Scuola [1/4]

La storia partecipa al MasterPad del dream_club

Il fuoco è sempre stato e, ragionevolmente, rimarrà sempre, il più terribile degli elementi.

(Harry Houdini)

La cena venne servita giusto un'ora dopo. Nemeria aveva ancora gli occhi umidi quando Bahar venne a chiamarla per andare a tavola. Inghiottì un gemito mentre si alzava e passò accanto alla serva, che nonostante l'occhiataccia che le aveva lanciato era rimasta sulla soglia ad aspettarla. Nemeria la superò a capo basso e fu così che si accorse dei sandali appoggiati al muro.

- Il padrone desidera che li indossi. - la informò prontamente Bahar.

“E se non volessi?”

- Hai bisogno di una mano a infilarle? Ridotto come sei non deve essere facile. -

-Faccio da sola. - borbottò stizzita.

La serva sgranò gli occhi per un istante quando finalmente capì che Nemeria non era un ragazzo, ma non commentò.

La bambina sbuffò e si sedette sul pavimento dandole le spalle. Avevano una spessa e pesante suola in cuoio e i lacci erano molti. Con il destro riuscì a destreggiarsi e a legarli attorno alla caviglia e al centro del piede, mentre con il sinistro fece un po' di fatica, il braccio stretto al petto le era d'intralcio. Poi Bahar la prese sotto le ascelle e l'aiutò a rimettersi in piedi.

- Andiamo, o il padrone se la prenderà con me. - la incitò con un colpetto sulla spalla, - Sempre dritta, segui il corridoio. -

Nemeria non voleva incontrare Tyrron, non voleva cenare assieme a lui, ma non aveva scelta: le occhiate di prima erano state sufficienti a farle capire che non avrebbe tollerato alcun capriccio. Tirò su col naso e deglutì un paio di volte, le unghie piantate nei palmi delle mani. Il calore che si irradiava dalla pietra di luna le aveva pervaso il petto e le asserragliava i polmoni in una gabbia infuocata.

Stando al quantitativo di portate che aveva visto, Nemeria rimase stupita quando si accorse che la sala da pranzo era stata apparecchiata solo per due persone. I letti erano stati spostati contro le pareti ed era stato aggiunto un altro tavolo, dove erano stati deposti diversi piatti, tutti ricchi di cibo. Nonostante i tentativi di Nemeria di non volgere lo sguardo in quella direzione, era bastato il profumo della carne speziata a risvegliare il suo appetito.

- Siediti vicino a me. - Tyrron le indicò il posto alla sua sinistra, - È compito di Adel e Imar servire gli ospiti. -

Nemeria si concesse un breve momento d'esitazione. Le sembrava di avere le ossa di piombo tanto le era difficile camminare. Quando arrivò a capo tavola, prima che lo facesse lei, Bahar scattò e le spostò la sedia per permetterle di sedersi.

- Ti faccio assaggiare un po' di tutto. - riprese Tyrron, - Sei un insetto stecco, se vuoi sopravvivere nell'arena devi mettere su un po' di peso. In questo stato, persino un bambino ti stenderebbe. –

“Come se potessi scegliere.”

Due servi fecero il loro ingresso nella sala con altre due portate. In quello più giovane Nemeria riconobbe il ragazzo che le aveva dato le indicazioni per arrivare allo studio privato. Aveva le spalle strette, la vita sottile e le orecchie leggermente appuntite appena nascoste dai riccioli. Le lanciò uno sguardo gentile accompagnato da un sorriso, prima che il suo compagno, un uomo col naso a patata e il labbro sporgente, gli ordinasse con un cenno della testa di sbrigarsi.

Nemeria si sforzava di restare calma. Il collare le sembrava più stretto, sebbene non l'avesse più toccato dopo l'episodio di qualche ora prima, e il calore liberato dalle placche di metallo passava attraverso il cuoio e le arroventava la pelle. Tyrron aveva detto che era oricalco. Il nome non le era nuovo. Frugò nella memoria, ricercando l'informazione nelle conversazioni avute con Etheram o Fakhri, ma non le venne in mente nulla di più di ciò che aveva potuto scoprire da sé: con quel metallo era stata realizzata la fibbia e le placche e, in un modo che ancora non capiva, riusciva a interferire nel suo richiamo degli elementali.

“Perché nessuno ci ha mai messo in guardia?”

La risposta emerse limpida, ancor prima che avesse tempo di arrabbiarsi: nessuno nella tribù, probabilmente, aveva mai pensato che fosse necessario informarle perché non lo sapevano. O forse, come i mortali pensavano che le Jinian fossero solo una leggenda, neanche loro non avevano mai creduto all'esistenza di un metallo con tali proprietà.

- La cena è servita. -

La voce di Tyrron la ridestò dai suoi cupi pensieri. Nemeria osservò la ciotola, appartenente allo stesso servizio di quelle in cui erano state conservate le olive, lo yogurt e diversi pezzi di verdure con vicino una frittata di patate che ancora sfrigolava. Deglutì e osservò di sfuggita come Tyrron mangiava quest'ultima, quindi la spezzettò pure lei e la immerse nella salsa. Il sapore dei cetrioli e delle carote le accarezzò la lingua e le aprì lo stomaco. Non si gettò sul piatto soltanto perché non voleva che Tyrron vedesse quanta fame avesse, da quanto non assaporava una cena vera in una vera casa.

- Hai gradito. - notò lui con un sorriso, mentre Imar portava via i piatti.

Nemeria annuì piano e tornò a fissare il tavolo. Solo allora le saltò all'occhio che, bicchieri e brocca di terracotta a parte, non c'erano posate.

Subito dopo vennero serviti con del riso affiancato da uno spezzatino con ceci speziati. A Nemeria venne l'acquolina in bocca. Lo mangiò con le mani, come faceva Tyrron, aiutandosi con il pane. Anche quando ebbe finito tutto, ripulì il piatto dagli ultimi residui di sugo. Lo avrebbe fatto con la lingua se non ci fosse stata altra gente.

Quando Adel tornò in cucina per riempire la caraffa con l'acqua, Nemeria tirò il fiato. La fame si era placata e adesso le domande affioravano in superficie, tutte ugualmente importanti, tutte che ancora pretendevano una risposta. L'incendio che avvertiva dentro di sé persisteva e crebbe finché le fiamme non avvilupparono l'immagine della Famiglia, di Kimiya e i suoi occhi vitrei. Quel ricordo fu una pioggia sulle fiamme.

- Cos'è successo nell'arena? - trovò la forza di domandare in un sussurro.

Tyrron la fissò come se gli avesse chiesto una cosa ovvia, poi però alzò le sopracciglia e si appoggiò contro lo schienale. Imar gli mise davanti delle alette di pollo con una salsa densa e rossa.

- Mi ero dimenticato che eri svenuta. Beh, non c'è molto da raccontare. Quando sei stata dichiarata vincitrice, i Kalb hanno fatto irruzione e hanno catturato quante più persone potevano, così come avevamo deciso. -

- Quindi tu sapevi cosa stava accadendo? -

- Non solo io. Purtroppo c'è una grande concorrenza nel settore, ognuno di noi lotta per accalappiarsi i gladiatori migliori. In ogni caso, io ho fatto un attimo affare. Tu e la tua amica siete degli ottimi elementi, anche se tu più di lei necessiti di essere allenata. - addentò la pelle del pollo e la strappò assieme alla carne, - Ha quasi steso due Kalb a colpi di pugni, quella ragazzetta lì. È stato un acquisto imprevisto, ho sborsato più di quanto pensassi, ma non potevo farmi scappare una Dominatrice dell'aria.-

La testa di Nemeria scattò verso l'alto e lo scrutò con tanto d'occhi. Non stava parlando di Zahra, non l'avrebbe mai difesa, né tanto meno di Kimiya, Il'ya o Dariush.

Davanti alla sua espressione sorpresa, Tyrron piegò le labbra in un mezzo sorriso.

- Stai parlando di Noriko? -

- Sì, proprio lei. Una vera furia. Quando ha liberato l'elementale dell'aria si è scatenato un vero putiferio. Ci sono voluti quattro Kalb per immobilizzarla e due sono usciti dalla cisterna con un occhio nero e una mandibola slogata. - il sorriso si allargò sulle sue labbra fino a trasformarsi in una sonora risata, - Chi se lo aspettava! Due tra le Dominatrici più rare, una più strana dell'altra. Tu con i tuoi occhi e lei con quei capelli rossi, piacerete sicuramente al pubblico. -

Nemeria incassò il capo nelle spalle e si strinse un ginocchio per tenere a bada l'agitazione e il panico. Già se lo immaginava, una folla urlante stipata sugli spalti, inebriata dalla violenza e dal lezzo di sangue. Era una scena molto nitida, i colori così accesi da conferirle l'impressione di una visione. Si morse l'interno della guancia e incontrò di nuovo lo sguardo di Tyrron. Quello di lui non si era mai spostato da lei, ne aveva sentito il freddo sul collo.

- E dopo? Cosa è successo dopo? -

- Nulla di che. I Kalb hanno catturato più persone possibili e chi aveva comprato si è semplicemente limitato a prelevare la merce. - sorseggiò un bicchiere di vino fruttato, - Cosa vuoi sapere per l'esattezza? -

- I Kalb... cosa sono? E che ne è stato della... merce in più? -

Tyrron la fissò come se avesse le fosse spuntata un'altra testa. Nemeria si sforzò di non distogliere lo sguardo, sebbene l'imbarazzo per la sua ignoranza le chiazzasse le guance di rosso.

- Sono la guardia personale del governatore della città e si occupano esclusivamente di andare a stanare quelli come te. - le spiegò con calma e le lanciò un'occhiata penetrante, - Per quanto riguarda gli altri, i non-Dominatori, non so cosa sia successo. Se nessuno ha avanzato un'offerta prima della sortita, è probabile che siano finiti al mercato degli schiavi. -

- E se nessuno li compra? Cosa succede? -

Iman portò a tavola un vassoio con delle palline impilate in una piramide. Erano state spolverate con la farina di cocco ed emanavano un intenso profumo zuccherino e delicato d'acqua di rose. Tyrron ne morse uno e la frolla si sbriciolò tutta in bocca.

- C'è sempre qualcuno che vorrà un uomo per fare la spesa, pulire, cucinare, o per spedirlo di qua e di là a fare le commissioni. - sospirò, si appoggiò allo schienale e intrecciò le dita sulla pancia, - Nella maggior parte dei casi, gli uomini di Kalaspirit delegano qualsiasi impegno ai servi, se non è di primaria importanza. Per questo motivo il commercio degli schiavi va a sempre a gonfie vele. -

Nemeria trattenne il respiro: - Ricordi se tra la folla c'era una ragazza alta così, con i capelli lunghi, molto piccola e magra... -

Tyrron parve rifletterci seriamente. Prese un altro dolcetto e sospinse il vassoio verso di lei.

- No, non mi dice niente. C'era molta gente e una volta prelevate voi me ne sono andato. -

Nemeria abbassò lo sguardo. Improvvisamente i dolcetti avevano perso tutta la loro attrattiva.

- Vai a dormire, ti conviene. Hai bisogno di riposare, così le ferite si rimargineranno presto. - prese il calice e lo inclinò, facendo ondeggiare la superficie del vino, - Se hai bisogno di qualcosa, Bahar sarà subito da te. -

La ragazza in questione si staccò dal muro e le si fece vicino. Aveva le mani dietro la schiena e sorrideva tutta impettita, lo sguardo fiero di chi ha ricevuto il compito più importante della propria vita. Nemeria non comprendeva il suo entusiasmo e, sinceramente, non gliene importava un fico secco in quel momento. Perciò scivolò dalla sedia, fece un rapido inchino e si avviò verso il corridoio.

- Nemeria. - la richiamò l'uomo, un attimo prima che varcasse la porta.
La bambina si bloccò sul posto, ma rifiutò di fronteggiarlo.

- Io ti sto tendendo la mano, e ti suggerisco di fare altrettanto. Rimarrai qui per tutto il tempo che ti serve a riprenderti, ma se il curatore mi riferirà che non ci stai davvero provando, a guarire intendo, sarò io stesso a buttarti nell'arena, chiaro? -

La sua voce era dura, inflessibile, e i suoi occhi le trapassavano la nuca come spilli. Un brivido le corse lungo la spina dorsale e le accapponò la pelle.

- Farò del mio meglio. -

- Era quello che volevo sentirti dire. Ora va'. -

Nonostante il dolore alle gambe, Nemeria quasi corse fino alla sua stanza.

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