La melodia della notte
Remus pov
Sira si è addormentata fra le mie braccia, non appena si è calmata Morfeo l'ha portata con se.
Devo parlare con Sirius.
Deve capire.
Si sta facendo del male e sta facendo del male anche a sua figlia e ad Harry.
Scosto la testa di Sira, il più lentamente possibile, dal mio petto e l'adagio sul cuscino.
Mi alzo, prendo il lenzuolo e glielo metto sulle spalle, mi chino su di lei lasciandogli un bacio sulla fronte.
Mi volto e rimango sbalordito nel vedere la figura del mio migliore amico appoggiato allo stipite della porta.
"È venuta da te" dice con voce rauca.
"Sono io che l'ho trovata con le lacrime agli occhi, Sirius, e mi ha detto anche il motivo.
Ora capisci a chi stai facendo male?" Domando sussurrando in modo che la giovane non si svegli.
Lui in tutta risposta si avvicina a sua figlia e gli accarezza il capo.
"Gli farei più male se gli sto vicino, Remus".
Io sbuffo.
"Lei ha bisogno di te. Io posso starle accanto fare il mio dovere di padrino, ma lei ha bisogno del suo vero padre, ed Harry del suo padrino.
Si è fatta quel tatuaggio per te, affinché sapessi che ti vuole un mondo di bene, e che non sei solo, se continui così, la perderai, Sirius". Detto questo esco dalla stanza, lasciandoli soli.
Voce Narrante.
Sirius rimase interdetto dalle parole di Remus.
Ma comunque lui credeva di non essere capace di cambiare, soprattutto se chiuso in quelle mura.
Guardò la figlia addormentata, si abbassò al suo orecchio e sussurrò "mi dispiace, Sira, se sono quel che sono".
Sirius si ricompose e uscì dalla stanza andando nella sua.
Sira d'altro canto, aprì gli occhi.
Aveva sentito tutto, la rabbia che provava nei confronti del padre si tramutò in tristezza, questa era così forte che ella non riusciva a dormire.
Non gli piaceva litigare, soprattutto con suo padre, ma lei sapeva che lui doveva imparare, era una lezione che Sirius doveva affrontare, altrimenti l'avrebbe persa per sempre.
La giovane si alzò si mise le ciabatte e uscì dalla stanza.
La casa era tutta buia, se non fosse che era fuori dalla scuola avrebbe potuto usare la bacchetta per illuminarsi la strada.
La ragazza cercò in tutti i modi di orientarsi nel buio, fino a quando non si scontrò con qualcosa, anzi qualcuno.
"Sta attento, stupida me....Oh Padroncina Sira è lei".
"Kreachear! Sei tu?"
"Si Padroncina, Sira"
"Scusami, non vedo niente, non volevo finirti addosso" disse dispiaciuta la giovane.
"Forse Kreachear può aiutarla".
Dal nulla spuntò una luce che illuminò di poco il corridoio.
L'elfo domestico aveva tra le mani una candela inserita in una lampada.
Kreachear consegnó la lampada alla ragazza, ella la prese con mano tremante.
"Se posso chiedere, Padroncina Sira, come mai è sveglia?"
Sira si rabbuiò.
"Non ho sonno, Kreachear, meglio non chiedere" disse la giovane in un sussurro.
"Oh, va bene. Kreachear ora deve andare, buonanotte padroncina".
"Notte Kreachear".
L'elfo si congedò e Sira riprese il suo cammino per il corridoio, scese le scale ed arrivò in cucina.
Posò la candela sul tavolo, prese una brocca d'acqua e se ne versò un bicchiere.
Lo buttò giù in un millisecondo, l'acqua fresca gli tolse quel senso di secchezza alla gola, ma il groppo che aveva non scese giù.
Sira non aveva sonno, così riprese la lampada e iniziò a girare per casa, fino a quando non arrivò in un salotto, era stato spolverato quella mattina stessa.
La ragazza rimase affascinata alla vista del pianoforte, era il suo strumento preferito.
Così appannò la porta alle sue spalle e si avvicinò allo strumento, poggió la candela su di esso, la luce dell'oggetto illuminava i tasti.
Sira allungò la mano e ne premette uno e poi due, infine un terzo.
La ragazza si sedette e cominciò a suonare una melodia che in quella notte così infausta sembrava adatta per scacciare i propri pensieri.
E mentre la ragazza suonava, due occhi grigio/azzurri la guardavano dalla porta, aperta in una senga.
Sirius's pov
Sapevo che era sveglia, questo perché lo ero anch'io, l'ho sentita parlare con l'elfo domestico, sono uscito dalla stanza e l'ho spiata per tutto il tempo, ma non credevo che si sarebbe messa a suonare in salotto, e non sapevo neanche che suonasse.
Non mi piace essere in lite con lei, e so che non mi perdonerà facilmente.
Ma non posso restare senza di lei.
È mia figlia, e la amo tanto, ed è proprio per questo che volevo che mi stesse lontano, così avrei evitato di farle del male, ma ahimè non ci sono riuscito.
E ora questa melodia...sono parole...che..che lei non riesce ad esprimere a voce.
Non posso promettere di non fare bravate, ma cercherò di essere un padre e un padrino affidabile.
Per ottenere il suo perdono dovrò faticare parecchio, spero che ne valga la pena, e che la mia mente malata non mi giochi brutti scherzi.
Salve carissimi come va? Spero bene eccomi tornata in anticipo.
Fatemi sapere se vi garba questo capitolo ok? Ci conto.
Baci baci ci vediamo.
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