Capitolo 9

Capitolo 9

Un mormorio sommesso mi arrivava dalla cucina, mentre lentamente mi riconnettevo alla realtà. Avevo dormito profondamente, stremata dagli ultimi avvenimenti e cullata dalla vicinanza rassicurante di mio fratello. Il letto dal suo lato era freddo, doveva essere in piedi già da un po'. Mi alzai lentamente e stropicciai le mie palpebre stanche, a quanto pareva il mio sonno non era stato così ristoratore.

Non appena mi trovai al cospetto di Michael e Luke, i due smisero di parlare e mi sentii fuori posto. Era chiaro come il sole che si stesse parlando di me, ma che non fossi invitata a partecipare alla conversazione. Misi da parte a fatica la voglia di chiedere spiegazioni, di ribadire che se mi riguardava era necessario che condividessero con me quanto detto. Ripiegai piuttosto su un argomento in quel momento futile: la scuola. Il risultato fu quello di farmi prendere per matta, nessuno con una squadra di serial killer alle calcagna si sarebbe mai posto il problema scolastico. Io, però, ne avevo bisogno. In primis perché nessuno voleva parlarmi delle cose importanti, poi perché avvertivo la necessità di pensare a qualcosa di leggero, di preoccuparmi di argomenti che fossero in linea con una ragazza della mia età. Non volevo sentirmi una vittima sacrificale, un agnello pronto per il suo carnefice.

-Luke, io credo che Kresley debba sapere cosa sta succedendo. Ne ha il diritto- Esordì Michael, che era rimasto educatamente in disparte mentre io e mio fratello discutevamo del liceo. Lo guardai e nell'istante in cui i miei occhi incrociarono i suoi, potrei giurare di averci visto milioni emozioni bruciare vivide e potenti in quelle iridi di cristallo.

-No, non se ne parla. È troppo piccola- La freddezza di Luke spazzò via ogni traccia del calore che mi aveva trasmesso lo sguardo di Mike. Non che mi sorprendesse, il dolce Luke di poche ore prima era sparito, assorbito dal mondo onirico dal quale ero ormai uscita.

-Deve imparare a controllare i suoi poteri, è un bersaglio troppo facile così- Ribatté in tutta tranquillità il ragazzo dai capelli colorati. Ancora una volta mi stavano tagliando fuori dalla mia stessa esistenza e si insinuò in me il dubbio che fossi diventata trasparente durante la notte.

-Ci siamo noi a proteggerla-

-Scusate tanto se disturbo, ma vorrei sapere perché ci sono dei tizi che non vedono l'ora di ammazzarmi. Non me ne frega niente di alluvionare una città o sballottare Michael come una bambola di pezza con un po' d'acqua- Il mio tono risultò più acido di quanto avrei voluto e mi guadagnai un'occhiataccia da Michael, che sembrava non avermi ancora perdonato il piccolo incidente in corridoio.

-Io non ti addestrerò e non permetterò che lo faccia lui!- Luke era spazientito e il dito che aveva puntato contro l'unica altra persona presente in quella stanza tremava, indice inequivocabile di una sfuriata imminente.

-La condannerai all'altro mondo, con la tua stupida testardaggine- Michael alzò le mani in segno di resa e sbuffò dal naso. -Mi dispiace, Fiorellino. Ci ho provato-

-Luke, ti prego. Ho bisogno di saperlo, così come tu hai bisogno di proteggermi. Ma non puoi farlo se non so da che cosa devo salvaguardarmi- Cercare di fare perno sul suo affetto nei miei confronti era meschino, ma non vedevo altra soluzione. Da qualche parte dovevo riuscire a farlo cedere e i tentativi precedenti erano stati un fallimento disastroso. Quello, invece, sembrò funzionare.

-D'accordo, hai vinto. Insegnale a combattere, Clifford. Se ti fa evaporare sono cazzi tuoi- Nel pronunciare, con innegabile astio, le ultime parole aveva guardato dritto alla mia anima. Mi provocò un brivido lungo la schiena, uno di quelli che avverti che sai di stare facendo una cosa pericolosa e non sei confinto di potercela fare. Mi mordicchiai il labbro mentre raccoglievo alla meno peggio i capelli dietro la nuca. Tagliarli così corti non era stata una grande idea.

Michael mi aspettava pazientemente nel giardino sul retro. Appoggiato lì contro un albero, con le mani in tasca e un'espressione rilassata sul volto, mi sembrò davvero quanto di più vicino a un amico avessi mai avuto. C'erano milioni di cose di lui che non conoscevano, alcune che mi spaventavano e altre che mi attiravano e alle quali non ero certa di voler opporre resistenza, ma qualcosa dentro di me mi spingeva a voler sapere tutto del ragazzo che avevo davanti. Per qualche strano motivo sentivo che c'era una connessione tra noi, qualcosa di più profondo rispetto a quanto fossi disposta ad ammettere.

-Non mordo mica, Fiorellino- Mi sorrise senza muovere un passo. Era forse capace di avvertire il mio nervosismo? Be', probabilmente ce lo avevo scritto in faccia. Stavo morendo d'ansia e una parte di me avrebbe voluto solo scappare.

-Posso farti una domanda? Rispondi sinceramente-

-Non sono innamorato di te- Sgranai gli occhi e sentii le guance diventare bollenti.

-Ma come ti viene in mente? Volevo farti una domanda seria!-

-Stai forse dicendo che i miei sentimenti non sono seri?- Mi stava prendendo in giro, per forza.

-Sì, cioè, no. Dannazione, Michael, non ti sopporto- Sbuffai incrociando le braccia e misi il broncio. In un nano secondo fu davanti a me, troppo vicino per i miei gusti.

-Sto scherzando, Fiorellino. Avanti, chiedimi pure tutto quello che vuoi- Di colpo la sua voce era diventata come una colata di caramello mou, morbida e calda. Fui costretta a prendere un profondo respiro e combattere contro me stessa per sostenere il suo sguardo.

-Secondo te perché fa così? Davvero è meglio se non imparo a usare questa... questa cosa che ho dentro?- E che mi spaventa da morire, aggiunsi mentalmente. Sapevo che avrebbe potuto benissimo leggermi nel pensiero, ma sperai che almeno quella volta restasse nella propria testa e mi lasciasse la mia intimità.

-Questa cosa non ce l'hai dentro, Kres. Questa cosa sei tu. E tuo fratello deve solo comprendere che prima imparerai a difenderti, prima potrai avere la certezza di sopravvivere senza di noi- Una lama mi attraverò il petto da parte a parte al pronunciare di quelle parole. Esisteva la possibilità che a soccombere fossero loro. Esisteva e io ne avevo una gran paura, a tal punto che mi si mozzò il respiro in gola.

-Te ne andrai, vero? Ci abbandonerai- Mi sfuggì dalle labbra come sabbia dalle dita: velocissimo e allo stesso tempo mosso da una lentezza quasi dolorosa. Non volevo che se ne andasse, non volevo che mi lasciasse da sola. Fa che dica di no. Non dire di sì, non farlo. Per favore.

-Solo se ci lascio le penne. Ormai sono in ballo, tanto vale ballare- Usò un tono sfuggente, aveva il viso neutrale e per un attimo mi convinsi che per lui non era altro che un'avventura un po' diversa dalle altre. Eppure qualcosa nel modo in cui mi guardò mi disse che c'era di più, che se avessi scavato più a fondo ci avrei trovato tutte le sue ragioni. E capii anche che se Michael era così evasivo non era per cattiveria, ma semplicemente non era capace di aprirsi come avrebbe voluto.

Con un sospiro rivolsi lo sguardo alla casa alle mie spalle e gli occhi mi si riempirono di lacrime. Iniziai a tremare e intorno a noi l'aria divenne umida, mentre nuvoloni scuri si ammassavano gli uni sugli altri in una lotta a chi sarebbe stato il primo a scaricare sul terreno tutta la pioggia di cui era capace. Era impossibile creare una tempesta da zero, c'erano troppi fattori da mettere insieme, fattori che io non avrei mai potuto portare in vita da sola. Due braccia mi strinsero da dietro e mi cullarono.

-Calmati, Fiorellino. Va tutto bene, d'accordo? Prendi un bel respiro, avanti- Michael parlò a bassa voce, proprio accanto al mio orecchio. Potei sentire una leggera pelle d'oca formarsi sulle braccia, in netto contrasto con il panico che stava dilagando in me. Com'era possibile che il mio corpo si abbandonasse a una simile reazione, quando avrei voluto soltanto piangere?

-Io...- Balbettai, ma venni dolcemente zittita da Michael. Dondolò a destra e sinistra, mi strinse un po' di più. Era lì, era reale.

-Diamine, Michael. È tutto un enorme casino. Luke sta rischiando la vita per me. Tu la stai rischiando- Mormorai con la voce spezzata. Mi resi conto di essermi piegata sotto il peso di un dolore che non avevo mai provato. Era la consapevolezza che le probabilità di uscirne vivi fossero minori di quelle che Mike e Luke divenissero amici.

-Va tutto bene, Fiorellino-

-Come può andar bene, sapendo che potresti non vedere il domani?-

-Ci sono battaglie per le quali vale la pena vedere il proprio sangue versato- E tu sei una quelle. Fulmineo, un pensiero che mi attraversò la mente tanto veloce da indurmi a pensare che Michael non volesse condividerlo con me. Il sapore del sangue si diffuse nella mia bocca quando i miei denti affondarono un po' troppo nella carne delle labbra.

-Ho paura, Michael. Ho tanta, tanta paura- Confessai e mi resi conto soltanto in quel momento di quanto vicini fossimo. La mia schiena aveva aderito al busto di Michael e la sua testa era poggiata sulla mia spalla, mentre le sue dita premevano sui miei fianchi con la speranza che quel leggero dondolio bastasse a scrollarmi di dosso il carico emotivo che avvertivo.

-Lo so, Fiorellino. Ma ce la faremo, ti prometto che... ti prometto che farò di tutto per insegnarti quello che so- Era stato tentato dall'idea di dirmi che ne saremmo usciti vivi, ma non poteva esserne sicuro. Aveva ripiegato sui poteri perché sapeva quanto alta fosse la possibilità di soccombere. Fece male, ma lo apprezzai.

-Cominciamo, Kresley- Divenne di colpo di ghiaccio e si staccò bruscamente. Mi lasciò interdetta, ma allo stesso tempo sollevata. Da qualche parte dentro di me sapevo che la distanza avrebbe potuto soltanto farci bene. Era pericoloso, dovevo tenerlo bene a mente: aveva ucciso delle persone.

-Sì, va bene. Cominciamo-

-A quanto ho notato, scatti come una molla. Dobbiamo capire quale tasto premere- Cominciò a girarmi intorno come un avvoltoio. Era davvero quella la tecnica didattica migliore da usare?

-Credo di sì, non lo so. Cosa vuoi che ne sappia?- Mi zittì con un gesto della mano e aggrottò la fronte. Iniziavo a stufarmi di vederlo ronzare attorno al mio corpo come un'ape con un fiore. Fiorellino. Ah, ah, ah.

-Chiudi gli occhi, rilassati. Immagina nella tua testa la fonte d'acqua più grande che il mondo abbia mai visto- Abbassai le palpebre e cercai di ignorare il fatto che l'acerrimo nemico di mio fratello fosse alle mie spalle, impartendomi ordini e comportandosi come se fossi un animaletto da osservare con attenzione. L'immagine di Michael fu preso rimpiazzata da quella di un enorme lago, la luce del giorno si rifletteva sulla sua superficie immobile e scura. Sembrava quasi impossibile che l'acqua non inghiottisse anche il sole.

-Alza la mano destra con il palmo verso l'alto. Concentrati bene- Mi accompagnò nel movimento e sentii la mia pelle bruciare sotto il suo tocco. Era qualcosa che andava oltre il suo dominio, Michael era fuoco puro.

-Immagina di spostare l'acqua dal lago al tuo braccio. Devi sentirla scorrere- Era più difficile di quanto immaginassi. Non bastava semplicemente far finta che io potessi davvero mettermi a comandare a bacchetta un paio di onde, perché quelle se ne stavano ferme all'interno dei confini del bacino.

-So che è difficile, ma provaci. Cerca di buttare fuori quello che stai vedendo- Forza, fa che funzioni. Fa che funzioni!

Nonostante i miei sforzi immani, la mia mano rimase asciutta come un arido deserto. Provai e riprovai, ma sembrava che il mio magico potere si fosse esaurito. Sparito nel nulla. Mi lasciai andare a uno sbuffo contrariato, per poi spalancare gli occhi.

-Non funziona-

-Tranquilla, riprova. Non ti agitare- Il fiato caldo di Michael sul collo mi metteva in soggezione e mi fece sentire come se mi avesse dato fuoco. Ah, ah, ah. Bella battuta, davvero.

-Ti aiuto io- Aggiunse, notando la mia frustrazione. Sperai vivamente di non essere arrossita pensando al suo respiro contro la mia pelle. Prese il mio polso tra le dita con delicatezza e mi sorrise.

Neppure con l'aiuto di Michael ci riuscii. Mi staccai e passai le mani tra i capelli che, per inciso, avevano deciso di spostarsi permanentemente davanti alla mia faccia. La mia già precaria autostima da regina dell'acqua crollò miseramente e potei giurare di vederne i pezzi incastrarsi tra i fili d'erba ai miei piedi.

-Che razza di problema ho? Ti ho quasi ucciso e ho fatto scoppiare un idrante, perché adesso sembro il deserto del Sahara? Perché non posso semplicemente riuscirci?- Piagnucolai e un urlo di rabbia mi rimase incastrato in gola. Odiavo comportarmi come una poppante e frignare in quel modo, ma mi sentivo abbattuta. Non mi ero mai trovata a provare un simile avvillimento e per quanto abbacchiata potessi essere, il disprezzo verso la mia magia che non mi dava ascolto era dieci volte più grande. Strinsi forte i pugni e sbattei il piede a terra, sollevando un paio di sassolini giusto il tempo di sporcare le mie scarpe e di creare una nuvola carica di pioggia sopra la testa di Michael. Quest'ultima riversò tutta l'acqua che riuscivo a immaginare sul povero ragazzo, che mi guardò come un pulcino bagnato. Una nuvola carica di pioggia. Sulla testa di Michael Gordon Clifford. Sul serio? La risata di Luke scoppiò fragorosa alle mie spalle.

-Spegnila, Luke! Falla smettere!- Lo implorai, dato che il mio unico tentativo di porre fine a quel mini temporale non aveva fatto altro che farlo diventare più intenso.

-Scusami, Michael, giuro che non volevo. Te lo giuro- Mortificata dalla mia mancanza di esperienza e ignorata da mio fratello, provai disperatamente ad attrarre la nuvola verso di me. Doveva funzionare, ero o no una dominatrice dell'acqua?

Lentamente riuscii nel mio intento e la nuvola dispettosa si raggomitolò su se stessa, per poi scompararire nel nulla.

-Posso capire la tua antipatia nei miei confronti, Fiorellino. Ma così mi sembra esagerato- Si lamentò scuotendo la testa come un barboncino, per poi lasciarsi avvolgere dalle fiamme. Vederlo illuminarsi di calore incandescente ra affascinante, spaventoso e mozzafiato allo stesso tempo. Vibrava di rabbia e istintivamente mi trovai a fare qualche passo indietro. Lui mi sorrise.

-Non voglio darti fuoco, Principessa. Mi sto solo asciugando- Sventolò una mano davanti al viso e un piccolo turbine portò via il vapore che lo avvolgeva, trascinandolo verso il cielo.

-Scusami, ti prego. Davvero, non era mia intenzione- Balbettai prima di sbattere contro il tronco di un albero. Non avevo paura di lui, sapevo che non mi avrebbe mai fatto del male. Be', forse un po' di timore c'era, eppure... eppure lo sguardo che mi stava rivolgendo non trasmetteva altro che un'infinita pazienza e una profonda dedizione. Aveva preso a cuore quelle lezioni, aveva preso a cuore me.

-Cambiamo strategia, Fiorellino. Vieni qui- Mi fece cenno con la mano e mi avvicinai cautamente. Emanava ancora un calore disumano e la mia fronte si imperlò appena di sudore. Abbassai lo sguardo e notai l'erba bruciacchiata intorno a Mike, per poi tornare a guardarlo negli occhi.

-Abbiamo capito che sei impulsiva. Il che, se mi permetti, è strano. Di solito voi dell'acqua siete tipo dei guru di calma zen e siamo noi del fuoco quelli istintivi...- Blaterò senza davvero rivolgersi a me, o forse lo stava facendo e io non riuscivo a seguirlo. Era senz'altro la seconda opzione.

-Quindi?-

-Quindi devi spegnere il cervello e agire, smettila di pensare- Mi abbracciò da dietro, si era mosso velocissimo, e portò i miei polsi in avanti. Mi mancò il fiato per quello scatto improvviso e per la sua vicinanza e l'aria che aveva abbandonato i miei polmoni si era trasformata in una piccola scia d'acqua che adesso gocciolava giù dalle mie dita.

-Visto, Fiorellino?- La sua voce arrivò bassa e roca al mio orecchio, mentre le sue labbra lo sfioravano e una sottile pelle d'oca faceva capolino sulle mie braccia. Avrei voluto saper contare tanto velocemente quanto il tempo che ci aveva impiegato un brivido a percorrere la mia schiena nel momento in cui il respiro di Michael aveva colpito il mio collo.

Lo sguardo di Luke parlava chiaro: avrebbe voluto congelare Michael.

-Sì- Mormorai flebilmente, riprendere il controllo di me stessa sembrava la scelta più giusta da fare. Ammesso e non concesso che il mio corpo e la mia mente decidessero di collaborare.

-Dobbiamo solo capire cosa ti fa scattare sul serio e come controllare i tuoi attacchi-

Tradotto: non avevamo la più pallida idea di come funzionassero le cose con me e avremmo dovuto procere per tentativi. Tentativi per i quali non avevamo tempo, perché da qualche parte nella mia testa la sabbia dentro la clessidra scorreva inesorabile e spietata.

-Come facciamo?- Domandai dopo aver preso le debite distanze dal ragazzo con la criniera rosa. Con quei capelli sparati sembrava un leoncino ribelle.

-Onestamente? Non lo so. Andremo per tentativi-

-E il premio come miglior stratega va a... rullo di tamburi!- Luke allungò fastidiosamente un ''oh'' di suspence e poi sollevò in aria le mani -Michael Clifford!-

-Se dessi una mano invece di fare il buffone finiremmo molto prima.- Mi persi negli occhi verdi di Michael e d'istinto sollevai una mano al cielo, che divenne un ammasso di grumosi nuvoloni spessi e grigi carichi della mia disapprovazione nei confronti di Michael e Luke, che si comportavano come bambini.

-Eccolo, il tasto per farti partire!- Esclamò Luke battendo le mani, come se avesse contribuito a scoprire l'acqua calda. O la ruota.

-Mi detesti così tanto?- Lo sguardo ferito di Michael mi colpì dritto in faccia, un manrovescio che fece più male emotivamente che fisicamente. Non riuscivo a credere che fosse passato quel messaggio. Io non lo odiavo, non avrei mai potuto farlo! Era stato l'unico a volermi conoscere prima che litigassi con Luke, era stato l'unico a vedermi e a volermi intorno. E le sue carezze, i suoi sguardi, ancora vibravano sulla mia pelle quando ci pensavo.

-No, non dire sciocchezze. Solo... non mi piace che tu ti rivolga così a Luke- Non potevo credere di stare davvero difendendo mio fratello dopo quello che mi aveva fatto a scuola. Sapevo, però, che sarebbe sempre stato così. Lo avrei sempre difeso a spada tratta, perché dopotutto si trattatava del sangue del mio sangue e nessuno sarebbe mai stato per me ciò che era lui. Nessuno.

-Kres, per il bene della missione io torno dentro- Luke mi baciò i capelli e mi pizzicò scherzosamente il fianco. -Tu osa approfittare di lei e ti pentirai di essere stato anche solo pensato dai tuoi genitori- Lo minacciò a denti stretti, sovrastandomi in altezza e gettando la propria ombra scura sul ragazzo che mi stava dinanzi. Michael non fece una piega, anche se lo sguardo che mi lanciò fu eloquente. Sapeva di James e avrebbe potuto vuotare il sacco, ma non lo fece. Abbassai la testa e lasciai che le ciocche dei miei capelli sfuggite all'elastico si riversassero sul mio viso.

*

Io e Michael passammo diverse ore in giardino e più le lancette dell'orologio scorrevano, più energia mi sembrava di avere in corpo. Secondo Mike era merito dell'adrenalina e dell'eccitazione che l'allenamento mi avevano scatenato dentro e forse un po' ragione ce l'aveva. Non mi ero mai sentita così viva. Era difficile e le volte che ero riuscita a controllarmi sul serio si potevano contare sulle dita di una mano, ma mi sentivo investita da una forza incredibile. Ero io a far vibrare l'aria, ero io a far ridere Michael quando qualcosa andava storto. Ero io il centro di tutto e solo più tardi avrei capito quanto quella sensazione fosse in realtà veritiera.

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Eccomi qui dopo tre mesi, sono un disastro lo so. Scusatemi tanto tanto tanto. Prometto di cercare di essere più presente :* Grazie a EvaKant00 per i commenti, mi hanno fatto piacere 

Kiss kiss

Onyxandopal

Passate da '' Turning into me'', la trovate sul mio profilo. Si tratta della mia nuovissima fanfiction (che presto verrà cambiata in originale per dare alla sottoscritta modo di confrontarsi con un altro genere) a tema paranormale. Se vi piacerebbe leggere di Mutanti, modificazioni genetiche, protagoniste dal carattere forte e che non si lasciano mettere i piedi in testa e cliniche segrete, allora fa per voi!

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