9 - La porta chiusa

Il mattino seguente mi alzai con la consapevolezza che presto le cose avrebbero preso una nuova piega.

Derek avrebbe fatto il suo annuncio solo a cena e avevo promesso di non farne parola con mio fratello prima di allora. Così, dopo aver buttato Ryan giù dal letto, decisi di godermi l'ultimo giorno di quiete. Prima tappa: i giardini.

Sgraffignai i bignè alla crema dalla cucina e mi diressi a passo spedito verso il portone principale, tenendo mio fratello per mano. Sfidai con gli occhi tutti i camerieri che incontrammo, pronta a prenderli a calci se avessero osato fermarci. Per loro fortuna, nemmeno ci provarono.

Spalancai le porte e... Aria, aria fresca e pulita! L'odore della terra, il profumo dei fiori, il vento leggero e il sole luminoso! Mi sembrò di rinascere. Gettai un'occhiata a mio fratello e sul suo viso vidi con gioia lo stesso stupido e largo sorriso che era stampato sul mio.

Adocchiai un grazioso gazebo accanto ad un laghetto e mi ci fiondai. Sistemai la colazione su un tavolo in legno e addentai un delizioso bignè. Attorno a noi il verde regnava sovrano, le api volavano di fiore in fiore e più volte mi sembrò di vedere un coniglio o uno scoiattolo.

Mi avvicinai al laghetto limpido e mi spruzzai la faccia con l'acqua fredda, godendomi la sensazione rigenerante sulla pelle.

-Vuoi sapere cosa penso?- domandai a Ryan non appena mi raggiunse.

-Cosa?-

-Che hai l'aria assonnata. Lascia che ti dia una mano a svegliarti.-

Con un rapido scatto, lo agguantai per un braccio e lo spinsi in acqua. Al sonoro "splash" si unì il suono fragoroso della mia risata.

-Non è divertente! Aiutami ad uscire da qui!- esclamò Ryan quando riemerse, allungando il braccio nella mia direzione. Riconobbi il falso broncio, segno che stava cercando di non ridere.

-Non ci casco, fratellino. Te li ho insegnati io questi trucchetti.- Non gli offrii la mano per tirarlo su, evitando così di farmi trascinare giù.

Il suo broncio scomparve e lasciò il posto ad un sorriso a trentadue denti mentre mi schizzava d'acqua. Indietreggiai di qualche passo per non bagnarmi e gli rivolsi uno sguardo giocoso.

Lui uscì dal laghetto e mi fissò per qualche istante prima di scagliarsi su di me nel vano tentativo di acciuffarmi. Mi scansai senza difficoltà e lo canzonai, ridendo più forte di prima.

-Prova ancora, lumaca!-

-Faresti meglio a scappare se non vuoi fare un bel tuffo!-

Non me lo feci ripetere due volte. Iniziai a correre tra le siepi e in pochi secondi lo distanziai di diversi metri. Ero palesemente più veloce di lui, non aveva alcuna speranza di acchiapparmi. Ma non demorse finché non mi arrampicai su un albero. Se la corsa non era il suo forte, l'arrampicata lo era ancor meno.

-Già stanco?- chiesi sorridendo.

-Sì! Hai vinto, per questa volta.- disse, ansante.

-E tutte quelle precedenti!- gli feci presente, ricordando tutte le volte che aveva provato a rincorrermi nel bosco senza acchiapparmi mai.

Tornai a terra con un balzo e guardai mio fratello. Le guance erano arrossate per la fatica della corsa, il respiro affannoso, i capelli e i vestiti fradici.

-Datti un'asciugata prima di entrare in casa o sgocciolerai acqua ovunque. Non vorrei che i camerieri dessero di matto.-

Ci sdraiammo sul prato, le facce rivolte al cielo per lasciare che il sole le accarezzasse. Sbirciai il volto di mio fratello e vidi i suoi occhi chiusi, l'espressione rilassata. Bionde ciocche di capelli bagnati gli ricadevano sulla fronte e sulle tempie, luccicando sotto i raggi solari, le lunghe ciglia chiare proiettavano le loro ombre sulle guance rosee e le labbra piene erano curvate in un limpido sorriso. Questo era il Ryan che amavo, spensierato e felice. Mi colmai gli occhi della sua immagine, imprimendola a fuoco nella mia mente prima che riassumesse l'aspetto da riccone fanatico.

Gli strinsi dolcemente la mano.

Le nostre vite stavano per cambiare radicalmente e non sapevo quando avremmo avuto la possibilità di trascorrere un'altra giornata così serena.

Ryan ricambiò la stretta.

In cuor mio speravo di non dover mai abbandonare la presa.

***

Dopo pranzo ci ritirammo nelle nostre stanze. Mi distesi sul letto e lessi per mezz'ora uno dei libri della biblioteca che narrava le vicende amorose di due sfortunati amanti. Le pagine odorose dei romanzi erano l'unico spiraglio sulla realtà dell'amore che io avessi mai avuto. Conoscevo l'amore fraterno, l'amore per la natura, l'amore di una famiglia, ma non avevo provato sulla pelle l'amore passionale, quello degli innamorati, dei cavalieri e delle principesse, dei ladri e delle fanciulle, dei re e delle regine. In sintesi, il genere d'amore che, secondo i libri, è la radice della vita e dell'universo.

Ad Old Rooster, le possibilità di trovare qualcuno che assomigliasse anche solo vagamente a uno dei personaggi delle poche storie d'amore che avevo letto, erano pressoché inesistenti.

Qualche anno prima, rileggendo gli otto libri -di cui solo tre erano romantici- della piccola libreria della casa nel bosco, avevo fantasticato sui miei genitori, chiedendomi se anche loro si erano amati intensamente come gli eroi di quelle storie.

La più recente scoperta del tradimento di mia madre, però, aveva messo da parte quei dubbi.

Lessi le ultime righe -dove il protagonista, sotto il manto stellato del cielo, guardava intensamente negli occhi la sua amata prima di abbandonarsi a un bacio appassionato-, posai il libro sul comodino e mi stiracchiai.

Per qualche strano motivo, mi venne in mente lo sguardo freddo e intenso di Derek Scott. Improvvisamente volevo vederlo. Lasciai la mia camera per raggiungere la sua, ma giunta davanti alla porta nera, mi resi conto che probabilmente non era ancora tornato a casa. Sospirai, delusa.

Stavo per tornare indietro quando qualcosa attirò la mia attenzione. Una delle porte del corridoio, di solito chiusa, ora era socchiusa. Mi avvicinai e sentii dei mormorii indistinti.

Spalancai la porta e ciò che vidi spinse la mia mandibola a separarsi dal resto del cranio per raggiungere il pavimento a causa dello shock.

Davanti ai miei occhi increduli, Mila si stringeva tra le braccia di Cole. Fu come vedere una bambina aggrappata al corpo di un gigante. Quasi temetti per la sua incolumità.

-Oh, amore mio, quanto vorrei poter passare più tempo con te...- disse la domestica con una vocina triste e smielata.

Non si erano accorti di me.

Il colosso-Cole si chinò e le infilò le dita tra i capelli corvini -la sua mano era due volte più grande della faccia di Mila- e la costrinse a guardarlo negli occhi. Lei si alzò in punta di piedi, aggrappandosi alle spalle di lui per avvicinarsi di più alle sue labbra e...

No, non potevo sopportare oltre. Mi schiarii la gola prima che riuscissero a baciarsi.

Non appena mi vide, Cole assunse un'espressione dura e sprezzante, chiaro segno della sua antipatia nei miei confronti. Mila, invece, sgranò gli occhi e superò il massimo di affluenza di sangue alle guance raggiungendo un colorito innaturale.

I due si staccarono e io finalmente recuperai il resto della mia bocca da terra, ricongiungendo mandibola e cranio.

-Ehm... I-io pensavo fo-fossi in biblioteca a quest'ora...- balbettò Mila. Sembrava minuscola accanto a Cole.

Per darle il tempo di ricomporsi, mi guardai attorno: eravamo in una piccola stanza da tè, diversa da tutte le altre per qualcosa che non riuscivo a cogliere...

-Io vado.- disse Cole. Posò un bacio sulla tempia di Mila e uscì dalla stanza senza degnarmi di un saluto.

Mi parve di capire che Derek Scott prediligesse gli scagnozzi col suo stesso grado di simpatia.

-Uhm... Ecco... Blake ha seguito il padrone nei suoi affari, quindi Cole era libero e... Insomma, io...-

-Almeno adesso capisco come fai a sapere certe cose prima e meglio di me.-

La sua faccia era così in fiamme che temevo potesse autocombustionarsi da un momento all'altro.

-Però- continuai, -Non capisco perché tu non me l'abbia detto prima.-

La tua lingua lunga difficilmente sa mantenere segreti. Completai la frase solo mentalmente.

-Cole e Blake sono le guardie del corpo del padrone. Ho l'impressione che tu non nutra molta simpatia nei loro confronti e non posso darti torto a riguardo. Ti hanno praticamente trattata come un sacco di patate...-

-Oh, l'hai notato.- Sollevai un sopracciglio.

-Non volevo che mi giudicassi perché sono innamorata di uno di loro.- confessò.

Il volto rosso, gli occhi lucidi, l'espressione timida e imbarazzata di chi è stato colto sul fatto e i sensi di colpa per aver mantenuto un segreto nascosto la rendevano ancora più piccola. Si adattava perfettamente a quella stanza... E ora potevo vedere perché.

Era una stanza in miniatura: sedie, tavolini, divani, specchi, persino il lampadario, erano più piccoli del normale. Solo la finestra era normale e serviva a illuminare ogni angolo.

Ma il dettaglio più rilevante erano i peluches e le bambole sparsi in giro. Probabilmente non li avevo notati prima perché l'aver colto in castagna i due piccioncini mi aveva distratta.

-Che stanza è?- domandai.

-La stanza da tè e delle bambole della signorina Mara.- rispose Mila, contenta di spostare l'attenzione su qualcosa che non fosse la sua relazione con Cole. -O almeno lo era tanti anni fa. Il padrone la tiene chiusa la maggior parte del tempo e la apre solo per permettere alle domestiche di pulirla.-

O per permetterti di avere qualche momento d'intimità con la montagna-Cole. Non dissi neanche questo.

Immaginai Mara da bambina intenta a versare il tè a suo fratello, Derek Scott seduto su una di quelle sedioline e circondato da bambole... Dovetti tossire per soffocare una risata.

-Cioccolata e biscotti?-

Mila annuìe la sua faccia assunse di nuovo un aspetto naturale.

Tornai in camera mia e poco dopo lei mi raggiunse con il solito vassoio. Mentre mangiavamo cadde un silenzio imbarazzante, finché Mila non ebbe la brillante idea di far partire la sua parlantina per raccontarmi del suo rapporto con Cole.

-L'ho conosciuto appena ho cominciato a lavorare in questa villa. Era così alto, così bello, così tenebroso che me ne innamorai subito! Ma ci volle un po' prima che lui ricambiasse i miei sentimenti. Sai, non è un tipo molto estroverso e loquace...-

-Non me n'ero accorta.- dissi con sarcasmo.

-Comunque,- continuò, -alla fine ci baciammo. E da quel momento sono completamente, follemente, perdutamente innamorata di lui! Farei qualsiasi cosa per stare con lui, per abbracciarlo, per sfiorare le sue labbra...-

L'aria sognante di Mila mi fece ripensare ai personaggi dei libri che avevo letto. La storia d'amore tra un'umile domestica bassa come un tavolino da tè e un bodyguard alto e grosso come una montagna, vissuta tra le mura della villa del loro capo... Beh, almeno assomigliava a qualcosa di romantico.

-E lui è così maturo e forte! Mi fa sentire protetta e al sicuro!-

-Da bambina dormivo con un koala di peluche che mi faceva sentire allo stesso modo e mi conciliava il sonno.- dissi, pensierosa.

Un koala di peluche dava più sicurezza di un gigante. Forse era il caso di regalarne uno a Mila.

-Ma è diverso! E poi, se io dormissi con Cole...- Arrossì all'istante e si portò le mani sul viso. -Non fraintendermi, non è mai successo! Ma sono sicura che lui sarebbe gentile e saprebbe guidarmi...-

Alzai un sopracciglio.

-Guidarti? Non sai come si dorme? Io ho dormito centinaia di volte con mio fratello e non ho mai avuto nessun bisogno di "essere guidata".-

-Ehm...- Arrossì ulteriormente. -Dormire con un uomo è diverso dal dormire col proprio fratello...-

-Che vuoi dire?- domandai, accigliandomi.

-Un uomo e una donna che dormono insieme... Uhm, ecco... È una cosa molto intima. Il genere di cosa che si fa tra fidanzati e porta ad avere bambini.-

Eh? Mila voleva dormire con Cole per fare dei figli?

Nei libri che avevo letto non si parlava di questo. Ero parecchio confusa.

Aprii la bocca per ribattere, ma qualcuno bussò alla porta.

-Avanti.-

-Quella è cioccolata calda?- chiese mio fratello non appena entrò e vide il vassoio.

Si unì a noi e accantonai le mie perplessità su quanto aveva detto Mila.

***

Consumai la cena con deliberata lentezza, gustando fino in fondo ogni singolo boccone. La mia giornata tranquilla stava per essere rovinata dall'annuncio di Derek Scott, quindi tanto valeva godersi gli ultimi momenti di pace.

Terminato il dolce, fissai mio fratello in attesa che facesse la domanda di ogni sera.

-Hai preso una decisione?-

Gli occhi di Derek incontrarono i miei in una muta richiesta di conferma. Il fatto che tenesse in conto il mio parere mi fece gonfiare il petto. Non eravamo più cane e gatto pronti ad avventarsi l'uno sull'altra al minimo segno d'avversione. Eravamo alleati.

Mossi la testa in segno d'assenso.

-Sì.- disse.

Ed ecco che lo sguardo fresco e innocente di Ryan mutò in quello da fanatico.

-Davvero?-

-Sì. Sono d'accordo con te. Prima di rendere pubblica la notizia del tuo ritorno, comunichiamola solamente al diretto interessato. Distruggiamo Richard Molloy.-

-Tessa,- Ryan si rivolse a me, -possiamo ricattarlo, sfruttarlo, fare di lui ciò che vogliamo!-

-Mh... Già.-

-Dopodomani si terrà una riunione del Consiglio di Surn a cui parteciperà anche Richard. Verrete con me e starete con Blake e Cole finché non sarà terminata. Dopodiché incontreremo tuo zio.- pronunciò l'ultima frase rivolgendosi a mio fratello.

L'idea di incontrare faccia a faccia l'uomo che aveva ucciso i miei genitori mi esaltava. Gettai un'occhiata a Ryan: anche lui, come me, era in pieno fermento.

Lasciammo la sala da pranzo e mio fratello mi diede la buonanotte prima di tornare nella sua stanza.

Tutt'altro che stanca, uscii in giardino per una passeggiata notturna tra le siepi. Distinsi fin da subito i passi dietro di me, ma non mi voltai prima di raggiungere un gazebo fiorito.

-Se hai intenzione di uccidermi, sappi che vedo meglio di te al buio e sono tre volte più veloce. In uno scontro, ne usciresti sconfitto.- lo avvertii.

Derek Scott si avvicinò e mi lanciò una delle sue occhiate glaciali che diceva chiaramente "se avessi voluto ucciderti, non avresti neanche avuto il tempo di pronunciare questa frase".

-Che ci facevi nella stanza delle bambole di mia sorella?- domandò, freddo.

-Suppongo sia stato lo scimmione a dirti che ero lì. Perché non chiedi a lui cosa stesse facendo là dentro? Sono sicura che la sua risposta sarebbe molto più interessante della mia.-

Se avesse continuato a fissarmi in quel modo, si sarebbe messo a nevicare.

-Conosco bene la situazione personale e sentimentale dei miei impiegati, non ho bisogno di chiedere. Cole non ha bisogno di giustificare le sue attività amorose fuori dall'orario di lavoro, quanto a Mila... Teoricamente stava svolgendo il suo lavoro in quella stanza e l'ha portato a termine, dunque non ho nulla da rimproverarle. Invece sono curioso di sapere cosa ci facessi tu da quelle parti.-

Era chiaro che con quelle parti intendesse dire così vicino alla sua stanza.

-Volevo vederti.-

Mi morsi il labbro inferiore e mi presi mentalmente a schiaffi. Volevo vederti? Sul serio? Non potevo dire qualcosa come "Cercavo il bagno" o "In realtà sono una guardona"? Di sicuro sarebbe stato meno imbarazzante!

-E non potevi aspettare che ci vedessimo a cena?-

Bella domanda, davvero. Non potevo aspettare?

-Insomma, quante storie! Ero lì per caso e li ho visti, cosa c'è di male? Terrò la bocca chiusa se è questo che ti preoccupa!-

Silenzio. Era stupefacente come la maggior parte delle conversazioni con Derek Scott consistessero in interminabili silenzi fatti di sguardi trafiggenti.

Sospirò. -Da bambina Mara amava quella stanza. Non permetteva a nessuno di entrare, a parte me. Era il suo rifugio, il suo spazio privato. E lo condivideva solo con me.-

-Non ti ci vedo a giocare con le bambole.-

I suoi occhi verdi si ridussero a due fessure che risucchiarono tutto il calore dall'atmosfera. Erano stalattiti di ghiaccio quelle che si stavano formando sul gazebo o era solo la mia immaginazione?

-Ehm... Scusa, continua.-

-Quando non giocava lì dentro, chiudeva a chiave la porta e la riapriva solo per permettere alle domestiche di pulirla. Portava sempre la chiave con sé, appesa al collo come una collana. Quando abbandonò la villa, la lasciò appesa alla maniglia.-

Derek infilò una mano sotto il colletto della camicia e ne tirò fuori una catenina. Attaccata ad essa, come un ciondolo, c'era una chiave d'argento. La strinse tra le dita.

-Derek...- sussurrai.

Presi la mano che stringeva la chiave tra le mie. Maledissi il mio dannato istinto nel momento stesso in cui lo feci, ma non mi allontanai. Neppure lui si tirò indietro.

Senza preavviso, con l'altra mano raggiunse la mia vita e mi attirò a sé. Mi ritrovai così a contatto col suo corpo che potevo sentirne l'odore.

Quella vicinanza scaturì in me una stranza sensazione mai provata prima. Non avevo idea di cosa significasse, né se fosse piacevole o spiacevole.

Nel dubbio, mi ritirai.

-Mara tornerà, vedrai. Dobbiamo solo mostrarle che genere di uomo è suo marito.- dissi allontanandomi da quel contatto.

Derek non rispose. Si limitò a fissarmi con gli occhi pieni di... Pieni di cosa? Non riuscii a leggere le sue emozioni.

-Si è fatto tardi, sarà meglio che io torni in camera. Buonanotte.- lo salutai e mi avviai verso il portone principale.

Lui rimase immobile, la chiave ancora stretta tra le dita.

-Buonanotte, Tessa.- disse un attimo prima che fossi troppo distante per sentirlo.



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