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"Sono venuta a Roma per passare del tempo con la mia famiglia e tu sei sempre tra i piedi!" esclamò Beth mentre entrava nell'auto di Alec.
Non aveva potuto tirarsi indietro per il pranzo che lui aveva organizzato poiché aveva già annunciato a Serena che l'avrebbe portata, ergo si era dovuta preparare per incontrare la famiglia.
"Non che ti dispiaccia" la derise il giovane pigiando l'acceleratore e ridendo di sottecchi per non suscitare le ire della sua passeggera.
"Spero tu non abbia prenotato in un ristorante di lusso, non ho gli abiti adatti" esordì nuovamente osservando i sandali bassi e i pantaloncini con la canottiera scura.
"Rebecca in un ristorante di lusso? Che fantasia" le rispose scrutando il suo abbigliamento, "E comunque sei perfetta come sempre".
Bethsabea arrossì a quel complimento ma cercò di non darlo a vedere, nascondendosi dietro i boccoli biondi in attesa che il calore defluisse dalle sue guance.
"Devo avvertirti, Rebecca è... molto schietta" iniziò Alec, introducendosi nel traffico della capitale. Tutti quei preamboli non li aveva chiariti in precedenza, timoroso che Beth gli avrebbe dato buca, ma adesso era meglio precisare; non voleva rischiare di traumatizzarla.
"Chissà da chi avrà preso" lo schernì Bethsabea, ansiosa per quel pranzo a cui non avrebbe mai voluto prender parte.
Aveva fatto l'offesa con lui -aveva tentato almeno- ma poi l'aveva portata davanti quel panorama bellissimo e lì anche la sua prepotenza era passata in secondo piano, annebbiata dall'orizzonte.
"La schiettezza non è un difetto" si difese a spada tratta, ma sempre col sorriso sulle labbra. Quei battibecchi li avevano avvicinati, contrariamente alle aspettative di entrambi; erano ognuno la sfida dell'altro, dovevano solo rendersene conto.
"Dipende dal tatto" rispose prontamente Beth, certa che avrebbero continuato ancora per molto tempo se Alec non avesse parcheggiato davanti una tavola calda.
"Non ho scelto io il posto, è stata Serena a decidere, dice che qui vicino c'è un parco" si giustificò, osservando con occhio scettico la vecchia struttura ospitante il locale, la cui insegna male illuminata pareva star cadendo a pezzi.
"Vuoi davvero iniziare a fare lo schizzinoso?!" ribatté la donna, incamminandosi a passo deciso verso l'entrata.
Non fu difficile individuare le persone con cui avrebbero dovuto pranzare: madre e figlia se ne stavano sedute vicine in attesa che arrivassero anche loro prima di ordinare.
Serena, i capelli biondi che le coprivano il viso rendendo impossibile vederla apertamente, tentava invano di mantenere seduta composta Rebecca, i cui riccioli d'oro oscillavano su e giù insieme ai movimenti del suo faccino.
"Smettila" sbottò la donna, alzando leggermente il tono di voce e attirando su di sé l'attenzione dei presenti.
La bambina sorrise soddisfatta mentre la Serena si guardava intorno intimorita e scopriva i due che camminavano verso di loro. Gli occhi di Rebecca si illuminarono e sfuggì alle grinfie di sua madre per rifugiarsi tra le braccia di Alec.
"Papi!" esclamò mentre il giovane la faceva volteggiare. Serena, intanto, li guardava sorridente, magari con una strana nostalgia negli occhi.
Bethsabea era rimasta indietro, oscurata dai due che ancora non si staccavano. Rebecca gli lasciò un piccolo morso sulla guancia prima di divincolarsi e fuggire nuovamente al suo posto.
"Sei una piccola selvaggia" la additò il padre, massaggiandosi la parte lesa con una mano e ponendo l'altra alla base della schiena di Bethsabea, spingendola in avanti.
Rebecca gli fece la linguaccia, subito rimproverata dalla madre, la quale aggiunse, in tono volutamente sarcastico: "Chissà da chi avrà preso".
"Lei è Bethsabea" iniziò le presentazioni Alec, lasciando che si sedesse per prima e prendendo posto accanto a lei, dirimpetto a Serena.
Quest'ultima si mostrò in quel momento, scostandosi i lunghi capelli dal viso. I suoi occhi verdi erano davvero enormi mentre sul suo viso a triangolo le labbra si arcuavano in un sorriso di cortesia.
Beth non pretendeva di starle simpatica -d'altra parte si trovava in compagnia del suo ex, padre di sua figlia- ma avrebbe dovuto superare quella fase da ormai molto tempo.
Era inutile prendersela con lei adesso.
"È troppo lungo" si lamentò Rebecca, giocherellando con le mollette che le bloccavano i capelli nel tentativo di liberarsene senza farsi sgridare dalla madre, "Ti chiamerò Bea" sentenziò soddisfatta mentre Alec soffocava una risatina e la sopra citata a momenti si strozzava con l'acqua che stava bevendo.
"Rebecca!" la rimproverò sua madre, rimettendole a posto le mollette e ordinando il pranzo anche per lei, nonostante le sue infinite e rumorose proteste.
"Io sono Serena comunque, piacere" le allungò gentilmente la mano al di sopra del tavolo, mantenendola a debita distanza nell'attesa che l'altra donna la stringesse.
La piccola furbetta, osservando indispettita la scena, attese che fossero unite per spezzarle con uno schiaffo, come se fosse il giudice in una scommessa. La madre le lanciò un'occhiata di fuoco che la diceva molto lunga su ciò che l'aspettava a casa mentre Alec soffocava nuovamente una risatina.
"Non si può dire che non abbia preso da me" esordì, sorridendo alla ex e facendole -almeno così parve a Beth- perdere il sorriso solo per un istante.
"E ubbidisce solo ed esclusivamente a te" lamentò con voce cheta, mentre la cameriera giungeva con le loro ordinazioni.
Rachele sorrise furba, scrutando di sottecchi la donna con il suo vassoio, mentre Serene si apprestava a riposizionarla composta sulla sedia intimandole di comportarsi per bene.
Beh, si prospettava un gran lungo pranzo.
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