6 - Il fiume dorato

Ryan tornò ubbidiente nella sua camera, mentre Derek Scott in persona mi trascinò nella mia.

Un sussurro, a voce così bassa che lo sentii a malapena, giunse alle mie orecchie con estrema delicatezza.

-Mi dispiace.-

Quelle parole provennero proprio dalla sua bocca. Almeno così mi era sembrato... Ero troppo confusa per esserne sicura.

Derek Scott mi aiutò a distendermi sul letto e subito dopo uscii dalla mia stanza.

Una volta sola, mi accorsi di star tremando.

Non c'entravano nulla né il fatto di essere ancora rinchiusa in quella villa né l'inevitabile pericolo in arrivo. Richard Molloy doveva passare sul mio corpo prima di poter fare del male a mio fratello.

No, ero scossa per un motivo ben più preoccupante.

Lo sguardo di mio fratello mi aveva mandato in tilt. Se non l'avessi avuto davanti, non avrei mai creduto che fosse stato lui a parlare.

Erano bastati pochi momenti nel lusso per deviarlo. Forse avrei dovuto prevederlo. Io avevo vissuto un periodo ricco di vizi e privilegi abbastanza lungo da conservarne il ricordo, mentre lui era troppo piccolo per goderselo. Tutto quello che conosceva si trovava nel bosco o poco distante: sua sorella, la natura, la povertà, l'insignificante villaggio di Old Rooster. Non aveva amici, non conosceva il mondo, non si era mai goduto a fondo la vita.

Io conoscevo le ricchezze, ma avevo imparato a farne a meno per potere andare avanti; conoscevo le persone, ma non riponevo alcuna fiducia in loro; conoscevo il mondo, ma lo tenevo a distanza.

Era normale che lui fosse curioso di scoprire cosa si provasse ad essere ricchi, a stare a contatto con la gente. Ma nel suo sguardo avevo visto qualcosa di più terribile della curiosità: ossessione.

Tutto ciò che volevo era proteggerlo da un mondo pieno di pericoli. Adesso, però, il mio compito era diventato più arduo.

Dovevo proteggere Ryan da se stesso.

Portai le ginocchia al petto e chiusi gli occhi, immaginando di trovarmi nel bosco che mi aveva cresciuta.

Vidi il fiume brillare sotto i raggi di sole filtrati dagli alberi, l'acqua pulita che scorreva pigra tra le rocce. Io me ne stavo seduta su una particolarmente grande e piatta, con le gambe incrociate e la testa rovesciata all'indietro, lo sguardo rivolto verso il cielo seminascosto dalle foglie.

Un fresco vento autunnale mi accarezzava il viso, gli uccelli intonavano i loro ultimi canti prima di migrare altrove. Che pace...

-Tessa! Guarda, Tessa!-

A qualche metro da me, Ryan sguazzava allegramente nell'acqua insieme a Mr Bones. Aveva l'aspetto di un bambino di dieci anni, il sorriso gioviale e le guance rosse, i vestiti bagnati e infangati.

-Ryan, ti prenderai un raffreddore!- lo ammonii con poca convinzione. Vedendolo così spensierato non potei fare a meno di sorridere.

Lui era troppo occupato ad osservare il cane rincorrersi la coda per darmi retta.

Mi godetti quella scena in tutta tranquillità finché Mr Bones lasciò perdere la sua coda e cominciò a ringhiare.

-Che succede, Mr Bones?- chiese mio fratello, dubbioso.

Seguii lo sguardo del cane, indirizzato verso un punto impreciso nell'acqua. Un luccichio attirò la mia attenzione, poi un altro e un altro ancora.

Il fiume prese a scorrere più veloce mentre il suo colore cambiava da trasparente a giallo.

Mr Bones diede morsi alla superficie dell'acqua, ringhiando e abbaiando in modo compulsivo.

Scattai in piedi, allarmata.

-Ryan! Esci dall'acqua, subito!-

Il cane eseguì l'ordine al posto suo, rifugiandosi a riva e guaendo.

Mio fratello tentò di seguirlo, la ma corrente divenne troppo forte e lo trascinò sott'acqua.

Solo che l'acqua non era più acqua. Era diventata una sostanza densa come l'oro colato e dello stesso colore.

Stavo per tuffarmi quando vidi Ryan riemergere e aggrapparsi ad una roccia. I suoi occhioni azzurri, spalancati e spaventati, mi lanciarono una muta richiesta di soccorso.

-Tieniti forte! Sto arrivando!- gridai.

Saltai di roccia in roccia fin quando raggiunsi quella più sicura e più vicina a lui. Allungai un braccio nella sua direzione, facendo attenzione a non cadere nel fiume dorato.

-Afferra la mia mano!-

Lui stava per farlo, ma si fermò ad osservare la sua mano con intenso interesse.

Su di essa non c'era nessuna di traccia di sporco, le unghie erano pulite e curate.

Poi fissò la mia: sudicia, piena di calli e cicatrici.

Ritirò la mano e i suoi occhi incontrarono i miei.

Un attimo dopo, mollò la presa e si lasciò trascinare via dalla corrente.

-No!- urlai con terrore.

La roccia su cui mi trovavo cominciò a tremare e io persi l'equilibrio. Caddi sulla sua superficie dura, incapace di muovermi.

Intanto mio fratello spariva tra le rapide d'oro.

-No! Ryan, no!-

-Svegliati!-

-Ryan, Ryan!-

-Tessa, svegliati!-

Spalancai gli occhi e vidi la faccia preoccupata di Mila accanto al mio letto.

-Urlavi nel sonno.- spiegò vedendo la mia faccia perplessa.

Non mi ero accorta di essermi addormentata.

I miei vestiti erano fradici di sudore e il cuore mi martellava il petto.

-Ho... Ho avuto un incubo.- dissi più a me stessa che alla domestica.

Mi passò un panno umido sulla fronte e sul collo, concedendomi il tempo di riprendermi.

Dopo un po' i battiti rallentarono e il mio respiro tornò regolare.

-Ho saputo cos'è successo la notte scorsa.- disse in tono d'accusa, senza smettere di rinfrescarmi il viso.

Non avevo voglia di parlarne, così non risposi. Girai la testa di lato e notai che le ante dell'armadio erano aperte. Al suo interno, i vestiti pomposi avevano fatto posto ad altri più... nel mio stile.

C'era pantaloni elastici, camicie di tutti i colori, canottiere, giacche e qualche vestito lungo ma semplice.

-Quasi la metà sono della tua taglia.- spiegò Mila.

-Quasi la metà?-

-Sì. Tutti gli altri sono di una o due taglie superiori alla tua.-

-Ma perché?-

-Penso che il padrone voglia metterti all'ingrasso. Credo sia una buona idea... Quando ti ho aiutata a indossare il vestito sono riuscita a contare le tue costole.-

Com'era prevedibile, le sue guance andarono a fuoco.

-Ehm... Costole bellissime, comunque.-

Sollevai un sopracciglio. Grazie a Mila tenevo in allenamento i muscoli facciali.

-Però mettere su peso ti farà davvero bene.- Le sue guance erano ancora arrossate, ma era seria.

-Ho bisogno di fare un bel bagno. Che ne dici se intanto porti su la colazione? Mangerò fino a scoppiare, promesso.-

Mila sorrise soddisfatta e si affrettò ad uscire dalla stanza.

Mi alzai dal letto e andai in bagno a riempire la vasca. Quando fu piena, mi spogliai e mi immersi fino al collo nell'acqua calda, felice che non fosse dorata.

I ricordi di quella notte non mi permisero di rilassarmi come avrei voluto.

Derek Onnipresente Scott aveva sventato il nostro tentativo di fuga, chissà come. Insomma, non avevamo fatto alcun rumore e nessuno ci aveva visti, come diavolo aveva fatto a scoprirci?

Ma quel che era peggio, Ryan non aveva opposto alcuna resistenza. Anzi, era stato proprio lui a fermare le mie proteste.

Voleva l'eredità di suo padre.

Ammisi a me stessa che, sotto tanti punti di vista, rivendicare il patrimonio di Ronald Molloy era la scelta migliore. Un mucchio di soldi, lusso a volontà, un nome importante, una vita agiata. Se non si mettevano in conto i rivali che lo volevano morto, certo.

Mio fratello stava per percorrere un sentiero pericoloso e, per quanto io odiassi la sua decisione, sapevo che non avrebbe cambiato idea. Il modo in cui i suoi occhi brillavano d'eccitazione al pensiero di diventare ricco e il modo in cui i soldi fomentavano il suo animo, erano un chiaro segno che era determinato a seguire quella nuova strada.

Do anima e corpo per tenerlo in salvo e lui va incontro alla morte per qualche moneta d'oro. Bel modo di ripagare tutti miei sforzi, caro fratellino!

Sospirai con rassegnazione. Non potevo certo fuggire e lasciarlo solo nella sua follia... No, gli sarei rimasta accanto per proteggerlo. Così avrei anche avuto la possibilità di vendicare i miei genitori.

Il profumo muschiato del bagnoschiuma era un buon inizio per considerare la villa una prigione piuttosto gradevole. Magari non potevo mettere piede fuori senza che gli scagnozzi di Derek Scott mi acciuffassero, ma almeno potevo godermi il servizio in camera, i bagni caldi e la compagnia di Mila.

Terminato il bagno, tornai in camera e indossai i vestiti che Derek Stilista Senza Pretese Scott aveva comprato per me.

Stavo ancora cercando di capire se il volermi "mettere all'ingrasso" fosse indice di una sua preoccupazione per la mia salute oppure un segno di non apprezzamento del mio fisico eccessivamente magro, quando Mila fece ritorno con un vassoio colmo di bignè ripieni, caffellatte e cornetti.

Mi bastò un assaggio per decidere che ingrassare era la mia attività preferita.

La domestica mi guardò con orrore mentre mangiavo i bignè a due a due, infragendo chissà quante regole del galateo.

-Sno bnismi!- biascicai con la bocca piena.

Addio mele acerbe, pesciolini insipidi e pieni di lische. Avrei mangiato dolci per il resto della mia vita!

Inghiottii l'ultimo boccone con l'aiuto di un sorso di caffellatte e vidi la pancia piena e gonfia come non era stata mai.

Quasi quasi rivalutavo l'ossessione di Ryan...

No, scossi la testa, Sto solo accettando la situazione. E i bignè rappresentano un'ottima spinta verso l'accettazione.

-Ehm...- L'espressione di Mila era una fusione tra disgusto e imbarazzo. - Hai intenzione di ritentare la fuga?-

Ne avevo l'intenzione? Sì. No. Forse, se Ryan fosse rinsavito. E avevo l'impressione che non sarebbe accaduto molto presto.

-Non finché mi servirai bignè a colazione.- Mi leccai le dita.

-Solo se prometti di mangiarli con più ritegno...-

Sollevai un sopracciglio. Dio! Pochi giorni prima non sapevo neanche di esserne capace e ora mi sembrava la cosa più facile del mondo.

Mila arrossì. -Ehm... Suppongo sia normale che tu abbia tutta questa fame dopo... Ecco... Dopo...-

-Aver vissuto in un bosco lontano dalla civiltà e aver rinunciato a tutto il cibo decente per sfamare il mio fratellino?- Alzai l'altro sopracciglio, giusto per essere sicura di saperlo fare con entrambi. -Sì, giusta supposizione.-

Non l'avevo detto per aggredirla, ma lei cambiò ugualmente colore. Adesso era di un intenso rosso-violaceo.

Le sorrisi per tranquillizzarla e bevvi un altro sorso di caffellatte.

***

Continuai a parlare con Mila fino a mezzogiorno inoltrato. Lei si offrì di portarmi il pranzo in camera, ma rifiutai. Avevo ragione di supporre che, se avessi mangiato in camera, mi sarei persa una bella chiacchierata nella sala da pranzo.

E ne fui certa nell'istante in cui Derek Scott fece il suo ingresso nella mia stanza.

-Buongiorno.- Non c'era alcuna differenza tra la sua voce e una doccia gelata.

Mila chinò rispettosamente il capo.

-Che ci fai qui?- Rispetto un corno. Era entrato nella camera di una ragazza senza bussare.

-Ti ricordo- disse con deliberata lentezza, -che questa è casa mia. Non dovrebbe stupirti più di tanto la mia presenza al suo interno.-

Hai capito benissimo quel che intendevo dire!

Non lo dissi, ma gli lanciai uno sguardo assassino.

-Comunque, sono qui per invitarti a pranzo. Avrei mandato la domestica a chiamarti...- Non finì la frase, non ce n'era alcun bisogno. Mila era già in fiamme.

-M-mi dispiace, padrone...- mormorò.

-Andiamo.- ordinò.

Mi diressi verso la porta e gli passai accanto, pestandogli involontariamente un piede. Ops.

Non ebbi la soddisfazione di sentire un gemito di dolore, ma mi voltai lo stesso per godermi il suo freddo sguardo mortale.

Mila rimase nella mia stanza e noi ci allontanammo lungo il corridoio, in direzione delle scale.

Lo seguii senza fiatare. Teneva un passo veloce ed ebbi l'impressione che lo facesse solo per farmi faticare. In ogni caso il suo tentativo fu inutile. Il mio passo era naturalmente più spedito -e allenato- del suo.

Scendemmo al piano terra e, quando fummo davanti le porte della sala da pranzo, si fermò.

-Tessa.- la sua voce era bassa e composta, meno fredda del solito. Attirò la mia attenzione.

-Non permetterò ai Molloy di fare del male a tuo fratello.- disse. I suoi occhi verdi si puntarono su di me. -Te lo prometto.-

Eh?

Il mio cervello andò in panne. Forse non avevo sentito bene. Una rassicurazione? Una promessa? Derek Scott era più il tipo da minacce e rapimenti.

Mi dispiace.

Aveva pronunciato sul serio quelle parole la notte precedente o erano state frutto della mia immaginazione?

Da quando Derek Neve Perenne Scott era diventato Derek Empatia Improvvisa Scott?

Fissai il suo volto alla ricerca di un minuscolo cambiamento, un impercettibile movimento, qualcosa che mi suggerisse le sue emozioni. Ma, prima che potessi leggervi nulla, lui si girò e aprì la porta.

I miei occhi incontrarono subito la figura di Ryan, seduto e vestito di tutto punto, in attesa.

Cercai di essere positiva e ignorare la stretta al cuore, ma la sensazione di disagio mi accompagnò per tutto il pranzo, durante il quale lui non mi rivolse la parola.

Anche Derek fu taciturno fino alla fine del dolce, quando finalmente si schiarì la gola e prese la parola.

-Intendo rendere pubblico il vostro ritorno al più presto, ma sganciare una bomba del genere richiede una certa arguzia. Non lascerò che uno scoop del genere finisca nelle mani sbagliate. Per questo motivo bisognerà attendere che l'unico giornalista di cui io mi fidi faccia ritorno dal continente.-

-Cioè quando?- domandò mio fratello. L'impazienza nella sua voce mi allarmò.

-Fra due settimane al massimo.-

Ryan sbuffò.

Quanta fretta di far sapere al nemico che sei abbastanza vivo perché lui possa provare ad ucciderti di nuovo!

Lo pensai, ma mi trattenni dal dirlo. Temevo che mio fratello potesse uscirsene con una delle sue risposte da fanatico.

-Fino a quel momento, non potrete uscire dalla villa. Quindi... Adattatevi.-

Adattatevi.

Giocherellai col coltello, dominando l'impulso di tirarglielo in fronte.

Dopo averci sfrattati, rapiti e praticamente imprigionati, ci chiedeva di adattarci.

Per noi non era certo un problema. Insomma, avevamo vissuto in un bosco, saremmo sopravvissuti anche in una megavilla. Ma ciò non diminuiva il mio desiderio di rompergli un osso o due.

-E se non rendessimo pubblica la notizia?-

Sia io che Derek Scott guardammo Ryan. Voleva rinunciare?

-Intendo dire che forse sarebbe meglio non farlo sapere a tutti, ma solo ai diretti interessati. Solo ai Molloy.-

No, decisamente non voleva rinunciare. Sospirai.

Mio fratello aveva deciso di tuffarsi nel fiume dorato.

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