Capitolo 10
Il mio allenamento proseguiva a ritmi disumani sotto lo sguardo vigile di mio fratello e la guida clemente di Michael. Apprezzavo che fosse sempre così paziente con me, sebbene non capissi come diamine facesse a mantenere così bene la calma. Al suo posto avrei dato di matto dopo cinque minuti. Anzi, era già successo. Michael, però, si limitava a incoraggiarmi e spronarmi a dare sempre di più, a fare sempre meglio. Sii più veloce, sii meno prevedibile, non guardare dove andrai a tirare. E per assicurarsi che non battessi la fiacca mi lanciava contro palle di fuoco a una velocità missilistica, accompagnate da correnti d'aria capaci di sradicare un albero. I miei piedi restavano sempre saldi sul terreno e credo fosse merito delle premure di Mike che, pur cercando di tirare fuori il meglio di me, faceva sempre attenzione a non farmi troppo male.
Quelle ore estenuanti, però, ebbero il loro scopo. Finalmente riuscii ad attaccare Michael cogliendolo di sorpresa e, in tutta onestà, fui sorpresa quanto lui. L'istinto aveva chiamato e io l'avevo ascoltato, accogliendo la sua richiesta di spingermi in alto con un getto d'acqua e saltare alle spalle del dominatore del fuoco per poi avvolgerlo con un drago di ghiaccio e fargli uno sgambetto con l'acqua. Michael scoppiò a ridere guardandomi dal basso e sciolsi un po' la presa.
-Accidenti, è così che ti voglio. Proprio quello che intendevo- Presi un bel respiro con le mani sui fianchi e lo guardai mentre si alzava e spolverava i pantaloni. La maglietta bianca era macchiata di erba e terra. -Solo un po' più veloce- Più veloce. Stava per caso scherzando? Non erano passati neanche sei secondi, come poteva pretendere che fossi più rapida di così? In più, c'era da considerare che avevo imparato tutto da zero in appena una settimana e quando la sera crollavo a letto il mio corpo accusava il colpo, ogni singola sera. Ero esausta e avrei desiderato tanto riavvolgere il nastro fino al punto in cui la mia vita era ancora normale e io ero solo una ragazzina con tanta voglia di cambiare. Se lo avessi fatto avrei dovuto rivivere tutto da capo e quella era l'unica motivazione che mi spingeva a pensare al futuro anziché voler tornare indietro.
-Possiamo fare una pausa? Sono stremata- Si mosse più veloce di un fulmine, facendo apparire Edward Cullen una lumaca ai miei occhi, e me lo trovai davanti. Accarezzò i miei capelli, scivolando dietro il collo per massaggiarlo con le dita. Era un movimento lento, ipnotico.
-Sei così rigida. Mi dispiace se ti sto portando allo stremo delle forze, ma è necessario- La sua vicinanza mandava in subbuglio ogni cellula del mio essere, caricandomi di ansia allo stesso tempo. Forse era perché il fuoco e l'acqua si trovavano agli antipodi, forse era perché Luke mi aveva sempre detto quanto Michael fosse pericoloso e forse era perché io tutto quel pericolo in lui non lo avevo mai visto.
-Lo so, non mi sto lamentando infatti. So che non ti diverti a sprecare il tuo tempo con me- Le parole uscirono in un soffio, deboli ed effimere.
-Non dire sciocchezze. Mi stai rendendo fiero di te- I suoi occhi di smeraldo incrociarono i miei per un solo istante, prima che le sue labbra si poggiassero sulla mia fronte. Mi sentii parte di un universo parallelo in cui tutte le mie emozioni erano amplificate e i nostri pensieri, miei e di Michael, si mescolavano, vagavano, si univano e scindevano confondendomi. Era una danza, una danza strana la nostra. Eravamo una cosa sola e, nello stesso istante, eravamo altre mille diverse, ognuna l'opposto dell'altra.
-Sono consapevole del fatto che non lo fai per me, ma per Luke- Aveva letto i miei pensieri, di nuovo. O forse ero stata io a comunicarglielo senza rendermene conto. Mi staccai da lui bruscamente, quel contatto non poteva fare bene a nessuno dei due. Mi allontanai dandogli le spalle.
Mi voltai e sollevai un muro di ghiaccio, che bloccò prontamente la raffica di vento che mi aveva scatenato contro Michael.
-Troppo prevedibile, Clifford. Troppo prevedibile- Gli feci la linguaccia.
-Sei fantastica- Si mise persino a battere le mani e scossi la testa. Sperai che da lontano non potesse vedere il calore che sentivo formarsi sulle mie guance. Lui pensava che io fossi fantastica.
*
Ero talmente stanca che quando Luke mi ordinò di spegnere il cellulare, che continuava a suonare, pensai di essermelo sognato. Un secondo. Il cellulare! Non potevo essere stata così sciocca da portarmelo dietro! Luke lo lanciò sul mio letto e potei notare la miriade di messaggi e telefonate senza risposta che Corinne e James mi avevano lasciato. Mi diedi uno schiaffo mentale e dell'idiota, chi diavolo si porta dietro il cellulare quando non deve essere rintracciato? Il danno ormai era fatto, ma non me la sentii di rispondere a nessuno dei due. Se per caso, per un fortunatissimo caso, gli Oscuri non avevano ancora rintracciato il mio telefono, non era il caso di concedergli quella chance rispondendo a qualche sms. Spensi il dispositivo elettronico definitivamente.
C'era qualcuno che mi chiamava a gran voce, anche se arrivava a me soffusa e distorta. Una, due, tre volte il mio nome. Poi finalmente riuscii a capire di chi si trattasse. Era il mio papà.
-Kresley, bambina mia. Dobbiamo andarcene, ci hanno trovati! Vi hanno trovati- Sembrava stanco e angosciato e sentire la sua voce piegarsi sotto il peso di chissà quale fatica mi spezzò il cuore.
-Papà? Sei davvero tu?- Mi mancava da morire e non riuscivo a capacitarmi di come potessi aver passato tanti mesi senza sentirlo.
-Sì, Kres. Sono io. Adesso però alzati e andiamo via. Dovete andarvene, subito. Hai capito?- C'era una certa urgenza nella sua voce e l'angoscia chiuse in una morsa il mio stomaco.
Mi svegliai di soprassalto e intorno a me tutto si fece chiaro di colpo. Papà non c'era, era stato tutto un sogno. Un sogno premonitore. Inciampai mentre scendevo di corsa dal letto e, nel recuperare, mi fiondai in cucina. La prima cosa che incontrai fu lo sguardo di Michael e capii che anche lui aveva visto quello che avevo sognato.
-Merda- Imprecai sbuffando dal naso. Non era possibile, non potevano averci trovati anche lì. Tutta colpa del mio stupido telefono. Sentii le lacrime salirmi agli occhi e fu difficile ricacciarle indietro, non potevo piangere sul latte che io stessa avevo versato.
-Bella?- Luke mi guardava interrogativo, non capiva e non poteva capire. Piccoli frammenti del sogno si rimaterializzarono lentamente nella mia mente.
-Era papà e sembrava... sembrava affaticato, addolorato-
-Gli Oscuri. Lo stavano torturando!- Si intromise Michael e il mio cuore sprofondò nelle viscere dell'inferno. Il mio papà era in mano a quei... quei maledetti e lo stavano persino torturando! Perché non potevano semplicemente lasciarci in pace?
-Dobbiamo andare. Quanto tempo abbiamo?- Si informò Luke, già scattante e pronto a raccogliere tutti gli alimenti che aveva comprato dalla credenza.
-Non molto, a giudicare dal tono di vostro padre. Dobbiamo arrivare il prima possibile a un aeroporto e imbarcarci sul primo volo-
Avevamo raccolto le cose in un lasso di tempo così breve da sfiorare l'incredibile e non avevo avuto il tempo di pensare a come si stessero evolvendo le cose. Una volta seduta sul mio sedile accanto al finestrino iniziai a realizzare che cosa stesse davvero succedendo. Stavamo scappando dal terzo tentativo di rapimento. Mi massaggiai le tempie, mentre le immagini del viaggio fino all'aeroporto si ravvivavano sulle mie palpebre. Avevo tenuto per tutto il tempo lo sguardo sulla strada dietro di noi, come se dai chilometri che avevamo machinato potessero spuntare fuori mille truppe di Oscuri pronte a ucciderci seduta stante. Mettendomi comoda urtai il livido che mi ero procurata sbattendo contro la portiera e decisi che Michael aveva decisamente bisogno di imparare a quale velocità fosse consono prendere le curve e a quale, invece, avrebbe rischiato di renderci vittime.
-Non riesco a credere che ci vorranno quasi trenta ore per arrivare a Firenze- Mi lamentai guardando di traverso Michael. Era una lamentela futile e superficiale, ma in tutto quel gran casino avevo bisogno di qualcosa che mi ancorasse a uno sprazzo di vita normale.
-Be', mettila così. Potrai recuperare le ore di sonno che abbiamo perso ultimamente- Avrei preferito non dover recuperare proprio niente.
-Che fortuna- Roteai gli occhi poco prima di sentire la mano di Mike sul ginocchio. Lo guardai e mi sorrise debolmente.
-Fiorellino, lo so che è difficile. Ma ce la faremo. Ti prometto che ce la metterò tutta perché tu possa tornare a vivere la tua vita- Mi baciò una tempia e mi sentii incredibilmente coccolata. Si stava prendendo cura di me, ancora una volta. Forse in quel momento gli credetti sul serio, per un attimo credetti davvero che avremmo potuto farcela.
*
Il taxi ci aveva lasciati davanti a un palazzo che scoprii appartenere alla famiglia di Michael da generazioni. Era bellissimo, ma cosa potevo aspettarmi da una città come Firenze, se non una meraviglia dopo l'altra?
-Venite, andiamo al terzo piano. C'è la terrazza ed è più spazioso rispetto agli altri appartamenti- Istruì Michael mentre salivamo le scale. Mi ero persa il momento in cui aveva tirato fuori le chiavi per aprire, ma appena raggiungemmo la meta mi resi conto che non ne avrebbe usate. Aveva tra le dita un pezzo di metallo e lo scaldò con il proprio potere del fuoco finché non prese la forma della chiave che ci serviva.
-Al piano di sopra ci sono due camere, mentre qui una sola. A destra c'è un bagno, a sinistra la cucina e il salotto- Appoggiò una delle nostre valigie per terra e si voltò a guardarci. -Volete stare voi su? Oppure Kresley può dormire di sotto e noi su-
-Non se ne parla, Michael. Luke e io prenderemo le stanze al piano di sopra.- risposi senza ammettere repliche da parte di nessuno. Luke e Michael erano come l'elettricità e l'acqua e per nessun motivo al mondo avrebbero potuto stare vicini.
-Credo tu debba riposarti, Bella. Sei stremata- Luke mi accarezzò la schiena mentre prendeva dalle mie mani la mia sacca.
-Grazie, Luke- Gli sorrisi e mi coprii la bocca quando uno sbadiglio sfuggì al mio controllo.
*
Venni svegliata da un meraviglioso profumo di pizza, che mi fu piazzata sotto al naso da un sorridentissimo Michael Clifford.
-Hey, Fiorellino. Che ne dici di riempirci la pancia?- Agitò leggermente la scatola quadrata e calda davanti al mio viso mentre mi stiracchiavo. Il divano era stato una pessima idea, ma ero talmente stanca che il male al collo passò in secondo piano rispetto alla sensazione di riposo che mi aveva invasa e alla fame che era sopraggiunta.
-Dico che è un'ottima idea e che puoi svegliarmi così fino alla fine dei miei giorni- Ridacchiai indicando la pizza.
-Fammi spazio, Principessa. Sei piccola, ma ingombri- Misi il broncio mentre mi spostavo verso il bracciolo e lo guardavo male.
-Non prendertela a male, su. Questa è tua- Mi poggiò davanti una Fanta e dei tovaglioli.
-Posso sapere perché mi cercano come se fossi un diamante preziosissimo?- Domandai a bocca piena, mentre le mie papille gustative andavano in estasi per la pizza più buona che avessi mai mangiato. E pensare che non eravamo neanche a Napoli, altrimenti chissà se sarei stata capace di smettere di mangiare.
-È una lunga storia, ma credo... credo sia giunto il momento di farti sapere tutto quanto.- Si sistemò un po' più comodo, poi iniziò a raccontare.
A quanto pareva, secoli prima il numero di Dominatori era elevatissimo e per ogni elemento c'erano numerose popolazioni sparse per il mondo. Fuoco, Aria, Acqua e Terra convivevano pacificamente, nonostante qualche piccolo screzio tra gli elementi opposti come Fuoco e Acqua, o Aria e Terra. Ogni elemento aveva la sua guida: gli Alpha. I loro poteri, a differenza dei dominatori semplici, erano illimitati e le loro capacità incredibili. Mi sembrava quasi impossibile pensare a quattro eletti praticamente invincibili, ma il fatto che avessero delle responsabilità nei confronti degli altri li rendeva più umani. Tra queste figurava il loro dovere di difendere i Dominatori dagli Oscuri, una forza negativa di grande intelletto e potere, oltre che abilissimi combattenti. La prima regina di essi, Nix, si era innamorata follemente di un dominatore della terra e proprio come in una di quelle telenovele piene di cliché, il fortunato era stato proprio l'Alpha. Il cuore di Sal era riuscito, grazie alla sua indicibile forza, a resistere a qualsiasi maleficio e filtro d'amore che Nix avesse provato pur di ottenere il suo amore. Quest'animo forte, però, fu proprio ciò che portò i dominatori della terra alla condanna: non appena l'erede al trono degli Oscuri fosse stata una ragazza, i dominatori della terra si sarebbero estinti.
-Che cosa c'entra tutto questo con noi? Con me?- Abbandonai la crota della pizza nel cartone e mi guadagnai un'occhiataccia da parte di Luke, così gli allungai i rimasugli della mia cena.
-Nessuno credeva davvero che quella megera potesse essere seria, ma la sua stregoneria è stata portata a termine con la nascita di Calissa. I dominatori maledetti sono morti, uno dopo l'altro. Una vera e propria epidemia. E in tutto questo il nostro ruolo è quello di riportarli in vita, dato che siamo gli unici in grado di farlo- La risposta di Michael non fece che confondermi ancora di più, ma almeno adesso qualche tassello era tornato al proprio posto.
-Che cosa accadrebbe se ci riuscissimo?-
-Be', se ci riusciamo mentre siamo ancora liberi, allora potremo mettere fine allo sterminio dei dominatori. Hai presente gli Oscuri? Ecco, loro sono un po' come i Nazisti per gli Ebrei. O qualsiasi altro sterminio di massa ti venga in mente- Rabbrividii. Con tutto il rispetto, ma non avevo alcuna intenzione di morire ammazzata dal pazzoide di turno. -Se ci catturano e li riportiamo in vita mentre siamo allegramente incatenati nelle segrete degli Oscuri, allora sarà la fine per il mondo intero-
-Aspetta, riavvolgi un secondo il nastro. Hai parlato di sterminio. Intendi dire...-
-Gli Oscuri hanno rapito quasi tutti i Dominatori rimasti nel tentativo di trovare gli Alpha e li stanno torturando per farsi dire ciò che sanno- Luke mi guardò fisso negli occhi mentre rispondeva, quasi volesse intimidirmi.
-Fantastico. Quindi voi due avete tipo il compito di fare il culo a questa banda di pazzi?-
-Io senza dubbio, tuo fratello no. Sei tu l'Alpha, Fiorellino- Michael poggiò casualmente la mano vicino alla mia, anche se dallo sguardo che mi lanciò potei intuire che non fosse poi troppo casuale.
-Come fai a dirlo? Come posso essere io, se neanche sono capace a controllare un paio di goccioline di rugiada?-
-Semplice. Ne hai i sintomi. Hai visto le sentinelle arrivare, hai previsto il loro arrivo anche in montagna e lo sviluppo dei tuoi poteri avviene a una velocità impensabile per una dominatrice qualsiasi- Gli occhi di Luke si infuocarono e scattò in piedi.
-Avrei dovuto essere io l'Alpha- Non riuscii a trattenermi dallo spalancare la bocca. Come poteva essere geloso... invidioso di tutto ciò? Io ero letteralmente terrorizzata e sulla mia schiena era disegnato un fantastico bollino rosso con su scritto ''Uccidere qui''.
-Stai scherzando, spero-
-Bella, avrei dovuto esserlo io punto e basta. In questo modo ti avrebbero lasciata in pace- Si inginocchiò davanti a me e prese le mie mani tra le proprie. Gli sfuggii solo per poterlo abbracciare. Sotto quella corazza, sotto i milioni di episodi in cui il suo comportamento era stato discutibile, c'era soltanto un ragazzino che voleva proteggere le persone che amava. Mi fece male, la sensazione di essere il motivo della sua sofferenza mi fece male.
-Vi lascio soli- Michael si alzò portando via le scatole delle pizze e poi si chiuse la porta della propria stanza alle spalle.
-Luke...-
-Lascia stare, davvero- Il suo tono lapidario non mi avrebbe fermata. Non quella volta.
-Ascolta, lo so. Lo so che ti odi, che pensi sia colpa tua, ma non lo è. Non può esserlo. E ora tutto ciò che ci resta da fare è combattere con le unghie e con i denti per portare a casa le persone che sono state rapite. E soprattutto papà- Gli baciai la fronte e accarezzai delicatamente le sue guance, per poi abbassare lo sguardo per una frazione di secondo. -Ti prometto solennemente che quando tutto questo sarà finito non userò più il dominio-
-Lo giuri?-
-Su quello che ho di più caro. Però ho bisogno che tu ti fidi di me e di Michael. Ho bisogno che tu lo faccia, capisci? Lui è un bravo insegnante e c'è anche da considerare che il suo potere non ha nulla a che vedere con il mio. So che non lo sopporti, ma devi essere paziente. Fallo per me-
-D'accordo, Bella. Ma solo perché non abbiamo altra scelta e perché non ho idea di come fare io a insegnarti-
-Grazie, Luke- Mi baciò i capelli dopo essersi messo a sedere al mio fianco. Passammo qualche minuto così, prima che lui interrompesse il silenzio.
-Promettimi soltanto che non ti innamorerai di lui- Le mie labbra si schiusero mentre il cuore saltava un battito. Lo guardai incredula, da dove saltava fuori quella pretesa?
-Ti prometto anche questo- Agganciai il mio mignolo al suo per sigillare quella promessa e gli sorrisi. Non mi stava chiedendo la luna, potevo farcela.
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