Vincere e perdere [4/4]
Per tutto il resto del pomeriggio, prigioniere e carcerieri non si rivolsero più la parola. Nemeria si sentiva ancora stanca e passò la maggior parte del tempo a combattere contro il sonno, dormendo a intervalli di mezz'ora o dieci minuti. Kimiya invece rimase sveglia. Nel sottile spazio che separa il sonno e la veglia, Nemeria avvertì la sua mano serrarsi spesso attorno alla propria; talvolta riuscì a impartire al corpo l'ordine di ricambiare.
Lo Jarkut'id rimase sempre lì con loro, mentre Ana si diede il cambio con Faraz e un altro paio di membri della banda. Sul far della sera Il'ya le svegliò, Ana di nuovo al suo fianco.
- Andiamo alla cisterna. - li informò quest'ultima, - È lì che avverrà lo scambio. -
Nemeria rabbrividì e dovette imporsi di seguirli fino al piano di sopra, dove, come il giorno precedente, li attendevano il capo, Faraz e Zahra. Non appena la vide, la Dominatrice ghignò e venne loro incontro.
- Allora? La nostra fiammella come si sente? Ieri hai dato spettacolo, eri un ottimo straccio da piedi. -
Tentò di avvicinarsi ulteriormente, ma Nemeria indietreggiò di scatto.
- Puzzi di paura. Devo dire che è un profumo che mi piace e mi elettrizza. Era da tanto che non mi scontravo contro un Dominatore, mi ero dimenticata come ci sente. -
- Zahra, basta. - la richiamò Abayomi, anche se a giudicare dal suo sorrisetto doveva trovare la scena divertente, - Dobbiamo andare all'arena per lo scambio e non è buona educazione arrivare in ritardo per una trattativa. -
L'Alatfal'yl si umettò le labbra e tornò al suo posto accanto ad Abayomi, che non perse tempo e fece loro cenno di procedere.
Alla luce sfumata del tramonto, le strade che percorsero non erano più così spaventose agli occhi di Nemeria. Ciononostante, non riusciva a capire dove fossero. Era abbastanza sicura di non essere mai stata in quel Quartiere. Immaginava potesse essere quello della Bestia, l'unico che non aveva ancora visitato, ma non ne poteva essere sicura. Tentò di chiederlo a Kimiya, ma la ragazza sembrava ripiombata nello stato catatonico: non la guardava, non rispondeva, camminava per inerzia. Nemmeno quando la scosse tornò in sé. Nemeria era di nuovo sola.
All'entrata della cisterna stazionavano le stesse guardie della sera prima. Una di esse, l'uomo che aveva chiesto la parola d'ordine, aveva una brutta tumefazione sullo zigomo e il labbro inferiore spaccato. Quando li vide arrivare, si limitò a fare un cenno d'assenso ad Abayomi e li lasciò entrare.
- Non ci accadrà nulla. Siamo qui solo per fare lo scambio, non dovrò combattere ancora. - sussurrò Nemeria, più per rassicurare se stessa che Kimiya.
Non appena fecero il loro ingresso nell'arena, tutti gli occhi si fissarono su di lei. Nemeria non riconobbe nessuno, ma tutti o quasi sapevano, invece, chi era lei. Mentre si facevano largo tra la folla, ebbe modo di udire i loro commenti di scherno, le loro battutine, le risate che la seguivano alle spalle. Strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche, il viso in fiamme e le lacrime che le pizzicavano da dietro le ciglia.
- Ignorali. - le soffiò all'orecchio Il'ya.
- A che ora è l'incontro? -
- Non lo so, Abayomi non ci ha detto nulla. Ha parlato da solo con la Sha'ir. -
Nemeria annuì e si appiattì contro la colonna, la pietra di luna chiusa tra le dita. Altea era tornata con la risposta, a breve l'avrebbe rivista e non aveva ancora riflettuto su cosa dirle per scusarsi. Sperava che non l'avesse detto a Dariush, ma soprattutto che fosse disposta ad ascoltarla. Saperla arrabbiata la faceva stare male, non avrebbe sopportato di perdere il suo affetto e la sua amicizia. Certo, in ogni caso non sarebbe rimasta sola, ci sarebbero stati Noriko e Hirad con lei, ma non sarebbe stata la stessa cosa senza Altea. Sorrise e per un momento si concesse di crogiolarsi nel ricordo del sorriso di Hirad, quello che le aveva rivolto prima di andare a dormire due sere addietro. Sembrava passata una vita intera. Chissà se gli aveva fatto piacere ricevere le pergamene, se con quei pastelli nuovi sarebbe riuscito a tornare quello di sempre. La pietra di luna divenne tiepida contro i suoi palmi e le trasmise un profondo senso di pace.
- Fiammella. - Abayomi si fece strada fino da lei, - Visto che ieri hai riscosso un notevole successo, e visto che abbiamo ancora un po' di tempo prima della nostra trattativa, che ne dici di deliziarci con un altro spettacolo? -
Zahra, che era alle sue spalle, si scrocchiò le dita e il collo: - Sì, ho le mani ancora intorpidite, ho davvero bisogno di sgranchirmi anche oggi. -
Tutti, compresa Ana, trattennero il respiro. Nemeria, impallidì, il battito a un tratto frenetico, e guardò Kimiya con terrore.
- Non farti pregare, dai... sono tutti qui per te. So di alcuni che sono rimasti delusi dallo spettacolo di ieri, ma sono certo che in quest'occasione rivelerai le tue capacità. Oppure preferisci che sia la tua amica a combattere contro la nostra Zahra? -
Nemeria strabuzzò gli occhi. No, non potevano dire sul serio, non avrebbero davvero mandato Kimiya lì in mezzo. Non sapeva combattere, era totalmente inerme, indifesa, eppure c'era qualcosa nella loro espressione che le fece accapponare la pelle. Lasciò la mano della sua amica e l'abbracciò forte, più forte che poteva, sperando che si riscuotesse, che riacquistasse la voce, ma non accadde nulla.
- Ti proteggerò io. Te lo prometto. - le sussurrò a fil di voce nell'orecchio.
- Che scena commovente... da vera tragedia! - Abayomi finse di tergersi le lacrime e una decina di uomini scoppiarono a ridere, - Sei un'attrice nata, fiammella. Ho scoperto la tua vera vocazione portandoti qui, che poi non mi si dica che non ho occhio. Quello sguardo conservalo fino alla fine dello scontro: il nostro pubblico preferisce l'odio alle lacrime da femminuccia. -
Un coro di assenso si levò dagli astanti e si evolse in un vociare sempre più concitato.
- Guardali, li hai conquistati. Sarebbe da maleducati farli aspettare. -
Zahra fu la prima a scendere in campo e attese che la sua avversaria la seguisse. Nemeria indugiò, si prese un paio di secondi per racimolare il coraggio che le serviva per mettere in moto il corpo e valicare la linea rossa. Mentre la folla si accalcava intorno a loro, l'arbitro, lo stesso della sera precedente, diede il via.
- Non aspettavo altro. - sibilò eccitata Zahra.
La sua pelle si ritirò dalle braccia e da buona parte del viso, lasciando in vista lo strato di roccia sottostante. Le labbra divennero per metà un grumo di sassolini compatti, mentre i capelli assunsero un'intensa sfumatura verdastra. Le fasce che le avvolgevano le mani e i piedi si allargarono, tendendosi sulla sua nuova corazza.
- Il'ya ha fatto un ottimo lavoro, tanto che quasi, e dico quasi, mi dispiace doverti picchiare anche oggi. - scoppiò a ridere alle sue stesse parole, - Vediamo se riesci a resistere un po' di più. -
Portò i pugni al petto, si abbassò sulle ginocchia e scattò verso di lei. Nemeria provò a schivarla, ma il suo corpo provato era lento, non rispondeva come avrebbe voluto. Il pugno la raggiunse alla bocca dello stomaco, la piegò in due e le fece sputare tutta l'aria che aveva nei polmoni. Non ebbe nemmeno il tempo di riprendersi. Zahra le diede una ginocchiata dritta in faccia. Il naso si spezzò e il labbro si spaccò. Il dolore era così lancinante che le gambe le cedettero di schianto.
- Alzati o ti faccio alzare io a calci. - ringhiò.
Con un rantolo, Nemeria rotolò di fianco e si mise supina per riprendere fiato. Cercò Kimiya tra la folla. Era in seconda fila, tra Ana e Omeed, e fissava il vuoto senza accorgersi di niente.
- Ti do tre secondi per rimetterti in piedi. Uno... -
Nemeria si girò di nuovo, aprì le mani e si mise a gattoni. Il sangue gocciolava sul pavimento del palco, il suono cupo di un orologio fuori tempo.
- Due... -
Le urla divennero più forti, rimbalzavano sulle pareti e si autoalimentavano come le fiamme di un incendio. Nemeria sputò un grumo di saliva rossa e traballando si riportò in posizione eretta. Uno scroscio di applausi e fischi delusi fece tremare l'aria.
- Sai, quando verranno i tuoi amichetti, potrei prenderli tutti e buttarli qui dentro, dal primo all'ultimo. Li spezzerò come erba secca e comincerò proprio dalla tua amica imbambolata. - sibilò cattiva Zahra.
- Quando Dariush arriverà, darà al tuo capo le informazioni che vuole e ce ne andremo. - replicò Nemeria, convinta.
Indietreggiò e prese a spostarsi di lato, dapprima a sinistra, poi a destra, cercando di confonderla, gli occhi sempre attenti alla linea di demarcazione del campo.
- È evidente che hai dimenticato chi comanda qui. -
Zahra le balzò addosso, la gamba già alzata per colpirle l'avambraccio. Nemeria attese e si scostò all'ultimo, più un saltello che una vera schivata. Il piede fendette l'aria, colpendo il vuoto.
- Oh, la nostra topolina si è svegliata? -
Nemeria mirò al viso, alla parte non indurita dalla roccia. Si aspettava che Zahra lo evitasse, ma lei l'afferrò per il polso, un movimento così rapido che a malapena lo registrò. Non capì cosa successe in seguito, come riuscì a prenderla per le spalle e a sollevarla come se non avesse peso. Sentì solo il dolore che la investì quando impattò con violenza sul pavimento e l'omero uscì fuori asse.
- Questa l'ho imparata dalla vostra cagna Tian, quella con i capelli rossi. Spero che venga anche lei, stasera. -
Il pubblico inneggiava il suo nome, l'acclamava sempre più infervorato. Nemeria non lo udiva, avvolta nel suo sudario di dolore, incapace di fermare le lacrime. Erano salate, con un nauseante retrogusto ferroso.
- Sarà delizioso rompere le ossa a tutti i tuoi amici. - continuò Zahra, la sovrastò a carponi e le leccò le guance, gli occhi socchiusi e un'espressione estatica sulla bocca, - Fremo all'idea di farli a pezzi, di assaporare il loro sangue. La carne di topo l'ho sempre trovata squisita... -
L'immagine di quello che sarebbe accaduto le si dipinse davanti agli occhi con una nitidezza dolorosa: Noriko e Dariush a terra, in una pozza di sangue, e poco distanti Altea e Hirad con i volti tumefatti, che raschiavano il pavimento con le unghie rotte nel tentativo di trascinarsi fuori dal campo.
Una rabbia forte, incontrollata, le montò dentro.
- Io sono il fuoco. - bisbigliò a denti stretti.
Nemeria l'afferrò per la nuca e le diede una testata più forte che poteva. Zahra perse la presa e si alzò barcollando.
La folla tacque un istante e poi esplose in grida di incoraggiamento.
- Sangue, sangue, sangue! -
Nemeria si alzò e la caricò, sbattendola sul pavimento con tutto il suo peso. Zahra non ebbe il tempo di opporsi, il sangue che usciva dal naso rotto imbrattandole le labbra e il mento. La fissò stralunata, senza capacitarsi di come avesse fatto a finire e terra, ma lo stupore durò poco. Parò il primo pugno e le stritolò la mano fino a farle scricchiolare le nocche, per poi scansarlo quel che bastava per colpirla ancora, sotto lo sterno. Nemeria incassò. Le mancò il respiro per un attimo. Quando si riprese, le artigliò la faccia.
In quel momento, la voce dell'elementale le invase il cervello.
Lascialo fluire.
Il potere si concentrò nelle sue mani e le rese incandescenti. Le urla di Zahra riecheggiarono in tutta la cisterna, assieme a quelle d'esaltazione del pubblico, che ora tifava per lei e batteva le mani e i piedi a terra a ritmo.
- Vai così! -
- Fiamme, vogliamo le fiamme! -
- Bruciala! -
Sii il fuoco.
Zahra si dimenava sotto di lei, scalciava, raspava il pavimento con i piedi, le dita serrate attorno ai polsi di Nemeria per cercare di scollarsela di dosso. La pelle rocciosa era arrossata, cosparsa di bolle che scoppiavano lasciando esposta la carne viva. Assestò un pugno alla cieca, che sbalzò Nemeria all'indietro. Quest'ultima vide l'avversaria rialzarsi, il viso contratto in un'espressione folle, la pietra che andava a ricoprire le ferite con un nuovo strato e rinforzava il resto del corpo. I vestiti, i pochi che aveva indosso, si ruppero, incapaci di contenere l'armatura di roccia sottostante.
- Ti ammazzo! - sbraitò fuori di sé.
Nemeria era pronta. La pietra di luna bruciava sul suo petto, più caldo della sua stessa pelle, ma non le importava. C'erano solo lei e Zahra, nulla contava più. Aprì le braccia, invitandola a farsi avanti, mentre le fiamme che fino a quel momento avevano serpeggiato nelle vene si materializzarono sui suoi palmi.
Zahra lanciò un urlo carico di rabbia e le si gettò contro correndo. I suoi passi pesanti fecero tremare l'intera cisterna, crepando il palco come se fosse stato fatto di vetro. Nemeria attese che fosse abbastanza vicina, il braccio sano già proteso in avanti. Una fiammata, simile al soffio di un drago, proruppe dal suo palmo in un rombo assordante e si infranse contro Zahra, carbonizzò i vestiti e lambì la sua figura, senza però attecchire. Gli astanti si ritrassero, spaventati ed estasiati al tempo stesso, mentre i sassi arroventati schizzavano in giro.
Puoi fare meglio di così, Nemeria.
La bambina aggrottò le sopracciglia confusa. Non era la voce dell'elementale del fuoco, era più flautata, melodica. Scosse il capo e si concentrò. Si abbassò e prese la rincorsa, incanalando il suo potere. Lasciò che la rabbia e il desiderio di rivalsa lo nutrissero.
Zahra le sferrò un pugno, ma lei lo schivò schizzando di lato e sfruttò l'apertura nella sua guardia per colpirla alla guancia. All'impatto, come un palloncino compresso, le fiamme esplosero, avviluppandole la testa ed espandendosi fino alle spalle. Alcuni sassi si fusero, scivolarono in lacrime di lava scavando dei solchi profondi nell'armatura.
Di più, ci vuole di più.
Zahra gridò e si preparò al contrattacco. Nemeria non fece in tempo a scostarsi. Si sentì ghermire tra le sue braccia di pietra e stritolare in una morsa soffocante. Le vertebre scricchiolarono e la spina dorsale si arcuò sotto la forte pressione.
"Non... non voglio perdere..."
Con l'unico braccio libero che aveva, riprese a colpirla. Il fuoco l'avvolse ma la roccia resisté. Più andava avanti, più Zahra stringeva, le labbra arricciate in un sorriso tracotante, vittorioso. Le ossa iniziarono a scricchiolare pericolosamente, prossime alla rottura.
Controllalo, è tuo. Trattienilo e poi esplodi come una stella, Nemeria. Sii il Sole.
Nemeria non sapeva cosa pensare. La vista le si stava offuscando e il campo visivo si era riempito di puntini neri. Solo la rabbia e l'istinto sopravvivevano.
Il corpo si mosse da solo. Premette le unghie rotte nella carne e la piccola fiammella sul palmo cominciò a crescere, a crescere, sempre di più. Piccole lingue di fuoco guizzarono dalle dita schiuse. Il dolore divenne un'eco sorda, priva di importanza. Tutto il mondo scolorì davanti a quella sensazione inebriante, un fiume in piena che travolgeva e trascinava via ogni cosa. Quando sentì di non riuscire più a controllarlo, aprì la mano e colpì il braccio di Zahra. L'energia si liberò con un'esplosione tale da sbriciolare l'armatura di roccia. I pezzi schizzarono via, pietre roventi che si conficcarono nei muri, sui pilastri, nella carne viva. Zahra emise un urlo disperato e Nemeria colse l'occasione per artigliare ancora il braccio indifeso dell'avversaria. L'odore di carne bruciata si diffuse nell'ambiente e saturò l'aria afosa, già irrespirabile.
Zahra la spinse via e arretrò, osservando interdetta l'ustione profonda che le aveva lasciato. Digrignò i denti e le puntò addosso uno sguardo assassino. Era stanca, spossata, ogni suo respiro era un rantolo che le graffiava la gola.
Nemeria si guardò il palmo e la bruciatura che lo deturpava. Era sola ormai, ora lo capiva. Etheram non c'era più, né l'Alta Sacerdotessa, né sua madre o suo fratello. Era rimasta in compagnia dei suoi fantasmi e quella era la sua unica arma. Era brutta e bruciava, ma non aveva altro per proteggersi da Zahra e dal mondo là fuori che desiderava farla a pezzi.
Strinse il pugno e scattò, imitata dall'altra. Il destro di Zahra impattò contro le sue costole, spezzò il ghiaccio che le teneva congiunte e le mandò in frantumi. Il dolore fu così forte da accecarla per un istante.
Splendi, Nemeria, splendi. Oggi sei la stella più luminosa, sei il Sole stesso.
Nemeria appoggiò la mano sulla pancia di Zahra. Il potere esondò, un torrente violento di rabbia e disperazione esplose in un'onda d'urto che la sbalzò via, riempiendo l'aria di fumo e schegge. Nemeria rotolò lontano, si scorticò i gomiti e le ginocchia, per poi ricadere a faccia in giù. La linea del campo era davanti ai suoi occhi a un pollice di distanza. Intorno a lei solo silenzio.
L'arbitro si fece avanti, seguito da un Dominatore dell'aria che creò una brezza sufficiente a spostare la cortina di fumo. Nemeria si riempì i polmoni di quell'aria fresca: non sentiva più i muscoli della bocca, la spalla pulsava, le costole dolevano e il sangue raggrumato nelle narici le rendevano difficile respirare, ma la carezza di quel refolo sulla pelle escoriata le diede sollievo.
Un'ombra si allungò sopra di lei. Nemeria ridusse gli occhi a fessure per mettere a fuoco.
- È viva. - confermò l'arbitro, rispondendo a una domanda che lei non aveva sentito.
Poi si allontanò verso un punto al di fuori del suo campo visivo e per un po' nessuno fiatò.
A Nemeria girava la testa, la vista era sempre più offuscata. Quando qualcuno la issò da sotto le ascelle e la costrinse in piedi non oppose alcuna resistenza.
- La vincitrice dello scontro è la Dominatrice del fuoco! -
Quella fu l'ultima cosa che udì, prima che la spossatezza la precipitasse nell'oblio.
*
Il pubblico era ammutolito, solo un lieve chiacchiericcio animava la cisterna. Tutti gli occhi erano puntati su Nemeria, che giaceva svenuta con la testa appoggiata alla spalla dell'arbitro. Anche Noriko e gli altri, che erano giunti poco prima della fine, erano diventati delle statue di sale. Nessuno si aspettava che ce l'avrebbe fatta, tutti avevano scommesso contro di lei e tutti avevano perso.
- Cosa?! Perché? Io sono in piedi, lei è a terra! -
Zahra marciò minacciosa verso l'arbitro. Aveva metà del viso bruciata e, oltre all'ustione sul braccio, sanguinava copiosamente da diverse ferite.
Il Dominatore dell'aria si frappose tra lei e l'uomo: - Non un altro passo. -
- Altrimenti? -
- La mia decisione è insindacabile: sei caduta fuori dal palco, lei no. - sancì con sicurezza l'arbitro, - Se continuerai a mettere in discussione il mio verdetto, sarò costretto a espellere te e il tuo gruppetto dall'arena. -
Zahra aprì la bocca per ribattere, ma venne preceduta da Abayomi, che la bloccò mettendole una mano sulla spalla.
- Non vi preoccupate, la mia compagna è solo amareggiata per com'è andato a finire l'incontro. Dovete scusarla, a volte non sa tenere a bada la lingua. - disse con un sorriso forzato e lanciò a Zahra un'occhiata ammonitrice.
In seguito, Abayomi si focalizzò su Nemeria, ma prima che potesse avanzare qualsiasi richiesta, Noriko si fece avanti e oltrepassò Dariush e tutti gli altri membri della Famiglia. Il capo dei Cani la squadrò e Zahra la fissò truce. Noriko sapeva che la odiava da quando le aveva rotto i denti, tuttavia era anche altrettanto certa che non avrebbe osato attaccarla in quelle condizioni. Un po' sperava che lo facesse, ma l'Alatfal'yl non era stupida, purtroppo.
- Abayomi, dobbiamo parlare di affari. - esordì in tono piatto.
Non fece in tempo a rispondere che delle urla provenienti dalla cima della gradinata misero tutti in allerta.
- I Kalb! i Kalb ci hanno trovati! -
- Scappate! -
Prima ancora che se ne rendessero conto, un gruppo di uomini vestiti di neri e oro sciamarono all'interno della cisterna, le balestre e le spade d'oricalco che rosseggiavano alla luce tenue delle torce. In un secondo furono circondati.
Angolino autrice
Dunque, con questo capitolo giungiamo alla fine della prima parte della storia. Ora, il libro non è finito (insomma, ok che sono malvagia, ma non gino a questo livello), ma comincia la seconda parte, quella, diciamo "post arena e pestaggio." La pubblicazione da questo punto in poi tornerà a essere settimanale, così non vi ammorberò più i miei continui aggiornamenti. Arrivati a questo punto vi chiedo... come vi è parsa questa prima parte? Vi ha appassionato? Avete qualcosa da dire/farmi notare? Insomma, mi piacerebbe sapere anche dai lettori silenziosi cosa ne pensano di questa primissima parte, ecco. A parte questo, ringrazio tutti voi per il sostegno, dal primo all'ultimo. Grazie, grazie mille davvero.
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