Famiglia [3/3]
Fu durante una delle loro esplorazioni che lui le rivelò che la loro base segreta probabilmente era stato il luogo di ritrovo di alcuni sovversivi, che, quasi cinquant'anni prima, avevano attentato alla vita del governatore della città.
- Non mi ricordo dove l'ho letto o l'ho sentito dire, però ho ben impressa la faccia di mia madre quando mio padre glielo disse. Che dire, è stato uno degli eventi più straordinari avvenuti qui a Kalaspirit. - disse addentando una focaccina al miele, e alzò gli occhi masticando con espressione assorta.
Lo faceva spesso quando estraeva dalla sua "biblioteca mentale", così lui amava definire la sua straordinaria memoria, tutte le informazioni su un argomento. Nemeria attese in religioso silenzio che riprendesse a parlare.
- Questi qui, insomma gli uomini che volevano attentare alla vita del governatore, non si sapeva da dove fossero sbucati o perché volessero farlo fuori. La maggior parte della gente pensava fossero dei poveracci che, stanchi di vivere per strada, avevano pensato di unirsi per fare il loro colpaccio. Sai, per soldi si è disposti a tutto, anche se, a essere sincero, credo ben poco a questa versione. -
- Perché? -
- Per come sono andate le cose e per come si erano organizzati. - snocciolò, pulendosi i calzoni dalle briciole di pane e facendole cenno di seguirlo, - La nostra base, non so se ci hai fatto caso, ha i muri estremamente lisci, come se fossero stati levigati. Ora, non sono un genio dell'ingegneria, tanto meno mi intendo di architettura, però sono più che certo che quella stanza non sia stata scavata da mano umana. Sono più propenso a pensare che sia stata opera della magia, precisamente di un Dominatore della terra. -
- Non poteva essere già stata costruita? Magari da quelle stesse persone che avevano costruito le catacombe. -
- È una possibilità, sì. Però si sposa male con la mia teoria, quindi trascuriamola per un momento. Insomma, quello che accadde fu che attaccarono il governatore, penetrarono nelle sue stanze e arrivarono a tanto così dal raggiungere il loro obiettivo. Per fortuna, una guardia che era sopravvissuta alla loro carneficina riuscì ad arrivare alle spalle del loro capo e ad ammazzarlo prima che lui facesse fuori il governatore. Roba da pazzi, vero? -
- Se lo dici tu... -
Hirad le lanciò una lunga occhiata di traverso, evidentemente deluso dalla sua reazione, ma poi liquidò la cosa con un'alzata di spalle e riprese a raccontare.
- Alla fine, quando le altre guardie fecero irruzione nel palazzo, i predoni si erano già volatilizzati. Capisci? Spariti nel nulla, come se non fossero mai esistiti! A me sembra più che ovvio che si siano avvalsi della magia per andarsene. -
- E allora perché nessuno ha provato a rintracciarli? Che so, qualcuno che sapesse manipolare un elementale della terra o dell'aria. -
Il ragazzo si grattò la nuca con foga, per poi staccarsi una zecca con una smorfia. Quando la schiacciò con il polpastrelli, il sangue quasi gli esplose in faccia.
- Questo non te lo so dire. Presumo abbiano lasciato perdere perché ci sono ben pochi Dominatori qui a Kalaspirit e quei pochi si fanno pagare fior di monete per i loro servigi. Ma ora che mi ci fai pensare, dopo quell'episodio è successa un'altra cosa: la città è diventata molto più ostile nei confronti dei viaggiatori, soprattutto i non-umani. Non che mi stupisca, tutti sospettano dei diversi quando accadono le tragedie. -
Quel giorno Hirad camminava più spedito del solito e Nemeria doveva impegnarsi per non perderlo di vista, anche se questo significava ignorare i ratti che le correvano sui piedi e i ragni che le si potevano parare davanti alla faccia da un momento all'altro.
- Senti, non te l'ho mai chiesto, ma come fai a sapere tante cose? - gli domandò col fiato corto quando riuscì finalmente ad affiancarlo, - Sei una specie di enciclopedia su due gambe, non puoi aver appreso tutte queste nozioni vivendo per strada. Non capisco. E poi, con la tua intelligenza potresti aspirare a qualcosa di più che esplorare catacombe. Come mai sei qui? -
Il viso di Hirad si adombrò e per un lungo momento Nemeria credette che non le avrebbe risposto.
- I genitori miei e di Hami ci hanno abbandonato, come è successo a te e agli altri. Sai loro... mamma e papà sono due esseri umani, mercanti di una certa fama a Shalast. Io e mio fratello, invece, siamo mezzi Sha'ir. Quando eravamo piccoli, le nostre orecchie a punta erano un dettaglio insignificante, praticamente nessuno le notava. Poi siamo cresciuti e i dettagli si sono assommati, sottolineando la nostra diversità. Eravamo molto più alti di quanto saremmo dovuti essere e rivaleggiavamo per forza e agilità anche coi ragazzi più grandi. All'inizio mamma e papà cercarono di ignorare le malelingue e concentrarsi sulla nostra educazione, affidandoci ai maestri migliori della città. Poi, a una festa, un loro parente ubriaco fradicio disse loro che eravamo lemnas e che la strega che si era portata via i loro veri figli probabilmente li aveva usati per evocare un Jin col quale accoppiarsi. Beh, non usò proprio queste parole, ma il succo è questo. Da allora i nostri genitori non hanno più voluto fare finta di niente. La cosa buona è stata che quando ci hanno abbandonati, ci hanno dato abbastanza monete da permetterci di ambientarci e trovare un modo per sopravvivere. -
- Ma non è giusto! - sbottò indignata Nemeria, - Che colpa ne avevate voi se vostra madre aveva tradito vostro padre? È stata una crudeltà terribile, avete dovuto pagare per l'errore di qualcun altr... ehi, perché stai ridendo? -
- Niente, niente, è che sei tenera quando ti arrabbi. - le arruffò giocosamente i capelli, con un'espressione sinceramente divertita sul viso, - Dovresti anche parlare più spesso. Fai domande molto più intelligenti della maggior parte delle persone che ho incontrato. -
Imbarazzata, Nemeria si sottrasse al contatto della sua mano. Assomigliava a quella di Noriko, ma era meno callosa e ruvida. Hirad la lasciò andare, salvo impadronirsi di una ciocca all'ultimo momento. Se la rigirò tra le dita, studiando le sfumature grigiastre che la sporcizia non aveva ancora del tutto coperto.
- Penso di sapere cosa sei. - bisbigliò dopo un minuto scarso.
Il cuore di Nemeria mancò un battito. Come aveva fatto a capirlo? Non aveva mai manifestato il suo potere, nemmeno una volta, e ormai il suo popolo era ritenuto una leggenda. Come poteva sapere che era una Jinian?
Nemeria arretrò così bruscamente che per poco non cadde a terra. Le emozioni che la tenevano sveglia la notte la investirono con la forza di un uragano, senza che nemmeno la pietra di luna, subito divenuta rovente, riuscisse a placarlo.
- Tu non sai niente. - sibilò.
- Invece sì, so cosa sei. Ma tranquilla, non ho intenzione di parlarne con nessuno. Non voglio che gli altri ti caccino, non voglio che tu te ne vada. Ti puoi fidare di me. -
- Ah, sì? E come faccio a esserne certa? -
Improvvisamente, l'aria si fece torrida, quasi irrespirabile, e una luce aranciata prese a danzare sulle pareti viscide d'umidità. Con la fronte imperlata di sudore, il ragazzo fissò lei e poi le fiamme che le lambivano le mani e le braccia senza bruciarle. Nemeria ne percepiva appena il calore sulla pelle.
- Perché so che fine fanno i Dominatori in questa città, so che tipo di vita conducono e non ho nessuna intenzione di lasciarti andare a morire nell'arena. - deglutì, ma, nonostante la paura, la sua voce rimase inaspettatamente calma, - I miei genitori hanno abbandonato me e mio fratello perché eravamo diversi. Non intendo comportarmi come loro, non voglio che tu venga sbattuta a combattere per il resto dei tuoi giorni soltanto perché sei una Dominatrice. Non sarebbe giusto. -
Nemeria lo scrutò basita. La rabbia e la paura sfumarono assieme alle fiamme e il silenzio calò su di loro.
Il ragazzo si terse il viso con l'acqua e sistemò la mappa nello zaino sulla schiena, senza aggiungere altro.
- Come hai fatto a capirlo? -
- Ho un po' tirato a indovinare, in realtà. - rivelò, guardandola dall'alto in basso, - Hai dei capelli strani e gli occhi di un colore... indefinito. Avevo letto da qualche parte che i Dominatori hanno queste caratteristiche e in base a ciò ho dedotto che anche tu lo fossi. -
- Un po' debole come argomentazione... - rispose con un risolino nervoso Nemeria, anche se in cuor suo si sentiva rinfrancata da quelle parole.
- Lo so, ma già una volta ci avevo preso e ho sperato di avere di nuovo fortuna. -
- Mi stai dicendo che c'è qualcun altro come me tra di noi? -
Un sorriso enigmatico apparve sulle labbra di Hirad.
- Immagino tu non abbia intenzione di dirmelo. -
- Immagini bene. -
- Ma perché? Tu hai appena scoperto il mio più grande segreto, potresti almeno condividerne uno con me! -
Il ragazzo si umettò le labbra e inclinò il capo, fissando una ragnatela sul soffitto.
- Potrei, ma non sarebbe divertente. Inoltre, questo potrebbe essere un buon argomento di conversazione. Anche se non sembra, quando divago e deliro mi piace che ci sia qualcuno con cui parlare. Se ti rivelassi chi sono, c'è la possibilità che tu ti chiuda di nuovo nel tuo silenzio e a me non va di tornare a discutere con il nulla. -
Nemeria si imbronciò e gli scoccò un'occhiata risentita, che suscitò l'ilarità del compagno.
- Ti ho mai detto che sono un seguace di quell'uomo famoso che diceva di non poter insegnare niente a nessuno, ma solo provare a far riflettere? -
- No, forse, non lo so. Dici molte cose, tu. -
- Bene, ora lo sai. E comunque, Nemeria, non penso che questo sia il tuo più grande segreto. Sono le lacrime che ti brillano negli occhi e il tuo completo silenzio il tuo più grande e doloroso segreto. -
La ragazza ci mise un po' a capire cosa le stesse dicendo.
- Tu sai troppe cose... - commentò poi sottovoce.
- Sono solo un buon osservatore. - replicò Hirad, profondendosi in un inchino teatrale.
Mentre Hirad le dava le spalle e la precedeva lungo la galleria, Nemeria abbassò lo sguardo e si morse le labbra, ricordando che anche Noriko aveva detto la stessa cosa. Mise da parte l'esitazione e si sbrigò a raggiungerlo.
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