Capitolo Unico

Ho paura e lo sai, sto tremando all'interno della mia corazza dorata.
Perché io non sono come te, non lo sono mai stato.

Però.. malgrado le differenze, tu mi hai aiutato.
Non so, e non voglio sapere, se l'hai fatto per puro interesse verso i miei poteri o verso la mia posizione da cavaliere d'oro.
Non m'interessa.

Ero stato strappato in giovane età dalla mia fredda terra natia, perché dentro di me giaceva un cosmo dorato.
Ero uno degli undici "Prescelti di quest'epoca" destinato alle sacre vestigia dei Pesci.
Ma non ero forte.

L'allenamento era un incubo: vedevo gli altri combattere ed acquisire padronanza dei loro poteri, ma io ero un disastro.
Il mio fragile corpo non sopportava tutto questo, spesso mi domandavo perché proprio io fossi destinato ad un ruolo così importante nella difesa della giustizia.

Ed era qui che entravi in gioco tu, quel buffo ragazzino dai capelli bluastri.
Chiamarti ingestibile era diminutivo.

Nel tuo caso erano gli altri che si domandavano perché proprio tu fossi destinato al ruolo di cavaliere d'oro.

Ma sta di fatto che con te ho riso, ho pianto, mi sono arrabbiato e mi sono sentito parte di un qualcosa.
Se ti consideravano disgrazia per me eri salvezza.

Avvicinarsi a me non dev'essere stato difficile, in fondo ero spesso solo.
Non ti ringrazierò mai abbastanza per avermi tirato quel sasso sulla fronte, per quanto poi il bernoccolo fosse diventato grande.
Ti eri precipitato da me con l'unico intento di farmi tenere la bocca chiusa verso gli istruttori, anche se poi mi hai aiutato ad alzarmi.

Dopo una breve chiacchierata, dove capii che la nostra solitudine era diversa ma pur sempre solitudine, presi con me tutto il mio coraggio: "Vuoi allenarti con me?" Domandai.

E tu hai alzato le spalle, era una cosa che non t'interessava, e rientrava perfettamente del tuo carattere.

Ma sta di fatto che già dall'indomani ebbe inizio il nostro allenamento insieme.
Tu eri fin troppo più forte di me, spesso mi giravo per guardare i tuoi movimenti e le tue mosse.
E poi cadevo a terra perché colpito da qualcosa o stremato.

Ricordo la tua rabbia ogni volta che succedeva una cosa del genere, ma non è mai successo che la tua mano non fosse lì per aiutarmi a rialzarmi.

Perché sì, da solo ero una nullità, ma con te accanto sentivo di valere.
Sentivo di poter vincere.

Ci sono anche ricordi di scazzottate, dove finivo sempre io al tappeto, ricordi di litigi dove alla fine la ragione l'avevo comunque io.
Ma mai la nostra amicizia ha vacillato.

Passarono anni, crescemmo e ci ritennero adeguati per l'investitura.

L'investitura dei cavalieri d'oro è differente da quella dei cavalieri di bronzo o d'argento, non si deve conquistare l'armatura, è l'armatura che decide quando sei degno di lei.
Per cui era sufficiente dirigersi nelle sale del gran sacerdote e vedere se l'armatura sarebbe uscita dalla sua teca per collocarsi sul corpo del tizio di turno.

Per ironia della sorte ci chiamarono insieme.
Ringraziai Atena per questa casualità, dubito sarei riuscito a presentarmi dinanzi al gran sacerdote da solo o con qualcun'altro.
Ma al mio fianco c'eri tu anche stavolta, potevo vincere.

Una volta esserci inchinati dinanzi al trono del sacerdote è stata un'emozione unica vedere l'armatura dei Pesci catapultarsi sul mio corpo uscendo dalla teca.
Prese anche le mie misure.

Non riuscivo a crederci, le sacre vestigia mi avevano accettato in maniera fulminea, se ci fossi stato solo tu in quella sala avrei urlato di gioia.
D'altro canto, la tua armatura sembrava titubante, come se qualcosa non andasse in te.
Non si mosse dalla teca, malgrado tu fossi superiore a me sia in forza che in tecniche.

Dopo che il sacerdote mi ebbe nominato ufficialmente cavaliere d'oro, potemmo uscire dalle sue stanze.
Una volta fuori mi tolsi immediatamente le vestigia facendole ritornare nella teca.
Il tuo sguardo verso il basso mostrava rabbia e tristezza.

"Beviamo stasera?" Ti domandai, d'altronde era sabato.
Mi hai guardato per qualche secondo, quasi incredulo che non ti facessi notare il fatto dell'armatura, ma un tuo sorriso era l'unica cosa che volevo davvero in quel momento.
E l'ottenni.

L'alcool era severamente vietato in un luogo sacro come il grande tempio, ma fuggire di notte per andare in paese era piuttosto semplice.
Tu adoravi bere, e col tempo l'ho apprezzato anch'io.
Per non parlare delle punizioni degli istruttori il giorno dopo, ripensandoci ora mi viene da ridere.

Come immaginavo, qualche mese dopo anche la tua armatura d'oro si fece ottenere.. Ma tu non eri un cavaliere convenzionale.
La tua giustizia stava dalla parte del più forte.

Però sapevi bene di non essere il più forte, così l'obbiettivo era trovare qualcuno da servire.
Arles è capitato a fagiolo.

Quel dittatore era l'uomo che cercavi, colui la cui giustizia sarebbe stata applicata nel mondo intero.
La sua forza era degna di essere nel giusto.

Io lo so, tu non sei malvagio. Non lo sei mai stato.
Ognuno di noi ha un suo modo di vedere le cose, ed il confine tra il bene ed il male è molto labile.

Ma se tu credevi nel nuovo sacerdote, allora ci credevo anch'io.
Una sola volta mi ha dato un ordine, che ho eseguito alla lettera.

Ti avrei seguito sempre e comunque.


È da qualche ora che non percepisco più il tuo cosmo.
Cos'è successo nella bocca di Ade?
Perché non sei più tornato da quel luogo?

Ho paura, sento dei passi avvicinarsi alla casa.
Rimani qui, stammi vicino.

Tirerò fuori il lato peggiore del mio carattere e la mia forza più pura per impedire che gli intrusi mi superino.
E se anche lo facessero, morirebbero nel giardino di rose velenose.

Il mio cadavere non determinerebbe la loro riuscita.

Se ci sei posso vincere.
Combatti con me, cavaliere del Cancro!

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