17 - L'oggetto smarrito
-Tesoro! Bentornato!- Emily si gettò tra le braccia di Derek e gli scoccò un sonoro bacio sulla guancia.
Un'ondata di un sentimento a me sconosciuto mi portò a pensare che mi sarebbe piaciuto strapparle i capelli uno a uno. Non lo feci sul serio solo perché Derek l'allontanò da sé prima che i miei desideri diventassero realtà.
-Siete rimasti fuori tutta la notte! Potevi almeno avvertirmi, no?- La ragazza mise il broncio e Derek le accarezzò una spalla con tenerezza sussurrando qualcosa che non riuscii a sentire.
Adesso volevo strappare anche i suoi capelli.
I due tirapiedi e Mila ci raggiunsero nella hall giusto in tempo per assistere a quella scenetta vomitevole. Emily approfittò della vicinanza di Derek per abbracciarlo di nuovo.
Ero sul punto di tirar fuori il pugnale dallo zaino e usarlo per scollarli, quando due braccia mi sollevarono da terra, cogliendomi di sorpresa.
-Bentornata, Tessa!- disse Blake mentre mi faceva girare in aria come se fossi una piuma. La sua voce era calda, amichevole e gioiosa a dismisura.
-C-Ciao, Blake.- lo salutai, stordita. Mi mise a terra e vidi Cole, alle sue spalle, ridere sotto i baffi. Che diavolo...?
Mila era arrossita e mi guardava con un'espressione interrogativa sul volto.
-Ci sei mancata, sai?- continuò Blake, carezzandomi dolcemente i capelli. Ma che gli prendeva? Era ammattito da un giorno all'altro?
Se non fossi stata così confusa, probabilmente lo avrei preso a calci per le troppe libertà che si era concesso. Ma c'era qualcosa di strano nel suo modo di fare...
Notai che i suoi occhi non guardavano me, ma dietro di me: esattamente dove un secondo prima Emily e Derek erano avvinghiati come piovre. Mi voltai seguendo il suo sguardo e vidi Derek UnaDonnaSolaNonMiBasta Scott sfoggiare una delle sue occhiate da brividi.
-Blake.- La voce di Derek, più fredda del consueto, suonò come una minaccia malcelata.
-Padrone- rispose di rimando l'interpellato. Abbassò rispettosamente il capo, mi fece l'occhiolino e si allontanò da me.
Se lo sguardo di Derek lanciava palle di neve, quello di Emily lanciava fulmini. E lei guardava nella mia direzione.
Ma cosa avevano tutti?! Scrollai le spalle e decisi di cambiare aria. C'era qualcuno al piano di sopra che non vedevo l'ora di riabbracciare.
Bussai alla porta di Ryan e lui aprì quasi subito. Sgranò gli occhi, evidentemente sorpreso dalla mia inaspettata comparsa nella sua stanza. Non ci parlavamo da una settimana, ma ero venuta in pace.
Il tempo trascorso nel bosco con Derek aveva giovato alla mia serenità mentale. Mio fratello era disorientato, combattuto e in piena crisi adolescenziale. Aveva bisogno di risposte e io ero intenzionata a fargliele avere, anche se ciò significava acconsentire a un incontro privato tra lui e Richard che non mi andava affatto a genio.
Comunque fosse andata, sarei stata lì a proteggerlo e supportarlo.
-Tessa...- disse a bassa voce, interrompendo quel silenzio che si protraeva da giorni. Era questo il bello di me e Ryan: non potevamo tenerci il muso troppo a lungo, così finivamo per cedere quasi contemporaneamente.
Mi strinse tra le braccia ed emise un sospiro di sollievo, consapevole che quella era a tutti gli effetti una riappacificazione.
-Andremo a Rout Orbis- annunciai. Lui non si staccò da me e rimase in attesa.
-Potrai parlare con Richard in privato, se ci tieni tanto. Io ho altre cose da sbrigare nel suo palazzo- continuai.
Rafforzò la stretta e annuì contro il mio collo. -Grazie, Tessa. E scusami.-
-Ad una condizione- aggiunsi.
-Quale?-
-Aiutami a cercare Edmund Fletcher.-
Ryan si scostò da me e un barlume di rancore nei confronti dell'assassino di nostra madre attraversò i suoi occhi. Era una risposta più che sufficiente.
***
Considerando che un certo tizio con manie di potere e controllo ci teneva segregati nella villa, l'unica speranza che avevamo di tornare a Rout Orbis era chiedere il permesso al suddetto.
Derek non si era fatto vivo a pranzo -e neanche Emily-, così io e mio fratello andammo nella sua stanza di pomeriggio.
Davanti alla porta nera, i due scagnozzi stavano a guardia.
-Fatemi indovinare: è impegnato e non vuole vedere nessuno- dissi parandomi di fronte a loro.
-Al contrario, ti stava proprio cerc...- Le parole di Cole furono interrotte dall'improvvisa comparsa di Derek sulla soglia.
-Tessa, ti stavo cercando. Entra- ordinò glaciale. Non ebbi il tempo di replicare che mi afferrò per un polso e mi trascinò dentro la sua camera, richiudendo la porta alle nostre spalle.
-Non la trovo da nessuna parte! Tu l'hai vista?- chiese con una punta di panico.
-Di che parli?-
-Della chiave! Ieri sera mi sono spogliato nella stanza di tuo fratello ed ero sicuro di averla lasciata sul comodino, ma poi ho dormito con te e il giorno dopo me ne sono completamente dimenticato... Dio mio, l'ho persa!- Non sapevo dire se fosse panico o disperazione quella nella sua voce, ma una cosa era certa: non l'avevo mai visto ridotto così.
-Calmati! La ritroveremo, d'accordo? L'avrai lasciata nella casetta del bosco- lo rassicurai.
-La chiave...- ripeté, ancora in preda all'agitazione.
Presi le sue mani tra le mie e lui sembrò rilassarsi un po'. Dentro di me, però, i sensi di colpa mi logoravano. Fortunatamente il suo sguardò mutò e li cacciò via. Si protese per darmi un bacio, ma fummo interrotti da un insistente toc toc.
-Avanti- disse Derek, liberando le mani.
Ryan, che era rimasto fuori dalla stanza a causa dell'improvvisata di Derek, fece il suo ingresso. -Scusate.-
Mi schiarii la gola e mi avvicinai a mio fratello. -Dobbiamo parlarti- annunciai rivolgendomi a Derek. Il suo sguardo era tornato freddo e in lui non c'era alcun traccia del panico di poco prima.
-Vogliamo andare a Rout Orbis, da Richard- dissi tutto d'un fiato. Ryan sfiorò la mia mano e trattenne il respiro. Persino lui era abbastanza sveglio da capire che l'uomo davanti a noi non avrebbe apprezzato quella richiesta.
-Non se ne parla- rispose immediatamente, usando le stesse identiche parole che avevo pronunciato io quando Ryan mi aveva detto di voler incontrare Richard da solo. L'idea di dire "Ok, sono d'accordo con te, chiudiamo mio fratello nella sua stanza e non permettiamogli di fare sciocchezze" mi solleticò la mente, ma Ryan non era il solo che voleva andare a Rout Orbis.
-Non puoi tenerci in gabbia- dissi invece. Incrociai le braccia sul petto e lo fissai con astio.
-In realtà, posso- precisò con assoluta freddezza.
-Te l'hanno mai detto che hai manie di potere?- chiesi con un amabile sorriso stampato in faccia.
Se in quell'istante esatto Derek Scott avesse camminato tra le fiamme dell'inferno, avrebbe fatto rabbrividire il diavolo, riducendo il suo regno di caos infuocato a una misera landa di ghiaccio.
-Una persona sana di mente non oserebbe farmelo notare, signorina Farrell- ribatté con una lentezza agghiacciante.
Signorina Farrell? Una persona sana di mente? Mi stava forse dicendo che ero pazza?
Feci scrocchiare le dita e il collo, pronta a prenderlo a cazzotti.
Vuoi la guerra, Derek Scott? pensai. Non basteranno un milione di baci a salvarti.
-Ehm... Potresti venire tu con noi, no? Rivedresti Mara. E potresti ribadire a Richard il concetto "io-ho-l'erede-tu-l'eredità"- suggerì Ryan. Però! Il mio fratellino sapeva dove colpire! Anche se avrei preferito di gran lunga colpirlo in maniera diversa. Tipo in faccia.
-Devo andare in un altro posto a cercare una cosa. Non ho tempo da perdere con Richard.-
-Potresti cercarla dopo e intanto venire con noi- insisté mio fratello.
Derek ci pensò un po' su, poi sospirò e cedette. -Va bene. Partiamo domattina presto. Entro la giornata voglio raggiungere sia Rout Orbis che Cockscomb, quindi fate in modo che sia una visita veloce.-
-D'accordo! Grazie.- Ryan sorrise e uscì dalla stanza. Feci per seguirlo, ma mi bloccai a metà strada.
Derek era chiaramente turbato. Per lui, aver smarrito la chiave della stanza dei giochi di Mara era una tragedia.
-La ritroveremo- gli dissi prima di uscire dalla camera e chiudere la porta.
Ryan mi aspettava nel corridoio con un'espressione trionfante sul viso. A quanto pareva, quell'incontro con Richard gli interessava parecchio.
-Non mi dici neanche "grazie"?- domandò Blake, gli occhi grigi divertiti.
-Perché dovrei?-
-Per lo spettacolino nella hall- chiarì Cole.
-E dovrei ringraziarti? Secondo me, hai assunto troppi zuccheri ieri sera.-
-Ho pensato che tu non dovessi essere l'unica a provare gelosia, così ho rimediato. E, a giudicare dalla faccia del padrone, ha funzionato alla grande- spiegò Blake, soddisfatto.
Quindi aveva agito in quel modo per far ingelosire Derek? E tutto ciò perché io ero gelosa di Emily? Che assurdità! Io non ero affatto gelosa!
-Non so di che parli.- Lo guardai male e mi allontanai con Ryan, non prima di vedere le due guardie ridere tra loro.
Tornammo nel corridoio delle camere degli ospiti e ci fermammo davanti alla mia.
-Derek era strano, non credi?- chiese pensieroso.
-Ha perso una cosa molto importante. È solo un po' scombussolato, gli passerà- risposi con poca convinzione. Mi morsi il labbro ed evitai lo sguardo "so-che-stai-combinando-qualcosa" di Ryan.
Salutai mio fratello ed entrai nella mia stanza. Ripensai a Derek, al panico nella sua voce... Dovevo aspettarmelo: era così affezionato a quella chiave che avrebbe messo a soqquadro l'intera Surn per ritrovarla. I sensi di colpa tornarono a farmi visita come ospiti indesiderati, ma non permisi loro di sopraffarmi.
Certo, vedere Derek in quello stato mi faceva venir voglia di confessare il furto, ma avevo in mente qualcosa di troppo importante per rinunciarvi. Era la prima volta che desideravo far felice qualcuno che non fosse mio fratello.
Infilai una mano in tasca e ne estrassi l'oggetto incriminato. Stavo facendo la cosa giusta? Avrebbe funzionato?
Sul palmo reo della mia mano destra, c'era la chiave d'argento.
***
-Questa volta non vi permetto di lasciarmi qui, domani partirò con voi!- sbraitò Emily.
Stavamo cenando e Derek aveva appena annunciato la partenza dell'indomani, scatenando un'esagerata reazione da parte di Emily.
-Non voglio una ragazzina in più a cui badare, Emily.-
Sia io che Ryan inarcammo le sopracciglia e ci voltammo verso Derek, lasciando le forchette sospese a metà strada tra i piatti e le nostre bocche.
Non solo aveva fatto intendere che noi eravamo ragazzini a cui lui avrebbe dovuto fare da balia, ma aveva sottinteso che anche Emily lo fosse. Sul viso di quest'ultima si dipinse un'espressione sinceramente ferita, che non aveva nulla a che vedere col solito broncio impostato.
Io e mio fratello eravamo abituati alle frecciatine di quell'idiota e, considerato il suo stato d'animo attuale, era quasi giustificabile. Ma Emily era sempre stata trattata coi guanti, in quanto Derek non voleva ferire i suoi sentimenti di fanciulla innamorata e non ricambiata.
-Io...- cominciò la ragazza, ma richiuse immediatamente la bocca. Abbassò lo sguardo per un istante e, non appena lo rialzò, vidi la sua espressione mutare.
-Potrei accompagnarli io da Richard. Così avresti più tempo per cercare quella cosa di cui parlavi- si offrì.
Un'altra che ci considera due palle al piede, di male in peggio.
Derek incontrò il suo sguardo e valutò la proposta. Con un sospiro stanco, annuì.
Nessuno, a parte me, sembrò notare il sorriso ambiguo sulla bocca di Emily.
Terminata la cena, seguii Derek nella sua stanza, approfittando di un momento di distrazione della sua spasimante. Lui non si degnò neanche di guardarmi finché non attraversammo la porta nera. Si tolse la giacca e sbottonò la camicia, dopodiché si distese sul letto e rimase lì a fissare il vuoto.
Mi avvicinai a lui silenziosamente, osservando ogni centimetro del suo corpo. Derek portò una mano al petto e si accigliò quando le dita si chiusero attorno al ciondolo mancante. Istintivamente, raggiunsi la sua mano con le mie.
-Non posso vedere Mara finché non recupero la chiave. Per questo è meglio che venga Emily con voi.- la sua voce era fredda e cupa.
Derek Scott non era un uomo fragile, né tantomeno uno che si lasciava sopraffare dalle emozioni. Non era necessario conoscerlo da anni per capire che non si fermava davanti a niente. Determinato, freddo, sicuro di sé, ricco e potente, un mix impeccabile per un uomo perfetto.
Eppure era davanti a me, e io potevo vederlo, vederlo davvero: un'anima turbata, rinchiusa dentro un corpo scolpito nel ghiaccio. La scomparsa della chiave d'argento non aveva abbattuto le barriere del suo spirito, ma era riuscita ad affievolire quell'aura di potere che tanto lo caratterizzava. Adesso Derek Scott sembrava più umano.
Per una sciocchezza, per un oggetto di metallo di cui probabilmente possedeva una copia, lui si sentiva perso.
"Portava sempre la chiave con sé, appesa al collo come una collana. Quando abbandonò la villa, la lasciò appesa alla maniglia".
La chiave della stanza delle bambole non era solo un ricordo di Mara, ma qualcosa di più profondo. Derek la teneva vicino al cuore, esattamente come faceva sua sorella, in attesa del suo ritorno.
Vedere sua sorella prima di aver recuperato la chiave, lo avrebbe fatto star peggio.
Se solo sapesse...
Mi chinai su di lui e posai un bacio leggero e colpevole sulle sua labbra.
Avrei voluto urlare, confessare il furto e restituirgli la chiave per non vederlo in quello stato. Ma ormai era troppo tardi: se gliel'avessi riconsegnata, mi avrebbe odiata. E ne avevo avuto abbastanza dell'odio nella mia vita. Dovevo andare fino in fondo, sperando che il mio piano non fallisse.
***
Derek era partito all'alba verso Cockscomb, portando con sé Cole. Un paio d'ore più tardi, io, Ryan, Emily e Blake avevamo preso il treno per Rout Orbis.
Il palazzo dei Molloy era come lo ricordavo: orribile. Dopo il sogno immerso nel bianco, le mura di quel posto mi bruciavano addirittura gli occhi. Ad accoglierci fu Richard, a braccetto con la radiosa Mara.
-Che piacere rivedervi! Accomodatevi, prego. Ryan, nipote mio, sono lieto di constatare che sei in perfetta forma! Emily, incantevole fiore di loto, la tua bellezza non ha eguali!- Si dilungò in altri saluti, baciamano e vomitevoli smancerie false rivolte a mio fratello e a Miss Perfezione. Lo ignorai e mi concentrai su sua moglie, intenta a salutare Blake. Mi notò e mi rivolse un sorriso sincero, che partiva dalle labbra e si diramava fino agli occhi lucenti e diversi tra loro.
-Tessa, mia cara, vederti qui è una piacevole sorpresa. Mi duole dirlo, ma temevo che l'ultima visita nella mia umile dimora non fosse stata di tuo gradimento.- Richard si ricordò all'improvviso della mia presenza e mi rivolse la parola.
-Ma come ti viene in mente!- Agitai la mano al vento, cacciando via le sue parole con un gesto palesemente sarcastico. Lui sembrò non farci caso e ci scortò nella sala da pranzo.
Una volta dentro, Ryan comunicò la sua volontà di rimanere solo con lo zio -questa parola mi faceva venire l'orticaria-, così Richard ci congedò e disse che ci avrebbe richiamati per pranzo.
Lottai contro l'istinto di prendere mio fratello e trascinarlo di peso lontano da quell'essere ignobile e seguii Mara al piano di sopra. Emily rimase accanto alla porta della sala con Blake.
Entrammo nello stesso salottino della volta precedente e prendemmo posto una di fronte all'altra.
-Derek non è venuto- constatò Mara senza girarci intorno. La guardai negli occhi, penetranti come quelli del fratello, e sospirai.
-Doveva cercare una cosa.-
-E ha rinunciato a vedermi per la seconda volta dopo due anni per cercare un oggetto?- Non c'era traccia di amarezza nella sua voce, anzi, suonava stranamente atona.
-Beh, tu hai rinunciato a vederlo per due interi anni per stare con Richard.- Mi pentii subito di quelle parole. Mi coprii la bocca con una mano e sgranai gli occhi in attesa di una reazione.
Mara abbassò lo sguardo e lisciò le pieghe della gonna verde. -Pensi che io sia terribile, vero? Ho praticamente abbandonato mio fratello per una fuga romantica col suo acerrimo nemico.-
Avrei voluto sottolineare che trovavo improbabile che il romanticismo potesse essere associato a una persona come Richard, ma frenai la lingua. -Non penso che tu sia terribile. Ma mi riesce difficile capire come tu abbia potuto rinunciare alla tua famiglia per Richard.- Ecco, così suonava meno sgarbato.
-Io lo amo- rispose semplicemente. -E mi sono innamorata di lui in un momento in cui l'amore era tutto ciò di cui avevo bisogno. Non l'ho voluto, non l'ho nemmeno chiesto, ma è capitato. Lui era lì quando io cercavo disperatamente una via d'uscita dalla mia solitudine. Mi offriva il suo aiuto, il suo sostegno, il suo affetto, mi rendeva felice.-
Arricciai le labbra, perplessa. Stavamo parlando dello stesso uomo?
-Non sono una stupida, Tessa. So che Richard mi ha presa con sé per ferire mio fratello. Ma io l'ho fatto per amore. Non giudicarmi per questo. Non sono cieca, vedo quello che fa, vedo ciò che è. Un angolino del mio cuore, però, si ostina a vedere il buono in lui.- Non riuscivo a credere alle mie orecchie. Finora avevo pensato che Mara fosse abbastanza scema da non capire che persona fosse suo marito, ma mi ero appena ricreduta: non solo era totalmente fuori di testa, ma ne era pure consapevole!
-Ma è crudele! Fa del male alla gente e ti ha persino impedito di vedere tuo fratello!-
-Ha ucciso i tuoi genitori, capisco la tua rabbia. Un po' la condivido. Purtroppo sono più brava ad amare che ad odiare.-
-Non ha senso, Richard è...-
-Mio marito, l'uomo che amo.- Sorrise debolmente e incollò i suoi occhi sui miei. -Derek è arrabbiato con me?-
Sospirai. -No, non lo è. Gli manchi e non riesce a farsene una ragione.-
Mara corrugò la fronte, pensierosa. -Te lo ha detto lui?-
Annuii. Non indugiai oltre e tirai fuori la chiave argentata dalla tasca, porgendogliela.
Lei la prese tra le mani e inarcò le sopracciglia. -Questa è... è...-
-Derek l'ha tenuta al collo per tutto questo tempo. Beh, almeno finché non gliel'ho rubata- ammisi.
-Rubata? Perché?- chiese, senza smettere di guardare la chiave.
-Per darla a te.- Non ebbi il tempo di accorgermene che già si era avvinghiata a me in un caloroso abbraccio. Sentii i suoi singhiozzi contro la mia spalla e ricambiai la stretta.
-Sono la peggior sorella del mondo!- biascicò tra le lacrime.
-Mara, devi andare alla villa e riconsegnargli la chiave di persona. Ehm... E ti sarei grata se lo facessi in fretta, perché non ho mai visto tuo fratello così giù di morale. E ho bisogno che tu sia lì quando scoprirà che sono stata io a rubargliela o temo che tenterà di uccidermi.-
Lei rise si asciugò gli occhi, tornando al suo posto. -L'ha tenuta per tutto questo tempo...-
-Non se n'è mai separato, per quello che so. In questo preciso istante la sta cercando in un bosco, motivo per cui non è qui- spiegai.
Mara strinse la chiave sul petto e socchiuse le palpebre, persa nei suoi pensieri. Con una mano si accarezzò dolcemente il ventre, gesto che trovai un po' insolito. Forse aveva mal di pancia. Se non fosse stato per i suoi fianchi larghi e il viso pieno, avrei creduto che Richard non le desse a mangiare.
Si destò da quella specie di trance e fece qualche passo verso di me.
Con un movimento incerto, sollevò le braccia e mise la catenina con la chiave al mio collo.
-Mi dispiace- sussurrò, -non posso.-
*****
NOTE
Scusate se ho aspettato due settimane prima di pubblicare questo capitolo, ma sono impegnata in un nuovo progetto qui su Wattpad che mi porta via tantissimo tempo.
A proposito: se volete pubblicizzare le vostre storie, vi invito a dare un'occhiata ad How I Met You Character (di AutoriVari).
Buona Pasqua!
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