Il Nome nel Buio [1/4]

E’ una vita superficiale quella di una persona non ha almeno un paio di cicatrici.

(Garrison Keillor)


Dopo aver cenato ed essere passata dall'infermeria, Nemeria si precipitò subito in camera sua. La minaccia di Roshanai le riecheggiava nelle orecchie e l'adrenalina le gonfiava il cuore per l'emozione d'averle risposto. Nella sua mente turbinavano tutti gli eventi della giornata: Pavona, lo spettacolo, il sapere di non essere più la sola. Aveva bisogno di tempo per raccapezzarsi e mettere in ordine le idee.

Batuffolo la accolse con un miagolio allegro e trotterellò fino a lei. Incurante del fatto che Nemeria fosse ansante sulla porta, cominciò a strusciarsi sulle sue gambe facendo le fusa, la coda che sbatteva ripetutamente contro il polpaccio come a voler richiamare la sua attenzione.

- La tua palla di pelo è più esagitata di te. - commentò Noriko.

Se ne stava sdraiata con le gambe incrociate sul cuscino, il braccio sinistro piegato dietro la testa e un libro con la copertina appena consunta sui bordi che le copriva il viso. Nemeria rimase imbambolata a fissarla sulla soglia per ancora qualche istante, prima di prendere Batuffolo in braccio ed entrare. Dopo tutti i giorni passati da sola in quella stanza, le sembrava strano che Noriko fosse davvero lì.

- C'è qualcosa che non va? -

Noriko abbassò il libro e incrociò il suo sguardo. Aveva gli occhi limpidi e lo sguardo sereno, anche se sopravviveva un accenno scuro di occhiaie che, quasi più dell'incarnato pallido, le smungeva il viso e le infossava le guance. Se già vederla così debilitata, o comunque non nel pieno delle forze, era strano, lo era ancora di più sapere che dall'indomani, quando sarebbe tornata in camera, non sarebbe più stata sola.

- Niente, è che... devo riabituarmi. -

Si sedette sul letto, con Batuffolo che giocava con le sue dita. Ci aveva preso gusto a mordicchiargliele, soprattutto l'indice. Nemeria glielo infilò in bocca a tradimento e il cucciolo, in risposta, le diede una zampata sul polso, come per redarguirla.

- A cosa ti devi riabituare? -

- Al riaverti qui. -

Con una smorfia di dolore, Noriko si mise a sedere. Inclinò il torso di vari gradi e spostò le gambe finché non si piegò su se stessa, con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e il pugno stretto attorno all'anulare e al medio.

- Senti ancora tanto male? -

La ragazza scosse la testa, ma le labbra serrate e i muscoli rigidi tradivano più della sua espressione sofferente. Nemeria allora si alzò, con tutta l'intenzione di sedersi di fianco a lei. Batuffolo era appena sceso dalle sue gambe quando Noriko riaprì gli occhi.

- Torna a sederti. -

- Ma tu non stai bene, non voglio che ti sforzi. -

- Erano quasi dieci giorni che non mi allenavo e Sayuri non si è risparmiata. -

- Motivo in più per non farti affaticare. -

Piano, molto piano, Noriko raddrizzò la schiena. I capelli strisciarono sulle spalle e si riversarono come una cascata rossa sul petto, coprendo anche parte del braccio destro.

- Te lo chiedo per favore. - insisté.

Nemeria rimase in piedi, avvinta da quello sguardo. L'azzurro si era schiarito e il freddo lo aveva reso una lastra di ghiaccio traslucida, ma non abbastanza spessa da nascondere l'ombra che guizzava al di sotto. Era sottile, quasi spariva nel contorno scuro della pupilla, il riflesso di un sentimento che era quasi impossibile potesse appartenere a Noriko.

- Va bene. - cedette Nemeria e si rimise sul letto.

Noriko trasse un leggero sospiro e si rilassò.

- Lo so che ti preoccupi per me. È gentile da parte tua, ma non ho bisogno di tutte queste attenzioni, ora sto molto meglio. Nande sa fare molto bene il suo lavoro. - le spiegò con più calma, come se avesse a che fare con una madre apprensiva.

Nemeria sospirò e, anche se con una punta d'irritazione, decise di lasciar perdere. Batuffolo, invece, strusciò la testa contro la gamba di Noriko e poi balzò sul letto, accucciandosi con il muso che premeva contro il suo fianco. Quando la ragazza allungò la mano per spostarlo, tentò di morderla, soffiando infastidito.

- Batuffolo! - lo riprese Nemeria.

Il caracal fissò la sua padrona e poi rivolse le sue attenzioni a Noriko che, imperturbabile, lo scrutò di rimando. Sebbene si fosse impegnato per sembrare minaccioso, si rese ben presto conto di essere ancora troppo piccolo per far paura a chicchessia. Offeso per non essere stato preso sul serio, ma determinato a farsi valere, Batuffolo si rannicchiò ostinatamente contro Noriko, scoccandole occhiate truci da dietro la zampa.

- Vuole starti vicino. -

Nemeria pronunciò quella frase carica di significato senza staccare gli occhi da Noriko. Come se bastasse mantenere il contatto visivo perché quelle parole potessero penetrare la scorza di ghiaccio e scendere nelle acque profonde del suo animo.

- Al riavermi qui, dici. -

Nemeria ci mise un momento a riallacciarsi al discorso precedente.

- Al riaverti qui, sì. - ripeté.

- Non ero lontana, non ci vuole molto ad arrivare all'infermeria di Nande.-

- Lo so, sono venuta spesso anche a trovarti. - rettificò e si morse l'interno della guancia, - È solo che tu e lei siete state strane, oggi. Vi scambiavate delle occhiate di nascosto, quando pensavate che non vi vedessi, e ho temuto che mi nascondessi qualcosa. -

Noriko alzò entrambe le sopracciglia.

- Sono stata una sua paziente a lungo e in questi ultimi giorni alcuni ragazzi lì in infermeria sono stati male. Anche se mi sono quasi del tutto ripresa, lei continua a tenermi sott'occhio. -

Nemeria annuì. Aveva senso, eppure si sentiva comunque inquieta. Era la stessa sensazione di quando Rakhsaan si rannicchiava contro la sua schiena senza dirle nulla o Etheram si allontanava per ore senza avvertirla e al suo ritorno adduceva una scusa per sviare le sue domande. Anche se diceva di stare bene, Nemeria sapeva, con una conoscenza viscerale, spogliata del senso critico della ragione, che c'era qualcosa che non andava. Ora come allora, però, sapeva che insistere non l'avrebbe portata a nulla. Doveva solo osservare e stare attenta ai dettagli.

- Gli altri ragazzi cosa avevano? -

- Febbre e vomito. Nande ha detto che se non guariscono nei prossimi tre o quattro giorni, sarà lei a chiamare personalmente Serafim. -

- I loro lanisti non l'hanno ancora fatto? -

- Evidentemente no. Ma loro sono umani, valgono molto meno di noi. -

- Non possono davvero pensare una cosa simile. La vita... tutte le vite hanno un valore. -

- Noi siamo oggetti, “asiri” nella loro lingua. Ormai dovresti averlo capito. -

La bocca di Nemeria era arida. Si passò la lingua sui denti e poi si umettò le labbra, senza sapere che dire.

- È una questione di affari. Niente di più, niente di meno. Il loro padrone è quasi in bancarotta e se non troverà il denaro per pagare le cure dei suoi gladiatori, la faccenda passerà nelle mani di Koosha. -

- E cosa succederà? -

- Non lo so. Non sono qui da abbastanza tempo per dirti come vengono risolte questo genere di situazioni. Non ti crucciare, comunque. Non è un nostro problema. -

- Ma sono i nostri compagni! -

Noriko sospirò e con attenzione tornò a stendersi sul letto. Batuffolo ebbe tutto il tempo di spostarsi e di tornare a squadrarla in modo truce dalla sua cuccetta.

- Vuoi dormire vicino a me stanotte? Il letto è piccolo, ma tu non occupi tanto spazio. -

Nemeria si concesse un momento d'incredulità per quell'invito inaspettato.

- So che non sei una bambina, ma visto che ti sono mancata ho pensato di proportelo. Sentiti libera di rifiutare, non mi offenderò. - precisò Noriko con il viso già di nuovo nascosto dal libro.

- A te non dà fastidio? Intendo... visto che non stai ancora bene, forse non è una buona idea. -

- Devo solo stare attenta a non fare movimenti troppo bruschi. -

- Quindi hai avuto davvero solo i dolori del tuo ciclo di luna. -

Noriko piegò l'angolo della pagina poco prima di girarla.

- Sì, era solo quello. -

- Non mi sembra tanto normale. Anche mia sorella è stata male la prima volta, ma... -

- Nemeria. - Noriko abbassò il libro sotto il mento e si massaggiò la radice del naso, - Sto bene, ora. Preoccuparsi per ciò che è passato non ha senso. -

- E come faccio? Non è un graffio che si rimargina e sparisce. È una cosa che capita tutti i mesi e se già la prima volta sei stata così male, non oso immaginare come sarà poi! -

Si rese conto di aver alzato la voce solo quando vide Batuffolo sobbalzare e nascondere la testa sotto le zampe.

- Perché non vuoi che mi preoccupi per te? Cos'è, ti vergogni che una bambina indifesa come me possa fare qualcosa al di là del piagnucolare e prendere botte? - continuò infervorata, le mani strette a pugno lungo i fianchi, - Sarai più forte di me, sarai anche una Dominatrice, ma rimani un essere umano. Non puoi proteggermi sempre e poi pretendere che io non faccia altrettanto. Non so menare le mani come te, però sono tua amica. Non puoi chiedermi di... di lasciar perdere così, come se non fosse importante. -

Strinse la pietra di luna e trasse un profondo respiro. La sentiva calda contro il palmo, ma non bruciava così tanto da non poterla tenere in mano. Il sussurro dell'elementale, la sua promessa di lealtà, erano braci accese sepolte sotto uno strato sottile di cenere: un soffio e l'incendio sarebbe divampato senza controllo. Come con Ahhotep e Durga, l'unica cosa che la sosteneva dal cadere nel baratro era il regalo di Etheram.

Noriko socchiuse gli occhi prima di riaprirli e spostare lo sguardo sul soffitto. La sua immobilità, quell'apparente calma che lei vestiva come un guanto, contrastava con il vulcano che scuoteva l'anima di Nemeria.

Uova di almanhira. Sono simili ai vermi mangiacarne, ma più neri e piccoli. - disse con un mezzo sorriso, - Li conosci? -

Sì che li conosceva. Erano il tormento dei pastori nomadi del deserto. La notte intorno al fuoco aveva sentito spesso Arsalan lamentarsi di quanti danni facessero al bestiame. Rendevano le vacche sterili e non c'era erba o rimedio che potesse annullarne gli effetti. Le sovvenne di quando si erano fermati vicino a un'oasi e lui era tornato inveendo contro la stupidità di quel pastore errante che non si era premurato di disinfettare con cura il taglio di quella cavalla.

Fu come un fulmine a ciel sereno. I giorni passati in infermeria, la febbre, la difficoltà nei movimenti. Era stato sotto i suoi occhi per tutto il tempo e Nemeria non se n'era resa conto.

- Noriko, io... io non lo sapevo. - provò a pensare a qualcosa d'intelligente da dire, ma ogni parola, in quel momento, le sembrava stupida, - Davvero, mi dispiace. -

- Meglio così. La scuola è un luogo protetto, ma per quanti controlli ci possano essere, ci sono stati degli stupri in passato. Se mai dovesse accaderci, almeno non dovremo preoccuparci di una possibile gravidanza. -

Nemeria in quel momento realizzò che un giorno sarebbe toccato anche a lei. Che quel sogno infantile di avere una famiglia numerosa come lo era stata la sua non era altro che quello, un sogno destinato a rimanere tale. Improvvisamente, nemmeno il letto sembrava in grado di sostenere il peso della sua anima.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top