Assaporai quella parola.
Vendetta.
Anno dopo anno avevo alimentato l'odio nei confronti delle persone che avevano ucciso i miei genitori, e con esso erano aumentati la frustrazione e il senso d'impotenza. Loro erano morti, i loro amici ci avevano traditi e io e Ryan eravamo cresciuti da soli in un bosco, senza che potessi far nulla per cambiare le cose.
Finalmente avevo un indizio, qualcosa che forse mi avrebbe permesso di far luce sul mio passato e vendicare i miei genitori. Un nome.
Richard Molloy.
Non ero così sciocca da credere che fosse stato lui in persona ad ucciderli, ma a quanto pareva era stato lui a dare l'ordine.
Misi da parte la delusione per far più spazio all'odio e alla rabbia, finalmente indirizzati verso qualcuno di reale.
Derek Scott mi stava offrendo la vendetta su un piatto d'argento. Ma ancora non mi fidavo di lui.
Pensai a Ryan e al ruolo che avrebbe avuto nella vicenda. Con un tuffo al cuore, capii che si sarebbe messo in pericolo.
Cambiai subito idea riguardo ai miei piani. Per nessun motivo al mondo avrei lasciato che fosse fatto del male a mio fratello.
-No,- dissi in un sussurro incerto, -Non m'interessa la vendetta.-
Derek alzò entrambe le sopracciglia, gli occhi freddi vagamente sorpresi.
-Ha fatto uccidere i tuoi genitori!-
-Per questo voglio tenere Ryan alla larga da lui. Il suo obiettivo iniziale era uccidere mio fratello. Se sapesse che è ancora vivo, lo porterebbe a termine.-
-Non finché ci sarò io.-
Spalancai gli occhi per la sorpresa. Nessuno ci aveva aiutato quando eravamo rimasti soli e in pericolo, eppure Derek Scott si era appena messo a nostra disposizione.
Pensai subito che avere l'uomo più potente di Surn dalla nostra parte fosse un gran vantaggio.
Poi ricordai la mia esperienza a Edge. Anche il signor Yellor ci aveva offerto rifugio per poi tradirci e consegnarci al nemico.
No, pensai, non di nuovo.
Non potevo assolutamente fidarmi. Non avrei buttato anni di sacrifici in questo modo.
-Non voglio il tuo aiuto. Ho tenuto Ryan al sicuro da sola fino ad oggi, continuerò a farlo senza di te. Mi dispiace per i tuoi affari, ma non ho intenzione di collaborare.-
Derek Scott si limitò a fissarmi col suo sguardo indecifrabile.
-Lasciaci tornare al bosco.-
Nel momento stesso in cui pronunciai quella frase, seppi che non era possibile che accettasse. La nostra casa, a quanto pareva, apparteneva a Derek Scott. A giudicare dall'insistenza con cui l'aveva reclamata, doveva servirgli a qualcosa. Un uomo ricco come lui non decideva di andare in vacanza nella sua vecchia casetta abbandonata da anni solo per svago.
Sospirai. Ero stanca di quella situazione. Gli ultimi giorni avevano ribaltato la mia vita e ora non vedevo nessuna via d'uscita sicura.
Sentii la disperazione attenagliarmi il cuore. Qualsiasi altra persona, al posto mio, sarebbe scoppiata a piangere. Io non mi permettevo quel lusso da troppo tempo anche solo per ricordarmi come si facesse.
Dovevo sotterrare le mie debolezze per difendere Ryan da ogni male. Ero diventata forte per lui, grazie a lui.
-Sto pianificando l'abbattimento del bosco per costruire una nuova villa lì ed estendere il villaggio di Old Rooster. Non potete tornare lì.- disse Derek.
Sussultai. Della mia casa e del mio bosco non sarebbe rimasto altro che polvere. Il destino sembrava intenzionato a distruggere tutto ciò che avevo di più caro.
-Starete qui,- spiegò lui, -a Zelum, in casa mia. Vi terrò al sicuro da Richard Molloy.-
Annuii. Senza aggiungere altro, uscii dalla sua stanza e corsi verso quella di Ryan.
Bussai tre volte prima che mi invitasse ad entrare.
Ryan era seduto sul letto, vestito come la sera prima. Notai all'istante i cerchi scuri attorno ai suoi occhi, il colorito pallido e l'aria tremendamente stanca. Non aveva dormito.
-Oh, Ryan!-
Lo abbracciai come avevo fatto tante volte durante il corso degli anni, stringendolo a me per confortarlo. Lui avvolse debolmente le braccia attorno a me, in una pallida imitazione di un abbraccio.
-Tessa...- la sua voce era spezzata e più tremula del solito.
Rafforzai la stretta.
-Sono cresciuto come un orfano per quattordici anni, vivendo a un passo dalla miseria... Poi scopro che l'uomo che credevo mio padre e di cui non ricordo quasi nulla, non è il mio vero padre. Sono il figlio di un adulterio, il figlio bastardo di un altro uomo, anche lui morto. E tu sei mia sorella solo per metà... Dovresti odiarmi. Sono la prova vivente delle debolezze di nostra madre. Sono l'intruso.
Come se non bastasse, è colpa mia se siamo finiti qua. Perdonami, Tessa, perdonami, ti prego.-
Aveva parlato senza alzare la testa dalla mia spalla. Il suo corpo era scosso dai singhiozzi, la voce bassa e smarrita.
Vederlo in quello stato era una tortura. Lo scopo della mia stessa esistenza era proteggerlo, far di tutto perché non venisse ferito in alcun modo. E adesso era qui, tra le mie braccia, come un ragazzo distrutto.
-Tu sei la mia famiglia. Ti vorrò sempre bene, a prescindere dal nostro legame di sangue.- la mia voce era ferma, sincera, studiata per non far trasparire le mie emozioni. In un momento come quello, io dovevo essere la roccia a cui Ryan poteva aggrapparsi per non cadere a fondo.
Lui non disse altro, ma pian piano i singhiozzi cessarono e il suo corpo si rilassò.
Quando finalmente si calmò, gli raccontai del breve colloquio mattutino nella camera da letto di Derek Scott.
Ryan ascoltò con attenzione ed ebbe il mio stesso sussulto quando gli dissi dei piani di Derek Scott per il bosco.
Lo guardai con serietà prima di sputar fuori la mia pazza idea.
-Scapperemo stanotte.- annunciai.
I suoi occhi si spalancarono, la bocca si aprì in una muta protesta.
-So che non sarà una passeggiata, ma dobbiamo andarcene. Ricominceremo daccapo, troveremo un nuovo posto dove stare. Ci siamo riusciti quando eravamo bambini, possiamo farcela un'altra volta.-
-Tessa, forse non...-
-Capisco la tua paura,- lo interruppi, -ma ti prometto che ce la caveremo. Non permetterò a Derek Scott o a Richard Molloy di metterti in pericolo. Ci sono io, Ryan, non devi preoccuparti di niente.-
Mio fratello abbassò lo sguardo, poi annuì.
***
Pranzammo nella mia stanza, facendoci portare più cibo possibile da Mila.
Servizio in camera... Sempre meglio approfittare delle comodità di una megavilla finché si può.
La domestica fu felice di portare vassoi con diversi piatti.
-Tessa, era proprio ora che ti decidessi a mettere un po' di carne su quelle ossa!-
La vidi arrossire subito dopo aver pronunciato quella frase e ignorai il mormorio di scuse per concentrarmi su una gustosissima coscia di pollo.
Quando fummo sazi, erano rimasti ancora diversi piatti pieni di leccornie, così dissi a Mila di lasciarceli per un eventuale languorino pomeridiano.
In realtà volevo fare scorte per la fuga, ma per quanto lei potesse essermi simpatica, era pur sempre agli ordini di Derek Scott.
Ryan tornò in camera sua per recuperare le ore di sonno, mentre io decisi di fare un giro della villa per architettare al meglio il mio piano.
Nella hall trovai una pianta della villa appesa al muro e rimasi a fissarla per più di venti minuti per imprimerla nella mia memoria.
-Se non ricordi dove sia la tua stanza, ti basta chiedere a uno dei camerieri. Quelli dovresti trovarli anche senza l'aiuto di una mappa.-
Riconobbi subito quella voce. Mi voltai di scatto e vidi Derek Scott a pochi passi da me, con addosso un lungo cappotto nero. Era appena rientrato a casa.
I suoi occhi si spostarono rapidamente da me alla pianta e viceversa. Ebbi l'impressione di vedere la sua espressione cambiare per un attimo, quasi impercettibilmente. Ma quando sbattei le palpebre, il suo sguardo era puntato di nuovo su di me, freddo come al solito.
-Lo sai che hai un armadio pieno di vestiti nella tua stanza? Non c'è alcun motivo di indossare quelli.-
Si riferiva ai miei vestiti. Indossavo una vecchia camicia bianca, una giacca marrone rovinata e con qualche bottone mancante, dei pantaloni dello stesso colore logori e strappati in più punti e degli stivali neri che avevano visto tempi migliori. Di sicuro non erano un esempio d'eleganza e raffinatezza, ma erano mille volte più comodi di quelli all'interno dell'armadio.
-Mi dispiace che non siano di tuo gradimento- dissi con un sorriso velenoso stampato sulle labbra, -Ma ho solo questi. Non c'è nulla nell'armadio che sia della mia misura.-
-Manderò qualcuno a prelevare i tuoi vestiti nel bosco.-
-Temo che siano molto simili a questi.-
-Allora manderò qualcuno a comprartene di nuovi.-
Per l'ennesima volta, considerai l'idea di strangolarlo. In fin dei conti dovevamo fuggire in ogni caso, omicidio o no.
Purtroppo Derek Esperto di Moda Scott si allontanò prima che avessi il tempo di trasformare i miei pensieri in azioni.
Diedi un'ultima occhiata alla pianta, memorizzai la strada per la biblioteca della villa e lasciai la hall.
La raggiunsi senza problemi e mi fiondai alla ricerca di un libro o una mappa di Zelum. Mentre gironzolavo tra gli scaffali, rimasi affascinata dalla moltitudine di libri di tutti i tipi presenti lì dentro.
Anche nella mia casa a Edge c'era una biblioteca, ma non era grande come questa.
Fortunatamente mio padre mi aveva insegnato a leggere e scrivere prima di morire, e io lo avevo insegnato a Ryan.
Nella casa del bosco c'era una piccola libreria che contava un totale di otto libri. Li avevo letti e riletti fino alla nausea. Ne desideravo altri, ma a Old Rooster era difficile che qualcuno ne possedesse, quindi non avevo mai avuto l'occasione di rubarne.
Ora, davanti ai miei occhi estasiati, si estendevano file su file di centinaia di libri classificati per titoli, autori, generi e materie.
Avrei voluto rubarne alcuni, ma sarebbero stati un peso durante la fuga.
Dopo un po' trovai un grosso atlante geografico con la copertina rilegata in pelle e un sottile strato di polvere sulla sua superficie. Lo soffiai via e lo aprii.
Sfogliai le pagine fino a una grande cartina della penisola di Surn.
A ovest di estendeva una lunga catena montuosa che la divideva dal resto del continente, mentre a nord vi era libero accesso grazie al territorio pianeggiante. A sud, vicino al mare, individuai facilmente Edge. Invece impiegai qualche minuto per trovare il piccolo villaggio di Old Rooster, quasi al centro di Surn, e il bosco vicino ad esso.
Però! Ne avevo fatta di strada!
Zelum, la più vasta città di Surn nonché la sua capitale, era situata sulla costa est.
Qualche pagina dopo, trovai una mappa della città. L'osservai per un po' cercando di orientarmi, ma fu inutile. C'erano troppe strade, troppi edifici, troppe piazze.
Posai l'atlante al suo posto e tornai nella mia stanza.
Qualcuno bussò alla porta.
-Avanti.-
Mila fece il suo ingresso con un vassoio d'argento contenente due tazze di cioccolata calda, biscotti e pasticcini.
Mentre li serviva su un elegante tavolino, raggiunse con lo sguardo i vassoi del pranzo, adesso vuoti.
-Avevate molta fame!-
-Sì, tantissima.- confermai.
In realtà tutto il loro contenuto era stato infilato dentro un sacco e nascosto sotto il letto.
-Spero abbiate ancora spazio per la cioccolata.-
-Mio fratello sta dormendo, ma io non vedo l'ora di svuotare anche quel vassoio.-
Mila spalancò gli occhi.
-Intendi mangiare tutto da sola?!-
Alzai un sopracciglio e trattenni un sorriso quando la vidi arrossire.
-Vuoi unirti a me? Sarebbe uno spreco buttar via quello che non entra nel mio stomaco.-
-Veramente noi domestici non possiamo...-
-Hai detto che il tuo lavoro è aiutarmi. Aiutami a finire questo ben di dio.-
Le rivolsi un sorriso incoraggiante.
Esitò qualche istante prima di rispondere con un timido sorriso.
-Io amo la cioccolata calda!- ammise con entusiasmo.
Passammo il pomeriggio insieme, mangiando pasticcini e chiacchierando.
L'ultima volta che mi ero dedicata a quel genere di attività vivevo ancora ad Edge. Le domestiche mi tenevano compagnia quando i miei genitori erano via. Ero molto affezionata a loro e Mila mi riportava alla mente piacevoli ricordi.
La cioccolata calda sciolse la lingua di Mila, che cominciò a parlare a raffica. Scoprii che il suo nome intero era Mila Bain e aveva appena diciannove anni. I suoi genitori erano entrambi avvocati e amici di Albert Scott, il padre di Derek. Grazie a loro era diventata una domestica della famiglia Scott da un paio di mesi e considerava il suo lavoro tutt'altro che umile. Aveva un buono stipendio e le piaceva trascorrere le giornate in una villa così lussuosa. Mi confessò che per lei era complicato non far trasparire i suoi pensieri, ma ci stava lavorando su. Quando lo disse, dovetti trattenere una risata. Era la parte di lei che mi piaceva di più.
Volle sapere qualcosa in più della mia vita. Le fui grata quando saltò l'argomento genitori e mi chiese del bosco. Così le raccontai delle mie giornate di caccia, di come avevo imparato a cavarmela da sola. Lei non si sforzò nemmeno di trattenere i commenti stupiti o sdegnati, seguiti immediatamente da rossori e imbarazzo.
-Cosa ne pensi del padrone?- mi chiese all'improvviso.
Impiegai qualche secondo per capire a chi si riferisse.
-Intendi dire Mister Rapitore dalle maniere discutibili?-
-Proprio lui!-
Alzai un sopracciglio e la fissai.
-Oh... Giusto, non si è comportato bene con te.-
Addentò un altro pasticcino.
-Ero intimorita da lui i primi giorni. Beh, lo sono tuttora. Sai, quegli sguardi agghiaccianti, quell'aura di potere inquietante...- Mila rabbrividì.
-Però sotto sotto ha un animo gentile. Mi tratta sempre con profondo rispetto e non si arrabbia se parlo troppo. Una volta mi ha addirittura sorriso!-
Provai a immaginarmi la versione cordiale e simpatica di Derek Scott. Non ci riuscii.
-E inoltre è così sexy!- aggiunse Mila con aria sognante.
La guardai divertita mentre arrossiva fino alle orecchie.
-Hai una cotta per lui?- investigai.
-No, no! Il mio cuore appartiene già ad un altro!- si affrettò a rispondere.
Le rivolsi un'occhiata curiosa, ma lei distolse in fretta lo sguardo.
-Ehm... Comunque, intendevo dire che è un uomo pieno di fascino, ecco tutto.- aggiunse arrossendo più di prima.
Non potevo darle torto. Derek Scott era alto, bello, imponente. Ma ciò non cambiava il fatto che avrei volentieri preso a pugni il suo bel muso.
-Si è fatto tardi- disse a un tratto la domestica, -Devo andare.-
Raggiunse la porta e si voltò verso di me.
-Quasi dimenticavo: cena in camera?-
-Sì.-
-Tripla porzione?- chiese con una nota di disappunto. Arrossì.
Annuii.
***
Era quasi mezzanotte quando mio fratello mi raggiunse in camera. Indossava i suoi vecchi abiti, più comodi e più adatti alla fuga. Le ombre violacee sotto i suoi occhi erano quasi sparite e le gote avevano riacquisito il loro colorito roseo.
-Pronto?-
-Sì.-
Recuperai il sacco pieno di viveri, me lo caricai sulle spalle e uscimmo silenziosamente dalla stanza.
Ci trovavamo al secondo piano, nell'ala ovest della villa. Dovevamo raggiungere la cucina che stava al pianterreno. Secondo la pianta della hall, lì c'era una porta che dava sul retro dell'edificio, probabilmente usata per portar fuori la spazzatura.
Il corridoio era sgombro, ma era quasi certo che qualcuno fosse di guardia vicino alle scale principali. Optai dunque per quelle secondarie, poste all'altro capo del corridoio, usate quasi esclusivamente dai camerieri. Non contavo di incontrarne, ma ero sicura di poter metterne K.O. uno o due senza problemi. Insomma, non potevano essere peggio che combattere contro un orso.
Raggiungemmo in fretta le scale e scendemmo fino al piano terra. In quell'area c'erano solo i magazzini, la stanza delle scope e la cucina. Trovammo quest'ultima senza problemi.
Le luci erano spente, ma le finestre lasciavano entrare il chiarore della luna. Dovemmo accontentarci di quello per muoverci a tentoni tra i vari banconi e arrivare alla porta d'uscita.
Abbassai la maniglia e... Chiusa.
Sospirai. Dietro di me, Ryan rimaneva in religioso silenzio per non disturbare la mia "modalità cacciatrice". Ci muovevamo così anche nel bosco.
Non fu difficile risolvere il problema: le finestre potevano facilmente essere aperte dall'interno. Scelsi quella più grande e uscii per prima, seguita subito da mio fratello.
Adesso eravamo nel retro della villa. Davanti a noi c'era un muro troppo alto per essere scavalcato; a sinistra riuscivo a vedere le siepi del giardino, a destra solo buio.
La pianta nella hall non includeva l'esterno della villa. Mi voltai verso sinistra e vidi un albero piuttosto alto. Forse avremmo potuto arrampicarci, ma correvamo il rischio di essere visti...
Udii qualcosa. I miei sensi si risvegliarono, pronti a captare qualsiasi pericolo. Ebbi il tempo di voltarmi e vedere un uomo mettere le mani addosso a mio fratello prima che un altro facesse lo stesso con me.
Mi liberai dalla presa e gli assestai un calcio nella cavità poplitea, facendolo cadere per terra.
Riconobbi il suo volto sotto la flebile luce lunare. Era uno dei due scagnozzi preferiti di Derek Scott.
Stavo per avventarmi anche sull'altro quando una voce mi costrinse a immobilizzarmi.
-Passeggiata notturna?- domandò Derek, spuntando fuori dal buio.
Il secondo scagnozzo rilasciò Ryan e aiutò l'altro a rialzarsi.
Mi avvicinai a mio fratello e mi assicurai che fosse indenne prima di fronteggiare Derek Entrata con Stile Scott.
Combattere era fuori discussione. La mia forza si basava o sulla sorpresa o su un'arma, e al momento non avevo nessuna delle due a disposizione.
Mi limitai a lanciare occhiate d'astio a tutti e tre.
-Credevo fossimo giunti ad un accordo.- disse con freddezza Derek.
-A quanto pare ti sbagliavi.-
-Lo vedo.-
I suoi occhi verdi assumevano un che di felino nella semioscurità. Pericolosi, freddi, letali.
-Non abbiamo alcuna intenzione di stare al tuo gioco. Vogliamo solo andarcene.-
Strinsi la mano di mio fratello con fare protettivo.
Lui si liberò dalla mia stretta.
Mi voltai verso di lui, sorpresa. Era solo un effetto della luce lunare o sul suo viso si era formata una strana espressione?
-No, Tessa.- Fu Ryan a parlare.
Gli rivolsi uno sguardo di pura incredulità.
-Non andiamo da nessuna parte.- la sua voce era tremula, ma potevo leggergli negli occhi la ferma determinazione.
-Ryan, ma...-
-Non capisci? Se scappiamo, ci aspetta la stessa vita povera e monotona di prima. Sono stanco di sopravvivere. Io voglio vivere. Vivere davvero.-
Sgranai gli occhi.
-Richard Molloy ti vuole morto! Dannazione, Ryan, sto cercando di proteggerti!- alzai la voce e ad essa si aggiunse un tono di disperazione.
Era la prima volta che mio fratello mi si rivoltava contro.
-Tessa, tu più di tutti dovresti comprendermi. Hai avuto un assaggio di nobiltà da bambina, sai cosa significa essere ricchi. E ora io lo sono. Posso prendermi i soldi che mi spettano e crearmi una nuova vita. Non dovrai più cacciare, non dovrai più prenderti cura di me. Avremo una casa, una vera casa, e finalmente dei contatti umani. Non ci sarà più bisogno di isolarci dal mondo, né di scappare...-
I suoi occhi sembravano quelli di un fanatico.
La mia bocca divenne arida e indietreggiai di qualche passo.
Ricordai il modo in cui aveva osservato Derek Scott invadere il nostro bosco, come aveva ammirato la sua lussuosa villa, il silenzio di tomba con cui aveva assorbito le informazioni sul suo vero padre.
Mi sentii così debole che le mie gambe cedettero.
Con la coda dell'occhio vidi Derek Scott abbassare lo sguardo su di me e porgermi una mano per aiutarmi a rialzarmi. L'afferrai.
-Restiamo.- annunciò Ryan, l'eccitazione che vibrava nella sua voce.
-Perfetto.- disse Derek.
Troppo sconvolta per pensare o anche solo per muovermi, mi aggrappai a lui mentre ci scortava di nuovo dentro la villa.
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