Rivincita[2/6]


Oltrepassarono l'ultima cabina, imboccarono la porta sull'angolo e salirono una breve rampa di scale che li immise nell'armeria. Molte armi erano nelle rastrelliere, ma alcune, come tridenti, lance, scudi e reti erano state appese alle pareti. Il tessen di Noriko era stato appoggiato su un sostegno di legno vicino a due yari incrociate. Con la sua shamshir in mano, Nemeria si soffermò a guardare le yari, affascinata dalla lama e dal lungo codolo rastremato.

- Sarebbe bello poter imparare a usare anche quella. -

Noriko sollevò entrambe le sopracciglia: - Non hai i giusti anni di danza e pratica rituale alle spalle. Saresti un disastro. -

- Che intendi? -

- Che se hai dodici anni, te ne servono altrettanti per imparare a usarla. Lascia perdere. -

- Voi due, muovetevi. - le esortò un soldato.

Si affrettarono verso il gruppo. Abayomi la fissava in tralice umettenadosi le labbra. Quando si accorse di avere l'attenzione di Nemeria, curvò l'angolo della bocca in un ghigno sardonico e si avviò al primo cenno del capo delle guardie.

Zahra si limitò a scrocchiarsi le dita. La pelle sotto lo zigomo si crepò e in fondo all'iride si accese una luce ferale. Se Noriko non l'avesse trattenuta, Nemeria l'avrebbe attaccata al muro in quel momento.

- Non perdere di vista l'obiettivo: se ti fai squalificare, non riavrai più la palla di pelo. - le sussurrò.

Il musetto di Batuffolo, il ricordo tattile della sua morbidissima pelliccia sotto il palmo, le fece rallentare il passo e rilassare le spalle.

Le guardie si chiusero dietro di loro e il capo indicò loro una porta che si apriva su uno stretto corridoio in pietra. La luce, sul fondo, disegnava l'ombra di quattro sbarre.

- Quando si alzerà, entrate nell'arena. - annunciò con lo stesso tono infastidito con cui un padrone si rivolge a un cane poco obbediente, - Ve lo dirò soltanto una volta: tenete le mani lontane dalle armi. Se dovessi intervenire e lo spettacolo dovesse subire un ritardo, al ritorno a scuola sarò più che felice di frustarvi personalmente. -

Il gelo nei suoi occhi e la contrazione della mascella bastarono a far passare il messaggio. Persino Abayomi perse il suo sorrisetto sfrontato e chinò il capo.

- Ora disponetevi in due file e attendete. A breve entrerete in scena. -

Durga e Ahhotep si scambiarono un'occhiata d'intesa e si misero dietro Nemeria e Noriko. Dopo un momento d'esitazione, anche gli altri si accodarono e loro due si ritrovarono a essere le prime. Senan fu l'unico che rimase combattuto, ma quando anche Uriah sgattaiolò in fondo alla fila, decise di seguirla. Oltre a Nemeria e Zahra, Senan era l'unico a indossare un'armatura. La sua corazza di cuoio riproduceva i muscoli del petto e del torace.

- Sei agitata? - le domandò Noriko sottovoce.

Nemeria deglutì. La pietra delle pareti smorzava il rumoreggiare del pubblico e lo faceva sembrare una cosa lontana, distante come in un sogno. L'eccitazione che le faceva rizzare i peli sulle braccia, però, era reale ed era nutrimento per le fiamme di Agni. Le parve anche di vederla mentre danzava nella luce polverosa tra il profilo delle sbarre.

- Non come mi aspettavo. -

Noriko annuì. Nemeria sapeva che aveva colto cosa intendeva dire.

- Ricordati quello che mi hai promesso. - le disse e poi non aggiunse altro, perché uno squillo di tromba proruppe nell'aria e la voce roboante di un uomo ammutolì gli spalti.

- Signori, ecco a voi i gladiatori! -

Nemeria scattò prima di tutti e si buttò fuori, sguainando la shamshir verso l'alto. L'aria venne percorsa da un fremito e poi gli applausi esplosero in tutta la cavea. Quelli sulle gradinate più lontane alzarono le mani al cielo, come per farsi vedere da lei, mentre il suo nome rimbalzava di bocca in bocca sempre più forte. E anche quando al coro si aggiunsero i nomi degli altri gladiatori, alle sue orecchie arrivavano solo le voci di coloro che acclamavano lei. Nemmeno la luce bruciante del sole sulle braccia poteva asciugare il suo entusiasmo.

- Nemeria! Nemeria! Nemeria! Nemeria! -

Mai come allora il suono del suo nome aveva avuto un suono così dolce.

- Signori e signore, il direttore della Scuola di gladiatori è felice di presentarvi i suoi migliori allievi. -

Il banditore, lo stesso uomo dal doppio mento che Nemeria aveva visto la prima volta all'arena, si inchinò e Koosha si appoggiò agli spalti. La spilla piumata che aveva appuntato sul turbante inglobava la luce e la effondeva in riverberi rossastri.

- Benvenuti nell'Arena. - aprì le braccia e si inebriò degli applausi del pubblico, - Ieri avete avuto un assaggio della capacità di questi nuovi gladiatori. Spero che vi ricordiate ancora del viso dei vostri beniamini, perché oggi avranno bisogno di tutto il vostro sostegno. - indicò l'urna che un ragazzo, in piedi accanto a lui, teneva tra le mani, - Ora estrarrò i nomi dei candidati che si scontreranno questa mattina e questa sera. Nel mezzo, ovviamente, non vi lasceremo di certo ad annoiarvi: vedrete scontrarsi i nostri migliori gladiatori contro bestie che nemmeno nelle vostre migliori fantasie pensavate potessero esistere, giunte qui dall'altra parte dell'impero solo e soltanto per voi, grazie al finanziamento dell'illustre Orang. - dichiarò, volgendosi verso l'uomo seduto al suo fianco.

Nemeria ridusse gli occhi a due fessure per schermarsi dalla luce e metterne a fuoco il viso. Gli ricordava Mina: era grasso come e più di lei, con la pelle del mento che formava un rigonfiamento rugoso, simile al gozzo di un tacchino, appoggiato al petto, come se fosse troppo pesante da sollevare persino per lui. Anche quando il pubblico applaudì, si limitò ad alzare la mano e a salutare a destra e a sinistra. Nonostante le ampie vesti, in controluce Nemeria riuscì a scorgere il grasso cadente delle braccia.

- Ringrazio a nome di entrambi il governatore, per averci permesso di mettere in scena tutto ciò. Che la luce e la gloria di Ahurmazd Heydar illumini sempre voi e la vostra famiglia! -

Koosha si mise una mano sul petto e chinò il capo. Dalla balconata, il governatore accennò un sorriso cordiale e poi si appoggiò nuovamente contro lo schienale dello scranno. La cosa che più colpì Nemeria fu la lunga barba riccioluta e il cappello che aveva in testa, simile a un filone di pane intessuto di gemme preziose.

- Non ho intenzione di tergiversare oltre. Scommetto che anche voi fremete dalla voglia di sapere chi si esibirà. - il servo gli porse l'urna e Koosha pescò le prime due piccole tavolette d'ardesia, - Noriko e Ahhotep. -

A Nemeria non occorse voltarsi per vedere l'espressione impassibile della sua amica, ormai la conosceva abbastanza. Rimase però sorpresa nel notare la stessa calma anche sul viso di Ahhotep. Non pensava sarebbe scappata a gambe levate, ma non si aspettava nemmeno quella fermezza, non da una ragazza che, solo la sera prima, aveva cantato una canzone d'amore.

- Abayomi e Urah. -

Al nome di Abayomi, tutta l'ala sinistra esplose in uno scroscio di applausi e urla di incoraggiamento. Il diretto interessato mandò baci e poi si inchinò fino a toccare la sabbia col ginocchio.

- Bene, vedo che avete già un vostro beniamino. - Koosha abbracciò l'arena con lo sguardo e ripose le tavolette d'ardesia nelle mani del servo, prima di estrarre le altre due coppie, - Questi sono i nomi di chi gareggerà domani, invece. Nemeria contro Zahra e Durga contro Senan. -

Un brivido le serpeggiò nei lombi. Quando Nemeria si voltò, Zahra la stava già fissando. Lei scrocchiò il collo e le dita della mano, a una a una, chiudendole in un pugno davanti al viso.

Mentre tutti, tranne la prima coppia nominata, si ritiravano, le si accostò e le mise una mano sulla spalla.

- Mi auguro che il vostro sia un ottimo medico perché domani ti farò a pezzi. - le sibilò Zahra all'orecchio e fece scattare i denti a un pollice dal lobo, - E poi mi riprenderò la rivincita anche sulla puttana Tian. -

Nemeria l'afferrò per la tunica e la tirò a sé. Scorse uno dei soldati che si avvicinava al limitare del suo campo visivo, ma non mollò la presa. La trasse a sé, fronte a fronte, lo spazio di un respiro a dividerle.

- Io spero che tu abbia un buon posto dove piangere, perché domani ti farò versare tutte le tue lacrime. -

Le labbra di Zahra si schiusero su un sorriso ingiallito da lupo.

- Voi due, allontanatevi. - ingiunse un soldato, la shamshir già sfoderata per metà.

- Calma, calma, io e la mia amica Nemeria ci stavamo solo scambiando un piccolo segreto. - l'Alatfal'yl indietreggiò con le mani alzate, - Stavamo solo parlando, no? -

- Sì. - finse di asciugarsi i palmi roventi sulle cosce e fece un paio di passi indietro.

Il soldato non sembrò molto convinto, ma alla fine sbuffò e indicò un punto alle sue spalle. Zahra trattenne lo sguardo su Nemeria ancora per un momento, prima di intrecciare le dita dietro la nuca e andarsene.

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