8 - Ciò che abbiamo di più caro

Per un po' nessuno dei due disse altro. Derek Scott mi fissava in silenzio mentre io ero assorta nei miei pensieri di vendetta.

Mi stavo giusto chiedendo se scuoiare vivo un essere umano per vendicarsi fosse troppo macabro, quando lui si schiarì la gola e si alzò dalla poltrona dirigendosi verso la scrivania.

Notai solo in quell'istante che non indossava i soliti abiti da pinguino ingessato, ma dei semplici pantaloni dall'aria comoda e una camicia di lino che lasciava intravedere i suoi muscoli.

Non che io li stessi osservando con particolare interesse, certo.

Mi rivolse le spalle, concentrando la sua attenzione su dei fogli sulla scrivania. Persino visto da dietro emanava un'aura di potere impressionante. Alto e di una compostezza glaciale, si adattava alla perfezione a quell'ambiente lussuoso.

Sorrisi tra me e me, perché anche ora che aveva i capelli castani ribelli e non ordinati come al solito, risultava impeccabile.

Derek Scott era una meravigliosa statua di ghiaccio.

Sotto la superficie di brina, però, aveva sentimenti umani. Il rancore nei confronti di Richard Molloy, ad esempio.

Mi ha portato via ciò che avevo di più caro.

Quale era la cosa più cara a Derek Scott?

Ero curiosa di saperlo, ma forse sarei apparsa troppo indiscreta nel chiederlo.

Un attimo, quando mai mi ero fatta problemi del genere?

Mi alzai e feci qualche passo nella sua direzione, schiarendomi la gola come aveva fatto lui.

Mi ignorò. Dovevo ammettere che era piuttosto bravo a ignorare la gente.

-Derek.- lo chiamai.

Finalmente si voltò, gli occhi verdi dritti sui miei.

-Cosa ti ha portato via Richard Molloy?- domandai con cautela.

Ci furono infiniti secondi di silenzio, così tanti che credetti che mi avrebbe mandata a quel paese o che mi avrebbe semplicemente ignorata e sarebbe tornato alle sue cose. Mi morsi la lingua pentendomi di averglielo chiesto.

Poi il suo sguardo mutò, come se fosse stato coperto da un velo trasparente. Mi guardava, ma non vedeva me.

Sbatté le palpebre un paio di volte prima di tornare alla normalità. Infine rispose.

-Mia sorella.-

Sgranai gli occhi.

Derek Scott aveva una sorella? E cosa significava che Richard Molloy gliel'aveva portata via? L'aveva rapita? L'aveva uccisa?

Aprii la bocca, ma non riuscii a emettere alcun suono.

-Si chiama Mara, mia sorella minore.- continuò lui. Notai che parlava come se ogni parola gli costasse una fatica immensa.

Aveva detto "Si chiama Mara", non "Si chiamava Mara". Mi sentii leggermente sollevata nel sapere che era viva.

Vidi la freddezza nei suoi occhi sgretolarsi lentamente per lasciar posto a emozioni che non riuscivo a leggere. Istintivamente mi avvicinai di più a lui e sollevai una mano per accarezzargli il viso, in segno di conforto.

Subito dopo mi ricordai che avevo a che fare con Derek Inverno Tutto L'Anno Scott, non con un bambino di quattro anni o, peggio, con mio fratello. Stavo per ritirare la mano quando la sua raggiunse la mia e la premette di più sulla guancia. Spiazzata da quel gesto, restai immobile a fissarlo.

Né io né lui proferimmo parola per svariati secondi. Avrei voluto sapere di più su cosa era accaduto a sua sorella, ma non osavo chiedere. Allora rimasi in silenzio finché i suoi occhi tornarono alla realtà, freddi e intensi come prima, e seppi che era il momento di tirar via la mano dalla sua faccia. Come previsto, non incontrai resistenza.

-Cole!- chiamò a voce alta.

Uno scagnozzo, quello con la pelle scura e alto all'incirca due metri, fece il suo ingresso.

-Mi ha chiamato, signore?- disse con voce profonda.

-Scorta la signorina nella sua stanza.- ordinò.

Bel modo di dirmi "vattene"!

-Non ce n'è alcun bisogno,- dissi a denti stretti, -conosco la strada.- Lo fulminai con lo sguardo e passai oltre la montagna-scagnozzo, diretta verso il corridoio e la mia camera.

Mi lanciai -letteralmente- sul letto e spiaccicai la faccia sul cuscino per soffocare un grido esasperato.

Era già troppo sopportare i miei sbalzi d'umore, figurarsi quelli di Derek Bipolare Lunatico Scott!

Un attimo prima sembrava così sperduto da accettare il mio supporto e quello dopo ordinava a Mister Bodyguard Ben Pagato di cacciarmi! Avrei fatto meglio a prenderlo a schiaffi anziché offrirgli conforto!

Una carezza... Ma come diavolo mi era venuto in mente?!

Sospirai tra me e me. Chi volevo prendere in giro? Sapevo benissimo perché avevo agito in quel modo. Per un istante, solo per un istante, avevo condiviso il dolore di Derek. Forse una persona qualunque non ci sarebbe riuscita, ma io sì. Nel momento stesso in cui aveva detto che Mara, sua sorella, era ciò che aveva di più caro, mi ero sentita quasi in simbiosi con lui.

Nei suoi occhi avevo letto lo stesso smarrimento che si sarebbe potuto leggere nei miei se avessi perso Ryan.

Mi domandai se la sua promessa di proteggerci derivasse dalla precedente esperienza con la sorella. Forse non voleva rivivere la stessa storia attraverso noi.

Ma cosa era realmente accaduto? Morivo dalla voglia di saperlo, ma non potevo chiederglielo. Probabilmente avrebbe ordinato a Blake e Cole di trascinarmi di peso lontano da lui.

Eppure c'era un'altra soluzione. In fin dei conti, la famiglia Scott era piuttosto importante, quindi anche Mara doveva godere di una certa fama.

-Tessa?- La faccia tonda di Mila sbucò da dietro la porta.

Con un sorriso da un orecchio all'altro, la invitai ad entrare. Non potevo uscire dalla villa per cercare informazioni, ma a cosa serviva se avevo una domestica chiacchierona come compagnia?

-So che sei andata nella camera del padrone...-

Prima o poi le avrei chiesto esattamente come facesse a saperlo, ma non era quello il momento, avevo cose più importanti a cui pensare.

-Sì, avevo delle domande da fargli riguardo a Richard Molloy. In realtà ne ho ancora una, ma mi ha cacciata prima che potessi fargliela. Magari tu puoi chiarirmi le idee.-

-Chiedi pure.-

-Cosa sai della sorella di Derek?-

Mila ci pensò su per qualche istante, poi puntò lo sguardo su qualcosa di apparentemente interessante sul pavimento e rispose.

-Noi domestici non ne parliamo. Anzi, chiunque conosca il padrone evita di parlarne.- si morse il labbro inferiore.

-Ma la vicenda di Mara Scott non è certo un segreto. A dirla tutta, fu un vero e proprio scandalo. Io non l'ho mai conosciuta di persona, poiché non abita in questa casa da quasi due anni. Però qualcuno mi ha raccontato la sua storia, aggiungendo dettagli sul rapporto fra lei e il padrone.-

La vidi arrossire e mi domandai chi glielo avesse raccontato. Rimandai il quesito per non interromperla.

-La Signora Scott, la madre del padrone, si ammalò e morì poco dopo aver dato alla luce la sua sorellina. Il padre era molto impegnato a portare avanti gli affari di famiglia ed era spesso via per lavoro. Così, fratello e sorella dovettero accontentarsi dell'affetto reciproco e tra loro si creò un forte legame. Poi però successe qualcosa che stravolse il loro rapporto: Mara s'innamorò di un uomo. Non un uomo qualunque, bensì l'acerrimo nemico di suo fratello...-

-Richard Molloy.- conclusi per lei, la voce ridotta a un sussurro.

-Esatto. Richard Molloy era famoso per i suoi metodi discutibili sotto tanti punti di vista, quindi era più che lecito che il padrone lo disprezzasse. Cercò in tutti modi di dissuadere sua sorella e c'era quasi riuscito, ma Richard non era uno sprovveduto. Al contrario, era ed è tuttora un uomo decisamente persuasivo. Alla fine convinse Mara a sposarlo.-

-Oddio!- spalancai la bocca, sconvolta.

-Fu un brutto colpo per il padrone.- concluse tristemente.

Adesso capivo le parole di Derek: Tessa, fai attenzione. Richard non ricorre solo alla violenza per essere persuasivo.

Richard Molloy era bravo a manipolare le persone.

Beh, c'era sempre la romantica alternativa della storia secondo cui lui aveva sposato Mara per puro amore. Ma era troppo inverosimile anche solo per pensarci.

Era chiaro che Richard aveva mirato a ferire gli Scott e più precisamente Derek, portandogli via ciò che aveva di più caro.

-Derek e Mara si sono più visti o sentiti?-

-No. Il padrone ha provato a mettersi in contatto con lei, ma non ha mai ricevuto risposta.-

-Se è vero che avevano un legame così stretto, dubito che Mara abbia deciso di tagliare i ponti. Ho l'impressione che ci sia lo zampino di Richard.- ipotizzai.

-Anche il padrone la pensa così.-

Cosa c'era che non andava con quei Molloy? Tutti sfasciafamiglie! Prima mia madre con Ronald, adesso Mara con Richard... A giudicare da ciò che mi era stato detto di quest'ultimo, la simpatia non era proprio il punto forte. Quindi l'unica opzione plausibile era la presenza di geni comuni a tutta la famiglia di un'irresistibile bellezza.

-Tu hai mai visto un Molloy?- Immaginai che Mila fosse il genere di ragazza che avrebbe saputo apprezzare l'aspetto di un uomo.

-Sì, qualche volta si vedono in giro membri della famiglia di chissà quale grado. Il Consiglio di Surn si riunisce qui a Zelum, quindi ho avuto occasione di intravedere anche Richard. È facile riconoscerli, si assomigliano tutti e non passano certo inosservati...-

Diventò rossa come un peperone e abbassò gli occhi.

-Ehm... Anche tu ne hai visto uno.- disse, senza il coraggio di guardarmi.

Ero abbastanza sicura di non aver mai incontrato nessun Molloy, altrimenti gli avrei certamente spaccato la faccia e... Ah.

Si riferiva a mio fratello. Ryan Molloy.

Se tutta la famiglia Molloy aveva il suo aspetto, allora si spiegavano tante cose.

***

Per cinque giorni si svolse la stessa identica routine: al mattino mi abbuffavo di bignè in compagnia di mio fratello che non faceva altro che descrivermi il suo futuro tintinnante di monete d'oro. A pranzo scendevamo nella sala da pranzo, mangiavamo da soli -Derek Scott stava tutto il giorno fuori- e commentavamo il cibo che non avevamo mai potuto permetterci, soprattutto i dolci. Ryan evitava accuratamente le mele, come se rifiutasse quel frutto che era stato alla base della nostra alimentazione per anni. Nel pomeriggio raggiungevo la biblioteca e leggevo per un paio d'ore prima di andare nella mia stanza, dove trovavo Mila col vassoio della merenda. Stavamo insieme fino al tramonto e, non appena lei andava via, mi immergevo nell'acqua della vasca da bagno. Infine, la sera cenavamo in compagnia del padrone di casa. Ryan attendeva impazientemente la risposta di Derek Scott, ma lui continuava a rimandarla.

Le giornate trascorrevano lentamente ed erano terribilmente monotone. Mio fratello sembrava divertirsi da matti dentro la villa, girando per i corridoi e ammirando l'ostentato sfarzo della nobiltà. Io, invece, mi sentivo in gabbia. Di certo non disprezzavo lussi e comodità, ma ero rinchiusa lì dentro da più tempo di quanto potessi sopportare. Sentivo la mancanza dell'aria aperta, del mio bosco, della caccia, del freddo dell'alba. Avevo bisogno di sgranchirmi i muscoli intorpiditi dall'immobilità di quei giorni.

Mi resi conto, con una certa nostalgia, che le attività quotidiane per la sopravvivenza nel bosco mi piacevano più dei salotti decorati della villa. Quelle abitudini mi aiutavano a mantenere distanti i cattivi pensieri ed erano il mio modo di sfogarmi.

Non avrei mai considerato questo posto la mia vera casa.

Gli anni vissuti nella natura mi avevano resa in parte selvaggia, temprando il mio animo. Il tempo dei vizi e dei privilegi era passato, ville e ricchezze non facevano più per me.

Una sera, dopo cena, la noia mi portò a vagare per i corridoi. I camerieri e le domestiche, ormai abituati alla mia presenza, non fecero caso a me che mi aggiravo per la villa, infilandomi in qualsiasi stanza accessibile. Quel posto era eccessivamente ampio.

Per qualche ragione mi tornò in mente la pianta della hall e ricordai una sala da ballo al primo piano. Mi affrettai a raggiungerla, non perché avessi voglia di danzare, ma perché da lì si poteva accedere al grande balcone che dava sui giardini.

Spalancai le porte e mi ritrovai in quella che doveva essere la sala più grande della villa. Illuminata solamente dal chiarore della luna che penetrava dalle alte vetrate, appariva tristemente vuota. L'attraversai senza ammirarla più di tanto e uscii in balcone. Una volta fuori, mi appoggiai alla ringhiera in marmo per godermi il panorama.

Sotto di me si estendevano parecchi metri quadri di giardini e siepi, decorati da fiori colorati e alberi sempreverdi. Qua e là sbucavano gazebi, statue e fontane e perfino qualche laghetto. L'intera zona era attraversata da diversi sentieri e dal viale principale che conduceva al cancello nero, l'unica via d'entrata e uscita dalle mura che circondavano la villa.

Si scorgevano alcuni palazzi della città e, se mi sforzavo, riuscivo a vedere persino la striscia scura del mare. La notte aveva annullato i rumori urbani e tutto ciò che si sentiva era lo stridio delle cicale e il sussurro del vento tra le foglie degli alberi e... passi. Qualcuno si stava avvicinando alle mie spalle. Mi voltai di scatto e mi ritrovai faccia a faccia con Derek Apparizione a Sorpresa Scott.

-Un altro tentativo di fuga?- domandò, sarcastico.

Purtroppo non mi venne in mente alcuna risposta pungente, così optai per la pura verità.

-No. Respiravo un po' di libertà.- Sospirai.

-Non ti è vietato andare nei giardini. Ma ti consiglierei di passare per l'ingresso principale se non vuoi che i miei dipendenti ti scambino per una fuggitiva.-

Questa sì che era una novità. Oltrepassare il cancello era escluso, ma almeno avevo accesso alle distese verdi attorno alla villa e agli alberi più alti che mi avrebbero aiutato a scavalcare le mura e... No, anche scappare era escluso.

Guardai Derek dritto negli occhi e accadde di nuovo: mi sentii in sintonia con lui.

Eravamo gli opposti sotto certi punti di vista, eppure avevo la sensazione che condividevamo il medesimo destino. Un destino basato sull'odio e la vendetta nei confronti della stessa persona.

Non potevo fare a meno di pensare che Ryan e Mara rappresentassero un parallelismo che, paradossalmente, ci univa. Ci rendeva simili.

Spostò il suo sguardo all'interno della sala.

-Mia sorella adorava organizzare balli qui dentro.-

Sobbalzai. Non mi aspettavo quella rivelazione.

-Davvero?- domandai con fare vago.

-Sì. Adorava la musica. Le piaceva la gente, rideva e scherzava con tutti, non negava il sorriso a nessuno.-

-Non avete molto in comune, eh?-

Maledetta me! Mi coprii subito la bocca con una mano, spalancando gli occhi quando i suoi, taglienti e minacciosi, si piantarono sui miei.

-No, direi di no.- la sua voce era di ghiaccio.

-Ti manca?- Era un azzardo. Mi aggrappai al bordo della ringhiera, temendo che lui mi spingesse di sotto per essermi impicciata.

Esitò qualche istante, come se stesse valutando l'idea di aprirsi o no con me. Poi sospirò.

-Certo che mi manca. Ma soprattutto sono preoccupato per lei.-

-Preoccupato? Insomma, io credevo che Richard l'avesse rapita o chissà cosa, ma in fin dei conti è stata lei ad accettare di sposarlo, quindi non...-

Facevo prima a buttarmi di sotto da sola.

-Vedo che Mila ha la lingua lunga.- Era impressione mia o faceva improvvisamente freddo?

-Io... Ehm...-

-Mara era veramente innamorata di lui. Richard approfittò del suo amore per ferire me.- spiegò con un tono glaciale.

-Richard Molloy è un uomo infido! Come diavolo ha potuto innamorarsene?!-

E poi accadde qualcosa di totalmente inaspettato. Derek Occhiate Affilate Scott, abbassò lo sguardo.

-È stata colpa mia. Mia madre era morta, mio padre era troppo impegnato per occuparsi di noi, così fui io a crescere la mia sorellina di sette anni più piccola. Eravamo inseparabili. Poi, però, mio padre decise di ritirarsi e affidarmi le redini dell'impero di famiglia. Commettendo il suo stesso errore, cominciai a trascurare mia sorella per questioni di lavoro. Fu allora che lei conobbe Richard. Mara si confidava con lui, e lui la stava ad ascoltare. Penso che per lei fosse un modo di colmare la mia assenza. Richard è un uomo molto carismatico e persuasivo, le parole sono la sua arma più potente, ancor più efficaci della violenza. Sfruttò quelle doti per abbindolare mia sorella. Mara è molto ingenua e tende a vedere solo il buono delle persone, così ci cascò in pieno e se ne innamorò. E lui me la portò via.- il suo racconto era pieno di disprezzo per uno e d'affetto per l'altra. Eppure ancora non capivo.

-Cosa c'entri tu con tutto questo? Richard è un manipolatore e si è preso gioco di tua sorella, non è colpa tua.-

-Ti sbagli. Se solo non l'avessi messa da parte, se gli fossi stato più vicino... Avrei potuto metterla in guardia da lui. Invece me ne sono accorto troppo tardi, quando lei era già innamorata. Cercai di dissuaderla, ma era accecata dall'amore per Richard. Lei è fatta così, è quel tipo di persona che ama con tutta l'anima e il corpo, fino alla fine. Non sono stato capace di proteggerla né da lui né da se stessa.-

Adesso comprendevo appieno il suo stato d'animo. Mara era per Derek l'ultimo pezzo intatto di una famiglia quasi distrutta e desiderava tenerla al sicuro. Ma non c'era riuscito. Sulle sue spalle gravava il peso di un grosso fallimento personale.

-Non ho mai raccontato questa versione dei fatti a nessuno prima d'ora. Ma mi sentivo in dovere di condividerla almeno con te, perché tu possa capire che ho tutta l'intenzione di tener lontano Richard Molloy da tuo fratello. Non sono uno stupido, Tessa. Vedo il modo in cui Ryan è accecato dalla ricchezza, così come Mara era accecata dall'amore. E so anche quanto tu sia preoccupata per lui. Non permetterò che passiate ciò che ho passato io solo per soddisfare il mio desiderio di vendetta.-

Dopotutto avevo ragione. Derek poteva sembrare un pezzo di ghiaccio ambulante, ma mi capiva quanto io capivo lui.

Mi avvicinai di più a lui e feci in modo che i nostri occhi si incontrassero. Il suo sguardo era ghiaccio arso da odio e rancore, e lo sostenni con determinazione. Mi accorsi di provare sentimenti identici ai suoi.

Adesso più che mai desideravo vendetta. Per i miei genitori. Per il padre di Ryan. Per mio fratello. Per Mara. Per Derek. E per me.

-Facciamolo.- dissi, la voce più bassa di quanto avrei voluto.

-Distruggiamo Richard Molloy.-

Derek annuì.







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