27 - Non partire
Mi svegliai col sole, di mattina presto.
Il canto degli uccelli sembrava più melodioso, quel giorno. La fresca brezza che soffiava nella stanza mi fece venire la pelle d'oca. I timidi raggi di sole mi accarezzavano il viso, dandomi il buongiorno.
Non ero nella mia camera da letto, me lo ricordavo benissimo. E non avevo la minima voglia di sgattaiolare fuori dalle lenzuola né di scivolare via dalla debole stretta dormiente di Derek.
Se il mondo deve finire, fa' che sia adesso, pregai mentalmente.
Purtroppo, l'apocalisse non sarebbe arrivata quella mattina.
Mi concessi qualche minuto di pura serenità e osservai l'uomo che giaceva addormentato al mio fianco. Il lenzuolo lo copriva fino all'ombelico, il petto seguiva il ritmo lento e tranquillo del suo respiro. La luce proiettava affascinanti ombre sul suo viso, rendendolo più mascolino e marcato del solito. Nel sonno, mi cingeva le spalle con un braccio, mentre le sue dita mi sfioravano di tanto in tanto la pelle nuda.
Mi sentivo strana su quel letto, avvolta da una sensazione quasi irreale che mi faceva sentire a mio agio, protetta.
Ero cosciente dei nostri corpi a stretto contatto, spogli e rilassati, del suo odore mescolato al mio. Provavo una sorta di imbarazzo che, però, era di gran lunga surclassato dallo spicchio di felicità in cui ero immersa.
Percorsi il profilo del viso di Derek con l'indice, ripassando quei tratti che ormai conoscevo a memoria.
Pesanti come macigni, le sue parole mi rimbombarono in testa: Non andartene mai, Tessa.
Mi proiettai in un ipotetico futuro in cui, superate le difficoltà, io vivevo serenamente con Derek e mio fratello. Sembrava una fantasia irrealizzabile, più astratta di un sogno.
Una piccola parte di me era perfettamente consapevole che il lieto fine era un miraggio assai lontano. Non ero una sognatrice come Mara o Mila, io tendevo a rimanere coi piedi per terra, ben radicati nella cruda realtà.
E nella mia cruda realtà non c'era spazio per una vita normale e tranquilla.
Con un sospiro rassegnato, strisciai fuori da quelle lenzuola profumate di spensieratezza e mi avvolsi nella vestaglia di Derek. Di lì a poco avrei preso il treno per un viaggio da cui, ne ero certa, non sarei tornata come prima.
Diedi un'occhiata al vestito rosso che giaceva sul pavimento dalla sera precedente e decisi di abbandonarlo momentaneamente là. A piedi scalzi, raggiunsi la porta e la aprii per accertarmi che non ci fosse nessuno nel corridoio a vedermi in quelle condizioni.
Peccato che, proprio di fronte alla camera di Derek, ci fosse Blake.
Superata la fase di shock, la guardia assunse un'espressione palesemente divertita. -Buongiorno, gattina!-
-Che diavolo ci fai qui, a quest'ora?- sibilai per non farmi sentire da nessun altro.
-Potrei farti la stessa domanda... E, tra i due, non sono io quello nudo!-
-Non sono nuda, ho addosso...-
-La vestaglia del padrone, già. E i capelli scarmigliati e...- fece una pausa durante la quale alzò una mano e l'avvicinò al mio collo, percorrendolo lentamente con un dito fino a un punto sulla spalla semiscoperta. -... questo.-
Impiegai qualche secondo a capire cosa potesse esserci in quel punto preciso. La mia mente sfogliò velocemente le pagine dei ricordi della notte trascorsa con Derek... E ricordai alla perfezione come le sue carezze si erano fatte più bramose e passionali sul mio corpo, fino a diventare vere e proprie strette possessive, capaci di donarmi dolore e piacere contemporaneamente. Quello sulla spalla non era l'unico segno che mi aveva lasciato.
Divenni paonazza e mi abbracciai, sperando che la vestaglia mi risucchiasse per evitarmi lo strazio di tanta vergogna.
Blake trattenne a stento una risata. -Mio Dio, Tessa... La tua faccia post-sesso è impagabile.-
Ok, questo era troppo. Lo guardai malissimo e tentai di sferrargli un pugno dritto sullo stomaco, ma lui riuscì a fermarmi.
-D'accordo, d'accordo, la pianto. Comunque, sono qui così presto perché abbiamo un treno da prendere, ricordi? Sono a capo della tua scorta personale. Non sei contenta?-
-Entusiasta- risposi tra i denti.
Mi rivolse un ultimo sorriso irrisorio e si fece da parte. -Vai pure a prepararti. La via è libera.-
Corsi nella mia stanza con qualche difficoltà... Movimenti troppo bruschi mi causavano piccole fitte di dolore. Mi fiondai nella vasca da bagno e ispezionai il mio corpo alla ricerca di altri lividi... Come previsto, ne avevo diversi addosso. La stupida che era in me rabbrividiva al pensiero che, nonostante stessi strofinando via ciò che rimaneva di quella notte, quei marchi mi avrebbero fatto compagnia ancora per qualche giorno.
-Tessa?- dall'altra parte della porta del bagno, la vocina di Mila mi chiamò.
-Un attimo.- Uscii dalla vasca e mi coprii con un asciugamano di spugna, raggiunsi Mila nella camera da letto e la guardai sorridere timidamente.
-Come stai?-
Non risposi subito. Mi presi del tempo per lanciarle uno sguardo accusatorio e farle abbassare gli occhi. Si era comportata in modo bizzarro, mi aveva deliberatamente evitata per un giorno intero e ora se ne stava lì, con le guance rosse e l'espressione mortificata.
-Sto molto meglio, grazie. Quando tornerò, faremo un bel discorsetto sulle assurdità che hai detto l'altra volta. Adesso portami una valigia.-
Ubbidiente, la domestica tornò poco dopo con quanto richiesto e con un fagottino tra le mani.
-Ho pensato che... Uhm... Magari potesse venirti fame, una volta arrivata a destinazione...- Mi porse il fagotto, dove intuii esserci del cibo.
Riempii in fretta la valigia di vestiti e v'infilai pure la lettera con l'impronta di sangue.
-Tutti quegli indumenti? Quanto hai intenzione di star via?- domandò Mila, sorpresa. -Ehm... Non è affar mio, lo so, ma non è da te portare gli abiti lunghi nel bosco...-
Aveva perfettamente ragione. Avevo messo in valigia dei vestiti eleganti e pomposi, che mai avrei scelto per andare a caccia tra gli alberi. Ma a Resal avrei dovuto indossarli.
Non le risposi. Indossai pantaloni e camicia e legai i capelli sulla nuca.
-Non dovresti partire- mormorò la domestica.
Ecco un'altra che non voleva che partissi! Ma che problemi avevano in quella casa?
-Lo farò comunque. Grazie per il cibo, ora vado.-
Mila mi seguii fino alla hall, dove anche gli altri si stavano già radunando.
Cinque uomini -probabilmente la mia scorta- erano davanti al portone. Tra loro c'era Blake e... Il mio zaino!
Glielo strappai dalle braccia e mi assicurai che ci fosse tutto, poi recuperai anche l'arco dalle mani di un altro scagnozzo.
-Tessa!- Mara mi prese alla sprovvista buttandomi le braccia al collo fino a farmi perdere l'equilibrio. Lo riacquistai abbastanza in fretta da non cadere rovinosamente a terra e ricambiai la stretta.
Alle sue spalle, Derek stava scendendo le scale.
-Mara, mi stai stritolando.-
La ragazza si staccò da me e bofonchiò delle scuse incomprensibili. -Mi mancherai da morire!-
-Non starò via molto- la rassicurai. C'era qualcosa di profondamente dolce nella sue parole, nei suoi occhi eterocromatici e sinceri.
Mara si fece da parte per far spazio a suo fratello. Non appena incontrai il suo sguardo, dovetti trattenere un sospiro. Era di ghiaccio, come sempre. Derek Notte di Fuoco non si smentiva mai.
Non disse nulla. Mi posò un leggero bacio sulla fronte e mi accompagnò fino al cancello.
Prima di salire in carrozza, mi sussurrò all'orecchio: -Ti avevo detto di non andartene, Tessa.-
Non c'era tristezza nella sua voce, né rimprovero. Suonava più che altro come un avvertimento.
***
-Hai la faccia di una che sta per vomitarmi sulle scarpe.-
Eravamo sul treno da più tempo di quanto potessi sopportare. Come al solito, avevamo un vagone privato tutto per noi. Blake mi sedeva di fronte, mentre gli altri quattro uomini -silenziosi da far paura- erano posizionati agli estremi del corridoio.
-Dimmi che manca poco, o potrei farlo davvero- dissi ad occhi chiusi. Non c'era niente su cui concentrarsi che potesse distrarmi abbastanza da quella terribile sensazione di movimento autonomo. Avevo già chiuso le tendine per non guardare il paesaggio sfrecciarmi accanto, ma era stato inutile. Come se non bastasse, non riuscivo neanche a prendere sonno.
-Resisti ancora un po'. Siamo quasi arrivati- mi rassicurò la guardia.
Sbirciai dal finestrino e riconobbi le pianure di Cockscomb. Mi rilassai e costrinsi il mio stomaco a non contorcersi.
-Blake, dove alloggerete tu e i tuoi amichetti?-
-A Old Rooster.-
-Non ci sono hotel a Old Rooster- lo informai.
-Non staremo in hotel. Forse può non sembrarti, ma i miei amici sono molto simpatici e persuasivi. Ci ospiterà una gentile signora.-
Inarcai un sopracciglio, convinta che stesse mentendo. Nessuna gentile signora a Old Rooster avrebbe aperto le porte a cinque sconosciuti solo perché di buon cuore. A meno che...
-Derek le ha offerto un sacco di quattrini, vero?-
-Beccato- ammise Blake, facendo spallucce.
Il treno rallentò gradualmente, fino a fermarsi del tutto. Le mie nuove guardie del corpo si occuparono dei bagagli, io mi affrettai ad uscire da quella macchina infernale per prendere una boccata d'aria fresca.
-Andiamo a piedi- annunciai prima che Blake avesse il tempo di far venire una carrozza.
-Come vuoi, ma almeno carichiamo i bagagli sulla carrozza.-
Acconsentii, ma non mi separai dallo zaino. Gli altri uomini -che non si erano sprecati in presentazioni- ci seguirono senza fiatare.
Camminai a passo svelto, intenzionata ad arrivare al più presto nel bosco. Ovviamente sarei dovuta passare da Old Rooster. Ero proprio curiosa di vedere da chi avrebbero alloggiato i miei compagni di viaggio. Questi ultimi, per fortuna, erano capaci di mantenere la mia velocità.
La strada quasi deserta che collegava i due paesi era alquanto deprimente e, purtroppo, non offriva grandi spazi d'ombra. Sotto il sole del primo pomeriggio, la mia scorta fu costretta a liberarsi delle giacche.
Arrivammo in fretta a Old Rooster, dove l'atmosfera era sempre la stessa. Il viale principale del paesino era popolato dai pochi marmocchi che vi abitavano e si facevano beffe di quella che era "l'ora del riposo" per gli anziani. Alcuni negozi erano aperti, ma gli affari scarseggiavano. Com'era normale che fosse, ci fissavano tutti. Sapevo per certo cosa le loro bocche sussurravano sotto i palmi che le coprivano. Parlavano di me, la ladruncola che si era appena fatta viva con cinque uomini dall'aria minacciosa a proteggerla.
-Ehi, guarda là!- Blake partì alla carica verso un negozietto all'angolo della strada. Lo seguii sbuffando e mi affiancai a lui mentre osservava la merce in esposizione. Conoscevo il venditore, così come lui conosceva la mia fama. Non gli avevo mai rubato nulla per il semplice fatto che la sua mercanzia non mi era utile.
Blake afferrò una delle tante statuette di legno e me la sventolò davanti al naso con l'euforia di un bambino. Era una lince.
-Che ne dici, gattina? Ti piace?-
-Se la vuoi, devi pagarla- sottolineò il venditore, come se non fosse ovvio. Blake annuì distrattamente.
-Comprala, se proprio la vuoi- risposi.
La guardia scosse la testa sorridendo e acquistò l'oggetto. Me lo porse e mi accarezzò i capelli. -È per te.-
-Perché proprio una lince?- chiesi.
-Non saprei... forse perché graffia?-
Presi qualche moneta dalla tasca dei pantaloni e comprai una statuetta a forma di cane. -Tieni- dissi con un falsissimo sorriso sulle labbra.
-Perché un cane?- Blake stette al gioco, pronto a incassare.
Feci per rispondere, ma un suono familiare attirò la mia attenzione. Tornai in strada e spalancai le braccia per accogliere quell'ammasso pulcioso che mi correva incontro abbaiando.
Mr Bones mi saltò addosso, scodinzolando come un matto e leccandomi la faccia. Accettò di buon grado le coccole e continuò a girarmi attorno anche quando raggiunsi il resto delle guardie -a cui si era unito Blake.
-A me non fai i grattini dietro l'orecchio... Non avrai mica sbagliato statuetta?-
Ignorai la sua domanda e ripresi a camminare. -Allora? Dove dormirete?-
La risposta arrivò quando vidi, poco distante da noi, un viso vagamente familiare fissarci con insistenza.
-Buon pomeriggio, signora Wax!- la salutò allegramente Blake, seguito a ruota dagli altri quattro.
Era la stessa persona che mi aveva venduto le candele e a cui avevo chiesto informazioni su Derek Scott un'eternità fa. Il suo nome era...
-Millicent? Sono arrivati?- Suo marito spuntò sulla soglia, senza camicia e con la pancia tonda in bella vista.
-Sì, Hugh. Ma devono essersi moltiplicati durante il tragitto: ne aspettavamo cinque e ne sono arrivati sei. E la sesta non mi piace affatto- il tono ridicolo e altezzoso della donna era rimasto lo stesso. Le sorrisi amabilmente.
-Non preoccuparti, Millie. Sai bene che le mie visite a casa tua sono sempre brevi, come dire... Toccata e fuga.-
-Ladruncola impertinente!- sbraitò.
-Ahem... I nostri bagagli sono già dentro?- s'intromise Blake.
Aspettai in strada mentre le guardie si presentavano e si sistemavano in casa. Il bentornata della signora Wax non era stato caloroso quanto quello di Mr Bones, ma almeno non aveva fatto strane domande. Sospettavo che i soldi di Derek c'entrassero qualcosa con la sua discrezione e, a giudicare dall'incapacità degli abitanti di Old Rooster di farsi gli affari propri, dovevano avergliene offerti davvero tanti.
Blake uscì un quarto d'ora dopo, con la mia valigia e il mio arco, e mi accompagnò fino al bosco.
Gli alberi, il profumo della terra fresca e delle bacche, i richiami degli animali... Era tutto come me lo ricordavo. Decisi di godermi quella passeggiata nella natura e allungai la strada, giusto per passare anche al fiume. Mi rinfrescai con l'acqua limpida che scorreva pigramente sul suo letto e respirai a pieni polmoni l'aria del bosco. Non mi sfuggì la risata alle mie spalle e, voltandomi, vidi Blake che provava inutilmente a nasconderla.
-Che hai da ridere?- Rideva sempre. Cosa c'era di così esilarante in ciò che lo circondava, lo sapeva solo lui.
-Niente, è solo che... È strano vederti nel tuo elemento.-
Scossi la testa e proseguii fino alla radura, alla mia tanto amata casupola mezza scassata.
-Però! Fa schifo esattamente come l'ultima volta che l'ho vista!- Ignorai il commento della guardia e aprii la porta, impaziente di assaporare un pizzico di passato.
Mi pietrificai sulla soglia.
Bianco, era tutto bianco. Il pavimento, i muri, il soffitto... persino il tavolo e le mensole.
No, non solo bianco... Platino. Le maniglie erano di platino, una cornice vuota appesa alla parete era di platino, il cestino della frutta era di platino...
Avvertii Blake sporgersi per dare un'occhiata all'interno della casa. Disse qualcosa, ma io non stetti a sentirlo. Percorsi a occhi chiusi il corridoio stretto, accecata da quel bianco, e giunsi nella mia camera da letto. Sulle coperte -bianche- erano state sparse monete d'oro, il vecchio armadio era stato rimpiazzato da uno grigio e nuovo fiammante, lo specchio rovinato aveva lasciato il posto a uno di platino splendente.
Era un sogno...? No, peggio. Era uno scherzo di pessimo gusto.
-Richard Molloy- sussurrai alla stanza vuota.
Improvvisamente sentii mancarmi l'aria. Corsi fuori e respirai come se fossi stata in apnea per ore. Blake mi fu accanto in un attimo, temendo che potesse venirmi l'ennesima crisi.
Richard Molloy aveva invaso la mia casa, i miei ricordi, il mio passato. Aveva ricoperto di vernice e di materiali preziosi il mio spazio, il mio territorio. Avevo la nausea.
-Ripulisci tutto o brucialo,- ordinai -fai sparire ogni traccia di quell'essere dalla mia casa!-
-Tessa, calmati...-
-È stato Richard! È stato lui! Si è preso mio fratello e ora ha distrutto il mio unico rifugio!- gridai.
-Vuoi tornare a Zelum?- domandò, cauto.
Feci un respiro profondo e ritrovai la ragione. Ero lì per un motivo, non potevo tirarmi indietro. Aggiunsi mentalmente Rout Orbis alle tappe del mio viaggio.
-No. Ti prego, fai sparire quei soldi dalla mia stanza e dammi arco e faretra. Vado a caccia.-
Due ore dopo, infilzai il quinto scoiattolo e m'incamminai verso casa. Ogni freccia scoccata mi aveva aiutata ad alleggerire la mente.
Nella radura, vidi Blake e altre due guardie intenti a chiacchierare.
-Vi state godendo la vacanza?- domandai, ironica.
-Gattina, ci servirebbero almeno dieci botti di birra e qualche donna per farci godere... la vacanza.-
Sbuffai ed entrai in casa per posare l'arco, preparare il necessario per cucinare gli scoiattoli e recuperare il fagottino di Mila. Tornai fuori e presi posto sul prato, accanto agli altri, offrendo loro i dolcetti che la domestica si era preoccupata di darmi.
Blake ne assaggiò uno e disse: -Resteremo qui, stanotte. Possiamo dormire anche per terra, non è un problema.-
-C'è un letto nella stanza di mio fratello. Qualcuno può dormire lì.-
-E tu hai un letto matrimoniale, potresti condividerlo con uno di noi- mi prese in giro lui.
-Prendetevelo tutto, piuttosto. Stanotte dubito che chiuderò occhio in mezzo a tutto quel bianco.-
E così fu. Quella notte non riuscii a prendere sonno e alla fine convinsi le altre due guardie a dividersi il letto nella mia stanza, col disappunto di Blake.
Nella solitudine del buio, furono la luna e il fiume a tenermi compagnia fino all'alba.
***
-Derek è stato avvertito di quanto è successo. Ha ordinato di riportarti a Zelum- mi comunicò Blake, il mattino seguente.
-Scordatelo!-
-Ha anche previsto questa tua risposta.-
-E?- Afferrai arco e frecce, convinta che quel che avrebbe detto non mi sarebbe piaciuto affatto.
-E ha detto di costringerti con la forza, se fosse stato necessario.-
Gli lanciai un'occhiataccia e corsi tra gli alberi, infuriata con lui, con Derek e col maledetto destino che ce l'aveva con me!
Giunsi ai confini del bosco e continuai verso Old Rooster per andare a trovare L'unico essere vivente che non mi aveva mai causato problemi. Lo trovai proprio al centro del viale principale, ma non ricevetti il solito caldo saluto.
Mr Bones non mi prestava attenzione, troppo occupato com'era a ringhiare.
-Che ti prende, vecchio mio?-
Udii passi affrettati alle mie spalle, attutiti solo dal continuo brontolio irritato del cane.
E poi una risata che non aveva nulla a che vedere con quella spensierata e genuina di Blake.
Incoccai una freccia e puntai in direzione dell'uomo da cui proveniva.
Richard Molloy.
-Tessa! Quale immenso piacere rivederti!- allargò le braccia, incurante del pericolo, mettendo in mostra il suo abbigliamento decisamente fuori luogo. Le guardie mi si affiancarono.
-Che diavolo ci fai qua?- ringhiai, accompagnata da Mr Bones.
-Ti sembra questo il modo di darmi il benvenuto? Suvvia, cara, ti aspettavo dall'alba. Potresti essere più gentile.-
Tesi di più l'arco.
-Non fare sciocchezze- mi avvertì Blake. Le due guardie rimaste a Old Rooster spuntarono dal nulla, ai lati della strada.
-Dammi un buon motivo per non ucciderti- sibilai. I passanti abbassavano lo sguardo e tiravano dritto, fingendo di non vedere niente. I più curiosi sbirciavano dalle finestre e trattenevano il respiro.
-Sono sicuro che il tuo amichetto sappia elencartene parecchi. E poi, non sarebbe carino farmi fuori dopo il regalino che ti ho fatto, non credi? Ti ho donato un minimo assaggio di quello che ha tuo fratello a casa mia. Non sarebbe bello se anche tu ci facessi l'abitudine?- il suo tono gentile e pacato quanto falso, mi irritò ancora di più. Richard infilò una mano nella giacca bianca e ne trasse fuori una pistola con una naturalezza disarmante.
Rapido -più rapido delle guardie- caricò il colpo e mirò nella mia direzione.
Blake e la sua squadra si armarono a loro volta e puntarono contro di lui. Restammo tutti immobili.
-Che cosa vuoi, Richard?- sputai con veleno.
-Dimostrarti un paio di cosette e farti luce su altre, immagino. Ad esempio: i tuoi amichetti non oserebbero spararmi neanche se ti facessi saltare il cervello in aria, perché sanno che brutta fine farebbero poco dopo la mia morte. Persino tu non riesci a uccidermi, Tessa, perché conosci le conseguenze. E che crudeltà sarebbe, se lo facessi comunque! Lasciare Ryan di nuovo senza una famiglia... Non credo che te lo perdonerebbe, non la seconda volta.-
Mi maledii. Ogni sua singola parola era vera.
-E che dire di Derek? Forse gioirebbe della mia morte, sì, ma se la prenderebbe con te. O magari no... Non saprei. Siete già talmente innamorati da far finta che ciò che vi circonda non può scalfirvi?- domandò con una dolce preoccupazione in viso.
Sgranai gli occhi, improvvisamente consapevole: ci aveva visti, quella sera al ballo! Ci aveva visti baciarci!
-Sei così tenera, Tessa. E che storia romantica! La piccola selvaggia orfanella che s'innamora perdutamente di uno degli uomini più ricchi di Surn! Anzi, il più ricco in assoluto, ultimamente. Però non ti facevo talmente ingenua da fidarti del primo belloccio di turno. Che magia, l'amore! Nasconde bugie e intrighi anche agli occhi più astuti!-
-Stai divagando, Molloy- lo avvertì Blake.
Io, invece, rimasi in silenzio. Conoscevo i suoi trucchetti, eppure...
-Dimmi un po', mia cara, cosa sai del Consiglio del Cielo?-
-Che ne fa parte la peggior feccia di Surn- lo schernii.
-Oh, non posso che darti ragione. Non tutti i membri son da buttare, però. Ce n'era uno, anni fa, che era considerato il più buono e giusto del Consiglio, tanto che era uno dei privilegiati. Forse lo conosci. Il suo nome era Eugene Farrell.-
La mia mente elaborò in fretta quell'informazione e, quando Richard andò avanti a parlare, seppi già dove voleva andare a parare.
-Come ben sai, è morto. E indovina un po' a chi spetterebbe il suo posto nel consiglio? A te, certamente.- Inclinò leggermente la testa di lato, mentre un sorriso perverso gli deformava il viso.
Mr Bones cominciò ad abbaiare furiosamente, senza però lasciare il suo posto al mio fianco. La pistola di Richard era ancora puntata alla mia fronte, il suo dito era sul grilletto.
-I miei colleghi, ahimé, hanno la memoria lunga. Gioirebbero alla notizia del ritorno dell'erede dei Farrell... Ti riscalderebbero la poltrona del Consiglio, oserei dire. Praticamente saresti acclamata da tutti, un'eroina nazionale. Entreresti a far parte delle decisioni riguardanti la penisola, avresti soldi a mai finire e il rispetto che gli abitanti riservavano a tuo padre.-
Il mio corpo era in tensione e le dita iniziarono a tremarmi, minacciando la mia presa sull'arco. Sudavo freddo.
-Deduco dalla tua faccia che questa notizia ti è nuova. Non preoccuparti, Tessa, scommetto che Derek se ne sia dimenticato. Il tuo fidanzato non si permetterebbe mai di omettere una cosa talmente importante, no?-
-Muori, infame!- urlai.
Accadde tutto troppo velocemente: in preda ai tremori, scoccai la freccia e mancai il bersaglio, riuscendo solo a graffiargli una spalla. Quattro guardie si mossero all'unisono verso Richard, mentre Blake si metteva tra me e lui, facendomi da scudo e bloccandomi la visuale.
Un attimo di silenzio.
Infine, uno sparo. E un ventaglio di sangue sul mio volto.
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