Combattere O Morire

P. O. V. Nico

"Non avremmo dovuto lasciare Giada da sola!" dissi. "Ehi, lo ha chiesto lei!" ribatté Will, mentre ansimava per lo sforzo della corsa.

Le porte dell'Erebo erano di fronte a noi, e non appena le attraversammo vedemmo uno spettacolo agghiacciante. Ade, Thanatos e Persefone erano accerchiati da orde di anime, spettri e zombie.

I tre dei erano in difficoltà, e a malapena riuscivano a tenere lontani i nemici, figuriamoci a ucciderli.

"Padre!" gridai. "Nico! Che ci fate qui? Andatevene, noi siamo immortali, c'è la ce la caveremo!". "Ragazzi, chi ha voglia di prendere a calci nel sedere questi tizi?" chiese Percy sguainando Vortice.

Ci gettammo nella mischia, combattendo come dei dannati, e io riuscii ad affiancare mio padre, che intanto stava menando fendenti con la sua spada.

"Nico, andate via! Non potete aiutarci!". "Siamo qui solo per questo" dissi io mentre decapitavo uno zombie.

Poi, tutto a un tratto, l'esercito di morti si spaccò in due, formando un corridoio. Un demone mezzo donna e mezzo spettro si fece avanti. Era Melinoe.

"Che bella riunione di famiglia! Allora, padre, come stai?". "Non ho niente da dirti, Melinoe!" ringhiò Ade. "Non ti facevo così scontroso, paparino. Non sei felice di rivedere tua figlia?". "Sarei più felice se tu fossi nel Tartaro".

Il demone fine un'espressione dispiaciuta, poi rise e fece cenno al suo esercito di attaccare.

P. O. V. Giada

Sei debole come tua madre.

Morirai come è morta lei.

Non puoi batterci

Quelle voci mi rimbombavano nella testa. Strinsi la spada con la mano destra e con la sinistra bloccai gli Eidolon che stavano venendo verso di me usando la telecinesi.

Quelli si limitarono a sfaldarsi in nebbia dorata e a ricomporsi. "Vi pentirete di esservi messi sul mio cammino!" gridai. Mi avventai su di loro con la spada, e sembrò funzionare.

Almeno, li spaventai. Credo. La lama attraversava i loro corpi senza sortire alcun effetto.

Uno spettro mi si avvicinò da dietro e mi inglobò. Era una sensazione orribile. Lo sentivo strisciare sulla mia pelle e cercare di infilarci sotto, e purtroppo ci riuscì.

Poi successe qualcosa.

Una voce.

Il tuo sangue. Il tuo sangue ha grandi poteri, Giada. Usali. Hai un potere antico. Trovalo dentro di te.

E lo cercai. Feci appello alle parti più remote della mia anima, quelle che non sapevo nemmeno di avere, e mi concentrai. Sentivo gli spettri che cercavano di possedermi, ma non gliel'avrei data vinta. Mai.

Una scintilla di luce si impose su tutto il resto. Era una luce blu. E sapevo di averla già vista da qualche parte. Mi concentrai su quella luce e lentamente la testa mi si riempì di immagini.

Una mano callosa che si posava sulla mia testa. Una distesa d'acqua apparentemente infinita. Un essere mezzo pesce e mezzo cavallo. Onde che si infrangevano sugli scogli.

Spalancai gli occhi e lasciai libere quelle immagini. Una potente onda di marea mi avvolse e spinse gli Eidolon fuori dal mio corpo.

Caddi a terra, esausta, con il sangue che mi colava dalla bocca e dal naso. Mi rimisi in piedi e mi accorsi di essere tornata normale.

Asciugai il sangue sulla mia faccia è mi avviai zoppicando verso l'Erebo. Forse non era una bella idea andare nell'occhio del ciclone nelle mia attuali condizioni, ma non avevo scelta.

Mio padre era lì. Dovevo aiutarlo.

A un tratto due figure sfocate mi raggiunsero a grande velocità. Sollevai la spada, ma quelle mi diedero una botta nello stomaco, poi un colpo dietro le ginocchia, infine sentii una botta in testa e svenni.

P. O. V. Narratore esterno

I semidei erano in difficoltà. I morti sembravano raddoppiare ogni minuto, e sapevano che non sarebbero usciti da quella situazione tanto facilmente.

Percy si teneva vicino ad Annabeth, per evitare di perderla di nuovo come era successo all'inizio della guerra contro Gea e poi di nuovo nel Tartaro.

Nessuno avrebbe potuto prevedere quello che successe nei minuti successivi. L'esercito di morti si aprì di nuovo in due ali per facilitare il passaggio a Melinoe che, stavolta, non era sola.

"Giada!" gridò Percy. "Maledetta, lasciala andare!". "Ma certo, Percy". Melinoe gettò la ragazza davanti a sé, poi sguainò una spada dalla lama bianchissima, semitrasparente, e disse: "Grazie semidei. Grazie per avermi portato quello di cui avevo bisogno".

E affondò la lama nello stomaco di Giada.

Angolo me:

Non odiatemi. So di essere una stronza perché dopo giorni ho pubblicato un capitolo che vi ha lasciati (spero) con il fiato sospeso. Dunque, persone intelligenti potrebbero capire cosa la mia mente malata abbia concepito sulla discendenza di Giada.

Non è difficile.

Comunque, non ho altro da dire se non: ho una fan page di Percy Jackson su Instagram. Mi chiamo marghefulvetti_jackson. Se vi va, seguitemi.

Al prossimo capitolo! Shiaooo

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