18 - Fratello e sorella


Guardai Mara, confusa.

-Che vuol dire "non posso"?- domandai.

-Richard non lo permetterebbe mai- bisbigliò, come se avesse avuto paura di farsi sentire.

-Non devi chiedergli il permesso, accidenti! D'accordo, che non è un simpaticone l'abbiamo capito tutti, ma non può trattarti come una prigioniera. E tu non puoi consentirglielo!- Tacqui qualche secondo. Anche Derek, in un certo senso, mi teneva prigioniera. Forse... No, no, assolutamente no! Era una situazione completamente diversa!

Mara piegò la testa di lato e mi fissò, intuendo qualcosa della mia lotta interiore. Scossi la testa, destandomi da quei pensieri senza senso, e le rivolsi un'occhiataccia. L'avrei trascinata di peso a Zelum, se fosse stato necessario. -Lo abbiamo in pugno, possiamo ricattarlo! Non devi più stare qui, non sei costretta a fare quello che dice lui!- sbottai, agitando le mani.

-Proprio non vuoi capire? Non è lui che mi costringe. Sono vincolata dai sentimenti che provo nei suoi confronti.-

-Quel damerino se ne approfitta!-

Santo Cielo! Come poteva essere così cieca, così stupida, così... Innamorata. Sospirai tra me e me.

-Non posso voltare le spalle a Richard. Non adesso. L'ultima cosa che voglio è trovarmi in mezzo ad uno scontro tra lui e mio fratello.- Si accarezzò di nuovo il ventre e distolse lo sguardo.

Non riuscivo a capirla. Odiavo troppo Richard Molloy per stare a sentire sua moglie che lo difendeva. Mara era in mezzo allo scontro già da tempo, ma la verità era che non si era mai completamente schierata da una parte o dall'altra. L'amato e amabile marito omicida o il fratello che aspettava il suo ritorno e si preoccupava per lei? Se fossi stata io al posto suo, non avrei avuto dubbi su chi scegliere.

-Ti manca?- chiesi seria. Si voltò per guardarmi e io feci lo stesso, concentrandomi sull'occhio verde: lì, in quel cerchietto colorato che ne contornava uno più piccolo e scuro, vedevo Derek. Li immaginai giocare insieme, un ragazzino composto ed educato e una bambina con infinita vitalità. Simili, ma al contempo diversi, eppure uniti. Fratello e sorella.

-Continuamente- disse piano.

Perfetto, era esattamente quello che volevo sentire. Senza indugiare oltre, afferrai Mara per un polso e la trascinai fuori da quel salotto.

-Tessa! Cosa stai facendo?!- strillò quasi scandalizzata. Se la sua intenzione era quella di apparire contrariata, stava fallendo miseramente. Non aveva realmente opposto resistenza, altrimenti le sarebbe bastato puntare i piedi per fermarmi. Con la coda dell'occhio, mentre percorrevo un corridoio e poi le scale, la vidi persino sorridere.

Una volta al piano terra, mi fiondai nella sala da pranzo e, saltate le cerimonie, fronteggiai Richard.

-Ehi! Tu, Molloy!- lo chiamai. Il mio cuore rallentò per un attimo quando anche Ryan si girò a quel richiamo. -Non tu- specificai, -Mi riferivo a quello con un pizzetto ridicolo che completa la sua figura già di per sé imbarazzante.-

Qualcuno scoppiò a ridere e mi resi conto solo allora che eravamo tutti nella sala da pranzo. A quanto pareva, all'incontro privato di Richard e mio fratello si erano aggiunti Emily e Blake. Era proprio da quest'ultimo che proveniva il suono di una risata sguaiata e genuina.

Mollai la presa su Mara e sostenni lo sguardo di suo marito, che adesso si trovava a pochi passi da me.
Mi rivolse un sorriso gentile, di quelli superfalsi che ormai avevo imparato a riconoscere. I suoi occhi, se avessero potuto, avrebbero lanciato dardi.

-Tessa?- Mi esortò a parlare con un cenno.

Non ero sicura al cento per cento di ciò che stavo per fare, ma, un po' per far torto a Richard e un po' perché avevo paura che Derek mi spellasse viva una volta scoperto il mio piano, andava fatto comunque.

-Vuoi recuperare il rapporto con il tuo... il tuo...- Deglutii a fatica. Quella parolina suonava sbagliata in quel contesto. -Vuoi recuperare il rapporto col tuo nipotino, vero?-

Richard annuì. Ignorai il sorriso velenoso e soddisfatto che gli deformava il viso.

-Bene. Potete vedervi quando vi pare, non farò storie e non gli impedirò di venire qui. Convincerò anche Derek a lasciarlo andare, purché ci sia qualcuno con lui. In cambio, però, voglio Mara. Non fare quella faccia innocente, dannato di un Molloy. E non ti azzardare a dire cose come "Oh, ma la mia amata mogliettina è sempre stata libera di andare dove le pare" o "Certo, non ci sono problemi", se no appicco un incendio in questa casa. Sei un verme schifoso, viscido e manipolatore. Con me non attacca. Permettile di venirci a trovare quando vuole.- Ripresi fiato, godendomi il repentino cambio d'espressione di Richard. Guardò Mara -la quale, con mia sorpresa, sostenne lo sguardo- e poi Ryan. Infine i suoi occhi tornarono sui miei.

-Un fratello per una sorella- constatò, pensieroso.

-Sì- confermai, -ma il precedente patto rimane valido.- Non avevo alcuna intenzione di allentare la presa su di lui e rovinare i piani di vendetta.

Richard abbracciò Mara e le sussurrò qualcosa, mentre io ne approfittai per scrutare gli altri presenti: Blake non rideva più, la sua fronte era corrucciata e perplessa; Ryan mi rivolse un sorriso timido e abbassò gli occhi; Emily, fin troppo vicina a lui per i miei gusti, aveva un'espressione enigmatica sul volto. Mi domandai cosa ci facesse lì dentro.

-Affare fatto- disse Richard quando tornò da me.

Tese una mano ed io, riluttante, gliela strinsi.

***

Mara aveva insistito per accompagnarci alla stazione e, naturalmente, suo marito non aveva protestato.

Mi accertai che gli altri fossero già saliti in carrozza e le riconsegnai la chiave. -Non farlo aspettare troppo, va bene? Se entro tre giorni non ti vedo alla villa, vengo a rapirti.-

Mara mise la collana al collo e annuì sorridendo. Avevo come l'impressione che non avesse preso troppo sul serio la mia minaccia. Peggio per lei.

-Sai cosa mi ha sussurrato Richard?-

-Qualcosa per cui dovrei ucciderlo?- suggerii.

-Mi ha detto che mi ama e che mi merito un po' di svago con la mia famiglia, anche se gli mancherò.-

-Scusa se non mi sciolgo.- Davvero quel tizio era capace di certe smancerie?

Mara sorrise ancora e scosse la testa. -Tu non capisci... Mi sento così sollevata... Adesso che ho la sua approvazione, non devo preoccuparmi di ferirlo.-

-Devo andare- tagliai corto. Tutte quelle attenzioni per l'assassino dei miei genitori mi davano il voltastomaco.

Prima che potessi allontarmi, mi abbracciò e disse: -Grazie, Tessa. Farò in modo che Derek te ne sia grato quanto te ne sono io.-

La salutai, sperando che riuscisse nel suo intento o avrei subito l'ira di Derek Scott. Come potevo giustificarmi? "Ehi, Derek, ho rubato la chiave e ti ho fatto girare mezza Surn per ritrovarla, tutto questo per convincere tua sorella a venire a trovarti, ma non ci sono riuscita" era la confessione che avrebbe firmato la mia condanna a morte.

Raggiunsi gli altri sul treno e presi posto accanto a mio fratello.

Durante tutto il viaggio, quest'ultimo non proferì parola e io non osai chiedergli nulla. Dopotutto l'incontro con Richard era stato privato, no? Peccato che anche Emily avesse partecipato. Neppure lei aprì bocca, anzi, evitò persino il mio sguardo. Blake fu l'unico a comunicarmi qualcosa: non disse nulla, ma i suoi occhi continuarono a cercarmi fino al capolinea.

Arrivati alla villa, trovammo Derek nella hall. A giudicare dal suo aspetto, era tornato da poco e non aveva trovato ciò che cercava. Emily si fiondò tra le sue braccia, ma lui la respinse sgarbatamente e si ritirò nella sua stanza con Cole e Blake.

Sul viso della ragazza tornò a far capolino quell'espressione sincera e ferita che mi faceva provare pena per lei. Stavo per invitarla a prendere un tè, quando i suoi occhi puntarono i miei. Vi riconobbi subito l'odio. Quel sentimento mi accompagnava da così tanto tempo che ormai avrei saputo distinguerlo pure nel volto più inespressivo del mondo. Quello di Emily, però, era un libro aperto: non stava facendo nulla per nascondere l'astio nei miei confronti. Ma perché?

Dopo infiniti secondi, spezzò il contatto visivo e sorrise amabilmente, rivolgendosi a mio fratello. -Ryan, dovresti riposarti. Domani faremo una lunga passeggiata in città.-

-Passeggiata in città? Derek non vuole che...-

-Derek vorrà- m'interruppe mio fratello, con una sfumatura di autorità nella voce tremolante.

Lo fissai, stordita. Non era mai successo che Ryan m'interrompesse in quel modo. -Ma...- provai a protestare.

-Tessa, sono stanco. Vado a dormire.- E così fece. Emily lo seguì a ruota con un sorriso trionfante.

Rimasi nella hall per qualche minuto, immobile e attonita. Un orribile presentimento prese il sopravvento e, con qualche difficoltà, ordinai alle mie gambe di muoversi verso la porta nera.

Entrai nella stanza di Derek senza bussare e mi parai di fronte a Blake. -Cosa ci facevate tu ed Emily nella sala da pranzo?-

-Calma, tigre. Lo stavo giusto dicendo al padrone.- La guardia del corpo mi scompigliò i capelli come fossi una bambina e continuò: -Domattina lo avrei detto anche a te.-

Aprii la bocca per parlare ma, prima che potessi emettere alcun suono, la mano di Derek si strinse attorno al braccio di Blake, costringendolo a staccarsi da me.

Sentii Cole sghignazzare alle mie spalle, mentre il suo collega reprimeva una smorfia di dolore per seguire le risate. Derek e le sue occhiate mortali, a quanto pareva, non condividevano l'ilarità dei suoi dipendenti.

-Racconta, Blake- ordinò duramente.

Lo scagnozzo si ricompose e si schiarì la gola. -Richard e Ryan sono entrati nella sala da pranzo per parlare privatamente, Tessa e Mara sono salite al piano di sopra e io sono rimasto con Emily. Dopo un po' mi sono allontanato per andare al bagno e al mio ritorno quest'ultima era sparita. Ho notato la porta della sala da pranzo socchiusa e l'ho aperta, dove ho trovato Emily intenta a parlare con Richard. Quando sono arrivato, hanno nominato un certo accordo tra di loro, ma non so i dettagli. Tessa ha fatto irruzione nella stanza e...-

Blake mi lanciò un'occhiata di sbieco e io pregai mentalmente che non spifferasse nulla a Derek. Fortunatamente mi lesse nel pensiero.

-... e ha sbraitato contro Richard, coi suoi soliti modi signorili. Non ho udito altro, signore- concluse.

-Ryan ti ha detto qualcosa, Tessa?- domandò Derek, per niente scosso dalle rivelazioni della sua guardia.

-Sì. Domani andrà in città con Emily, a quanto ho capito. Ed entrambi sono sicurissimi che tu darai loro il consenso.-

Mi aspettavo che desse in escandescenze, buttasse giù la porta della camera da letto di mio fratello e lo prendesse a sberle per poi rinchiuderlo nelle segrete della villa (perché quel posto nascondeva celle buie, ne ero certa). E invece... Si limitò a chiudere gli occhi e serrare la mandibola.

-Blake, Cole, fate in modo che quei due si presentino a colazione domattina. Devo parlare con Emily. E ora andatevene.-

I due bodyguard chinarono rispettosamente il capo e si congedarono. Rimasta sola con Derek, feci per dire qualcosa, ma mi bloccai non appena notai la sua espressione cupa.

-Non ho trovato la chiave- disse a bassa voce.

Mi morsi il labbro inferiore e distolsi lo sguardo. Avrei voluto accantonare l'argomento per concentrarci sul misterioso accordo stipulato tra Emily e Richard, ma Derek non sembrava dello stesso avviso.

Incapace di rispondere adeguatamente, feci l'unica cosa che mi passò per la testa: lo baciai. Ero consapevole che le parole non sarebbero servite ad alleviare il suo turbamento. Cosa potevo dirgli, se non bugie e false consolazioni? La verità non era un'alternativa. Il mio piano prevedeva l'effetto sorpresa, non potevo mandarlo all'aria in quel momento. Il bacio, invece, era la giusta soluzione.

L'avevo capito quando le nostre bocche si erano cercate per la prima volta, quando il suo sapore mi aveva annebbiato la mente. Se le sue labbra erano sulle mie, allora tutto il resto mi scivolava addosso: problemi e pensieri negativi venivano annullati e lasciavano il posto a nuove sensazioni.

I baci di Derek Scott mi facevano dimenticare il peso che gravava sulle mie spalle, rendendomi più leggera. Convinta che valesse anche a parti invertite, avevo scelto quella soluzione.

Nell'istante in cui mi avvolse in un abbraccio, capii di aver fatto centro. Il suo corpo, in principio teso e rigido, si rilassò mentre la sua bocca rispondeva al bacio con crescente trasporto.

Si staccò da me solo per pronunciare il mio nome con voce profonda e...

-Derek!-

La porta si spalancò e distinsi subito quella voce. Respinsi Derek e mi voltai, ritrovandomi faccia a faccia con Emily. Non avevo mai visto un volto più espressivo di quello: shock, consapevolezza, dolore, gelosia e rabbia si susseguirono uno dopo l'altro. Vidi i suoi occhi diventare lucidi, le spalle cedere come se quelle emozioni le avessero risucchiato l'energia per mantenere la solita compostezza da lady.

I sensi di colpa solleticarono fastidiosamente un angolino del mio cervello, il quale non faceva altro che urlare a gran voce accuse come "Lei si è confidata con te e in cambio ti sei buttata tra le braccia del suo uomo" e "Hai tradito la vostra amicizia". In teoria, Derek non era il suo uomo e io ed Emily non eravamo esattamente "amiche". Eppure continuavo a sentirmi in colpa.

All'improvviso com'erano arrivate, le emozioni della ragazza scomparvero, fatta eccezione per l'ira. Raddrizzò la schiena, sollevò il mento e mi guardò dritto negli occhi.

-Richard ha ragione: sei una ragazzina seccante.- Contenendo a stento la collera, pronunciò quelle parole lentamente, imprimendo veleno su ogni sillaba.

Sai che c'è? dissi al mio cervello, in una stramba conversazione a tu per tu col mio io interiore. Al diavolo i sensi di colpa. Reagisci.

-Immagino che abbiate avuto modo di discutere di me oggi, non è vero?- ribattei. Assunsi la sua stessa posizione di sfida, pronta a sfigurare il suo bel visino se fosse stato necessario.

-Emily- la richiamò Derek. Lei esitò un attimo, infine distolse lo sguardo per rivolgerlo a lui.
-Un accordo con Richard? Sei caduta così in basso?-

-Io...-

-Mi fidavo di te.- Ancora una volta, una breve frase di Derek le trafisse il cuore. Ero sicura che sarebbe scoppiata a piangere da un momento all'altro, quando la sua espressione mutò per l'ennesima volta.

-E adesso in chi riponi la tua fiducia, Derek? In lei?- Emily m'indicò con un dito, il tono della voce più sprezzante che mai. -Non agirei mai contro di te, lo sai! Puoi dire la stessa cosa di Tessa? Non la conosci nemmeno!-

-Non sono io quella che patteggia col nemico- mormorai.

-Stai farneticando, Emily.-

-Sul serio?- Un sorriso perfido (e abbastanza inquietante) le deformò il viso. -Ha lei la chiave che cerchi.-

Gli occhi di Derek si spalancarono e cercarono i miei, increduli. -Tessa...?-

-Io non...-

-Non negare. Anche tuo fratello l'ha vista al tuo collo, oggi.-

Rapido e luminoso come un lampo, un ricordo riaffiorò nella mia mente: avevo fatto bella mostra della collana con la chiave d'argento subito dopo che Mara me l'aveva riconsegnata. Che idiota!

-Perché?- mi domandò Derek.

Non potevo dirgli la verità, avrei rovinato la sorpresa. Non fui abbastanza veloce da inventare qualche frottola plausibile, così si accorse della mia esitazione. I suoi occhi si strinsero, affilati come coltelli, e mi squadrarono con fare accusatorio. Era troppo tardi per replicare.

-Uscite- ordinò ad entrambe. Ubbidimmo in silenzio.

In corridoio, scorsi di nuovo un sorriso vincente sulle labbra di Emily.

-Sai, Tessa... Dopotutto non credo che potremmo mai essere buone amiche.-

Si allontanò senza aggiungere altro.

***

Il giorno seguente, Derek concesse a Emily e Ryan di andare in città, a condizione di portare con loro Cole.

Io mi rintanai nella mia stanza con un libro, una buona dose di cioccolata calda e l'immancabile parlantina di Mila. Le raccontai tutto -provocandole rossori durante le scene dei baci- e lei non perse l'occasione per avanzare ipotesi e imprecare contro Emily. Imprecare come una signorina di classe, ovviamente. Il suo tifo sfegatato per me alleggeriva un po' la pressione delle decine di problemi che stavano accumulandosi.

Ryan si stava allontanando da me. Era probabile che fosse colpa mia, dato che in pratica l'avevo barattato con la sorella di Derek; mossa azzardata, ma per una buona causa. Peccato che Emily e la sua brillante idea di mettermi contro Derek stavano complicando la situazione. In più, la suddetta signorina Gentry stava complottando chissà cosa con Richard Molloy. Infine, l'attesa dell'arrivo di Mara mi stava uccidendo.

Quasi quasi rimpiangevo la lotta alla sopravvivenza.

-Parlerò con tuo fratello- annunciò Mila.

-Dagli anche qualche schiaffo, perché io non ci riesco. Forse così si sveglia e capisce da che parte stare.-

-La violenza non rientra nelle mie competenze, temo...-

Sospirai. Non ero ancora abituata all'idea che Ryan e la domestica parlassero in mia assenza ma, tenendo conto delle confidenze di quest'ultima, mio fratello si sfogava più con lei che con me.


Passarono tre giorni, durante i quali Derek mi evitò come la peste e io non rivolsi la parola a nessuno al di fuori di Mila. Ryan ed Emily trascorrevano sempre più tempo assieme, mentre io lo impiegavo accarezzando il mio arco come un cucciolo, neanche fossi una psicopatica. Ero convinta che piantare una freccia in mezzo agli occhi del nemico fosse la via più facile e veloce. Ma la domestica inorridiva a tale pensiero e cercava di dissuadermi. Peccato.

La scadenza di Mara era passata. Per quel che ne sapevo, Richard avrebbe anche potuto incarcerarla. Finalmente mi decisi che era giunta l'ora di prendere la situazione in mano e parlare con Derek. Così, abbandonato a malincuore l'arco in un angolino, uscii dalla mia stanza e mi diressi in quella del pinguino. Lo incontrai a metà strada, affiancato da Cole e Blake, di ritorno da chissà dove.

-Dobbiamo parlare- gli dissi. Mi passò accanto senza degnarmi di uno sguardo. Ignorata, mi aveva totalmente ignorata!

-Ehi!- lo richiamai, seguendolo. Silenzio. -Parlo con te!- Nessuna risposta.

Cominciai a punzecchiargli una spalla con insistenza, senza smettere di chiamarlo per nome. Nonostante fosse evidentemente irritato, continuò a percorrere il corridoio a passo di marcia. Trovai curiosa l'assenza di reazione da parte di Cole e Blake: non provarono a fermarmi né a rimproverarmi.

-Pinguino, non puoi ignorarmi per sempre!- sbottai, alzando gli occhi al cielo. Prima che potessi rendermene conto, lui si fermò e io andai a sbattere contro la sua schiena. -Cosa diavolo...-

Le sue palpebre erano sbarrate, le pupille fisse su qualcosa. Seguii il suo sguardo e incontrai una porta. Non una porta qualunque, ma quella della stanza delle bambole di Mara.

Infilata nella serratura, c'era la chiave d'argento.







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