Ate

Alex cercò di sentire il battito di Samson. Niente. Sospirò tremante, ricacciando indietro le lacrime.

"Se sopravviviamo giuro che ti trovo un ragazzo hawaiano!".

Annabeth lo affiancò. "Dobbiamo andare". "Dov'è Giada?". "Laggiù". La ragazza stava affilando la spada su una roccia con rabbia; Alex le si avvicinò.

"Giada. Rovini la spada". La ragazza alzò all'improvviso la testa, e il figlio di Atena vide le lacrime nei suoi occhi. "È solo colpa mia". "Giada...". "No! Se sono morti così tanti semidei è solo colpa mia! Io ho detto a Melinoe come entrare nel campo, io ho abbandonato i miei amici per... per niente!". Alex la abbracciò, ma Giada lo respinse.

"Mi dispiace. So che cosa... che cosa provi per me. Ma... ma non posso. Non posso... non voglio far del male ad altri". "Giada, io...". "Lo so. Anch'io".

Senza preavviso lo baciò sulle labbra. Fu un bacio leggero, niente più che uno sfiorarsi le labbra, ma risvegliò una valanga di sentimenti in entrambi i semidei. Poi Giada indietreggiò e abbassò la testa. "Ma non posso".

Annabeth li affiancò. "Dobbiamo raggiungere gli altri. Giada, devi stare fuori da...". "Io l'ammazzo, chiaro?". "Giada, la profezia! Degli dei la rovina giungerà solo se chi l'arma possiede nel...". "Sì sì Wikipedia, ho capito!".

Giada. La Rovina.

"Papà? Ma perché accidenti mi parli se devi dire solo cose incomprensibili?".

Le profezie hanno spesso un doppio significato.

"La Rovina... Annabeth, esiste una divinità detta Rovina?". "Non è il momento! Dobbiamo raggiungere Jason e gli altri, adesso!".

Giada cercò di ricacciare quel pensiero indietro, ma continuava a tornarle in testa. "Annabeth, maledizione! È importante! La Rovina degli dei!".

Alex si voltò all'improvviso, rischiando di inciampare nei suoi stessi piedi.

"ATE!".

Annabeth inchiodò. "Ate... la Rovina...". Giada la afferrò per le spalle. "Possiamo portarla dalla nostra parte, Annabeth? Se ci riuscissimo...". "Ate è la divinità delle cattive decisioni, è legata strettamente a chi pecca di ubris, se... se la portassimo dalla nostra parte forse...".

"RAGAZZI NON C'È TEMPO!" gridò Leo correndo accanto a loro con la maglietta in fiamme.

"Leo, ti sei dato fuoco? DI NUOVO?". L'urlo di Piper era arrivato chiarissimo alle orecchie dei semidei, seguito poco dopo da un'imprecazione in latino proveniente da Hazel.

Annabeth adocchiò un tempietto ancora intatto, afferrò Giada e Alex per mano e li trascinò dentro. "Okay. Giada, tuo padre può aiutarci?". "Che hai in mente?". "Dobbiamo convincere Ate a farsi vedere e ad aiutarci".

Papà? Un aiutino?

Una serie di parole in greco le sgorgarono direttamente dalle labbra: "Εμφανίσου, Ω Ατη!".

Mostrati, o Ate!

L'aria di fronte a Giada vibrò e si increspò, mentre una figura si definiva lentamente di fronte a loro.

Ate aveva l'aspetto di una ragazzina con due corna d'ariete ricurve. La pelle era cinerea, come le braci lasciate a morire nel camino, e le sue iridi erano bianche; l'occhio destro era attraversato in verticale da una cicatrice rossastra che sembrava fresca, mentre il sinistro era coperto da una frangia di capelli corvini, il resto dei quali le ondeggiavano sulla spalla raccolti in una treccia.

"Ho sentito la voce del mio cuginetto Thanatos. Che succede di tanto grave?". "Cuginetto?". La ragazza alzò gli occhi al cielo e fece un gesto di noncuranza con la mano. "Cambia poco il grado di parentela, noi divinità infernali minori ci riteniamo tutti cugini" disse sedendosi su una mezza colonna.

Osservò prima Annabeth, poi Alex, infine si soffermò su Giada. "Ah, dovevo aspettarmelo che saresti stata tu a invocarmi. Ce ne hai messo di tempo, mmh?". "Tu... sei tu che mi hai fatto prendere tutte quelle decisioni sbagliate?". "Io vado dove devo andare per far sì che il Fato si compia. Com'è che si dice oggi? Ah sì... ho dato solo una spintarella nella giusta direzione". "Allora devi aiutarci" disse Alex

Ate fece schioccare la lingua. "Devi per me assume tutto un altro significato". "Ascolta, divina Ate o come diamine vuoi essere chiamata. Se Melinoe vince, ucciderà tutti gli dei. Non ci vuole un genio per capirlo, e prima o poi lo farà anche con te fino a distruggere persino il Fato stesso! Ora dimmi, è questo che il tuo caro Fato vuole? L'annientamento di tutto il pantheon?".

La divinità aggrottò le sopracciglia e sollevò la frangia dall'occhio sinistro, rivelando una cavità orbitale vuota; immediatamente uno stranissimo fumo grigio iniziò a riversarsi fuori dal suo occhio, addensandosi di fronte a loro.

Una serie di brevissimi frame e immagini indistinguibili apparvero nella nebbia per qualche istante, poi Ate abbassò nuovamente i capelli sugli occhi e il fumo scomparve.

Annabeth aveva una mano sulla spada, mentre Giada guardava con preoccupazione.

Ate rimase in silenzio per qualche altro secondo, poi sembrò riscuotersi e sbuffò. Giada non poté fare a meno di notare quanto somigliasse a una tredicenne.

"A quanto pare avete ragione. Avrete il mio aiuto". Alex esultò intimamente. "Che cosa...".

Ate si voltò verso Giada, e tra le due sembrò passare una conversazione invisibile. "Capirete a tempo debito". Si alzò in piedi, fece un mezzo inchinò e scomparve come era apparsa.

Annabeth si voltò verso Giada. "Che facciamo?". La ragazza con i capelli rossi si morse un labbro.

"Devo entrare nella sala del Consiglio degli Dei. Ate resterà con me fino ad allora, poi... onestamente non ne ho idea".

Annabeth si passò una mano sugli occhi. "Bene. Ottimo. Scusate, mi prendo la licenza poetica...".

Si voltò e tirò un calcio ad una colonna.

"VAFFANCULO!".








Sì lo so, sono tre mesi che non aggiorno e probabilmente il capitolo fa schifo, ma ho avuto un periodo di merda sia dal punto di vista familiare sia scolastico e non ho avuto francamente tempo di continuare a scrivere. Vi giuro, ve lo prometto, che il prossimo aggiornamento sarà a meno di tre mesi di distanza (grazie al cazzo direte voi). Promesso, non dovrete aspettare una vita.

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