23 - Il ballo
Passai i successivi due giorni a prendere improvvisate lezioni di danza da Blake e Mara. Ovviamente mi ero opposta a quel corso accelerato, ma alla fine ero rimasta travolta dal loro entusiasmo e mi ero lasciata convincere.
Pessima idea.
Mara faceva suonare l'orchestra solo per me, mentre Blake mi faceva da accompagnatore. La sala da ballo in cui mi esercitavo era la stessa in cui ero stata una volta con Derek.
-Ricordami quando, di preciso, hai cambiato mestiere da guardia del corpo a maestro di danza?- domandai a Blake appena raggiungemmo la pista.
-Il padrone vuole che ti protegga. Sono abbastanza certo che stare così incollato a te sia un buon modo per farti da scudo.-
Gli pestai volutamente un piede, e lui mascherò una smorfia di dolore con un sorriso. Avevo perso il conto di tutte le volte che, invece, glielo avevo pestato per sbaglio. Tacchi, bei vestiti e danza formavano un terribile connubio. Il ballo si sarebbe tenuto da lì a poche ore, e io ero ancora una frana.
-Non devo per forza ballare- mi lamentai all'ennesimo passo di valzer. -Posso stare in camera mia, non c'è motivo per cui io debba prendervi parte.-
-Non dire sciocchezze! Hai bisogno di un po' di svago, non c'è occasione migliore di questa. E poi, avrai la possibilità di ballare con mio fratello... Oh, sarebbe così romantico!- Mara, persa nei suoi sogni ad occhi aperti, volteggiava con un immaginario cavaliere in mezzo alla sala.
Derek si vedeva poco in giro, ultimamente. A quanto sembrava, l'alleanza lo teneva impegnato con nuovi affari. Cole era sempre con lui, nonostante la sua ferita fosse ancora in fase di guarigione. Blake, d'altra parte, era diventato il mio badante. Avevo come l'impressione che Derek gli avesse dato il compito di sorvegliarmi per evitare di fare sciocchezze, e non di "proteggermi". In ogni caso, passavo moltissimo tempo con lui.
Mila, che avrei dovuto tenere d'occhio, era sempre la stessa. Avevo accantonato la missione incaricatami da Cole, anche perché, per quanto mi sforzassi, non vedevo nulla di strano in lei. Forse la guardia voleva semplicemente sapere se la sua ex avesse un nuovo amante.
-Tessa, vorrei avere i piedi ancora per tanti anni, possibilmente per sempre. Ti dispiacerebbe fare un po' d'attenzione?- mi richiamò Blake, distogliendomi dalle mie riflessioni.
-Vederti soffrire mi provoca un piacere insano- ribattei con un sorriso inquietante disegnato sulla faccia.
Blake bofonchiò qualcosa su diversi modi di causare piacere, ma la musica coprì la sua voce e, un secondo dopo, mi trascinò di nuovo in pista.
Cinque balli più tardi, ero sul punto di morire. I piedi mi dolevano, la testa mi girava per le continue giravolte e, in più, avevo anche caldo.
Il mio compagno di valzer iniziava a dare i primi segni di cedimento -dopotutto non era un certo Mr Perfezione- così Mara ci concesse una tregua.
Mangiammo insieme nella sala da pranzo, chiacchierando del più e del meno. Mara era a dir poco euforica, non faceva altro che parlare del ballo di quella sera, del vestito che avrebbe indossato e della gente che avrebbe accolto.
-E tu, Tessa? Hai già deciso cosa indossare?- mi domandò.
Chissà perché sapevo bene che non avrebbe accettato un "certo, camicia e pantaloni da caccia" come risposta. Così sospirai e scossi la testa.
-Oh! Beh, non fa niente, ti aiuterà Mila a scegliere. Ora vai a farti un riposino o un bel bagno. Stasera dovrai essere in forma!-
***
-Ok, è ufficiale: non voglio andarci. Liberami da questo strumento di tortura e, per l'amor del cielo, smettila di spennellarmi la faccia!- sbottai, esasperata.
Mila era riuscita a infilarmi in un vestito pesantissimo, probabilmente fatto in pietra, che mi lasciava le spalle e buona parte del petto scoperti; la gonna, non eccessivamente ampia, era vaporosa e impreziosita da nastri leggeri e trasparenti, di un bizzarro materiale che brillava flebile alla luce; il bustino mi stringeva la vita, ma non così tanto da non farmi respirare, almeno; due guanti mi coprivano le mani e buona parte delle braccia, e due malefiche scarpe coi tacchi mi martoriavano i piedi.
L'unica cosa che apprezzavo era il colore del vestito, lo stesso del mio umore: nero lucente. Ahimè, tutte quelle decorazioni bianche, la collana di diamanti e la pelle scoperta non lo rendevano ugualmente tetro, ma di sicuro batteva su tutti i fronti il vestito fucsia proposto dalla domestica.
Quest'ultima, per l'appunto, mi stava truccando il viso con pennelli morbidi e colori strani. Le labbra, tinte di un rosso opaco, spiccavano sul resto; le guance erano un po' troppo rosee, in netto contrasto col colorito naturale della mia pelle; infine, gli occhi erano stati impiastricciati con qualche strano prodotto nero, che ne aveva allungato la forma e sottolineato il colore scuro.
Mila ignorò le mie proteste e, posati i pennelli, si dedicò ai miei capelli. Li tirò tutti indietro, riempiendoli di forcine e intrecciandoli in una complicata acconciatura. Alla fine, liberò due uniche ciocche dalla fronte e le lasciò cadere morbide sulle tempie.
Mi guardai allo specchio... o meglio, guardai la persona riflessa nello specchio che mi assomigliava solo vagamente. Sembravo una lady oscura.
-Wow. Sono irriconoscibile. E tu fai miracoli!- esclamai stupefatta.
La domestica arrossì fino alla punta delle orecchie e ammirò il suo capolavoro. -Sei bella da mozzare il fiato!-
Ok, forse quella era un'esagerazione. Neanche conciata in quel modo avrei potuto competere con donne come Emily. Dovevo ammettere, però, che non ero niente male. Peccato che ogni passo mi costasse una fatica disumana.
-Tu non vieni?- le domandai.
-No. Sono una serva, non una lady.-
-E io sono una ladra e una selvaggia, non una di quelle sofisticate signorine dei miei stivali.-
Mila sorrise. -Faresti invidia anche a una regina. Comunque, non vengo lo stesso. Ora sbrigati, o farai tardi!-
La domestica mi accompagnò in corridoio, dove ci salutammo e mi augurò buona fortuna. Camminai fino alle scale, badando a non farmi vedere dagli invitati che sciamavano dall'ingresso.
-Si è persa, signorina?-
Mi voltai di scatto e vidi Blake, nella sua versione da gentiluomo. A giudicare dalla sua espressione che cambiò da cordiale a stupefatta, mi aveva riconosciuta solo in quel momento.
-Oddio! Sembri una donna! Che ti hanno fatto? Chi sei tu? Dov'è la vera Tessa?-
Gli tirai un pugno sulla spalla, mettendo fine alle sue provocazioni. Blake soffocò una risatina e mi offrì il braccio.
-Mi permetta di accompagnarla, signorina. Non vorrei che si smarrisse per i tortuosi corridoi di questa villa... qualche malintenzionato potrebbe adocchiarla!- recitò con fare solenne.
-Posso andare benissimo da sola, grazie- ribattei.
-No, non puoi. Il padrone mi ha mandato da te.- Mi fece l'occhiolino e sorrise.
Sbuffai, afferrai il suo braccio e lasciai che mi scortasse fino alla sala da ballo.
C'erano maggiordomi ovunque, impeccabili e vestiti di tutto punto, che davano il benvenuto agli ospiti o indicavano loro la direzione giusta. La musica arrivava attutita nei corridoi, e già mi tremavano le gambe al pensiero di dover ballare con qualcuno. Magari potevo nascondermi.
C'era profumo di festa nell'aria. Tutto quello sfarzo riportò a galla i ricordi dolciamari della mia infanzia: anche mia madre amava le feste.
Arrivati nella sala da ballo, trattenni il fiato. Illuminata a giorno, la pista era gremita di gente. Gli immensi lampadari di cristallo troneggiavano sulle persone dai vestiti eleganti e colorati, le quali conversavano amabilmente tra di loro. Lungo tutta una parete era stato sistemato il buffet, dove i camerieri si occupavano di servire cibo e vino agli invitati. L'orchestra suonava incessantemente melodie rilassanti, che facevano da sottofondo al brusio generale. Non mi ero accorta di quanto fosse ampia quella sala finché non avevo visto l'enorme numero di ospiti che poteva contenere. E continuavano ad arrivarne!
I balconi, aperti al pubblico, facevano respirare l'ambiente altrimenti chiuso e davano una meravigliosa visuale sul giardino della villa.
Mi guardai ancora attorno, alla ricerca di qualche faccia conosciuta. Ovviamente non ce n'era nemmeno una, a parte...
-Richard- dissi a bassa voce. La sua testa bionda era rivolta verso una donna, che solo dopo riconobbi come Mara. Stavo per andare da lei quando, istintivamente, i miei occhi ne cercarono un altro paio tra la folla. Dal lato opposto della sala, Derek Scott, circondato da nobili, mi stava guardando.
-Bene, gattina, hai trovato la tua tigre. Non distruggergli i piedi.- Blake mi baciò la mano e, rivolto un cenno del capo al suo padrone, si allontanò.
Derek si congedò dai signorotti con cui stava conversando e si diresse da me. Il suo sguardo non mi mollava neanche per una frazione di secondo. Era l'unico uomo perfetto capace di superare il concetto di perfezione: era più perfetto del solito.
-Tessa- sussurrò. Mi prese per mano e mi trascinò oltre la folla, su uno dei balconi lontani da occhi indiscreti.
Nascosti dalla semioscurità e da un grande vaso fiorito, le sue labbra si avventarono senza preavviso sulle mie. Un po' spiazzata, risposi al bacio con qualche secondo di ritardo... e con tutta l'intenzione di recuperare.
Il rossetto sarebbe andato a farsi benedire, ma che me ne importava! Derek non accennava a staccarsi, e io non potevo che godermi quel momento. Mi circondò la vita e mi attirò a sé stringendomi con possessività. I suoi baci si spostarono dalla bocca al collo, alle spalle scoperte...
E poi, con un brusco gesto, si separò da me. Si schiarì la gola e si sistemò lo smoking, ma il suo sguardo continuava a percorrere ogni centimetro scoperto della mia pelle. Sentendomi a disagio, mi abbracciai le spalle e guardai il cielo.
Derek mi prese il viso tra le mani e mi costrinse a riconcentrarmi su di lui. Mi sfiorava delicatamente gli angoli della bocca con i pollici, mentre un sorriso ambiguo gli curvava le labbra. Leggermente inquietante, a dirla tutta.
-Dovremmo organizzare balli più spesso.-
-Mmh...- mi limitai a mugugnare.
-Però, che cambiamento! Stentavo a riconoscerti!- una voce velenosa quanto il suo proprietario s'intromise tra noi. Mi voltai giusto in tempo per vedere una scintilla negli occhi di Richard. -Ho interrotto qualcosa?-
Distolsi l'attenzione dalle occhiate di fuoco -e di ghiaccio- che lui e Derek avevano cominciato a scambiarsi, e allungai il collo oltre le sue spalle, alla ricerca di una seconda testa bionda che, però, non riuscii a scorgere.
-Lui non c'è- m'informò Richard, una smorfia falsa e cordiale dipinta sul volto. -Comunque, miei cari, temo di non poter dedicare ulteriore tempo a questa festa. Proporrei di fare un rapido brindisi alla nostra alleanza, e poi andrò via.-
-Arriviamo tra un attimo- rispose Derek. Il dannato Molloy ci rivolse un'ultima occhiata e tornò dentro. Mi avevano proibito di avvicinarmi ad oggetti affilati, ma avrei sempre potuto spaccargli la testa con la bottiglia di champagne...
-Tessa,- cominciò Derek -è probabile che durante la serata qualcuno si presenti a te. Non potrai rivelare il tuo vero nome... Perciò dovrai cambiarlo.-
-Olympe,- dissi senza pensarci -voglio chiamarmi Olympe.-
-Olympe?-
-Era il secondo nome di mia madre.-
-Va bene, Olympe. Ma vorranno sapere anche il tuo cognome. Sarà Scott. Se te lo chiedono, sei una mia lontana, lontanissima cugina.-
-Ricevuto.-
Derek raggiunse il centro della sala, dove Richard lo stava aspettando, mentre io mi unii a Mara in disparte.
La musica e il brusio cessarono, e l'attenzione di tutti i presenti si focalizzò sulle due figure in mezzo alla pista. Un cameriere servì loro dei calici di vino e si affrettò a dileguarsi.
Non era uno spettacolo comune: gli uomini più potenti di Surn, nonché nemici giurati, stavano per inaugurare la pace.
-Signore e signori, benvenuti! Sono lieto di avervi in casa mia, questa sera, per celebrare un evento che, ahimè, è tardato ad arrivare.-
Innanzitutto non credevo che Derek fosse il tipo da discorsi importanti, ma soprattutto non pensavo che sapesse emanare quel caloroso fascino! Da non crederci! Dov'erano finiti i cubetti di ghiaccio? Quando mai aveva sorriso in quel modo?!
Mi morsi il labbro inferiore. Un pensiero fugace e terribile mi aveva sfiorato la mente: era un bravo attore, esattamente come Richard.
-Siamo qui riuniti, infatti, per assistere alla nascita di una nuova alleanza. Questo è il giorno in cui due famiglie, fino a ieri in lotta tra loro, mettono da parte le divergenze accumulate negli anni e rendono ufficiale la tregua che, si spera, durerà in eterno.-
In sala regnava il silenzio. Ma anche se ci fosse stata la confusione di prima, la voce di Derek avrebbe catalizzato l'attenzione degli ospiti senza nessuno sforzo. Era carismatico, trasudava potere e incantava il pubblico.
-È con immenso piacere, dunque, che annuncio il patto d'alleanza tra la famiglia Scott e la famiglia Molloy. Che questo possa essere l'inizio di una splendida amicizia!-
Sulle ultime parole, Derek si rivolse al suo neoalleato. I due si squadrarono per un tempo indefinito, finché Richard sollevò il suo calice.
-A Surn e ad un'amicizia duratura!-
Derek imitò il suo gesto e la folla scoppiò in un fragoroso applauso.
Le persone si complimentarono con entrambi gli uomini e, nella confusione generale, persi di vista Mara.
Pochi minuti più tardi, Richard abbandonò la villa e l'orchestra riprese a suonare, dando il via alle danze. La prima coppia a buttarsi in pista fu quella dei padroni di casa: Derek e Mara, entrambi raggianti, debuttarono col valzer inaugurativo della serata.
Fratello e sorella volteggiarono leggiadri e in perfetta sintonia, fin quando la pista su invasa da altre decine di coppie.
Chi l'avrebbe mai detto che quel pinguino sapesse addirittura ballare? In una situazione diversa l'avrei trovato ridicolo, ma... dannazione, era bravo!
-Mi scusi, signorina?- una voce, accompagnata da una mano che picchiettava sul mio braccio, mi richiamò. Un tipetto in là con gli anni e un principio di calvizie, che mi arrivava su per giù alla clavicola, mi stava porgendo una mano.
-Ehi, ma io ti conosco!- mi lasciai sfuggire. Era il tizio che leccava la strada su cui camminava Derek! Tim.. Timmy?
-Davvero, milady?- che tono di voce irritante. Arricciai il naso, e il tizio davanti lo interpretò come un ripensamento, perché si presentò: -Sono Timothy Batchelor, uno dei facoltosi membri del Consiglio del Cielo. Ho il piacere di parlare con...?-
-Tes...- mi morsi la lingua, -Olympe, Olympe Scott.-
-Scott? È una parente di Derek? Non mi sembra di averla mai vista... Vive a Zelum?-
Ma sì che mi hai vista, topino stempiato!
-Sono una sua lontana parente e no, non vivo a Zelum. Vengo dal Continente.- Pregai con tutta me stessa che non mi chiedesse la mia città natale. Non avrei saputo inventarne una credibile.
-Oh, bene, bene. Gli Scott sono tutti amici miei! Mi concede questo ballo?- La sua mano si tese ancora di più, in attesa di una risposta.
Mio malgrado, l'afferrai. In cuor mio speravo di non massacrargli i piedi... Per ovviare al problema, tenni lo sguardo fisso verso il basso, concentrandomi su ogni singolo passo. Il risultato fu comunque penoso, ma almeno, a ballo terminato, il signor Batchelor aveva ancora tutte le ossa integre.
In ogni caso, Timothy ebbe la gentilezza di non farmi notare le mie scarse abilità.
-È stato... Ehm... incantevole, mia cara Olympe. Se dovesse trovarsi dalle parti di Resal, sarei onorato di ospitarla in casa mia.- Timothy si congedò dopo un rapido baciamano, ma io rimasi imbambolata sulla sua figura per più del dovuto. Quel tizio viveva a Resal, la città d'origine dei Fletcher. Era lì che dovevo andare. Feci per seguirlo, quando una stretta ferrea sul polso mi costrinse a girarmi.
-Balli con me?- era Blake.
-Ma ti sembra questo il modo di chiederlo a una lady?- lo scimmiottai.
-No, a una lady no.-
Prima che potessi insultarlo con termini anti-lady, Blake mi cinse la vita e mi trascinò nel bel mezzo della pista, proprio al centro della festa.
-Vuoi umiliarmi?- gli soffiai contro.
-No, anche se ammetto che sarebbe esilarante. Ti sto facendo un favore, gattina.-
Non compresi in cosa consistesse quel favore finché non avvistai un'altra coppia a pochi metri da noi: Derek stava danzando con una ragazza che non aveva nulla a che vedere con Mara. Una sconosciuta.
-Sai, il padrone è costretto a ballare con quasi tutte le dame del ricevimento,- mi spiegò la guardia -ma noi non vogliamo che si dimentichi della più importante, giusto?-
Blake si fermò, fece un breve inchino -con tanto di ammiccamento- e si allontanò dalla pista. La musica era cessata, e solo allora mi accorsi dello strano silenzio che regnava nella sala. Mi guardai attorno: tutti gli occhi dei presenti erano puntati su di me, inclusi quelli di Mara. Quest'ultima mi rivolse un sorriso incoraggiante e indicò un punto dietro di me. Mi girai, confusa, e vidi Derek. Elegante e composto, mi porgeva la mano in una muta richiesta.
Trattenni il respiro e l'afferrai. L'orchestra riprese a suonare e Derek mi guidò nell'ennesimo valzer.
-Perché ci guardano tutti?- domandai, a disagio.
-Guardano te. Ad eventi come questo è raro incontrare gente nuova. Non sanno chi sei, ma sono curiosi di saperlo. Ora che stai ballando col padrone di casa, hanno una buona scusa per fissarti senza sembrare indiscreti.-
Non c'era spazio per altre chiacchiere, a meno che non volessi rovinare quel momento e fare una figura orribile davanti a centinaia di nobili. Mi concentrai sui passi, stando attenta a non sbagliare, ma presto mi resi conto che non ce n'era alcun bisogno. Derek era un compagno formidabile: ogni suo movimento era preciso e calcolato e, se per caso io andavo fuori tempo o sbagliavo qualcosa, lui riusciva a mascherare l'errore con mosse fluide e naturali.
Era un ballerino eccezionale e, grazie a lui, anch'io non facevo troppo schifo.
Ad un certo punto quel volteggiare non mi creava più alcun disagio; persino il vestito non era poi così pesante. Intorno a noi il mondo stava lentamente scomparendo: gli ospiti svanirono, la musica divenne più attutita e il dolore dei tacchi non mi tormentò oltre.
Eravamo solo io e Derek. Mi persi nelle sue iridi, nel taglio felino dei suoi occhi, nelle linee marcate del suo volto. Mi abbandonai al suo corpo, beandomi della sua vicinanza e lasciandomi trasportare come una foglia al vento.
Non ricordavo il preciso istante in cui Derek aveva iniziato a farmi questo effetto. Di una cosa, però, ero certa: accanto a lui mi sentivo la padrona del mondo.
La mia pelle supplicava il suo tocco, le mie labbra reclamavano le sue... Cosa mi stava facendo? Cosa n'era stato della mia indipendenza, della mia necessità di tenermi lontana dagli altri?
Mesi prima non mi sarei neanche sognata di stabilire quel tipo di contatto con un uomo. Eppure adesso ero lì, di fronte a lui, e non desideravo essere altrove. Perché avevo quel disperato bisogno di lui? Stavo forse impazzendo?
No, che sciocca. Conoscevo bene la verità: io ero capace di vivere per conto mio, di affrontare da sola i miei problemi; Derek non era essenziale, ma era la mia scelta. Nella strada tortuosa che era la mia vita, io sceglievo lui come compagno e alleato per percorrerla, mano nella mano, fino alla meta. Riponevo in lui tutta la mia fiducia.
-Terminata la festa, ti voglio nella mia camera da letto-mi sussurrò con voce roca, destandomi dalle mie fantasie e riportandomi alla realtà. La musica si era fermata, e noi insieme ad essa. Quella frase non preannunciava nulla di buono... o sì?
Derek mi diede un delicato bacio sulla guancia e si disperse tra la folla, probabilmente per prepararsi al prossimo ballo.
In un attimo mi ritrovai accerchiata da uomini che mi chiedevano di unirmi a loro per il valzer successivo. Mi riempirono di complimenti -alcuni palesemente esagerati- e io dovetti ripetere il mio nome un migliaio di volte. Fu Mara a salvarmi da quella mandria inferocita e a farmi strada fino al buffet.
-Ma che gli è preso a quelli?- sbuffai, frastornata.
-Sei il giocattolino sconosciuto... Vogliono conoscerti.-
-Vogliono conoscere Olympe- precisai.
Mara adocchiò il budino al cioccolato e ci si buttò a capofitto, sporcandosi come una bambina. Immaginai la faccia disgustata di Mila davanti a un tale spettacolo e non trattenni una risatina. In mezzo a tutte quelle nobildonne, vedere Mara che si leccava le dita con gusto era un piacere sopraffino. Anche la scelta dell'abito mi fece sorridere: avorio, con una gonna improponibilmente larga e strani ricami colorati; il bustino, invece, era di un giallo sgargiante, lo stesso del vistoso nastro incastrato tra i suoi capelli.
La mia stramba compagna fu rapita da un baldo giovane per un ballo, e io rimasi sola al buffet.
Fu allora che bevvi un calice di vino. Il primo di una lunga serie.
***
NOTE:
Fanciulle e fanciulli, per farmi perdonare il ritardo dell'ultima pubblicazione... Eccovi un altro capitolo!
Mi sa che Tes-- Olympe sta per alzare un po' troppo il gomito :D
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