22 - Luna nascente

Rimasi a letto tutto il giorno, senza toccare né cibo né acqua, senza rivolgere la parola a nessuno. A niente servirono le visite della domestica, di Mara, di Blake o di Derek, nulla poteva scuotermi dal quel torpore. Probabilmente si aspettavano un'altra crisi, un tentativo di fuga, un assalto omicida o chissacché. Per loro fortuna, li stavo deludendo: non ero stata colta da nessun attacco di pazza furia.

Mi sentivo vuota.

Il mio corpo era lì, nel presente, su quel letto, ma era solo l'involucro di pelle di un grandissimo niente.

Mi ero annullata.

Ero priva di emozioni e sentimenti, immune a qualsiasi stimolo esterno.

Mi ero spenta.

La mia anima si era persa, ma il cuore continuava a battere.

Avevo perso la cognizione del tempo: non sapevo più se fosse mattina o sera. Ero lì, sul letto, e respiravo solo perché dovevo farlo. I miei polmoni si riempivano e si svuotavano facendo alzare ritmicamente il mio petto, e io non coglievo il senso di quel gesto inutile. A che mi serviva l'aria? A che mi serviva vivere, se tutto ciò per cui avevo lottato fino a quel momento non significava nulla?

Mio fratello se n'era andato e, in cuor mio, sapevo che questa volta non sarebbe tornato. Si era tuffato senza remore nel fiume dorato, strappandomi dalle mani la corda trasparente con cui lo avevo tenuto legato a me.

Avevo passato quattordici anni a proteggerlo, dedicando anima e corpo a lui, sacrificando la mia salute fisica -e probabilmente anche quella mentale- per tenerlo al sicuro. Ogni goccia di sudore versata, ogni lacrima trattenuta, ogni cicatrice sulla mia pelle... Avevo fatto tutto per lui.

E com'ero stata ripagata? Con l'abbandono. Ryan si era praticamente gettato tra le fauci del nemico.

Era stato tutto vano, senza senso. Avevo sprecato il mio tempo, non ero stata capace di tenermi stretta l'unica persona di cui m'importasse qualcosa.

E ora ero distesa su quel letto, incapace di muovermi, consapevole della sconfitta. Non avevo perso contro Richard, ma contro mio fratello.

Le mie gambe e le mie braccia cominciavano a diventare insensibili, la schiena lamentava la noia della stessa posizione prolungata per ore.

-Tessa?- la melodiosa voce di Mara arrivò attutita alle mie orecchie. La mia mente si ostinava a rimanere scollegata da ciò che mi circondava.

Avevo perso il conto di tutte le volte che era venuta a parlarmi; non voleva proprio darsi per vinta. La sentii prendere una sedia, accostarla al letto e sedervisi.

-Tessa,- ripeté -devi riprenderti. Non puoi arrenderti adesso.-

Mi sfiorò una spalla, ma non ottenne alcuna reazione da parte mia.

-Sai,- sospirò -un po' mi deludi. Quando sono venuta a conoscenza del tuo passato e della tua storia, ho subito pensato che fossi una specie di eroina. Quale bambina di otto anni riuscirebbe a fare quello che hai fatto tu?-

Il suono di quelle parole giunse ovattato ai miei timpani. Non ne colsi il senso, non mi sforzai nemmeno di capire.

-Io amo mio fratello, Tessa. Ma sono andata via, sono stata debole.- Mara fece una pausa, il suo sguardo vagò per la stanza.

-Avrei voluto un finale diverso. Sarei scappata nel bosco con mio fratello, se lui fosse venuto a salvarmi da me stessa.-

Girai gli occhi quel tanto che bastava per guardarla, ma Mara fissava da un'altra parte. Quelle parole, pronunciate sommessamente, non erano rivolte solo a me.

Sapevo cosa stava cercando di dirmi. L'eco della sua voce fu come un richiamo, una mano che mi offriva una spada per combattere.

Non era abbastanza, però.

-Donzelle, disturbiamo?- Blake e Mila, armati di vassoio, entrarono in camera mia.

-Gattina, ancora assopita? Il materasso finirà per risucchiarti se non ti muovi!- esordì la guardia.

Il faccino tondo e arrossato della domestica fece capolino nella mia visuale. Tra le dita piccole e sottili teneva una fumante tazza di...

-Cioccolata. Quando stavo male io, ha funzionato. Così, uhm... ho pensato che potesse farti bene.-

La mia dolce Mila...

Se ne avessi avuto la forza, avrei afferrato quella tazza e ingurgitato con foga il magico elisir fino a bruciarmi il palato. La mia mente e il mio corpo, però, non collaboravano.

Col musino deluso, la domestica ritirò la cioccolata e si fece da parte.

-Devi mangiare qualcosa, Tessa. È quasi sera e non hai toccato nulla. Almeno bevi!- ordinò Mara, esasperata.

Nessuna reazione.

-So io che cosa ci vuole- dichiarò Blake, un sorriso ironico stampato sulle labbra. -Un bel bacio! Si risvegliano così le fanciulle!-

Il richiamo scandalizzato di Mila e la risata di Mara furono interrotti da una quinta persona.

-Tutti fuori.-

Il tono risoluto di Derek non ammetteva repliche: in un attimo, tutti e tre furono fuori.

-Tu!- si rivolse a me con fare minaccioso -Ora vieni con me.-

Non c'era traccia di compassione nella sua voce. Era freddo, quasi arrabbiato. Peccato che non sortisse alcun effetto su di me.

La sua imponente figura mi sovrastò, gli occhi dardeggianti e l'espressione indurita. Lo ignorai e...

Prima che potessi rendermi conto di ciò che stava succedendo, fui sollevata di peso dal letto e caricata sulle spalle come un sacco di patate. Se fossi stata in me, lo avrei preso a pugni fino a spezzargli la spina dorsale. Senza dire altro, mi trascinò fuori dalla stanza, lungo il corriodoio, giù per le scale fino all'ingresso, e infine in giardino.

Il sole volgeva al tramonto, creando diverse sfumature colorate nel cielo: all'orizzonte spiccava un rosso acceso che piano piano schiariva in arancione, fino a diventare rosa e fondersi nel violetto della sera, dove le prime stelle brillavano vanitose.

Uno spettacolo davvero suggestivo, soprattutto mettendo in conto che lo stavo ammirando tra le braccia di un pupazzo di neve.
Peccato che il mio cervello si rifiutasse di reagire a qualsiasi stimolo. Non sentivo niente, non...

Acqua. Acqua gelata.
E questa l'avevo sentita, eccome!

Abbandonando improvvisamente il torpore che mi aveva accompagnata tutto il giorno, il mio corpo agì d'istinto e cominciai ad annaspare nel laghetto. Quel maledetto pinguino mi aveva gettata in acqua!

Fradicia e tremante -di freddo e di rabbia- riemersi e gli lanciai un'occhiata furente.

-Tu! Grandissimo pezzo di...-

-Ha funzionato- mormorò.

-Sto per ucciderti!- Tornata sulla terraferma, mi lanciai come una belva su Derek con tutta l'intenzione di strangolarlo.

Prendendomi completamente alla sprovvista, rispose al mio attacco e mi spinse di nuovo in acqua.

-Derek Scott, sei un uomo morto!- urlai non appena raggiunsi la riva del laghetto per la seconda volta.

Balzai in avanti e gli sferrai un pugno sullo stomaco, centrandolo in pieno. Lui arretrò di qualche passo, per niente turbato dal colpo infertogli, e mi scrutò attentamente. Evitai i suoi occhi verdi -ridotti a due fessure- e mi lanciai ancora su di lui. Questa volta parò il colpo, mi bloccò i polsi e mi sovrastò, fissandomi dall'alto in basso.

Solo in quel momento mi resi conto che, dopo ore di semicoma, il mio corpo e la mia mente rispondevano ai comandi. Beh, quei comandi erano dettati dalla rabbia, ma era sempre meglio di niente.

-Cosa faresti se ti buttassi di nuovo in acqua?-

-Ti staccherei la faccia a morsi!-

-E se continuassi a farlo lo stesso?-

-Ti strascinerei giù con me e ti affogherei!- Mi agitai nella sua presa per provare a liberarmi, ma fu inutile. Incrociai il suo sguardo e...

E capii. Capii il senso di quel gesto apparentemente insensato, capii il messaggio che voleva trasmettermi, e mi sentii a disagio.

Derek mi liberò i polsi, indietreggiò e bloccò i suoi occhi su di me. -Continueresti a rialzarti all'infinito.-

-Sì- confermai. Adesso sapevo dove voleva arrivare.

-Lotteresti, a prescindere dall'entità di chi ti ostacola.-

-Non posso combattere contro mio fratello...- mormorai, giungendo al dunque.

-Non devi combattere contro tuo fratello. Devi combattere per tuo fratello.- Derek fece una pausa, durante la quale il suo sguardò muto in qualcosa che avevo già visto prima, penetrante e intenso come un faro nel buio. -Tessa, credevo che io e te fossimo simili, e forse lo siamo davvero. Ma tu hai un coraggio che io non avrò mai. Tu non ti arrendi, non rinunci; lotti fino allo stremo delle forze, insegui i tuoi obbiettivi e ne esci sempre vincitrice. Io ho quasi perso mia sorella. Non fare il mio stesso errore.-

Derek coprì la distanza tra noi due e riprese a parlare: -Vali più di qualsiasi persona abbia mai conosciuto, è per questo che io...- lasciò impallidire la frase, finché quella svanì nel vuoto.

Fu come svegliarsi da un sonno infinito, come riprendere fiato dopo un'ora di apnea, uno schiaffo in pieno viso che mi riportò alla realtà.

Derek credeva in me e, per qualche assurdo motivo, il suo appoggio contava molto più di quello degli altri.

Ok, anche il bagno non previsto era servito allo scopo, ma il suo discorso incoraggiante aveva fatto effetto.

La parte difficile sarebbe venuta dopo, ma, se includeva il prendere a calci nel sedere tutti i Molloy -Ryan incluso- e spodestarli a suon di mazzate, ero pronta.

Sollevai gli occhi al cielo, dove la luna nascente aveva fatto la sua comparsa. Quasi totalmente oscurata, anch'essa si preparava a rinascere, con quell'unico spicchio lucente che risaltava sul manto buio della sera. Il suo ciclo si ripeteva in eterno: la luna si faceva beffe dell'ombra e tornava a splendere, senza mai fermarsi.

-Derek?- lo chiamai, ancora incantata dalla magia di quel cerchio nel cielo.

-Sì?-

-Inizia a correre,- suggerii -sto per fartela pagare cara per la nuotatina indesiderata.-

Abbassai lo sguardo giusto in tempo per vederlo sorridere e premere le labbra sulle mie.

***

Il mattino seguente, accettai di buon grado la cioccolata di Mila. Il mio stomaco si sarebbe ribellato e autodigerito se non l'avessi fatto. Digiunare non era un buon modo per farsi perdonare gli anni di rinunce.

-Ero così preoccupata...- sospirò la domestica. -Temevo facessi qualche sciocchezza.-

Sollevai un sopracciglio, troppo occupata a mandar giù la mia colazione per risponderle.

-Ehm... Non che tu sia una che fa sciocchezze, certo... Uhm... Ma eri in stato di shock! Può capitare che... Oh, insomma, sono contenta che ti sia ripresa!-

Arrossì e si sistemò la cuffietta, evitando accuratamente il mio sguardo. Misi da parte la tazza e le presi una mano, la strinsi con gratitudine e le sorrisi. Le sue guance presero fuoco, ma, quando mi guardò negli occhi, sbiancò e ritirò la mano. Non ne compresi il motivo, ma non diedi peso a quel gesto.

-Devo andare... Sono contenta che tu stia meglio.-

Prima che potessi dire qualcosa, Mila prese il vassoio e corse fuori dalla mia stanza. Siccome i concetti di privacy e relax non erano concepiti in quella villa, la sua presenza fu sostituita da un gagliardo e sorridente Blake.

-Buongiorno! Sicura di esserti ripresa? O serve che ti baci?-

-Ma tu non lavori mai?-

-Io lavoro sempre, gattina. Ora alza il didietro e seguimi. Cole è tornato in servizio.-

Nonostante odiassi prendere ordini, mi alzai di scatto e lo seguii ubbidiente fino alla porta nera.

L'altra guardia era proprio lì, imponente e seria come al solito. Il viso vigile, la postura diritta e il portamento minaccioso erano rimasti invariati. Sotto la giacca, però, si celava sicuramente la fasciatura della ferita.

Ci vide arrivare e si rabbuiò, ma non mosse un passo. Non era scappato via da me, già era qualcosa.

-Tranquillo, amico, la ragazza è disarmata- scherzò Blake. Gli lanciai un'occhiataccia e poi rivolsi tutta l'attenzione al suo collega, il quale mi fissava con indifferenza.

-Io non...- cominciai, ma fui interrotta.

-Non dire niente, Tessa. Questo è il mio lavoro, sono consapevole dei rischi che corro. Era un graffio inferto dalla persona sbagliata, tutto qui. Sono abituato a cose ben più gravi e rischiose.- Aveva usato un tono duro e distaccato, per niente accusatorio o insinuante. Si avvicinò a me, puntandomi addosso le pozze scure dei suoi occhi. -Non chiedermi scusa, piuttosto cerca di farti perdonare. Devi farmi un favore.-

Esitai un istante, poi annuii. -Di che si tratta?-

-Tieni d'occhio Mila. Se noti qualcosa di strano, riferiscimelo.-

-Non ti darò informazioni sulla tua ex amante, toglitelo dalla testa.-

-Me lo devi.-

-Ma dai, Cole! Non ti facevo così ossessivo! L'hai lasciata tu, non hai motivo di...- mi bloccai. Una fastidiosa sensazione mi accarezzò viscidamente un remoto angolo del mio subconscio. -Che intendi per "qualcosa di strano"?-

-Qualsiasi cosa.-

I miei pensieri volarono al viso di Mila, sbiancato all'improvviso. Vederla assumere quel colorito cadaverico era abbastanza strano? Non ne ero certa, eppure le parole di Cole mi avevano riportato alla mente quel momento.

-D'accordo. Ma se le darai fastidio, la prossima volta punterò al cuore- lo minacciai. E pensare che avrei dovuto chiedere scusa...

-Tessa!- Mara, appena comparsa nel corridoio, mi si fiondò addosso e mi gettò le braccia al collo. Non ressi il colpo e caddi pesantemente a terra, trascinandomela dietro. -Sono così felice che tu stia meglio!-

-Ehm... Mara...-

-Eh? Oh, sì, giusto! Mi alzo subito, scusami!- si tirò su e aiuto anche me, poi prese a saltellare come un coniglio impazzito. -Devo dirti una cosa, devo dirti una cosa! Spero che Derek non te l'abbia già detto, deve essere una sorpresa... Io lo ammazzo, se te l'ha detto. Non te l'ha detto, vero? Voglio essere io a dirtelo!-

Confusa da tanto entusiasmo, cercai aiuto negli altri due individui che osservavano la scena con una punta di divertimento. Entrambi scrollarono le spalle. -Mara, di cosa stai parlando?-

-Tra due giorni ci sarà un ballo! Proprio qui, alla villa! Una festa, finalmente! Come ai vecchi tempi... Dai Molloy non si festeggia mai nulla, ci vuole un po' di svago. E io l'ho detto a Richard, sai? La gente ha bisogno di divertirsi! La musica, le danze, i vestiti eleganti, il cibo, le decorazioni, volteggiare a stretto contatto fino a tarda notte... Non vedo l'ora! Non sei superemozionata? Io non sto più nella pelle!- trillò tutto d'un fiato, senza smettere di saltellare qua e là come una bambina.
La gravidanza doveva averle scombussolato gli ormoni.

-Cosa si festeggia, esattamente?- domandai. Non ero in vena di festeggiamenti: mio fratello era andato via.

-L'alleanza tra gli Scott e i Molloy, ovviamente!-

Dovevo aver capito male. Per forza. -Cosa, scusa?-

Mara smise di saltellare allegramente e piegò la testa di lato, spalancando gli occhi con sorpresa. -Non lo sapevi? Derek e Richard hanno... Oh. Derek non te l'ha detto!-

-No, Mara, non glielo avevo ancora detto.- Derek fece la sua comparsa dalla porta e lanciò un'occhiata di traverso alla sorella. Poi si rivolse a me: -Riguarda la riunione. Volevo aspettare ancora qualche giorno, ma ormai...-

-Parla- incalzai.

-I nostri ricatti su Richard sono ancora validi, Ryan non ci ha traditi del tutto. Sebbene tuo fratello sia andato via, non ha ancora capito da che parte stare. Così, mentre Richard gli fa il lavaggio del cervello, lui mantiene vive le nostre minacce. Alla riunione, quindi, ho potuto far valere il nostro potere sui Molloy. Ho avanzato una proposta: un cessate il fuoco. Ho chiesto un'alleanza ufficiale coi Molloy, per metter fine a queste inutili lotte e trovare un modo per andare d'accordo per il bene di Surn. Unire i nostri commerci, tanto per intenderci. Smetterla di competere, ma anzi collaborare, trovare un compromesso e far fiorire la nostra penisola.-

-Stai scherzando!- sbottai. Blake e Cole mi si affiancarono, pronti a intervenire. Che carini! Mi trattavano come una bestia da tenere a bada!

-No, non sto scherzando. Ovviamente è solo una tattica. Ricordi? Il nostro scopo è far perdere credibilità a Richard. I Molloy e gli Scott sono in guerra tra loro da troppo tempo, un'alleanza non passerà inosservata. E, soprattutto, non sarà ben vista dai membri delle famiglie. In sintesi, è una questione di onore e orgoglio: non si concede la pace tra nemici secolari; mai. I parenti e gli alleati di Richard perderanno fiducia in lui, probabilmente finiranno persino col ripudiarlo. Lui è solo un idiota che ha preso il posto del fratello, che continua a far valere la politica del terrore e che si arricchisce a discapito degli altri. Tutti sanno che un'alleanza tra me e lui significherebbe un'unica cosa: io otterrei tutto il potere. Diventerei automaticamente il padrone indiscusso della penisola, poiché i miei rapporti con la gente sono più pacifici e si basano su principi più sani di minacce e carneficine. Richard lo sa, i suoi parenti lo sanno. In poche parole... Il patto d'alleanza è andato in porto, l'ha dichiarato pubblicamente davanti agli altri membri del consiglio. La sua disfatta comincerà a breve: commerci terreni e marini gioveranno a un'unica cassa, ovvero la nostra -cioè la mia. Quando gli altri Molloy si renderanno conto del disastro economico e sociale causato dalla decisione del loro "capo", non vorranno più essere guidati da lui. Allora metteremo in gioco Ryan.-

Mi presi più di un minuto per replicare, perché proprio non riuscivo a concepire l'idea di un'alleanza con il mio peggior nemico. Il piano di Derek aveva senso, ma qualcosa non quadrava.

-Come fai a essere sicuro che Ryan starà dalla nostra parte?- domandai, scettica.

-Non lo so. Per questo ho bisogno di te, sei l'unica che può convincerlo.-

-E hai pensato che fosse una buona idea organizzare un ballo? Sul serio?-Arricciai il naso, per niente convinta.

Derek mi gelò con lo sguardo e strinse le labbra in una linea dura.

-Ehm... Il ballo è stata una mia idea, in realtà- intervenne Mara. -Abbiamo già spedito gli inviti... Richard passerà solo per un veloce saluto, poi andrà via. È indispensabile la sua presenza per far valere il senso della festa.-

A giudicare dagli occhi sognanti della giovane donna, per lei quel patto di pace era un pretesto come un altro per organizzare un ballo e divertirsi. Suo fratello aveva già accennato a questa sua vena festosa.

In fondo non c'era niente di male...

-D'accordo, che ballo sia- sospirai.

Mara batté le mani con entusiasmo, mentre le due guardie e Derek mi guardavano preoccupati.

-Non proverò a far fuori Richard, ve lo prometto- li rassicurai.

Almeno non davanti a tutti e non per questa volta, pensai.




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