15 - La corda trasparente

Mi ero rintanata in biblioteca e alla fine mi ero addormentata su una poltrona, con un libro aperto sulle gambe.

Al risveglio il mio corpo era dolorante e per niente riposato. Da una finestra della biblioteca provenivano le prime luci del mattino, un chiaro segno che il mondo stava per destarsi dal sonno e riprendere la sua vita quotidiana. Chiusi il libro e mi stiracchiai, mentre i ricordi della sera precedente prendevano il sopravvento e gravavano pesanti sulla mia mente.

Io e Ryan non litigavamo mai. Non seriamente, almeno. Quella volta, però, era stata diversa. Il mio beneamato fratellino, che da sempre era la fonte delle mie gioie e delle mie preoccupazioni, si stava allontanando da me.

Era cominciato tutto il giorno in cui Derek Scott aveva messo piede nel nostro bosco senza nome. Pian piano Ryan aveva cominciato ad apprezzare la realtà in cui vivevano le persone come Derek Scott e Richard Molloy, una realtà nella quale non si rischiava una pallottola sulla nuca per rubare un pezzo di pane e non si dovevano maneggiare armi fin dalla più tenera età per sopravvivere. Una realtà in cui si viveva davvero. Una realtà che, secondo lui, io avevo proibito a entrambi.

Dopo tutto ciò che avevo fatto per proteggerlo, lui mi aveva scaricato addosso le colpe. Era colpa mia se avevamo vissuto in miseria, era colpa mia se eravamo scappati, era colpa mia se lui non aveva avuto una vita migliore.

Ma Ryan aveva dimenticato un piccolo particolare: gli assassini di Eugene e Josephine non avevano fatto irruzione in casa nostra per loro, ma per uccidere noi. Più precisamente per uccidere lui.

Io lo avevo portato in salvo, io avevo fatto in modo che crescesse in salute e lontano dai pericoli, io lo avevo protetto mettendo a rischio la mia stessa vita per sopravvivere in un bosco. Io, ai tempi una bambina di soli otto anni, avevo trovato la forza per assicurargli un futuro. Avevo fatto cose che una ragazzina di quell'età non avrebbe neanche dovuto sognarsi di fare. E avevo agito da sola, senza l'aiuto di nessuno, perché le persone di cui mi fidavo mi avevano tradita e sapevo che non avrei potuto riporre la mia fiducia in chiunque altro al di fuori di me senza mettere a rischio la creaturina di due anni attaccata alla mia gonna.

Ero cambiata: avevo forgiato il mio spirito nell'odio a causa di coloro che avevano ammazzato i miei genitori, abbandonando i privilegi della nobiltà e abituandomi agli alberi e al vento; ma ciò che mi dava la forza di andare avanti, più del rancore e dell'istinto, era l'amore per mio fratello. Sapevo che se avessi ceduto, lui sarebbe caduto con me, se mi fossi arresa, il suo destino sarebbe stato quello di perire da solo in un mondo crudele.

Io ero la sua roccia, lui era la mia.

Avevo votato la mia vita alla protezione di Ryan e ora lui aveva rinnegato la nostra famiglia. Aveva rinnegato me.

Era troppo doloroso da sopportare. Mi sentivo ferita e allo stesso tempo preoccupata: mio fratello stava per cacciarsi nei guai. Era completamente uscito di senno, tanto da dimenticarsi che Richard Molloy era una minaccia e non un amico né tanto meno un amorevole zio.

Uscii dalla biblioteca e tornai nella mia stanza. Fortunatamente Ryan non aveva avuto la pessima idea di dormire sul mio letto, così, dopo un rilassante bagno caldo, mi infilai nuda sotto le coperte e mi riaddormentai.

Tutto attorno a me era bianco e luminoso. Il paradiso, forse?

Guardai il mio corpo nudo e scarno, segnato qua e là da cicatrici chiare e scure. Attraverso il petto vedevo il mio cuore battere, rosso sangue e pulsante di vita.

Stretta nella mia mano destra c'era l'estremità di una corda trasparente. Facevo fatica a vederla in mezzo a tutto quel bianco, ma potevo avvertirne la consistenza sul palmo e tra le dita.

L'altro capo della fune era legato al polso di un ragazzo che mi dava le spalle, anch'egli completamente nudo. Non ebbi difficoltà a riconoscerlo: era mio fratello.

Provai a chiamarlo, ma non riuscii a pronunciare il suo nome. Allora feci qualche passo nella sua direzione, ma camminare in quel posto era difficile. Non si capiva quale fosse il pavimento e quale il muro, dove iniziasse e dove finisse quel luogo.

Strattonai la corda per attirare la sua attenzione e finalmente lui si voltò. Era perfetto, un vero miracolo della natura. Vidi anche il suo cuore battere all'interno del suo petto, ma il sangue che pulsava era diverso dal mio. Anzi, non era proprio sangue. Era oro fuso.

Mi sorrise gioioso e mosse qualche passo esitante in quel luogo candido, confuso quanto me dall'astratta stabilità del pavimento. Pian piano prese confidenza con quel bianco e cominciò a correre in giro, mentre io non osavo muovermi.

-Ryan, stai attento!- lo ammonii, ma in realtà non uscì alcun suono dalla mia bocca. Era come se quel luogo risucchiasse le parole.

Mio fratello continuava a gironzolare e ogni volta che si allontanava fino a tendere la corda, davo uno strattone per tirarlo verso di me.

Non mi piaceva quel posto. Quella nudità, quel candore e quei cuori visibili mi facevano sentire fragile ed esposta. Volevo tornare a casa.

Ritirai la corda costringendo Ryan ad avvicinarsi a me. Mi dava di nuovo le spalle, così allungai una mano in direzione dei suoi capelli per richiamare la sua attenzione, ma prima che potessi toccarli, lui si girò. E non era più mio fratello.

I capelli si erano inspiegabilmente accorciati e un ridicolo pizzetto biondo aveva fatto capolino sul suo mento. L'odioso viso di Richard Molloy mi fissava con un ghigno beffardo sulla bocca.

Istintivamente mollai la presa sulla corda trasparente e indietreggiai, ma quando sbattei le palpebre la figura davanti a me era di nuovo quella di Ryan. I suoi occhi si posarono sull'estremità abbandonata in un punto imprecisato del pavimento -se così poteva definirsi- bianco e poi su di me. Un secondo dopo mio fratello correva via, allontanandosi da me.

Sentii distrattamente qualcuno chiamare il mio nome -com'era possibile? Lì le voci non esistevano!-, ma ero troppo impegnata a inseguire mio fratello per curarmene.

"Inseguire" era un parolone. Non riuscivo a muovermi bene in quel luogo e inciampavo a ogni passo.

-Tessa!- sentii di nuovo, ma ignorai il richiamo e tentai ancora di raggiungere mio fratello.

Provai a chiamare un'altra volta il suo nome, ma non emettevo alcun suono. Mi sentivo persa, disperata, mentre lui continuava ad allontanarsi da me.

-Tessa, ti prego!-

Una mano mi afferrò per il braccio. Mi voltai e vidi due occhi verdi e freddi guardarmi con fermezza.

-Mollami, Derek, devo inseguirlo!- tentai di dire, ma fu inutile. Lui rafforzò la presa e io provai a liberarmi senza risultati.

-Dio... Tessa! Tessa!-

Mi stava trattenendo senza motivo! Dovevo andare da mio fratello, riportarlo indietro, riprendere la corda...

-Dannazione! Tessa, svegliati!-

Ryan sparì dalla mia vista e il bianco inondò completamente la scena. Neanche Derek era più accanto a me, ma sentivo ancora il suo tocco sulla mia pelle...

-Per l'amor del cielo, apri gli occhi!-

Ubbidii a quella voce familiare, adesso più chiara. Non mi trovavo più in quel luogo candido, ma nella mia stanza della villa. Gli occhi verdi di Derek erano vicinissimi ai miei, così tanto che potevo riconoscere ogni singolo minuscolo raggio marrone al loro interno.

-Finalmente!- sussurrò, sollevato. Poggiò la fronte sulla mia e chiuse gli occhi per qualche secondo prima di farsi da parte.

Spostai lo sguardo alla mia destra, dove Mila se ne stava inginocchiata accanto al letto con le mani sul viso e gli occhi sbarrati e lucidi.

-Che ti prende, Mila?- domandai, confusa. Lei cominciò a singhiozzare e solo in quel momento mi accorsi che c'erano altre persone nella stanza. Cole e Blake erano in piedi vicino il tavolino da tè, Emily era alle spalle della domestica e Derek alla mia sinistra. La porta era aperta e avrei giurato di aver visto una testa bionda nel corridoio...

-Hai avuto un incubo, Tessa.- spiegò Emily, preoccupata. -Mila ha provato a svegliarti in tutti i modi, ma non ha avuto successo. Così ha chiamato noi.-

-Urlavi e ti agitavi nel sonno. Poi ti sei immobilizzata e non accennavi a riprenderti. Abbiamo provato a svegliarti per più di mezz'ora.- disse Derek con voce atona.

Allungai una mano e accarezzai la testa di Mila, che ora aveva la faccia nascosta sulle lenzuola. Probabilmente le avevo fatto prendere un colpo.

Stavo per uscire dalle coperte quando mi ricordai di essere nuda. Mi coprii fino al mento e sperai con tutta me stessa che non avessero avuto la brillante idea di tirar giù il lenzuolo mentre dormivo.

-Scusate se vi ho fatti preoccupare.- mormorai.

-Andate fuori.- ordinò Derek.

Cole e Blake ubbidirono subito, Mila, invece, sembrava non aver udito le sue parole. Emily restò dov'era.

-Vale anche per voi.- precisò lui, puntando i suoi occhi glaciali sulle ragazze.

Emily incrociò il suo sguardo e parve offesa, ma alla fine uscì dalla stanza portando con sé la domestica e le sue lacrime e chiudendo la porta.

-Non sono dell'umore giusto per sopportarti.- lo avvertii. La verità era che l'idea di stare nuda e sola con lui nella stessa stanza m'imbarazzava parecchio.

Derek non rispose. Si chinò su di me e poggiò di nuovo la sua fronte sulla mia, come aveva fatto qualche minuto prima. Socchiuse gli occhi e mi osservò da vicinissimo. Era un po' inquietante, a dirla tutta.

-Non ti svegliavi.- disse sottovoce. Lo ripeté un'altra volta, così piano che lo sentii a malapena.

Forse se tu mi avessi lasciata andare mi sarei svegliata prima! pensai ricordando la sua presa nel sogno.

Non lo dissi a voce alta. Chiusi gli occhi e mi feci cullare per un po' dal suo respiro leggero sul mio viso.

Poi mi venne in mente Ryan, il sogno, tutto quel bianco. Desiderai ardentemente di essere altrove, in un luogo ben preciso.

-Derek.- sussurrai. -Voglio andare nel bosco. A casa mia.-

Si mise a sedere, interrompendo il nostro contatto. Mi guardò con freddezza e io mi preparai a un netto diniego.

-Va bene.-

-Voglio solo andare a prendere le mie cose! Avrò pure il diritto di rivedere il posto in cui sono cresciuta!- sbottai. La mia mente registrò in ritardo la sua risposta. -Eh? Che hai detto?-

-Ho detto che va bene. Andiamoci.-

Aveva accettato! Incredibile! Avrei voluto aggiungere "Veramente intendevo andarci da sola", ma sapevo che osare troppo era un rischio inutile. Se Derek Perfezione Scott voleva sporcarsi le scarpe nel bosco, erano affari suoi.

-Sul serio?- domandai tanto per essere sicura di ciò che avevo sentito.

-Non mi piace ripetermi.- rispose lui, duro e distaccato.

Al diavolo! Era pur sempre un sì!

***

Derek aveva fissato la partenza a venerdì e non ne aveva fatto parola con nessuno.

Nell'attesa del viaggio, passavo le giornate rintanata nella biblioteca a leggere un libro dopo l'altro e a divorare pasticcini. Da quando avevo avuto quell'incubo, non ero più rimasta sola. Mila, quella che si era preoccupata più di tutti, mi stava appiccicata ogni volta che poteva e andava nel panico se chiudevo gli occhi per un tempo superiore ai due millesimi di secondo. Un po' esagerata, certo, ma mi divertivo vedendola così tenera e piena di attenzioni per me. Emily, che si era sistemata in una delle camere degli ospiti, faceva di tutto per passare del tempo con me, mostrandosi amichevole e affettuosa come se fossimo state amiche per decenni. Purtroppo, nonostante non la odiassi, non riuscivo a farmela piacere. Persino Cole e Blake stavano più spesso con me -il primo solo quando non c'era Mila nei paraggi, ovviamente-.

Si aspettavano tutti che rotolassi per terra da un momento all'altro con la bava alla bocca. Un giorno provai a fargli presente che avevo avuto un incubo e che non mi ero presa nessuna malattia, ma loro mi ignorarono. Poco male, dopotutto apprezzavo la loro compagnia.

Ryan e io ci evitavamo quotidianamente. Non facevamo più colazione insieme e a pranzo e a cena ci sedevamo ai lati opposti della tavola, nemmeno ci guardavamo in faccia. Ogni tanto mi domandavo se esistesse davvero una corda trasparente che ci teneva legati.

Derek si vedeva poco in giro e, quando era presente, Emily monopolizzava la sua attenzione, provocandomi ondate di nausea. La preferivo di gran lunga quando non faceva tutte quelle moine.

Giunto il giovedì sera, Derek annunciò a cena la nostra partenza per il giorno seguente.

-Una gita in compagnia! Favoloso! Non sono mai stata a... Com'è che si chiama?- chiese Emily con entusiasmo.

-Old Rooster. Ma la nostra meta è il bosco, non il villaggio.- specificai.

-E tu non verrai, Emily.- aggiunse Derek. La ragazza impallidì.

-Mi lasciate qua, tutta sola?- domandò col broncio.

-Ci sarà Ryan con te. E Mila, Cole e Blake e tutti i miei dipendenti.-

Mio fratello non reagì a quella notizia. A differenza di Emily, lui non si aspettava un invito. Lei spostò lo sguardo da Derek a me.

-Andrete soli?-

-Sì.-

-Senza neanche le tue guardie del corpo, caro?-

-Già.-

Emily, palesemente offesa, non disse altro.

Ero rimasta sorpresa dalla scelta di Derek di non far venire Cole e Blake. Di solito erano le sue ombre.

Mangiai in fretta e mi ritirai nella mia camera. Ero elettrizzata all'idea di tornare nel bosco, di tornare a casa.

***

-Vieni vestito così?- chiesi a Derek il mattino seguente. Indossava una camicia bianca, dei pantaloni neri eleganti e scarpe lucide dello stesso colore. Un pinguino senza giacca, insomma.

Persino Emily arricciò il nasino delicato alla vista del suo amato. Se anche solo metà dei racconti dei suoi viaggi erano veri, lei sapeva benissimo che quello non era l'abbigliamento adatto a un'escursione nel bosco. Quando Derek incontrò i suoi occhi, però, la ragazza assunse un'espressione estasiata.

-Stai benissimo, tesoro!- squittì.

Diedi una testata alla carrozza, giusto per stordirmi abbastanza da tollerare quella scenetta melensa.

Mi schioccò un bacio sulla guancia e mi augurò buon viaggio. Con mio grande sollievo, fece lo stesso con Derek, tenendosi lontana dalla sue labbra. L'immagine di loro due soli nella stanza, incollati come sanguisughe... Brr.

Raggiungemmo la stazione e salimmo sul treno -dettaglio che smorzò il mio entusiasmo-. Entrammo in un vagone privato e prendemmo posto l'una di fronte all'altro. Non avevamo bagagli, sarebbe stata una veloce gita di una giornata, ma avevo un unico dubbio: cosa avremmo mangiato a pranzo?

Non glielo chiesi.

Il treno partì e ancora una volta fui attenagliata da quell'orribile e inspiegabile sensazione causata da un mezzo in movimento. Cercai di far conversazione per distrarmi.

-Perché non hai permesso anche agli altri di venire?-

Derek mi fissò, gelido. -Tu volevi che venissero?-

Effettivamente no. Il posto in cui eravamo diretti era la mia casa, il mio spazio privato, la culla del mio passato.

Scossi la testa. -E tu perché sei qui? Potevo andarci sola.- Sapevo benissimo che c'erano svariate risposte a quella domanda, tutte plausibili. Per non permettermi di scappare, ad esempio, o perché doveva rivalutare il progetto sul bosco.

-Sto tornando a casa, esattamente come te.- rispose.

Beh, non era precisamente la risposta che mi aspettavo. Derek aveva già rivendicato la proprietà della casa, ma ancora non ce lo vedevo in quella vecchia catapecchia. Forse era sua, ma non ci aveva mai vissuto realmente.

-Emily non sarà contenta.- mormorai, cambiando discorso. Pessima scelta. La sensazione del treno e la nausea che mi dava il pensiero di Emily avvinghiata a Derek erano un miscuglio decisamente poco azzeccato per migliorare il mio stato attuale. -Ho come l'impressione che non le vada a genio l'idea di te solo con un'altra ragazza.-

Sperai che lui mi dicesse qualcosa in più. Una spiegazione sul loro tipo di rapporto o sul perché non l'aveva ancora sposata. Naturalmente, fui delusa. Avrei dovuto chiederglielo direttamente.

-Perché non mi hai mai parlato di lei?- domandai a voce bassa. Alla fine avevo seguito il consiglio di Blake.

Distolsi lo sguardo dal suo per evitare di leggervi cose come "Il fatto che abbiamo parlato due volte o tre non significa che debba venire a raccontarti ogni cosa!" o "Non sono affari che ti riguardano". Se non voleva dirmelo non avrei certo insistito.

-Non ritenevo necessario informarti della sua esistenza.-

Il tono spavaldo della sua voce e la sua indifferenza mi spinsero a mandare all'aria i miei buoni propositi e ad attaccare. -Non ritenevi necessario dirmi che stai per sposarti?-

-Non sto per sposarmi.- puntualizzò.

-Hai una fidanzata!-

-Non proprio.-

-Ah, no? Allora devo essermi immaginata quella ragazza che gira per la villa baciando la terra su cui cammini! Baciando te!- sbottai.

Ok, Tessa, sei un'idiota! pensai tra me e me. Da dove saltava fuori quella scenata? La fidanzata di Derek era liberissima di baciarlo, anche se quel doppiogiochista sputaneve del suo futuro marito continuava a mettermi le mani addosso come se niente fosse. No, al diavolo! Dannatissimo Derek Scott! Non poteva comportarsi in quel modo! Questo non voleva dire che io provassi qualcosa per lui, certo che no. Ma i suoi modi di fare andavano contro ogni morale!

Stordita dal mio dibattito interiore, guardai fuori dal finestrino. Un'altra pessima idea.
Tirai le tendine e lanciai occhiate d'odio a Derek.

-Il fidanzamento tra me ed Emily non è mai stato ufficializzato.- spiegò.

-Hai detto a tuo padre che volevi sposarla!-

-Mio padre voleva che facessi una scelta. Ero un ragazzo, Emily era un'amica d'infanzia ed era la ragazza più bella di Zelum. Era normale che scegliessi lei. Ma lo feci con così tanta leggerezza che all'inizio non mi resi conto che lei era innamorata di me. La promessa di matrimonio che mio padre fece al suo creò un accordo. Il signor Gentry, un membro del Consiglio, cominciò a votare a favore degli Scott durante le riunioni. Quando presi il posto di mio padre, comunicai a Emily che non avevo intenzione di sposarmi. Mi chiese se il mio rifiuto era dovuto a un'altra donna e, quando le dissi che semplicemente non m'interessava il matrimonio, lei decise che avrebbe aspettato che m'innamorassi di lei. Poi Mara sposò Richard e io reagii male alle continue pressioni da parte di Emily, così lei partì. Ora che è tornata, spera ancora di farmi cambiare idea riguardo alle nozze.-

-Ma l'altra sera...-

-Ciò che hai visto l'altra sera era l'ennesimo tentativo di Emily di sedurmi. Lei mi ha baciato.-

-Lei ti ama...-

-Lo so, ma io non amo lei.-

-La stai illudendo! La farai soffrire!- Non era nelle mie intenzioni prendere le parti di Emily, ma vedere Derek che si approfittava di una ragazza mi faceva infuriare. Gentiluomo un corno!

Mi lanciò uno sguardo glaciale che raffreddò la mia ira. -Non la sto illudendo. Ho messo in chiaro le cose con lei fin da subito. Sa che sono stato con altre, sa che non mi considero impegnato. Non posso certo cacciarla, in fin dei conti è pur sempre la figlia di un alleato di famiglia nonché una mia amica. Trattarla male è fuori discussione, non lo farei mai e questo danneggerebbe i rapporti tra gli Scott e i Gentry. Deve capirlo da sola.-

Adesso molte cose quadravano. Per qualche strano motivo mi sentii sollevata e subito dopo provai pena per Emily. Un amore non corrisposto non doveva essere facilmente digeribile.

Nessuno dei due disse altro fino all'arrivo alla stazione di Cockscomb, una piccola città a nord di Old Rooster. In quest'ultimo non c'era alcuna stazione, quindi avremmo dovuto accontentarci di una bella scarpinata fino al bosco.

M'incamminai sicura verso sud-ovest, ma lo sguardo di Derek mi ghiacciò immediatamente. -Andiamo in carrozza fino a Old Rooster.-

-Certo, non sia mai che sua maestà si rovini le suole.- borbottai.

Dieci minuti dopo camminavamo tra le strade sporche e malandate di Old Rooster. Era quasi l'ora di pranzo e le persone camminavano a testa bassa coi cappelli larghi che le riparavano dal sole. Ogni tanto qualcuno si azzardava a sbirciare nella nostra direzione e i loro occhietti diffidenti mi riconoscevano.

-Guardano tutti da questa parte.- notò Derek.

-Credevo fossi abituato ad avere addosso gli occhi della plebe. E poi hai visto come sei conciato? Quei vestiti qui se li sognano.-

-A me lanciano qualche occhiata, ma è te che guardano.- puntualizzò. Speravo non se ne fosse accorto.

-Ehm... Mi conoscono.-

-Credevo che tenessi a distanza le persone.-

-Infatti. Ma è un po' difficile farlo quando devi intrufolarti in casa loro per derubarli.-

Fortunatamente, prima che Derek avesse il tempo di replicare, l'unico essere a Old Rooster per cui provavo simpatia mi venne incontro.

-Mr Bones!- M'inginocchiai e spalancai le braccia per accoglierlo non appena si fosse lanciato su di me. Cosa che fece due secondi dopo.

Risi mentre mi leccava la faccia e scodinzolava come un matto. Quanto mi era mancato! Dopo tanta tenerezza e tante feste, Mr Bones annusò Derek Scott e cominciò a ringhiare.

-Buono, cucciolone pulcioso! Capisco che non ti piaccia, ma se evitassi di morderlo mi faresti un favore.- dissi grattandogli dietro l'orecchio.

Derek si chinò e guardò il cane dritto negli occhi.

-Non c'è nessun ospedale da queste parti se dovesse azzannarti.- lo avvertii.

Lui m'ignorò e con un gesto ordinò a Mr Bones di sedersi. Il cane ubbidì. Dunque quell'aura di potere aveva effetto anche sugli animali! Dannato Derek Dalle Mille Risorse Scott!

Non lo degnò di una carezza e riprese a camminare. Lasciai Mr Bones lì, un po' delusa dalla sua sottomissione, e seguii Derek. Superammo la periferia del villaggio e giungemmo ai confini del bosco.

-Sai la strada?- domandai senza guardarlo.

-Sì, perché?-

Non risposi. Iniziai a correre e m'inoltrai nel bosco, impaziente di arrivare per prima alla radura. Mi muovevo agile e veloce tra gli alberi, i miei piedi conoscevano alla perfezione quel terreno, i punti in cui era più sconnesso, i ceppi sradicati, i rami sporgenti... Era il mio territorio, non aveva segreti per me.

Sentii lo scroscio del fiume, il profumo dei fiori e delle bacche, il venticello che sussurrava tra le fronde e il canto degli uccelli. Corsi ancora più svelta, godendomi la rinnovata sensazione di libertà e l'odore della terra fertile che mi inondava le narici.

Raggiunsi la radura e mi fermai di colpo.

Ero a casa.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top