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Quelle parole rimbombarono all'unisono nella testa di Auxis fino a sentir dolore, fino a quando non se le ripeté di nuovo, cercando di assimilarle.
Era rimasta bloccata, con il viso rivolto a quell'uomo e gli occhi spalancati.

~ Cosa?!~ esclamò scattando in piedi come una molla.

~ Ah...sapevo che non l'avresti presa bene...~ mormorò lui abbassando il capo e passandosi una mano sulla nuca.

~ N-Non ci credo. Non è vero!~ strillò lei.

In un momento, in qualche parola, tutto era cambiato; lei era sconvolta, quasi isterica e non aveva alcuna intenzione di credere a quella cavolata.
Lui si alzò, troneggiando su di lei. Aveva ancora la testa bassa e lo sguardo dispiaciuto, che comunque non ammorbidì né rilassò la ragazza.

~ Auxis, te l'avevo detto...~ mormorò senza neanche guardarla troppo.

~ No! Non può essere...~ disse lei con la voce che diminuiva a ogni sillaba.

~ ...Non può...~

~ Devi credermi, piccola mia.~

~ "Piccola mia" un cazzo!~ esclamò. ~ È una fottutissima bugia!~

~ Non è una bugia...~ ribatté lui facendo un passo avanti.

Auxis scattò indietro e cominciò a correre, ignorando le urla dell'uomo che le dicevano di fermarsi.
Una scarica di adrenalina la spingeva ad andare sempre più forte, sempre più lontano, nel disperato tentativo di fuggire da quella rivelazione, di scappare via da quanto le era stato detto; da un destino e da un passato che non voleva.
Visto che erano quasi le cinque e i ragazzi potevano uscire dalle quattro in poi, decise di andare da un'altra parte, dove non l'avrebbe trovata.
Si dirigeva correndo all'uscita ovest del college, sperando di prendere una scorciatoia per il parco.

~ Dannazione!~ ringhiò quando si trovò davanti il cancello chiuso.

Si voltò indietro e vide l'uomo venire in fretta verso di lei. In un momento prese la decisione: saltò sulla grata e cominciò ad arrampicarsi per i tre metri del cancello.

~ Aspetta, Auxis!~

Ignorò la voce e continuò a salire; scavalcò nel momento in cui lui fu sotto di lei e si gettò di sotto.
Riprese a correre più veloce che poté verso il parco lontano circa duecento metri dalla scuola e quando vi entrò si diresse verso un albero altissimo che viveva lì da moltissimi anni.
Neanche un pensiero le aveva attraversato la mente da quando aveva cominciato a correre; c'erano solo lei e la determinazione di allontanarsi il più possibile da quell'uomo.
Raggiunse l'albero. Da qualche anno avevano creato delle piattaforme per arrampicarsi e quell'albero era il punto da dove si saliva.
Afferrò una corda e cominciò a issarsi sempre più in alto e fece lo stesso quando si trovò sulla prima piattaforma; arrivò fino alla quinta, trovandosi a circa venticinque metri d'altezza e solo in quel momento si fermò, sdraiandosi sulla schiena.
Cercò di riprender fiato, purtroppo senza riuscirci, così decise di riposarsi un po': si girò su un fianco, chiudendo gli occhi e provò a svuotare la testa.
In alto, sopra di lei, c'era uno splendido sole acceso. La vicinanza con il sole l'aveva sempre fatta stare bene e lì dov'era sembrava quasi che potesse toccarlo.
Dopo pochi secondi si addormentò dolcemente. Non sognò né fece incubi, fatto sta che si svegliò di soprassalto, con il cuore in gola.
Ansimando, alzò la testa verso il sole che ancora splendeva alto nel cielo; non era passata neanche una mezz'ora, ma dopotutto non era abituata ai riposini pomeridiani.
Si avvicinò le ginocchia al petto e vi appoggiò sopra la fronte, stando attenta a non rovinare il trucco.

~ Auxis.~

~ AHHHH!!~ gridò voltandosi quando udì una voce dietro di sé.

~ Calma, sono io!~ esclamò Ares senza scomporsi.

~ Sei scemo?! Mi hai spaventata!~ strillò lei alzandosi in piedi.

~ Ragazzina, che ti piaccia o no devi portarmi rispetto. Non mi interessa quello che credi; io sono tuo padre e tu devi comportarti di conseguenza.~ le disse alzando la voce.

Auxis alzò il capo in segno di sfida e non smise un secondo di guardarlo negli occhi che erano molto meno benevoli rispetto a prima, quando cercava di convincerla a credere alle sue parole.

~ Non penso proprio.~ rispose arrogantemente.

Afferrò la corda e si lasciò scivolare velocemente giù fino alla piattaforma sottostante, ma appena mise i piedi su di essa si ritrovò l'uomo davanti, che la fissava serio.

~ È uno scherzo?!~ chiese sgranando gli occhi.

~ Vuoi tornare su e controllare?~ rispose lui ironicamente.

Lei non ribatté. Stette a guardarlo, cercando di decifrare l'espressione sul suo viso. Sembrava arrabbiato, ma anche deluso. Era lei la causa della sua delusione?

~ Dammi; ti porto giù.~ le disse lui porgendole la mano.

~ Certo. Mi sono divertita tanto a farmi ustionare il braccio.~ fece lei roteando gli occhi, sarcastica.

~ Non parlare di quello che non sai. Tu non immagini neanche lontanamente quello che è successo, ma ti assicuro che non ti ho ustionata anche se l'impressione è stata quella.~ rispose più serio di prima.

~ Che è stato allora?~ domandò.

~ Preferirei parlartene in un altro posto.~ disse sbrigativo.

Auxis non si mosse; osservò la mano dell'uomo, ancora tesa verso di lei e decise che l'unico modo per andare in fondo a tutta quella cavolo di faccenda che la faceva impazzire era fidarsi di lui. O almeno fingere di farlo.
Appoggiò la mano sulla sua, ma prima che lui potesse fare qualsiasi cosa, lo avvisò:
~ Non pensare neanche per un attimo che mi fidi di te.~ ringhiò.

L'uomo restò impassibile nello sguardo e nell'espressione.
L'attimo dopo erano ai piedi dell'albero.

~ E dove sarebbe questo posto?~ chiese lei spostando il peso sulla gamba destra, porgendo il fianco.

~ Nell'Olimpo.~

Auxis si mise a ridere. Ma non una delle sue risate solari e contagiose; era una risata scortese, quasi cattiva.

~ Neanche morta.~ scandì sorridendo malignamente.

~ Non credo tu possa fare molto per impedirmi di portarti lì.~ constatò lui.

~ Ma non puoi portarmi in un posto contro la mia volontà!~

~ E cosa farai? Chiamerai la polizia dicendo che un dio ti ha rapita portandoti nell'Olimpo e che non intende lasciarti andare?~ rispose ridendo.

Auxis rimase scossa da quella risata e dalla crudeltà che ne scaturiva. La preoccupava e si sentiva piccola e inutile, contro quello che ormai sapeva essere un dio.
"Cavolo non potevo incontrare Dioniso? Almeno ci saremmo fatti un drink..."

~ E come dovremmo arrivarci, supponendo che io accetti?~

~ Non hai capito, ragazzina. Non ho bisogno del tuo permesso, né lo voglio. Se sono stato troppo gentile posso sempre rimediare, ricordatelo.~ la minacciò ponendosi di fronte a lei.

~ Se ti azzardi di nuovo a chiamarmi ragazzina...~

~ Cosa fai?~ la schernì.

Auxis fece un sorrisetto furbo, di chi ne sa più dell'altro, e si rimise a correre.
Conosceva il parco meglio di lui e sicuramente sarebbe riuscita a uscirne prima che la prendesse. Presto, riuscì a frapporre una bella distanza tra loro e quando entrò nel piazzale non lo vedeva né sentiva più.
Purtroppo la dormita di prima non l'aveva ricaricata del tutto e dopo un po' cominciò a sentirsi stanca; si fermò dietro a un cespuglio e cercò di recuperare il fiato.
Udì un fruscio dietro di sé, ma non ci fece molto caso; probabilmente era un passerotto.

~ Hai parecchio da imparare.~ le sussurrò l'uomo all'orecchio prima di metterle le mani sugli occhi, facendola svenire di nuovo.

Ciao a tutti! Come state? Ecco l'aggiornamento del nuovo capitolo di Figli Di Dei!
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Baci❤️

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