Il consiglio degli Dèi

Non incontrarono nessuno lungo il tragitto, il che poteva voler dire due cose: opzione a, Melinoe aveva lasciato tutto il proprio esercito a combattere contro il grosso dei semidei (in tal caso, probabilmente Annabeth e gli altri erano messi peggio del previsto).

Opzione b, forse Jason aveva già sbaragliato l'esercito di spettri e stava affrontando Melinoe (questa opzione era quella in cui Alex sperava di più).

A un certo punto Alex si fermò, mettendosi le mani sulle ginocchia. "Merda. Ho perso la spada". Giada si portò una mano dietro la schiena e gli porse l'ultima cosa che si sarebbe mai aspettato.

"Una... spazzola rosa?". "È porpora, daltonico. Gira la parte con i denti". Alex obbedì, e la testa della spazzola venne via, rivelando la lama di un pugnale lunga una decina di centimetri.

"Ah...". "Non fare domande, me l'ha data Rachel". "E la cosa non mi sorprende".

Giada strinse le mani sulla spada fino a farsi sbiancare le nocche, guardando il portone semidivelto dai cardini della Sala del Consiglio, e Alex la prese per una spalla. "Se ci sbagliassimo?". "Che vuoi dire?". "Sulla profezia. Se Ate non c'entrasse niente con tutto questo? Se entrando in quella Sala...". "Non abbiamo scelta, Alex. Abbiamo i minuti contati, non possiamo permetterci ripensamenti".

Il ragazzo annuì e la lasciò. "Quando tutto questo sarà finito... se per miracolo ne uscissimo vivi... credi che potremmo ricominciare?".

Negli occhi di Giada brillò di nuovo quella luce strana. Quasi malinconica. "Forse. Forse potremmo farlo". "Allora sarà meglio che... che nessuno dei due faccia stupidaggini".

Oltrepassarono la porta, e quello che videro li gelò sul posto: Melinoe aveva assunto l'aspetto di una donna con i capelli biondi, almeno nella metà del corpo fantasma.

Ai suoi piedi, una spada puntata alla gola, c'era Jason, svenuto e con i capelli macchiati di sangue sulla nuca. Zeus e Percy, ai lati opposti della dea, le tenevano le loro armi puntate contro, e per quanto la folgore originale fosse spaventosa nelle mani del suo proprietario, a Giada il dio del tuono sembrava solo un vecchio barbuto con la toga.

La morte dei suoi due fratelli lo aveva palesemente indebolito, era ovvio: la sua postura emanava ancora autorità, ma i fulmini che di solito gli brillavano negli occhi erano quasi del tutto spenti.

Percy, d'altro canto, sembrava indemoniato: l'armatura era ammaccata in più punti, e laddove lasciava scoperta la maglietta del campo che indossava sotto Giada vedeva solo stracci insanguinati.

Sperò solo che non fosse sangue suo.

Melinoe si voltò a guardarla, e il suo lato fantasma si increspò, tornando alla forma originale. "Guarda chi si vede! La due volte traditrice...". "Lascialo andare, Melinoe. E forse potrai tornare negli Inferi e vivere" tuonò Zeus.

La dea si voltò di nuovo verso di lui. "Se vuoi che lo lasci vivo, consegnati tu". "Potrei fulminarti in questo istante". "Ne sei così sicuro? Perché non l'hai ancora fatto?".

Il dio non rispose, e Melinoe rise. "Non puoi, e lo sai. I tuoi poteri sono meri giochi di prestigio da quanto i tuoi preziosi fratelli sono morti. La bilancia è fuori equilibrio, lo percepisci tanto quanto me. Non puoi battermi, a questo punto il Fato pende dalla mia parte".

Giada mosse un passo avanti. "Perché fai tutto questo?". "Lo sai perché, bambina. Potete costruire tutti i templi che volete, ma vi dimenticherete sempre di quelli come me. Come noi, Giada". "Quindi che farai? Ucciderai anche Zeus? Dopo di lui chi ci sarà a governare il cosmo? Tolti i Tre Pezzi grossi non c'è divinità in grado di controllare l'universo".

Melinoe scosse la testa, avvicinando di più la spada al collo di Jason. "Non mi interessa il cosmo. Per me può bruciare. Voglio giustizia, giustizia per tutti i millenni passati relegata in una caverna nel più remoto angolo degli Inferi". I suoi occhi si persero nel vuoto, e per un solo istante sembrò quasi... umana.

Giada sentì la presenza di Ate farsi più vicina. Ci siamo, dannazione. Ci siamo davvero. Prese un respiro profondo e sentì la dea delle cattive decisioni allontanarsi da lei.

Ora o mai più. Ti prego, fa che funzioni.

Melinoe alzò di scatto la testa. "Non importa più ormai. Conosco la profezia Giada, me l'hai detta tu. La Rovina degli dei è giunta".

Accadde tutto molto in fretta: la dea si mosse rapidamente, troppo rapidamente, e l'istante dopo Zeus era a terra, la spada nera piantata nello stomaco.

La terra fu scossa dalle fondamenta, e Alex si tappò le orecchie urlando. Poi lo sentì anche Giada: un grido che veniva dalle profondità della terra, dai cieli più alti, dagli abissi più profondi.

Percy cadde in ginocchio, mollando la spada, e Melinoe svelse la propria arma dal corpo ormai esanime di Zeus. Si allontanò di qualche passo e chiuse gli occhi.

"È finita. Ho vinto io".

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top