No!
P. O. V. Giada
Eccolo lì. Mio nonno Poseidone.
"Lascialo andare, demone!" stava gridando. Un ciclope con vari strati di felpa era tenuto in ostaggio da Melinoe, la quale gli stava puntando la spada nera alla gola.
"Tyson!" gridò Percy. "Percy! Vai via, fratello. Tyson sta bene, vai via!".
Non un'altra vittima... No, non di nuovo...
Il demone spostò lo sguardo da Poseidone a me, ed ero sicura che i suoi occhi avessero brillato.
"Eccola... Ciao, Giada. Sei viva, a quanto pare. Ma non sopravviverai una seconda volta. Adesso, Poseidone. Prendi il posto di tuo figlio, se ne hai il coraggio".
Il Dio strinse il tridente e digrignò i denti, mentre una figura femminile, Anfitrite presumibilmente, gli posava una mano sulla spalla.
"Poseidone, sii ragionevole. Non puoi...". "Tempo scaduto, signori!". Melinoe alzò la spada, e il tempo sembrò rallentare.
Percy gridò.
Poseidone lanciò il tridente.
Melinoe deviò l'arma.
La spada si abbassò.
E poi il mio grido.
"NO!". La mia mano scattò verso il demone, e luci verdi e nere bloccarono la sua spada a pochi millimetri dalla gola di Tyson. Feci forza e spinsi via Melinoe.
La spada, idiota! Dovevi prendere la spada!
Grazie, coscienza. Sei davvero utile!
Mi lanciai verso l'arma, ma Melinoe ci arrivò prima di me. Con la telecinesi riuscii a bloccare il suo braccio per evitare che mi colpisse.
Allungai le dita verso la spada, ma l'entrata di dozzine e dozzine di mostri mi separò momentaneamente da Melinoe.
I miei pensieri corsero subito ad Alex.
Starà bene?
In questo momento è l'ultimo dei nostri problemi.
E da quando parli al plurale? Adesso taci, devo combattere.
Mi lanciai nella mischia, menando fendenti a destra e a manca, roteando la spada come se non fossi nata per fare altro.
Mi sentivo invincibile, come se l'acqua mi avesse restituito le forze. E probabilmente era vero.
Sembrava che stessimo vincendo. Poi una lancia mi sfiorò l'orecchio. Ma non era diretta a me.
La vidi colpire la schiena di Poseidone e spuntare dal petto con violenza. E di nuovo quel terremoto che avevamo sentito anche giù negli Inferi.
Ma più forte. E il rosso tinse l'acqua attorno a Poseidone. Tyson, Percy, Anfitrite. Un solo grido sgorgò dalle loro gole. Mi girai verso Melinoe.
Dovevo averla colta di sorpresa, perché altrimenti non credo che sarei riuscita a piantare la spada così in profondità nella spalla.
Poi ricordai solo di essere stata scagliata via. Il palazzo si distrusse sopra le nostre teste.
E poi buio.
P. O. V. Percy
Iniziai a trascinare via Giada e Annabeth, mentre alcuni tritoni e sirene davano una mano ai miei amici.
E a mio padre. Era morto. L'avevo sentito. Ma stavo soffrendo troppo per urlare.
Annabeth mi stava stringendo, sentivo le sue braccia. Quando arrivammo fuori vedemmo che l'esercito di morti si era dissolto. Probabilmente Melinoe si era ritirata a causa di quell'ultimo colpo infertile da Giada.
Proprio mentre pensavo il suo nome lei si svegliò, e il suo sguardo ancora offuscato si fissò su un punto particolare.
Sgusciò via dalla mia presa, e la vidi raggiungere una figura semisvenuta. Alex. Io non mi fermai. Risalii insieme alla mia ragazza.
P. O. V. Giada
Alex... No, no... Alex, ti prego...
Era semisvenuto, un rivolo di sangue che gli usciva dalla bocca e numerosi tagli su tutto il corpo. Ma stava sorridendo. Il vortice che gli permetteva di respirare era più lento, più rarefatto.
Alzò una mano e la intrecciò alla mia. Mi misi un suo braccio sulla spalla e cercai di tirarlo su.
"Lasciami... Qui. Vattene. Io... Sono finito". "Col cavolo che ti lascio qui".
Non volevo abbandonarlo. Ma la sua presa si fece sempre più debole. Scoppiai a piangere, ma le mie lacrime si mischiavano all'acqua salata.
Mi strinsi al figlio di Atena, affondando la testa nel suo collo. Sentii la sua mano sfiorarmi i capelli.
"Ti ho mai detto... Che impazzisco per le rosse?".
Alex...
NO! No, mi rifiutavo di vederlo morire. Con rinnovata decisione afferrai il mio amico, mentre il vento si fermava, e iniziai a trascinarlo verso la superficie.
Le mie gambe non potevano reggere ancora a lungo lo sforzo, ma le obbligai. Rompemmo la calma superficie dell'acqua quando credevo che sarei morta per lo sforzo.
E quello che vidi mi lasciò senza fiato. Un drago di bronzo, splendente nella luce del tramonto, e un ragazzo con i capelli ricci scuri, macchiato di olio per motori sulla camicia bianca.
"Ciao bella. Io sono Leo, e sono venuto a darvi una mano".
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