7 - Potere e paura

Come se la vita non fosse stata già abbastanza crudele, mi era toccato anche il fratello con tendenze suicide.

-Vuoi spedirti a casa dei Molloy con un bel fiocco in testa? Sono sicura che Richard gradirebbe!- sbottai.

I miei due simpaticissimi interlocutori mi ignorarono.

-Non se ne parla.- disse Derek.

Con quella frase recuperò qualche punto, ma tutte quelle precedenti lo avevano fatto precipitare di svariate decine sotto lo zero, quindi aveva ancora tanta strada da fare per entrare nelle mie grazie.

-Perché no? Se Richard Molloy sapesse della mia esistenza, avresti un grande potere su di lui. Potresti ricattarlo e lui diventerebbe il tuo burattino. Se invece lo diciamo alla stampa... Beh, lo rovineresti comunque, ma finirebbe tutto lì.-

E questo da dove saltava fuori? Prima voleva l'eredità di suo padre, ora voleva rovinare e umiliare Richard Molloy.

Poi capii. Ryan desiderava le ricchezze, però, come me, bramava la vendetta.

Il mio innocente fratellino sapeva essere perfido. I rischi sarebbero stati sicuramente maggiori, ma il suo piano aveva senso.

Una parte di me lo approvava ed era addirittura fiera della sua ingegnosità.

-No, è troppo rischioso. Se fosse l'unico ad essere a conoscenza del vostro ritorno e ti uccidesse, l'intera faccenda potrebbe essere insabbiata e nessuno lo saprebbe mai. Se invece la notizia fosse di dominio pubblico e tu morissi, lui perderebbe fiducia e stima e il suo impero fallirebbe.-

-Esistono ipotesi in cui mio fratello rimane vivo?-

Mi ignorarono ancora.

-Hai detto che non gli permetterai di farci del male.- disse Ryan.

Farci del male. Oh, allora almeno lui si era accorto della mia presenza.

-Ed è quello che farò. Ma Richard Molloy non è un uomo da sottovalutare.-

Forse mi sbagliavo, ma mi era parso di vedere la sicurezza nei suoi occhi vacillare per un istante.

Ebbi un brivido. Se persino Derek Onnipotente Scott aveva paura di quel Molloy, allora la situazione era più pericolosa di quel che pensassi.

-Si può sapere chi diavolo è realmente? E chi diavolo sei tu?- domandai.

Finalmente si degnarono di prestarmi attenzione.

-Sono Derek Scott, proprietario di più della metà delle industrie di Surn, detentore del monopolio del commercio marittimo e probabilmente l'uomo più influente della penisola.-

-Ti manca la corona.- dissi con sarcasmo.

-Se ci fosse una monarchia, credimi, l'avrei. Ma a quanto pare devo accontentarmi del posto privilegiato nel Consiglio di Surn.-

Il Consiglio di Surn, conosciuto anche come Consiglio del Cielo, era il principale organo amministrativo della penisola. Essere un consigliere significava avere il potere di prendere tutte quelle decisioni importanti che facevano dei membri i capi di Surn. Avere un posto privilegiato nel Consiglio, significava che Derek Scott era il vero capo e gli altri sottostavano alle sue decisioni.

Corona o no, era lui il re.

-Richard Molloy è il secondo uomo più importante di Surn. L'altra metà della penisola è sua e detiene il monopolio del commercio terrestre. Vive a Rout Orbis e anche lui ha un posto privilegiato nel Consiglio. Le nostre famiglie sono rivali da generazioni per ovvi motivi.-

Nella mia mente comparve l'immagine della cartina di Surn. A ovest c'erano le montagne, a sud e ad est il mare. Solo a nord il territorio pianeggiante costituiva un contatto diretto con il resto del continente. E la città di Rout Orbis si trovava proprio lì.

A quanto pareva, Derek Scott condivideva il trono col suo rivale.

-Aspetta un attimo...- misi in ordine tutte le informazioni e infine capii.

Richard Molloy era il secondogenito, dunque l'eredità della sua famiglia non spettava a lui, ma a suo fratello maggiore, Ronald. Poi quest'ultimo era morto ed era passato tutto al fratello minore.

Ricordai le parole di Derek: Richard ottenne momentaneamente l'eredità di suo fratello, ma tutti sapevano che spettava di diritto al figlio scomparso di Ronald. Con sua grande fortuna, il bambino non tornò mai a rivendicarla. Ancora oggi Richard tiene al caldo le ricchezze del fratello sfruttandole a suo piacimento.

Ryan era il legittimo erede non solo dei soldi dei Molloy, ma di tutto il loro impero.

Persino il posto nel Consiglio di Surn era suo.

Quando incrociai lo sguardo di mio fratello, mi accorsi che anche lui aveva fatto il collegamento. I suoi occhi erano luminosi, ardenti, bramosi.

Nessuno dei tre lo disse ad alta voce, ma avevamo capito tutti che la situazione era più seria del previsto.

-Almeno prendi in considerazione la mia idea.- disse Ryan.

-Lo farò.-

***

Tornai in camera e trovai Mila intenta a pulire e ordinare.

Non appena mi vide, il suo volto prese fuoco.

-Oh, sei qua. Ehm... Ecco... Scusa, ho perso tempo e quindi... Faccio alla svelta, giuro.-

Avrei voluto chiederle in che modo avesse perso tempo, ma a giudicare dal suo colorito rischiavo di farle esplodere la faccia. Quindi le raccontai del mio piacevolissimo pranzo.

-Sono sicura che il padrone vi terrà al sicuro, ma preferirei che nessuno avesse mai a che fare con Richard Molloy.- disse lei alla fine del racconto.

-Ha ucciso i miei genitori. L'unica cosa che potrebbe spingermi nella sua direzione è la vendetta.-

-Solo questo?-

-Mio fratello è quello fissato coi soldi, non io. L'eredità spetta a lui, non a me. Direi che sono l'estranea della vicenda.-

-Non sono d'accordo. Tessa, tu sei riuscita a scappare da Edge e hai tenuto in vita tuo fratello. Richard Molloy ti considererà colpevole di tutto questo e pretenderà vendetta. Sono certa che il padrone lo sa e farà tutto ciò che è in suo potere per non permettergli di farti del male.-

Fece una pausa, come per cacciar via la spietatezza di Richard Molloy dalla sua testa. Poi i suoi occhi ambrati si fissarono sui miei.

-Io ti ammiro. Al posto tuo, io mi sarei lasciata prendere dalla disperazione anni fa e a quest'ora sarei già morta. Ma tu sei stata capace di fare tutte quelle cose... Ehm... Non molto signorili, ma avventurose, che ti hanno permesso di andare avanti. Hai sacrificato tanto per tuo fratello e nonostante il tuo aspetto scheletric... Uh... Sciupato, sei più forte di quel che sembri. E adesso che Ryan è diventato pazzo... No, intendevo dire: adesso che Ryan ha perso la rotta, tu gli rimani accanto nel bene o nel male per proteggerlo. Non è una cosa da tutti. Quindi ti ammiro.-

Solamente Mila era capace di riempire un discorso con profonda ammirazione e celato disgusto allo stesso tempo. Ovviamente le sue guance erano in fiamme, ma i suoi occhi non avevano lasciato i miei nemmeno per un secondo.

Non sollevai nessun sopracciglio. Colpita dalle sue parole, sorrisi di cuore.

-Grazie, Mila.-

Rispose a sua volta con un timido sorriso che, sulla sua faccia tonda e rossa per l'imbarazzo, mi parve così buffo che scoppiai a ridere.

Dopo tanto tempo passato a nutrire odio per la gente, Mila era la prima persona a piacermi.

Passammo il resto del pomeriggio a chiacchierare e bere cioccolata calda, finché la domestica si congedò e io rimasi da sola coi miei pensieri.

Richard Molloy aveva ucciso i miei genitori e ora avevo l'opportunità di vendicarmi. Se si ignorava il fatto che sia io che mio fratello rischiavamo la vita e che quest'ultimo stava diventando un fanatico, si poteva pensare che fosse un'occasione unica e imperdibile.

Troppi dubbi mi frullavano per la testa. Avevo bisogno di parlare con qualcuno per mettere in ordine i miei pensieri. Mi aspettava un'altra bella chiacchierata con Derek Scott.

Aprii la porta per uscire dalla stanza e mi bloccai sulla soglia. Davanti a me, Ryan assunse la mia stessa espressione sorpresa.

Era venuto a cercarmi?

Lo guardai come se non lo avessi visto per mesi. Era alto quanto me, ma per il resto eravamo completamente diversi: i suoi capelli erano biondo oro e lucenti, mentre i miei erano biondo scuro, come quelli di mio padre, e crespi; la sua pelle perfetta sembrava porcellana, mentre la mia era piena di cicatrici; lui aveva un fisico asciutto e l'aspetto di un ragazzo in piena salute, io ero talmente magra da apparire debole e malaticcia.

E infine i suoi occhi azzurri, totalmente in contrasto col marrone scuro dei miei, che adesso avevano una luce nuova e preoccupante.

Improvvisamente avvertii un forte senso di distacco. Mio fratello stava crescendo ed io mi sentivo impotente mentre quella mano, che avevo stretto per così tanto tempo, scivolava via tra le mie dita e si allontanava da me.

-Ryan...-

-Oh, Tessa!- Fui presa alla sprovvista dal suo improvviso abbraccio.

-Eh?-

-Non essere arrabbiata con me!- pregò. Afferrò le mie spalle e mi rivolse uno sguardo di supplica.

Dopotutto Mila aveva ragione. Mio fratello era pazzo.

-Io non sono...- cominciai.

-So che vuoi proteggermi, ma questa è la nostra occasione! Possiamo vendicare la morte di nostra madre e rifarci una vita! Anche se è pericoloso, dobbiamo farlo. E io voglio che tu stia dalla mia parte.- nella sua voce, sempre un po' tremolante, c'era qualcosa di più del fanatismo.

Qualcosa che suonava tanto come "sei mia sorella, ho bisogno di te". Quel tanto che bastò per sciogliermi il cuore e dargli la mia approvazione.

-D'accordo, Ryan. Ma devi promettermi che farai attenzione, qualunque cosa accada.-

-Ok, te lo prometto!- annuì energicamente e il suo sguardo s'illuminò. Mi posò un bacio sulla guancia e tornò in camera sua.

M'incamminai verso la stanza di Derek Scott, dove speravo di trovarlo.

Con tristezza, mi resi conto solo dopo qualche minuto che Ryan aveva detto "nostra madre", non "i nostri genitori". Si era già dimenticato di Eugene.

Giunsi davanti alla porta con le maniglie in oro e due uomini mi bloccarono la strada.

-Il padrone è impegnato.- disse uno dei due.

Erano gli scagnozzi preferiti di Derek Scott.

-Vuoi che ti prenda a calci un'altra volta o mi lasci entrare?-

-Come ha già detto il mio collega,- s'intromise l'altro, -il padrone è impegnato. Non riceve. Vai via.-

Aprii bocca, ma non per parlare, solo per prendere fiato. E poi buttai fuori tutta l'aria dai polmoni con un urlo da record.

Un secondo dopo uno dei due scagnozzi mi tappò la bocca e m'immobilizzò. Non opposi resistenza, perché due secondi dopo ottenni ciò che volevo.

La porta nera si aprì e Derek Scott mi lanciò un'occhiata di ghiaccio.

-C'è qualche problema, Blake?- domandò rivolto all'uomo che mi aveva bloccata.

Memorizzai il suo nome. Avevo la sensazione che lo avrei incontrato più volte di quante ne desiderassi.

-Questa signorina desiderava vederla. Le ho detto che era impegnato e si è messa a gridare.-

-Capisco. Falla entrare.-

Blake mi lasciò andare e, prima che entrassi nella stanza, gli rivolsi un amabile sorriso.

-Grazie!-

Una volta dentro, Derek Scott richiuse la porta e puntò il suo sguardo ghiacciato su di me.

-Che vuoi?- domandò con la stessa freddezza dei suoi occhi.

-Ti sembra il modo di rivolgersi a una signorina? Pensavo che qui foste tutti fissati con le buone maniere.-

Lui non rispose, ma la temperatura del suo sguardo si abbassò di altri cento o duecento gradi.

-Voglio sapere di più su Richard Molloy. Mi incuriosisce come persino tu abbia paura di quell'uomo. Eppure ti sei autodefinito l'uomo più potente e importante di Surn.-

-Siediti.- mi ordinò indicandomi una poltrona.

Ubbidii e lui prese posto di fronte a me.

-Innanzitutto, io sono l'uomo più potente e importante di Surn. Non ho alcun dubbio a riguardo. Anzi, nessuno oserebbe avere dubbi su questo.-

Sollevai un sopracciglio, ma lo riabbassai immediatamente quando i suoi occhi mi fulminarono.

-Non ho paura di Richard Molloy. Lo odio e ho paura che il mio odio nei suoi confronti possa annebbiarmi la mente.-

Immaginai Derek Compostezza Perpetua Scott perdere il controllo. Trattenni un sorriso.

-Quante storie per un po' di soldi... Non ti bastano quelli che hai?-

-I soldi sono la ragione per cui le nostre famiglie sono in competizione da generazioni, ma non il motivo per cui io lo odio.-

-E quale sarebbe questo motivo?-

-Mi ha portato via ciò che avevo di più caro.- la sua voce s'indurì ulteriormente.

-Bene, ha fatto lo stesso con me. Sono lieta di sapere che la prima cosa che abbiamo in comune è l'odio verso Richard Molloy.-

Ci fu qualche istante di silenzio, poi Derek riprese la parola.

-Ti sei mai chiesta perché mandò così tanti uomini a uccidervi?- domandò.

No, non ci avevo mai pensato. Avevo dato per scontata la risposta più banale.

-Perché c'erano molte guardie nella nostra villa?-

Solo in quel momento ricordai che non c'era nessuna guardia a casa nostra.

-No. Edge era la città più pacifica della penisola e i tuoi genitori erano così stimati e fiduciosi che credevano di poter dormire sonni tranquilli senza nessuno a difendere la loro dimora. E sarebbe stato così se tua madre non avesse scelto l'amante sbagliato.-

-Attento a come parli.- lo avvertii, infastidita. Lui mi ignorò.

-Mandò più di venti uomini per terrorizzare gli abitanti. Era consapevole che tutti avrebbero collegato l'omicidio a lui, ma sapeva anche che la gente aveva paura. Voleva che capissero che lui era il capo e che poteva decidere delle loro vite. E aveva ragione.-

-Ci voltarono le spalle...- dissi in un sussurro.

-Già. Cos'erano due bambini orfani in confronto alle loro stesse vite? Se vi avessero nascosti, puoi star certa che Richard li avrebbe scoperti e si sarebbe vendicato su di loro. L'amicizia e il rispetto per i vostri genitori erano niente davanti alla paura. Dunque preferirono tradirvi.-

-Questo non li giustifica affatto!- esclamai con rabbia.

-No, infatti. Ma non puoi neanche biasimarli. Comunque, almeno i domestici rimasero dalla vostra parte. Alcuni di loro morirono come i vostri genitori, nel tentativo di oppore resistenza. E tu scappasti con tuo fratello. Sono sicuro che Richard non se lo aspettava. Devi averlo mandato su tutte le furie.- l'ombra di un sorriso comparve sulle sue labbra e, per la prima volta, la freddezza del suo sguardo venne sostituita da ammirazione.

Dopotutto non era fatto di solo ghiaccio.

-Perché un uomo del genere ha un posto nel Consiglio? La gente è così stupida da non rendersi conto della sua crudeltà?-

-No, è l'esatto contrario. Proprio perché la gente conosce la sua crudeltà non si ribella. Quando i tuoi genitori furono uccisi, lui aveva solo diciotto anni ed era già temuto da tutti. Il suo potere si basa sul terrore e sui soldi. Odio ammetterlo, ma sa il fatto suo. Gli altri membri del Consiglio hanno paura come gli altri, ma credono che assecondandolo possano ottenere la sua simpatia.-

-Tu non hai paura.-

-No, te l'ho già detto. Disapprovo i suoi metodi, la gente lo sa. Per questo continueranno a preferire segretamente me. Finché ci sono io, lui non prevarrà.-

-Quindi, se ho capito bene, il ritorno di mio fratello risolverebbe tutto.-

-Certamente. Ryan è il legittimo erede, verrà accolto come un eroe. Finalmente Surn potrà liberarsi di Richard.-

-Non credo che Richard rinuncerà così facilmente al suo posto.-

-Hai ragione. Tenterà di uccidervi un'altra volta.-

Rabbrividii. Sapevo già che sarebbe stato rischioso, ma sentirselo dire in modo così diretto rendeva tutto più terrificante.

Poi mi scrollai di dosso la paura. Se Richard Molloy era capace di terrorizzare la gente, l'unico modo per contrastarlo era non avere timore di lui.

Guardai Derek Scott e provai qualcosa di diverso dall'odio per lui. Rispetto. Che mi andasse bene o no, eravamo alleati.

-Richard deve pagare. Voglio che sia umiliato, che strisci come un verme. Sono d'accordo con mio fratello: non rendiamo subito pubblica la notizia. Prima giochiamo un po'.-

-Non ho ancora deciso, ma... Tessa, fai attenzione. Richard non ricorre solo alla violenza per essere persuasivo.-

-Che vuoi dire?-

-Dovresti conoscerlo per capirlo. Ma spero che tu non debba mai incontrarlo.-

Il tono serio, freddo e vagamente preoccupato della sua voce mi causò un altro brivido.

Purtroppo avevo piani che includevano un incontro ravvicinato con Richard Molloy.

Volevo ucciderlo con le mie stesse mani.

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