Un frammento di ciò che fu [3/5]

- Ho avuto paura che mi arrivasse addosso, a un certo punto. - ridacchiò Bahar.

- Anche io. - ammise Nemeria, senza smettere di applaudire.

Le facevano male le mani, eppure non riusciva a fermarsi e i suoi occhi rincorrevano gli acrobati nei loro numeri. Non si risparmiavano con niente e nessuno, neppure le occhiatacce riservategli da coloro che non apprezzavano i loro scherzi riuscivano a fermarli.

Un mormorio sorpreso fece tremolare l'aria quando i sei si buttarono al di là del parapetto e atterrarono con una fluidità felina. Corsero intorno al perimetro dell'arena, le mani alzate verso il cielo e i nastri colorati, in tinta con le piume, parevano avere vita propria durante le spaccate in aria.

- Nemeria, guarda! -

Bahar puntò il dito verso il palco con un sorriso estatico. Un giocoliere con il viso pesantemente truccato e i capelli tirati all'indietro, apparso in un turbine di lenzuola semi trasparenti, a ritmo di musica stava facendo roteare due clave infuocate. Al suo fianco una donna mulinava una catena in fiamme, muovendosi a passo di danza, con i nastri azzurri che, come comete impazzite, serpeggiavano attorno a lei in una coreografia frenetica. Alla melodia si era aggiunto il suono grave e squillante delle tube, che scandivano il ritmo degli acrobati assieme ai battiti del pubblico. Quando lo spettacolo terminò, gli applausi scrosciarono da tutta l'arena, compresa dalla tribuna del governatore.

- Sono bravissimi! - commentò entusiasta Nemeria.

- Macché, sono ben più che bravissimi. - commentò Bahar, - Per tutti gli dei, guarda lassù! -

Nemeria alzò lo sguardo e seguì la traiettoria del suo dito fino a trovare la donna che si stava calando dal cielo. Indossava degli abiti vaporosi, con diversi strati di veli che si gonfiavano, catturando e trattenendo il vento che, improvvisamente, spazzava la sabbia e sollevava la polvere. Una corona di piume blu le adornava la testa e continuava con quelle che costituivano le immense ali cobalto che catturavano la luce e la rifrangevano. Il trucco attorno agli occhi era pesante, li allungava rendendoli simili a quelli di un gatto, così come quello che le disegnava degli arabeschi dorati attorno alla bocca e al collo, eppure Nemeria la riconobbe subito: Pavona.

La musica cambiò, si abbassò fino a diventare un accompagnamento di sottofondo, una melodia intessuta dalle note delicate delle cetre e delle siringhe. Pavona fluttuava in aria sostenuta dal nulla, pareva una divinità scesa in terra, l'incarnazione stessa della Madre. Non appena cominciò a cantare, il brusio che animava gli spalti ammutolì, trasformato dapprima in un mormorio di stupore e poi in grida strozzate quando i sei acrobati, quelli che erano corsi tra la folla, si librarono in aria. Sulla voce di Pavona, danzavano verso o lontani da lei, tuffandosi come delfini, con i drappi colorati che li avvolgevano a ogni avvitamento o capriola, sirene e tritoni al comando della loro bellissima e inarrivabile regina. Il vento era la guida e il sostegno delle loro acrobazie; il vuoto il palcoscenico intangibile, vera sede dello spettacolo.

- Non avevi detto che non c'erano Dominatori? -

Bahar scosse la testa e ci mise un po' a rispondere: - No, i membri del Consorzio l'avrebbero riconosciuta. -

Non proseguì, ma Nemeria capì lo stesso quello che avrebbe voluto dire.

- Ci sarà qualche trucco dietro. Funi, contrappesi, ganci, ci sono mille modi per fare quell'effetto. - la rimbeccò Morad, le braccia incrociate sul petto e lo stesso sguardo scettico.

- E quale sarebbe? -

- Non lo so, non mi sono mai interessato. Ma se esistono corde che permettono quelle acrobazie, non vedo perché non potrebbero esisterne alcune trasparenti. L'alchimia ha fatto passi da gigante negli ultimi anni: molte cose che quando io avevo la vostra età erano impossibili ora sono la normalità. Se ci tenete tanto a saperlo, potreste andare a chiederglielo dopo lo spettacolo. -

Nemeria si girò di scatto e lo scrutò con tanto d'occhi, incredula quasi quanto Bahar.

- È inutile che mi guardi così. Tyrron vuole che impari l'arte dello spettacolo. Per quanto io disapprovi il circo, il loro mestiere lo sanno fare. -

Indicò la folla in delirio attorno a loro. Erano rimasti tutti conquistati, rapiti dalla voce di Pavona e dai numeri degli acrobati che orbitavano attorno a lei.

- Le guardie sanno chi sono. Se desideri parlare con la cantante o con qualcuno di quei saltimbanchi, ben venga: almeno da questa esperienza ci ricaverai qualcosa di utile. -

Nemeria annuì e tornò a guardare Pavona. Circondata dagli acrobati, si godeva gli applausi del pubblico, profondendosi in inchini e saluti. Quando si volse verso i loro spalti, Nemeria percepì il suo sguardo su di sé: per tutto quel tempo, da quando si erano incontrate, l'aveva aspettata. Anche se Morad non le avesse dato il permesso di andarle a parlare, avrebbe trovato un modo per andare da lei. Glielo doveva, ma soprattutto aveva bisogno di dare un senso alla sensazione di familiarità e malinconia che era legata a doppio filo con Pavona.

Lo spettacolo proseguì fino a poco prima di mezzodì. Sul palco si esibirono acrobati, contorsionisti, equilibristi, in un susseguirsi di numeri mirabolanti da mozzare il fiato. Bahar e tutti gli spettatori rimasero incantati dai loro giochi di prestigio al limite dell'impossibile. Nemeria era ipnotizzata dai funamboli e il cuore le balzava in gola ogniqualvolta si fermavano in bilico sulla corda, con l'asta colorata che oscillava pericolosamente a destra e a sinistra. Che fosse una recita ben architettata o una reale difficoltà a mantenere l'equilibrio, il brivido che le risaliva lungo la spina dorsale e le congelava il respiro era reale.

All'intervallo, quando l'arena si svuotò, Nemeria avrebbe voluto correre subito a parlare con Pavona, ma Morad insistette perché prima mettesse qualcosa sotto i denti.

- A quest'ora fa davvero molto caldo e tu sei un cumulo di ossicine che cammina per strada. Se Tyrron sapesse che sei svenuta, mi scuoierebbe vivo. - le disse, stroncando sul nascere qualsiasi sua obiezione.

Fuori c'erano diversi carretti che si contendevano i clienti, offrendo i migliori dürüm. Il profumo della carne di tacchino sulla griglia aveva pervaso l'aria e richiamava soprattutto i più giovani, che sciamavano verso quello o quell'altro venditore.

- Bahar, prendine tre da chi vuoi, noi ti aspettiamo lì. - Morad indicò l'ombra di una casa, una striscia scura quasi a ridosso della parete, - E fai in fretta, la pausa non dura a lungo. -

- Farò il possibile... -

- Più parli più la coda si allunga. Su, muoviti. -

Le mise in mano tre siglos e fece cenno a Nemeria di seguirlo. Col sole a picco sopra la testa e la sola protezione della tettoia, il sudore le inumidì presto la schiena e le ascelle.

- Piaciuto? -

- Sì, è stato... - aprì le braccia e sorrise elettrizzata, - non so nemmeno come descriverlo. Non avevo mai visto niente del genere in vita mia. -

- Tyrron ne sarà contento. Aveva insisto molto affinché tu andassi, ma ha preferito aspettare che ti ambientassi. Hai capito perché ti ho portata qui? -

Nemeria ci pensò un po' su. Cercò Bahar con lo sguardo, ma c'era troppa calca e le venne difficile anche solo individuarla.

- Anche io dovrò far divertire? -

- Esatto. Non è solo la vittoria a essere importante, imprimitelo bene in testa. A pochi interessano le tecniche di lotta. Per il popolo, tu stai solo agitando la spada. Magari lo starai facendo con più grazia degli altri, ma a nessuno interesserà quanto il tuo fendente sia pulito o il tuo affondo rapido. - abbracciò con un cenno del capo tutta la folla davanti a loro, - Se vuoi guadagnarti la libertà, devi farti amare da loro. E quello che il popolo vuole è divertirsi. Questo circo ha avuto successo perché è spettacolare, grandioso e imprevedibile. Tu domini un elemento raro e hai un aspetto ancora più strano: hai tutte le carte in regola per farti amare. -

- Il loro amore comprerà la mia libertà. -

- Sì. Se speri di lasciarti l'arena alle spalle, un giorno, il loro appoggio e il sostegno dei tuoi prestigiosi ammiratori sarà il tuo lasciapassare per andartene. -

Bahar tornò con tre dürüm pieni fin quasi a scoppiare. Nemeria lo addentò e tutto il formaggio all'interno del rotolo le sgocciolò sui piedi, assieme ad alcuni pezzi di verdura e tacchino. Non che le importasse granché; l'unico suo dispiacere era che non poteva chinarsi e rimettere il tutto dentro.

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