Forza d'animo [2/3]
- Ah, non penso serva dirlo, ma vorrei non ne parlassi con nessuno, nemmeno con Noriko. - aggiunse, - Non prenderla a male, sai che comunque la stimo, ma è davvero strana ed è molto vicina a Dariush. Non vorrei che gli riferisse quello che abbiamo intenzione di fare. -
- Non avevo comunque intenzione di dirle nulla. -
Altea non rispose, rimase in silenzio a guardarla un momento, come se stesse soppesando le sue parole.
- Va bene, mi fido di te, Scoiattolo. Ora andiamo a cena, prima che Afareen e Chalipa comincino a berciare perché siamo in ritardo. -
Nemeria la seguì fuori dalla tenda e si accomodò attorno al fuoco, vicino a Hami e Kimiya che, non appena la videro, la salutarono, il primo con un cenno del capo, la seconda con un sorriso timido e appena abbozzato. Soltanto in un secondo momento parvero accorgersi del suo cambio di capigliatura, ma nessuno dei due fece commenti, sebbene a Nemeria non sfuggirono le occhiate confuse e corrucciate che loro e gli altri membri della famiglia di tanto in tanto le scoccavano. L'unico che non fece una grinza fu Hirad, che si limitò ad alzare appena lo sguardo per poi spostare nuovamente la sua attenzione su un sasso ai suoi piedi, le mani intrecciate abbandonate nel vuoto e le spalle basse, come senza forze, stanche con i gomiti che sembravano troppo deboli persino per sostenere il peso delle braccia. Nemeria provò una grande pena per lui, per il silenzio in cui si era trincerato e valutò, scartandola subito, la possibilità di sederglisi vicino. In qualche modo sapeva, sentiva, che così facendo non avrebbe fatto altro che aggiungere mattoni al muro che si era costruito, così si aggrappò al piano di Altea, promettendosi che avrebbe fatto l'impossibile perchè funzionasse.
La cena venne servita una ventina di minuti dopo. Come al solito, Chalipa e Afareen chiacchieravano tra di loro, scambiandosi battute e ricordandosi a vicenda quanto sale aggiungere, quanti pomodori tagliare, le proporzioni di acqua necessarie. La pentola sobillava e il fumo spandeva un profumo intenso di lenticchie mescolato a quello del limone. Alla prima cucchiaiata Nemeria non fu l'unica a storcere le labbra per il sapore troppo asprigno, che contrastava e soverchiava quello vellutato dei pomodori. Persino Hami, che mangiava sempre tutto senza fiatare, non riuscì a trattenersi dal lanciare una battutina sagace nei confronti delle ragazze, guadagnandosi un'occhiata truce e un mestolo puntato alla gola. Quella scena, così buffa e comica, riuscì a strappare un sorriso persino a Hirad che, per la prima volta in tutta la sera, smise di rimestare la minestra per godersi quel divertente battibecco tra suo fratello, calmo e con un sorrisetto malvagio sulle labbra, e Chalipa, battagliera e armata di tutti gli utensili da cucina a mo' di gladiatrice. Nemeria sospettava che lo avessero fatto apposta, che l'aver aggiunto quella spruzzata di limone solo dopo aver servito Dariush non fosse stata una semplice dimenticanza come aveva addotto Afareen, ma si avvide bene dal dirlo: quando il loro capo aveva distrutto i disegni di Hirad non avevano fatto nulla, quello, ne era certa, era il loro modo di scusarsi e di fargli sapere che c'erano.
Mentre tutti erano occupati a vedere il duello all'ultimo sangue tra le due ragazze e Hami, Nemeria cercò Noriko con lo sguardo. Intercettò la sua testa rossa dietro ai gemelli; stava finendo la sua minestra seduta per terra con le gambe intrecciate e la schiena dritta, con gli occhi occupati a fissare il vuoto davanti a sé, senza prestare la minima attenzione agli altri. Non appena si accorse di essere osservata, girò la testa nella sua direzione e puntò le sue iridi azzurre su di lei. Erano spilli acuminati, frecce ghiacciate che la trafiggevano da parte a parte e in Nemeria si rifece viva la percezione che quegli occhi potessero vedere i suoi pensieri, i suoi ricordi, i suoi segreti più intimi. Abbassò lo sguardo sulla sua ciotola lentamente, nel gesto più fluido e naturale che i suoi muscoli le permettevano, e portò alle labbra un paio di cucchiaiate, nella speranza che la ragazza non interpretasse quella sua ritirata come un'ammissione di colpevolezza.
"Non sa nulla, non essere paranoica. É un essere umano e tu ti stai facendo troppi problemi." tentò di tranquillizzarsi, ma la sua voce si perdeva nel marasma di paure e angosce che le ingombravano la testa.
Trasse un profondo respiro e buttò giù l'ultimo pezzo di pomodoro. L'aria scivolò in gola, lungo la trachea e le riempì i polmoni quel che bastava per alleggerire il peso che le gravava sul petto. Non c'era niente che potesse fare, se non aspettare, sondare il terreno, capire se sotto quelle polle d'acqua non erano nascoste sirene pronte ad affogarla, eppure in quel tiro alla fune tra il bisogno di fidarsi di qualcuno e la paura di farlo, Nemeria sentiva di essere al limite, che l'incertezza che la dilaniava dall'interno presto l'avrebbe spezzata.
"Non puoi cedere ora, hai troppo da perdere." si disse, ma nel profondo sapeva che l'unico motivo per cui continuava a procrastinare il confronto con Noriko era uno solo: la paura che, se lo avesse fatto, sarebbe morta, uccisa dalla sua nuova famiglia o gettata nell'arena a combattere fino al suo ultimo respiro. E, sebbene sapesse di meritarselo, continuava a fuggirle.
"Sei una codarda." le sussurrò una voce malevola.
- Lo so. -
- Bene, adesso che avete finito tutti di mangiare, dobbiamo parlare. -
Dariush uscì dalla tenda e a grandi falcate arrivò vicino al fuoco. Le fiamme danzavano sul suo viso, disegnando il profilo volitivo della mandibola e la linea dura delle labbra sottili, che i giochi di luce e ombre accentuavano e sfumavano al ritmo pulsante del focolare. Li scrutava a uno a uno, le sopracciglia folte leggermente aggrottate e le braccia intrecciate sul petto largo, in attesa che tutti gli rivolgessero la dovuta attenzione. Non era imponente, agli occhi di Nemeria non lo era mai stato, ma le occhiaie scure e la pelle tirata del viso lo rendevano quasi spettrale, un mortale a un passo dal diventare un mostro.
- Noriko mi ha riferito che tra tre, quattro giorni Harmad sarà di ritorno con un carico di spezie. Come tutti sapete, spesso commercia nel Quartiere del Legno, ma considerando il viaggio che ha fatto dubito che la sua merce sia per la gente comune. É possibile che dovremo andare a "fare la spesa" in uno degli altri quartieri ed è possibile che ci incontreremo con una delle altre bande. - soppesò il suo sguardo su ognuno di loro, - Per quanto non mi piaccia invadere i territori altrui, stavolta dobbiamo fare un'eccezione alla regola: se è come penso io, rivendendo quelle spezie a chi di mestiere, potremmo metterci a posto per un bel po'. Domani io, Noriko e i gemelli andremo in perlustrazione, voglio sapere quanti sanno del ritorno di Harmad. Sappiate che dovrete tenervi pronti, perché stavolta dovremo organizzare un piano perfetto e tutti voi dovrete collaborare, che vi piaccia o no. Altea? -
La Sha'ir alzò il capo.
- Domani tu, Kimiya e Nemeria andrete a rifornirvi di unguenti e medicine nel Quartiere del Ghiaccio. Tenete occhi e orecchie bene aperti: mi aspetto che, se in caso trapelasse qualche informazione su un possibile acquirente, me la riferiate, chiaro? -
- Sarà fatto. -
- Non mi aspettavo altro. - posò il suo sguardo da squalo su Nemeria, - Tu, vedi di non essere quantomeno d'intralcio durante questa missione. Ricordati che sei qui per mia gentile concessione. -
La ragazza si morse le labbra e si piantò le unghie nei palmi, incassando in silenzio. Si impose la calma e lasciò che le parole le scivolassero addosso, ma queste erano vino sulla sua pelle in fiamme, la bruciavano alimentando la rabbia che ardeva nel suo essere. La pietra di luna non riuscì a contrastarle. Nemeria scattò in piedi con le mani che formicolavano e il potere elementale che si irradiava in ogni fibra del suo corpo, smanioso di riversarsi all'esterno. Anche Noriko si alzò e agile come un gatto le fu vicino, le serrò il braccio in una stretta d'acciaio e le sussurrò qualcosa all'orecchio che però Nemeria non udì. Esistevano solo lei e Dariush, il suo sorrisetto borioso da vincitore che gli si allargava sulla bocca.
- Qualcosa da ribattere, mocciosa? -
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