, e quante volte mi svegliavo comprendendo che non era vero.
E quando sei partita per Hogwarts, questa sensazione si è rifatta viva qui"dice e porta la mia mano destra sul suo cuore.
E la stringe con entrambe le mani.
"Oh papà" sussurro e appoggio la testa sul suo petto e lo stringo in un abbraccio, lui lo ricambia e mi stringe forte.
Mi lascio rilassare da questo contatto dolce e caldo, il freddo non lo sento più.
Anche lui mi è mancato non posso negarlo, infatti anche io a volte non riuscivo a dormire, per cui prendevo il ciondolo che mi ha dato, e lo mettevo al collo, come se in qualche modo lui ci fosse.
"Cosa darei per portarti con me" mi sussurra.
"Lo sai che non posso".
"Si lo so, ma mi piacerebbe e so che piacerebbe anche a te".
"È vero, ma non posso lasciare Harry, lui ha bisogno di tutto il supporto possibile".
"Sei identica a tua madre in questo".
Sorrido.
"Dici?"
"Dico si" ribatte e mi accarezza delicatamente i capelli.
"Ti voglio bene, pulcioso".
"Non darmi del pulcioso, lupacchiotta".
Rido e mi stacco da lui e lo guardo dritta negli occhi.
"Da quando mi chiami così?"
"Da adesso".
Ridiamo e lui mi bacia la fronte.
"Credo che ora dovrei andare" dico con amarezza.
"Purtroppo" dice chinando lo sguardo.
"Fai attenzione, ok? Si prudente".
Annuisce.
"Lo farò tesoro, e voi state attenti a Karkaroff, non mi fido di lui".
"Se per questo neanch'io".
Buona sera lettori carissimi, spero che questo, piccolo capitolo vi piaccia.
L'ho fatto perché mi dispiaceva tagliare con l'accetta, delle parti concentrate sul loro rapporto.
Anche se queste non tarderanno ad arrivare.
Vi lascio Ciao ciao.
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