Capitolo 21
«Arriva oggi?»
«Così sembra.» Drake affondò sulla sedia della sua scrivania; si sgonfiò come un dolce cacciato troppo presto dal forno.
Alex passeggiava, il braccio piegato a reggere quello ingessato e la fronte increspata da sottilissime rughe. I suoi passi riecheggiavano nella stanza. Tap. Tap. Tap. «Non sei curioso?»
«Dovrei?»
«Almeno non toccherà più a noi avere a che fare con quella pazza.» Alex schiaffeggiò l'aria di fronte a sé. «Non la sopporto più. Continua a rispondere cose senza senso. L'unica cosa che abbiamo imparato è come si ripara una cazzo di moto.»
Drake rispose con un sorriso divertito. Poi sistemò la posizione, si mise dritto, poggiato contro lo schienale.
Mira spalancò la bocca in uno sbadiglio. Stirò le braccia sopra la testa, la parte superiore della divisa seguì i suoi movimenti da gatto. Ricadde con le mani sulla scrivania, e gli occhi incrociarono quelli di Drake. Lui non distolse l'attenzione, continuò a fissarla; un brivido di freddo le risalì lungo il collo.
Che la tenesse pure sotto controllo. Tanto ormai Mira era un pozzo prosciugato: dentro di lei, la Tempesta non crepitava, non ruggiva, non si dimenava. Era come scomparsa. Si nascondeva, lì dove non poteva trovarla, ogni volta che ingollava una delle pillole che le aveva dato Elettra.
Da giorni ormai al lavoro era una persona qualunque. Non un'ibrida, non una figlia della Tempesta: solo Mira.
E lo detestava.
Oltre la figura imponente di Drake, Norton scriveva in silenzio al computer. Le dita agili zampettavano sulla tastiera, provocavano un ticchettio fastidioso di sottofondo.
Alex le sbatté una mano sulla scrivania. Mira sobbalzò; una vena sulla tempia iniziò a pulsare con energia. «Tu non sei curiosa?»
«Di cosa?» sbottò.
«Come di cosa? Ma ci ascolti ogni tanto?» Drake rise.
No che non li ascoltava. Come poteva? Con la sensazione di vuoto che le ronzava dentro, non riusciva a concentrarsi su nulla. Le sensazioni corporee, i piccoli doloretti di tutti i giorni, si erano amplificati fino a diventare un malessere costante. La testa le pesava sempre. La mascella si stancava a furia di digrignare i denti. Le gambe le formicolavano, desiderose di alzarsi. I muscoli delle spalle le tiravano, rigidi.
Il rumore sui tasti cessò all'improvviso. Norton sporse il busto, spingendosi gli occhiali sul naso. «Abbiamo richiesto l'aiuto di un investigatore privato.»
«Un investigatore privato?» ripeté lei, perché il cervello non riusciva a elaborare l'informazione.
«Esatto. In realtà, è stato lui a contattare noi.»
«E non ti è sembrato strano?» chiese Drake.
Norton premette il tasto Invio sul computer, in un gesto automatico, quasi distratto. «Ho controllato le sue credenziali, è un ottimo investigatore. Anche se per la maggior parte delle volte lo chiamano per scoprire tradimenti, ha aiutato a risolvere diversi casi.»
Alex diede un altro colpo sulla scrivania. «Non stiamo per scoprire che in realtà il caso più difficile a cui ha lavorato è stata la scomparsa della dentiera della nonna, vero?»
Mira si massaggiò entrambe le tempie, lentamente ma con fermezza. Perché quella maledetta sceglieva sempre di mostrare il suo lato animalesco accanto a lei? L'avrebbe volentieri scaraventata contro il muro pur di farla stare ferma. La testa le scoppiava già, senza il bisogno che Alex si mettesse a usare la sua scrivania come fosse un tamburo.
Invidiò Norton, la sua capacità di mantenere la calma, mostrare un sorriso di circostanza, di pietà. «Perché non glielo chiedi di persona? Ormai dovrebbe essere qui a momenti.»
Le dita di Mira trovarono il punto preciso che, se stimolato, le arrestava il dolore. Premette i polpastrelli contro la pelle tanto forte da sembrare che volesse farsi saltare la testa.
Alex colpì ancora. Un fascicolo cadde a terra. «Se non mi convince, mi prendo la libertà di cacciarlo. Non abbiamo bisogno di gente incompetente.»
Mira chiuse gli occhi. Guidata dall'istinto, cercò i fulmini dentro di lei, cercò la loro forza rassicurante. Invece trovò il nulla. «La smetti di lamentarti? Tanto nessuno può fare più schifo di te, nelle indagini.»
L'altra le rifilò un ceffone amichevole sulla nuca. Solo per miracolo Mira trattenne il bisogno di sferrarle un manrovescio. «Detto da te non lo accetto.»
«Almeno io non passo la giornata a lamentarmi in modo molesto.»
Ci sarebbe stata di sicuro una rispostaccia, se l'arrivo di una quinta persona non avesse interrotto il dibattito.
Bussò sulla porta tre volte di fila, poi si schiarì la gola. «Vi chiedo scusa, siete voi la squadra speciale? Quelli del piano di sotto mi hanno mandato qui.»
Era un uomo, e in quanto a stazza rivaleggiava con Drake. La pelle scura si intonava con la cravatta ben aggiustata; i capelli troppo lunghi gli ricadevano sulla fronte. Mostrò un sorriso stentato. Gli occhi però erano distaccati e scandagliavano le facce dei presenti con una freddezza calcolatrice.
Mira sbiancò. Gli altri non se ne accorsero, impegnati com'erano a osservare il nuovo arrivato; deglutendo, lei abbassò il capo e serrò le labbra.
Norton gli andò incontro per stringergli la mano. «Ah, sì, siamo noi. Benvenuto, spero che lavoreremo bene insieme. Io sono Norton, loro sono Drake, Alex e Mira. Ragazzi, lui è Xander Hannigan, l'uomo di cui vi parlavo.»
Drake saltò su dalla sedia e lo salutò con una pacca sulla spalla; Alex alzò solo la testa. Mira invece restò immobile, la palpebra che pulsava e le tempie in procinto di esploderle.
Ci metteremo noi in contatto con te, aveva detto Elettra, ma non avrebbe mai creduto che sarebbe stato così.
Come?
Se potevano infiltrarsi con tanta facilità, allora perché avevano rischiato per convincere Mira a formare un'alleanza?
Xander strusciò la mano contro i pantaloni, fino a trovare la tasca e infilarci le dita. «Grazie,» rispose soltanto. Non cercò mai Mira, non si concentrò su di lei. Piuttosto, rivolse un cenno gentile con il capo a Drake e Alex.
Norton cercò alcuni fogli sulla propria scrivania. Prese un fascicolo e lo allungò verso l'altro. «Qui ci sono tutti i dettagli, se vuoi darci un'altra occhiata.»
«Ci sono novità rispetto a quello che mi hai mandato l'altro giorno?» Xander sfogliò il fascicolo senza troppa attenzione. Si concentrò su una pagina in particolare, lesse alcune righe, poi lo chiuse. Dal suo tono sprizzava un giudizio, sottolineato dalle sopracciglia che si sollevarono una volta dato indietro il fascicolo.
Faceva troppo lo sbruffone, considerato che lui, Elettra e le altre non fossero stati molto bravi a nascondersi.
Alex fece schioccare la lingua. Si chinò verso Mira per sussurrarle: «Solo perché ha un bel faccino, pensa di poterci prendere per il culo?» Il suo fiato le solleticò la guancia.
Mira scelse il silenzio.
«Nessuna novità, temo.» Norton scrollò le spalle, per nulla turbato. L'insinuazione gli era scivolata di dosso come niente fosse. «Tu hai scoperto qualcosa, sull'ibrida cieca o su la sua compagna?»
Il labbro inferiore di Xander ebbe un fremito, nel sentire l'ultima parola. Si premette le nocche sulla bocca, nel tentativo di nascondere quello che Mira interpretò come un sorriso. Si stava divertendo fin troppo. «Senza offesa, ma gli indizi che avete mi sembrano parecchio campati per aria.»
Ed ecco che arrivava una nuova botta di Alex sulla scrivania. Drake sollevò un dito nella sua direzione, e lei inghiottì la replica.
«In che senso?» chiese lui.
«Prendete l'ibrida cieca. Cos'avete? Il ricordo di un'agente su una denuncia mai sporta per davvero nei confronti di una figlia della Tempesta deceduta già tempo prima.» Xander si fece strada nella strada, superò le scrivanie di Norton e Drake, si arrestò davanti a quella di Mira. Per una frazione di secondo, la guardò per davvero. Non tradì alcuna emozione. «Non riuscite a rintracciare nulla, né il nome del ragazzo che l'avrebbe vista, né quello della sua defunta fidanzata.»
«Stai insinuando che mi sono inventata tutto?» Alex gli andò incontro, la schiena dritta e le braccia larghe e rigide, nella perfetta posa di un orango pronto a lottare. Lo fronteggiò, ma l'unica reazione che ottenne da lui fu un sopracciglio inarcato e un vago sorriso sprezzante.
«Non sto insinuando niente,» le rispose, pacato. «Solo credo che non senza prove questa pista sia del tutto inutile. Senza contare che non sapete se fosse la stessa ibrida.»
Drake si passava una mano sul mento. «E dell'altra pista cosa ne pensi?»
«Altair Almond? È una persona che non esiste.»
Divertente come bastasse poco a smontare quelle poche informazioni che la polizia aveva racimolato. Forse era a questo che serviva, Xander – o comunque si chiamasse in realtà – a depistarli dall'interno. Non si fidavano abbastanza di Mira da lasciarle il compito.
O magari Elettra aveva solo capito che non sarebbe stata altrettanto brava.
Xander agitò un dito verso l'alto. «L'unica vera pista che abbiamo è quella di Evelyn Moore. Dovreste trovare il modo di far parlare la sua ragazza.»
Alex emise un grugnito sprezzante. «La fai facile, tu.»
La conversazione morì lì, fra una risatina di Drake e un'alzata di spalle di Xander. Norton decise di procedere con l'interrogatorio di Keira, così accompagnarono tutti Xander al piano di sotto; Mira li seguì con le tempie che le pulsavano sempre più forte e un serpente che le addentava le viscere.
Durante il tragitto per le scale, si ritrovò affiancata al nuovo arrivato. Nessuno dei due disse niente. Avanzavano in un silenzio pieno di domande. Si lanciarono occhiate veloci a vicenda, solo per far finta di nulla il secondo dopo.
Ad Alex spettò il compito ingrato di prendere McRaven. La portò nella sala degli interrogatori strattonandola per un braccio, come se morisse dalla voglia di buttarla in un pozzo pieno di mostri assassini. Gli altri attesero dietro il vetro che si affacciava sulla stanza vuota, mentre Keira si sedeva in tutta tranquillità.
Poi McRaven sbadigliò. Trascorrere dei giorni in cella non produceva buoni risultati su nessuno, ma lei se la passava peggio di quanto ci si sarebbe aspettati. Le avevano cambiato la divisa con una nuova, perciò quel giorno l'arancione la fasciava da capo a piedi. La stanchezza sul suo viso però accentuava delle piccole rughe ai lati delle labbra, dovute forse al suo stupido vizio di ridere così tanto. Nell'osservarla, Mira si rese conto di non saperle attribuire un'età precisa.
«Fatemi andare da solo, voglio tastare un po' il terreno.» Alex attese un cenno d'assenso da parte di Norton, prima di entrare. Si accomodò di fronte a lei.
Mira strabuzzò gli occhi, alla ricerca di un indizio sulla faccia di Keira. Lo riconosceva? Si aspettava di trovarlo lì?
Keira però sfoggiò un sorriso enigmatico. Si passò le mani ammanettate fra i capelli. Rivolse l'attenzione verso il vetro che, dalla sua parte, non era altro che una parete scura. «Perché ora mi mandate un tizio rivestito a caso?»
Xander si lasciò sfuggire un sospiro. «Buongiorno, signorina McRaven. Non sono un tizio a caso, mi chiamo Xander. Sono un detective privato, e oggi sarò io a interrogarti.»
L'altra grattò con le unghie contro il tavolo. «Come mai tutta questa formalità? Non sono mica un pezzo grosso.»
Mira ronzò vicino al vetro, tanto vicina da sfiorarlo con i gomiti, le braccia incrociate al petto. Possibile che fossero entrambi degli ottimi attori? Non sembrava si conoscessero. Si osservavano in silenzio, si studiavano a vicenda, lei con il suo solito sorriso sfrontato e lui con la rigidità di una persona calcolatrice.
E se si fosse sbagliata? Eppure era convinta che fosse proprio lui ad averla riempita di pugni, quel giorno, insieme ad Altair.
«Ora, veniamo a noi.» Xander tamburellava le dita, lentamente, sul tavolo. «Vorrei che mi rispondessi in modo sincero, così da evitare spiacevoli incomprensioni. Almeno poi potrai finalmente andartene a casa.»
«Stronzate,» rispose lei, e rise.
L'altro non si scompose. Come se non si aspettasse una reazione diversa. «Evelyn Moore.» Le tensione di Keira divenne evidente a quel punto: irrigidì le spalle e il sorriso le morì sulle labbra. Tutto soltanto per un nome. «Aveva ospitato una riunione a casa sua con i figli della Tempesta, ma a quanto pare poi è scomparsa nel nulla. Hai qualche idea di dove possa essersi nascosta?»
«Non so che dirle.» McRaven si rilassò contro lo schienale. «Di solito si nasconde nel mio letto.» Aggiunse un'alzata di sopracciglia per accentuare lo squallore della battuta.
Dall'altra parte del vetro, Alex schioccò la lingua. «Questo è il motivo per cui la detesto.» Mira non la contraddisse.
«Non c'era. Magari si è nascosta nel letto di qualcun'altra.» Xander poggiò il mento sulle mani intrecciate.
«Questo fa male,» rispose McRaven.
Avevano la chimica tipica di due amici. Persone che si conoscevano da tanto, che si rapportavano a furia di punzecchiarsi a vicenda. Nel petto, Mira avvertì una stretta.
Xander si limitò a scuotere la testa. «Perché la tua ragazza copre gli ibridi?» Riprese subito le redini della situazione. Era bravo, per essere un finto detective.
«Non ho mai detto che li copre.»
«Ma è palese che sia così.»
«Magari invece la stanno usando come ostaggio.»
Ci fu un attimo di pausa. Xander si appoggiò allo schienale, distolse lo sguardo. Si perse nei suoi pensieri. Quando tornò a parlare, annuiva fra sé e sé. «Fonti sicure ci hanno assicurato che stanno collaborando.» Mira difficilmente avrebbe definito Ulio una fonte sicura. «E in ogni caso, le prove puntano contro di lei. Quindi, perché credi che la tua ragazza copra gli ibridi?»
Aveva una cadenza lenta, seppur decisa. Scandiva bene ogni parola. Trasmetteva tranquillità, una solida, rassicurante tranquillità.
Keira inspirò fino a gonfiare il petto. «Non lo so. Forse pensa che non siano gli ibridi i veri nemici della città.»
Fu allora che ogni dubbio si dissipò. Mira si morse l'interno della guancia. Un sorriso appena accennato le si disegnò sulle labbra. Quello a cui stavano assistendo non era altro che l'inizio di una nuova fase, la rivincita degli ibridi. Elettra voleva muoverli tutti come se fossero i pezzi di una scacchiera.
Xander finse stupore. «E chi sarebbero allora, i veri nemici della città?»
Una scrollata di spalle. «Non ne ho idea, la mia era solo un'ipotesi. Ma perché non provate a fare qualche domanda alla gente della S.d.? Dopotutto sono stati loro a costruire quell'aggeggio pericoloso, anni fa, o sbaglio?» Parlava dello scandalo sorto a seguito della strana invenzione in grado di indebolire le difese della cupola.
L'altro si portò la mano al mento. «La S.d.?»
«Sì, esatto.»
«Tua madre lavora alla S.d., giusto?»
Questa Keira non se la aspettava, perché sigillò le labbra. Abbassò la testa, attese alcuni istanti. «Sì,» ammise alla fine. La voce le uscì più roca del solito.
«Ti ha mai detto qualcosa, a proposito di quel progetto di due anni fa?»
«Non ci parliamo da parecchio.»
Mira voltò il busto a cercare Norton. Lo trovò accanto a lei, a tormentarsi una manica con fare distratto, del tutto concentrato sull'interrogatorio.
«Perciò,» continuò Xander, «non sai nulla sui progetti della S.d.? Stai puntando il dito solo per ripicca nei confronti di tua madre?»
Ottenne uno sbuffo in risposta. «Non sono una bambina, non mi interessa di quello che fa o non fa mia madre.» Il tono brusco non le si addiceva, e lei sembrava essere d'accordo, perché distolse lo sguardo, le guance arrossate.
Xander attese diversi istanti, prima di parlare di nuovo. Si grattò la nuca, poi passò la mano davanti al viso. La posa rigida che lo caratterizzava si sciolse per un attimo. «Sai che l'ibrida a cui hai venduto il visore ha ucciso il presidente della S.d.?»
Keira annuì. «Un motivo in più per farsi due domande, non trova?»
«Per questo crede che ci sia una correlazione.»
«È un'ipotesi come un'altra, anche se non credo spetti a me farne. È il vostro lavoro, no?»
«Brutta stronza!» Alex agitava le braccia in aria, come se volesse scagliare qualcosa contro il vetro. Aggiunse altre imprecazioni. Norton tentò di afferrarle un polso per calmarla, ma l'altra si divincolò subito dalla presa. Allora intervenne Drake, le cinse la vita e la tenne ferma.
Mira li osservò senza intromettersi. Avrebbe voluto prenderla a pugni per farla stare zitta. Senza i fulmini a crepitarle dentro, però, non avvertì il bisogno impellente di muoversi, solo il fastidio dell'acido che le ribolliva nello stomaco.
«Ehi, Alex, datti una calmata!» le gridò Drake.
«Quella stronza deve smetterla di dare la colpa agli altri. Sono lei e quei figli di puttana degli ibridi a meritare la pena di morte.»
Quanto odio, in una sola frase. Quanto odio le ardeva negli occhi, un braciere capace di vivere in eterno.
Norton si lisciò il polso. «Mira, Drake, accompagnatela fuori. Fatela calmare.» Dall'altra parte del vetro, l'interrogatorio andava avanti, inconsapevole dello scatto di rabbia di Alex.
«Lasciami andare,» sibilò a Drake. «Non statela a sentire, ci sta solo riempiendo la testa di cazzate!»
Elettra l'aveva detto, che denunciare la S.d. non avrebbe sortito alcun effetto. Mira inclinò il capo. Era a causa della gente come Alex, piena di pregiudizi? Oppure c'era qualcos'altro dietro il suo atteggiamento irrazionale?
Mentre Drake si sforzava di tenere la compagna ferma senza prendersi colpi in faccia, lei si avvicinò. Scontrò le nocche contro la mascella di Alex, non abbastanza forte da incrinarla, ma quel poco che serviva per lasciarle un livido.
La stanza piombò di nuovo nel silenzio. Le voci di Xander e Keira tornarono a riempire le mura.
Mira si massaggiò il pugno. «Smettila di fare l'isterica.»
Gli altri non dissero niente. Alex la fissò e, quando Drake la lasciò andare, uscì senza aggiungere altro.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top