La fine

Per un solo istante, il mondo sembrò sul punto di crollare. La vibrazione divina che scosse il cosmo era un misto di urla, versi inumani, stridore di denti e fracasso di vetri rotti.

Poi, solo il silenzio.

Percy aveva lasciato cadere la spada, Jason si stava lentamente riprendendo, e Alex fissava il corpo di Zeus con occhi spenti.

Fu allora che Giada agì: mise da parte la paura, la costernazione, il risentimento verso se stessa e verso il piano che non aveva funzionato. Scattò verso Melinoe, che momentaneamente si era distratta, e con un fendente le tagliò il braccio che reggeva la spada, la sua spada.

La dea non urlò, non reagì. Giada incrociò i suoi occhi per un istante, e non vide la gioia che si aspettava. Non vide assolutamente niente.

Le puntò la spada nera alla gola, resistendo alla tentazione di affondarla e sentendo allo stesso tempo i suoi poteri chiamarla attraverso la lama.

"Come li riporto indietro?". La dea sbatté le palpebre. "Non puoi". "Sì che posso, l'ho letto. Nel Libro Nero". "Sono magie che ti ho permesso di studiare solo per farti capire quanto limitati fossero i tuoi poteri in confronto ai miei". "No".

La ragazza strinse la presa sulla spada, e per un solo istante sentì la presenza di Ate aleggiare attorno a loro. Ma la dea delle cattive scelte rimase ferma su Melinoe.

Chiuse gli occhi e lasciò cadere la spada. sentì la voce di Alex alle proprie spalle. "Giada, che fai?". "La scelta giusta".

Con un movimento fluido, recuperò la spada di bronzo celeste e spiccò di netto la testa della dea. In pochi secondi, quella si dissolse in fumo e scomparve nelle crepe sul pavimento della sala.

La ragazza lasciò cadere la spada, scivolando sulle ginocchia. Il pianto le risalì in gola, e non lo fermò. Pianse per sua madre, per suo padre, per gli dei, per Fanny e Samson.

"Jason, fermo!". Giada si voltò appena in tempo per vedere il figlio di Giove venire afferrato per le spalle da Nico: il biondo stava per colpirla con un pugno, sembrava trasfigurato dalla rabbia.

"È colpa tua! È solo colpa tua, li hai ammazzati tu!". "Lo so" mormorò Giada rialzandosi e asciugandosi le lacrime.

"Quindi tocca a me sistemare le cose?". "E come?" chiese Percy. "Con il Libro Nero? Che cos'è?". "Morte, Percy. Lo ha creato Melinoe unendo frammenti della magia di ogni dio della morte del nostro pantheon". "Cosa c'era scritto? Cosa hai letto?". "Non ho letto. Ho assorbito. Non l'ho fatto volontariamente, è stato come se le pagine avessero preso vita da sole, e forse... forse so come riportare in vita Ade, Zeus e Poseidone".

Per prima cosa, afferrò la spada nera e se la passò sulla mano, aprendo un lungo segno rosso sulla propria pelle. Immediatamente, sentì tutti i propri poteri investirla come uno tsunami, e si sentì di nuovo completa.

Porse la spada ad Alex. "Stammi vicino". "Non capisco" disse Nico scuotendo la testa. "Nemmeno Thanatos stesso, o Ade, possono riportare in vita un morto. Ci sono leggi che gli dei devono seguire".

"Un eroe può andare ovunque, sfidare chiunque, fintantoché ha il coraggio per farlo". Era stato Percy a parlare. "Me lo disse Chirone, una volta. È di questo che si tratta, vero Giada? Noi semidei non siamo soggetti alle regole divine, non del tutto almeno".

La ragazza annuì. "Percy, mi serve la tua spada. Nico, il tuo anello. Jason, la tua moneta". "Non mi fido di te!" gridò il figlio di Giove. Giada non lo guardò neanche, mentre Nico le metteva in mano il suo anello.

Il figlio di Ade le afferrò il polso. "Spero che tu sappia quello che stai facendo". "Non ho la più pallida idea, di quello che sto facendo".

Alla fine, anche Percy e Jason diedero a Giada le loro armi. "Anaklusmos, Kranio e Iulius". "Credevo che fosse andata distrutta" mormorò Percy rivolto a Jason. "Mio padre... me la regalò di nuovo qualche mese fa".

La ragazza con i capelli rossi prese un respiro profondo, poi strinse la penna, l'anello e la moneta con la mano insanguinata.

"O θάνατος δεν είναι το τέλος". Una luce rosso scuro illuminò le pareti, originata dai tre oggetti nella mano di Giada.

"Έλα πισω!".

Alex si sentì sbalzare indietro da una forza invisibile, e si ritrovò a sbattere contro la parete del tempio. Rialzandosi, vide chiaramente Giada al centro di una sfera di luce rossastra, con i tre oggetti che le giravano rapidamente attorno.

Aveva le ali spalancate sulla schiena, le braccia aperte come per accogliere qualcosa. O per lasciarlo andare. In effetti, la luce rossa sembrava provenire proprio da lei, trasferendosi nei tre oggetti e gonfiandoli di potere.

Nello stesso momento, la ferita sulla mano si allargò, aprendo uno squarcio prima sul polso, poi sull'intero braccio. "Giada, fermati!".

"Va tutto bene". Lo guardò, sorridendo e piangendo allo stesso tempo. La sua voce sembrava molto lontana. "Questi tre oggetti racchiudono i poteri dei vostri genitori divini. L'oceano in Vortice, il fulmine nella moneta e gli Inferi nell'anello".

Indicò la spada che Alex teneva in mano. "Quella spada ha assorbito parte delle anime dei Tre Pezzi Grossi, mentre il resto si è dissolto. Liberando quei frammenti, unendoli ai simulacri dei loro poteri, posso riportarli indietro. È a questo che è servita Ate".

Il figlio di Atena spalancò gli occhi. "La scelta sbagliata... è stata uccidere Zeus. Se non l'avesse fatto, non avresti potuto riportare in vita né Ade né Poseidone". "La bilancia deve essere in equilibrio. O tutti morti, o tutti vivi.
Ma solo la morte può ripagare una vita".

Alex sentì un brivido lungo la schiena. "Intendi la tua morte". "Amore è morte. E chi non vuole amare, pagherà il fio. La profezia parla di me. Devo pagare io il fio, è l'unico modo per riequilibrare l'universo".

Il figlio di Atena scosse la testa. "No. No, te lo scordi!". La luce si fece più intensa, e Giada gridò. "Devi farlo tu, Alex! Quando i miei poteri saranno stati prosciugati quasi del tutto, devi uccidermi! La mia morte farà ammenda per tutto!". "Non puoi chiedermi di farlo".

La ragazza chiuse gli occhi, e la ferita sul braccio si allargò verso la spalla.

Alex mosse un passo verso di lei, poi un altro, finché non si trovò davanti alla sfera di luce. Un'energia potente e antichissima gli fece venire voglia di allontanarsi, ma non lo fece.

Con un altro passo, fu dentro la luce. Per una frazione di secondo, sentì solo il silenzio. Poi, un urlo lancinante gli fracassò i timpani e per poco non lasciò cadere la spada.

Alzò lo sguardo su Giada: la ragazza era bianca come un cencio, e aveva gli occhi totalmente neri.

"Mi dispiace, Alex". "Non hai mai avuto intenzione di ricominciare, vero? Hai sempre saputo che questa battaglia sarebbe stata l'ultima volta insieme a noi". La ragazza annuì.

"Mi dispiace. Ti avrei amato, se fossi stata più forte. Ma non lo sono, non abbastanza per sopravvivere".

Si interruppe per trattenere un urlo, e quando aprì gli occhi di nuovo Alex capì che era il momento.

Giada lo guardò per l'ultima volta. "Una vita per una vita". Il ragazzo annuì, mentre una lacrima gli imperlava le ciglia.

"Una vita per una vita".

E affondò la spada.











Direi che dopo una vita che non pubblico una cippa lippa 1212 parole di capitolo sono il minimo... non so nemmeno se ancora qualcuno la legge, questa storia, ma come credo sia ovvio siamo praticamente alla fine.

Grazie mille a chi ancora sperava nel capitolo, vi voglio bene davvero ❤️❤️

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