10. Il bacio
Era pericoloso girovagare per la scuola dopo il coprifuoco, soprattutto con tutti e quattro i Caposcuola di ronda. Avevo una specie di appuntamento quella sera, mi sarei dovuta incontrare con Alexander Nott al campo di Quidditch per passare del tempo insieme. Non eravamo fidanzati o cose del genere, semplicemente eravamo ottimi amici. Stavo attraversando la Sala d'Ingresso quando udii dei rumori, mi voltai ma non vidi nessuno. Proseguii imperterrita. Aprii di poco il portone e sgusciai fuori, si gelava.
Cominciai a camminare stringendomi inutilmente nel maglione verde-argento. Senza alcun motivo apparente mi venne in mente James. Mi sembrò quasi di vedermelo davanti tant'è che sussultai sorpresa, fortunatamente non era lui ma solo un'ombra di un albero. Sorrisi pensando alla sua promessa di vendetta che, alla fine, non aveva mai messo in atto. Senza rendermene conto ero quasi arrivata al campo da Quidditch, riuscivo a vedere Alexander che volava.
Una mano mi tappò la bocca mentre un braccio mi prese per la vita e mi strattonò indietro togliendomi il fiato. Cercai di liberarmi in qualsiasi modo, cercai anche di morsicare la mano dell'aggressore ma quella mi strinse di più. Fui trascinata indietro, ero terrorizzata. Mugugnai tentando di chiedere pietà e farmi liberare, non potevo credere di essere finita così in basso. La presa della mano si allentò e riuscii a morsicarla.
«Stupida Serpeverde» ringhiò qualcuno.
Mi liberai, non guardai nemmeno indietro e mi misi a correre verso il campo da Quidditch. Sentivo che la persona mi stava seguendo quindi accelerai, ero praticamente arrivata al campo quando due mani si serrarono sulle mie braccia e mi strattonarono indietro.
«Lasciami andare» urlai piangendo.
«Sta' zitta.»
A parlare era stato James. Merda, era un Caposcuola, mi aveva beccata. Mi affrettai ad asciugare le lacrime.
«Mi hai fatto morire di paura, brutto coglione» sbottai con la voce ancora incrinata.
Allungò una mano verso il mio viso e mi asciugò una lacrima solitaria. Rimasi sorpresa nel sentire il suo tocco leggero, dolce quasi. Non mi allontanai, sentivo il bisogno di stargli vicino. Ciò non mi piaceva ma ne sentivo la necessità. Feci un passo avanti senza rendermene conto e mi ritrovai a pochi centimetri dal petto di James. Avrei voluto poggiarvi la testa e passare il resto del tempo in quel modo ma mi trattenni.
«Senti, sono disposta a subire qualsiasi tipo di punizione tu voglia ma non togliere punti alla mia Casa. So che sarebbe la via più facile per te, così i Grifondoro potrebbero vincere incontrastati a fine anno ma, per favore, non farlo. Sono una Serpeverde, per Merlino, è già tanto se ti ho detto per favore senza farti del male quin...»
Mi prese il viso tra le mani e lo avvicinò al suo, rimasi senza parole. Si era piegato sulle ginocchia, potevo guardarlo negli occhi senza problemi. Fu una stana sensazione sentire il suo alito infrangersi sulle mia bocca creando buffe nuvolette bianche. Poggiò le sue labbra sulle mie senza preavviso. Mi allontanai da lui con una spinta decisa.
«Cosa ti salta in mente?» sussurrai.
Lo vidi mentre sbatteva le palpebre velocemente, come se cercasse di schiarirsi le idee.
«Non stavi zitta, ho semplicemente cercato di farti tacere.»
Si voltò e se ne andò. Avrei voluto fermarlo, impedirgli di proseguire e farmi dare una spiegazione sensata per il suo gesto ma non lo feci. Per una frazione di secondo avevo sperato che fosse stato un gesto spontaneo, naturale, e invece no. Si trattava soltanto di uno dei suoi gesti per far sentire gli altri inferiori.
Non vedevo l'ora di prenderlo in giro mentre giocava a pallavolo, ovviamente in bikini.
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