Piegarsi e non spezzarsi [4/4]
Nemeria non sapeva più cosa pensare. Fakhri le aveva ribadito che gli elementali non si piegano facilmente e che gli umani facevano ancora più fatica a manipolarli, dal momento che avevano perso la benedizione della Madre. Quindi com'era possibile che dei ragazzi così giovani e non addestrati riuscissero a comandarli e a usufruire dei loro poteri senza che questi si ribellassero? E, soprattutto, com'era possibile che la loro magia non li avesse ancora corrotti?
"Per lo stesso motivo per cui l'elementale della terra di Dariush gli permette di fare del male ad Altea."
La mano si chiuse istintivamente attorno al ciondolo, sulla superficie fredda eppure rassicurante della pietra di luna.
- Anche Noriko è come Dariush? - si azzardò a chiedere.
Avvertì gli occhi di Hirad puntarsi su di lei, ma lo ignorò. Chissà perché, la notizia che il ragazzo fosse un Dominatore non l'aveva sconvolta più di tanto, ma sentiva che c'era dell'altro. Non sapeva spiegarsene il motivo, era una sensazione istintiva come quando era arrivata alla Fontana dei Mari senza conoscere la strada.
- No, però picchia come un demonio, tipico di chi viene dall'Ukiyo-e! Lì persino le donne imparano a combattere, quindi non mi sorprendo che Dariush insista sempre perché si occupi con lui del turno di guardia. - le illustrò Altea, - Come mai questa domanda? -
- Curiosità. -
- Questa è colpa tua, Hirad. -
- Mia? E che colpa ho io, ora?! -
- Hai reso il mio Scoiattolo curioso. Adesso diventerà pure intelligente come te. -
- Mica è una malattia, eh... -
- Lo dici solo perché tu ce l'hai da troppo tempo! -
Andarono avanti così a battibeccare, finché non giunsero in prossimità del mercato nel Quartiere del Legno. La maggior parte delle bancarelle vendevano frutta, verdura e vari generi alimentari.
Altea, nascosta dietro l'angolo assieme a Hirad, le insegnò come rubare. Sembrava semplice detto da lei e Nemeria si illuse che ci sarebbe riuscita. Tuttavia, quando si avvicinò a uno dei banchi, non riuscì nemmeno ad allungare la mano per far cadere accidentalmente la mela. Ci riprovò varie volte, cambiando spesso bersaglio, di modo che nessuno potesse sospettare di lei e delle sue intenzioni, ma per quanto ci provasse, il suo corpo si rifiutava di obbedire. L'unica volta che riuscì a fare come Altea le aveva detto, quasi non venne scoperta e per la paura si volatilizzò nella folla, prima che la donna chiamasse le guardie. Quando venne raggiunta dalla Sha'ir e da Hirad, stava ancora riprendendo fiato.
- Non è andata malissimo. - si azzardò a dire il ragazzo.
- Sì, infatti. Lui ha fatto di peggio la sua prima volta. Guarda che oggi è solo una prova, avrai altre occasioni per esercitarti. - la consolò Altea.
- Non sono riuscita a prendere niente... direi che è stata un disastro. -
- Ti ribadisco che è normale. Ascolta, anche per me è stato complicato all'inizio. Sono certo che quando torneremo andrà meglio. - la incoraggiò Hirad.
- No. Voglio fare un ultimo tentativo. -
- Nemeria... - sospirò il ragazzo.
- Beh, che male c'è? In fin dei conti, c'è ancora tutto il lato destro del mercato. Perché tarparle le ali, Hirad? Se vuole provare di nuovo, che provi. -
- Ma è già tardi, Dariush ha detto... -
- Lo so, ma un altro tentativo quanto tempo vuoi che ci prenda? - si girò verso di lei e le fece l'occhiolino, - Vai, scoiattolo. Noi ti seguiamo da dietro come al solito. Se ci sono problemi, sai dove devi scappare, no? -
Nemeria annuì e, dopo aver preso un grosso respiro, si infilò nella fiumana di gente, lasciando che essa la conducesse dall'altro lato della strada. Mentre camminava con aria disinteressata, come da suggerimento di Altea, studiava le varie bancarelle alla ricerca di un mercante distratto o impegnato a trattare sul prezzo. Ne intravide uno intento a sovraintendere lo spostamento di alcune casse cariche di frutta, banane, cachi e noci di cocco. Un ragazzo di forse la stessa età di Nemeria avrebbe dovuto tenere d'occhio la merce, ma era impegnato a osservare con una certa invidia i suoi coetanei che giocavano con una palla di stoffa sotto l'ombra del palazzo di fronte.
Un brivido d'eccitazione le percorse la schiena. Nemeria si obbligò a mantenere un'andatura costante e l'espressione più neutra possibile, mentre si avvicinava. Il suo obiettivo era quello di impossessarsi dell'arancia che sporgeva dalla cassetta. Le sembrava quella più esterna e più in bilico. Nessuno ci avrebbe fatto caso se fosse caduta. Però aveva paura. I dubbi l'attanagliavano e non riusciva a non guardarsi continuamente intorno. Ogni volta che incrociava lo sguardo di un passante, si affrettava a distoglierlo, intrecciando le dita dietro la schiena. L'arancia era lì e si faceva sempre più vicina ad ogni passo.
"Forza, Nemeria, forza. Ce la puoi fare."
Esitando, allungò la mano senza staccare troppo il braccio dal petto, in un movimento casuale e, si augurava, poco sospetto. Le sue dita non fecero in tempo a sfiorare la superficie porosa dell'arancia che un alito di vento, nato dal nulla, gliela fece cadere in mano con un tonfo attutito, come se qualcosa ne avesse rallentato la caduta. Prima che lo stupore potesse fermarla, le gambe la condussero via, rapide come mai lo erano state, con una brezza tiepida che sembrava cavalcare al loro fianco e sospingerle.
Quando pensò d'essere abbastanza lontana, si appoggiò sulle ginocchia per riprendere fiato. Fissava l'arancia incredula, senza riuscire a capacitarsi di quello che era successo. L'elementale dell'aria l'aveva aiutata! Era da quando aveva attinto al suo potere per scappare da quei briganti che non si era più manifestato e adesso...
- Grazie, grazie, grazie! - baciò il frutto, lo innalzò verso il cielo e cominciò a saltellare per la strada.
Si sentiva felice come non lo era da molto tempo. Persino il ciondolo, che di solito captava e attenuava le sue emozioni, divenne a malapena tiepido, come se anche lui avesse deciso di farle godere di quel sentimento che non provava da troppo tempo. Quando la raggiunsero Altea e Hirad, l'euforia era talmente tanta che Nemeria li abbracciò entrambi.
- Sei stata grandiosa! - si complimentò Altea, scompigliandole i capelli.
- E sei anche velocissima! Non credevo che dentro quel corpicino gracile si nascondesse una maratoneta di questo calibro. - scherzò Hirad e avrebbe anche aggiunto altro, se Altea non gli avesse fatto segno di tacere e non si fosse frapposta tra loro e i due ragazzi che stavano avanzando verso di loro.
- Ehi, tu, quell'arancia è nostra. -
Quello che aveva parlato era il più alto dei due, aveva la pelle scura come l'ebano e i lobi di entrambe le orecchie tagliate. Qualcosa in lui mise subito in allarme Nemeria, che però non lasciò la presa sul frutto.
- Oh, la bimba deve essere sorda o stupida. - sbuffò con un sorriso crudele e divertito stampato sulle labbra, - Aspetta, Shaya, lei non l'ho mai vista. Non pensavo che quel coglione di Dariush accogliesse nuovi membri nella sua combriccola da quattro soldi. -
- Si vede che pensa che ampliandola forse riuscirà a farci paura. - gli rispose ridacchiando l'altro, superandolo.
Altea arretrò, così anche Hirad. Entrambi erano tesi e i lineamenti induriti del viso erano testimoni fin troppo evidenti della loro paura. Nemeria, invece, non riusciva a smettere di studiarli. Li sentiva in qualche modo affini a lei e, allo stesso tempo, percepiva un'aura di pericolo provenire da loro.
- Nemeria, dagliela. - la incitò Altea sottovoce.
- E anche in fretta, altrimenti ci pestano. - ribadì Hirad.
- Ti conviene dare retta ai tuoi amici, bambina. - Shaya affiancò il compagno e incrociò le braccia sul petto, - Non ci piace picchiare le donne, ma se saremo obbligati a farlo non ci tireremo indietro. Dunque, fai la brava e obbedisci. -
Dopo un momento, Nemeria passò oltre Altea e si inginocchiò, facendo rotolare l'arancia fino ai loro piedi. La pietra di luna era divenuta rovente, quasi le bruciava la pelle, ma quel dolore non era sufficiente a reprimere la rabbia che sentiva irradiarsi in ogni fibra del suo essere. La stessa brezza che prima l'aveva accompagnata nella corsa si tramutò in una folata di vento che spazzò il vicolo, fece turbinare la sabbia e sferzò i visi dei presenti come una frusta.
Shaya e il suo compagno alzarono appena la testa, con un sorriso che non prometteva niente di buono. Fu allora che Nemeria si accorse che parte della loro iride era nera. Un brivido freddo le fece accapponare la pelle.
Shaya si piegò e raccolse l'arancia, per poi tirarla un paio di volte per aria con aria tronfia.
- Bene, vedo che sei una bambina intelligente. Per questa volta vi va bene, ma se vi ribecchiamo a rubare al di fuori del vostro sudicio quartiere... - lasciò la frase in sospeso, poi diede loro le spalle e insieme sparirono nell'ombra, così com'erano apparsi.
- Siamo stati fortunati, molto fortunati. Ora sbrighiamoci a tornare al campo, oppure Dariush ci farà neri. - li incitò Altea, sospingendoli con dei colpetti sulla schiena fuori dal vicolo.
Hirad non se lo fece ripetere due volte e scattò, mentre il cervello di Nemeria ci mise qualche istante di più prima di ricordarsi come camminare. Durante il tragitto verso casa, la sua mente fu occupata soltanto dal pensiero di quello che aveva appena visto e dalla paura causata dagli occhi scuri dei due ragazzi, crudeli e freddi come quelli del brigante che aveva tentato di ucciderla. Come quelli di un Jin.
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