14 - La sposa perfetta
-La futura sposa di Derek Scott?- domandai, incredula.
Mila annuì. -Si chiama Emily Gentry, è un'amica d'infanzia del padrone. Suo padre è un membro del Consiglio del Cielo. Sono promessi sposi da quando erano adolescenti. Avrebbero dovuto sposarsi anni fa, ma, dopo tutta la faccenda di sua sorella, il padrone ha deciso di rinviare e la signorina Gentry di partire.-
Immaginai Derek chiederle la mano, inginocchiato. L'idea di lui che chiedeva qualcosa era già improbabile, ma lui che chiedeva qualcosa in ginocchio era praticamente impossibile.
-Lui le ha chiesto di sposarlo?- domandai.
-Non esattamente. Il signor Scott... Voglio dire, Albert Scott, il padre del padrone, disse al figlio che un giorno avrebbe dovuto sposare una fanciulla di nobili origini, possibilmente figlia di un membro del Consiglio. Sai, questo genere di cose crea alleanze. Il padrone rispose che se proprio doveva, avrebbe scelto Emily Gentry. Il giorno dopo il signor Albert comunicò le intenzioni del figlio al padre della ragazza. Le nozze, però, non si sono ancora celebrate.-
Fissai a lungo il pavimento, che per qualche strano motivo sembrava girare.
-Capisco.- dissi. Indossai camicia e pantaloni.
-Tessa... Che stai facendo?-
-Mi sto vestendo.-
-Ma... Non credi di dover essere più presentabile? Devi far vedere al padrone che non se ne fa niente di quella Gentry se ha una come te!-
Mila arrossì vistosamente. -Non... Ehm... Non che sia nulla che non va nella signorina Gentry, certo... Uhm... Pensavo solo che...- aggiunse.
-La tua testolina sta di nuovo vagando nei meandri dell'assurdità, Mila. Emily Gentry non è la mia rivale. Lei e Derek si sposeranno, e io non c'entro nulla in tutto questo.- affermai con meno convinzione di quanto sperassi.
La domestica non rispose. Chinò rispettosamente il capo come cenno di saluto ed uscì dalla mia stanza.
Calzai gli stivali ed evitai accuratamente lo specchio prima di uscire e raggiungere la sala da pranzo. Non m'importava di questa Emily Gentry né del suo futuro matrimonio con Derek. E neanche di Derek. Forse. No, sicuramente!
Entrai nella sala. Tutti i presenti erano in piedi: Cole e Blake -da quando si univano a noi a pranzo?- erano accanto alla porta, Ryan e Derek, invece, erano vicino alla tavola e conversavano amabilmente con una donna.
Emily Gentry.
Era alta e indossava un vestito viola scuro, con un corsetto strettissimo che le risaltava la forma dei seni e dei fianchi e una gonna impreziosita con delle pietre colorate. I capelli erano lunghissimi e ricci, di un bel color cioccolato. Il viso era un ovale perfetto, il naso all'insù e le labbra carnose colorate di rosso, il collo e i polsi arricchiti con gioielli dall'aria costosa. La forma allungata dei suoi occhi color nocciola e la pelle naturalmente dorata, come scurita dal sole, le davano un aspetto esotico e invitante. Era bella da mozzare il fiato.
Nessuno a parte i due tirapiedi mi aveva notata, così mi avvicinai a loro.
-Lei è Emily Gentry?- bisbigliai indicandola.
Cole annuì.
-Bella, eh?- suggerii, cercando un loro giudizio.
-Sexy, vorrai dire.- specificò Blake.
-Il genere di donna che speri di vedere ogni giorno... E ogni sera.- aggiunse Cole, con voce provocatoria.
-Il padrone è fortunato.- disse Blake sospirando.
-Eccome. Venderei mia madre pur di sposare quella donna!-
Sospirai. Come biasimarli? Era stupenda!
-Anch'io la sposerei.- ammisi in tono triste e sconfitto.
Blake trattenne una risatina e Cole sorrise. Montagna-Cole, colosso con l'espressione di pietra... Aveva sorriso! La presenza di Emily Gentry doveva averlo deviato.
-Dovrai intrufolarti nella stanza del padrone molto più spesso se vuoi tener testa a quella.- disse il gigante sorridente.
Tener testa ad Emily Gentry? Avevo cose ben più importanti a cui pensare!
I suoi occhi incontrarono i miei e la sua bocca si allargò in un sorriso a trentadue denti. Denti drittissimi e bianchissimi, ovviamente.
-Tu devi essere Tessa!- intuì a gran voce. Derek e Ryan seguirono il suo sguardo, voltandosi verso di me.
Emily mi venne incontro e mi offrì una mano guantata da stringere. -Sono Emily, è un piacere conoscerti!-
Poche battute e pochi gesti mi bastarono per capire che proprio non mi piaceva. I suoi modi erano leziosi, il sorriso forzato e la simpatia troppo ostentata. Ora che era più vicina, rivalutai il suo aspetto. Certo, era bella da morire, ma la sua bellezza era quasi volgare, accentuata da pose innaturali e troppa carne in vista.
Non le strinsi la mano.
-Tessa.- mi presentai.
Emily lasciò ricadere il braccio lungo un fianco e mi squadrò da capo a piedi e viceversa con intensa curiosità.
-Avevi ragione, amore mio. È una tipetta assai particolare.- disse senza smettere di sorridere.
Fermi tutti! Amore mio?! Parlava con...
-Non sai quanto.- intervenne Derek.
Sollevai entrambe le sopracciglia e serrai la bocca per evitare che la mia mandibola precipitasse sul pavimento.
Cinque minuti dopo eravamo tutti seduti a tavola. Derek era nel posto d'onore, Emily e Ryan ai suoi lati e io accanto a mio fratello.
I camerieri servirono gli antipasti ed Emily cominciò a raccontare dei suoi viaggi nel Continente alla riscoperta di se stessa, di quanto le fosse piaciuto conoscere gente nuova e tante altre storie che facevo finta di ascoltare con interesse.
-Ma non importava quanto lontano andassi, volevo sempre ritornare a Surn. Da te, tesoro.- concluse con voce smielata. La sua mano si posò con disinvoltura sulla spalla di Derek.
Ogni suo gesto era calcolato: il modo in cui inclinava la testa come un cucciolo, le pause tra un battito di ciglia e l'altro, il tono sdolcinato e le labbra che sporgevano come imbronciate.
Davvero una persona del genere era amica di Derek Scott?
-Forse è arrivato il momento di sposarci, caro. Non credi?- suggerì quando i camerieri servirono un'altra portata.
Una strana sensazione allo stomaco mi costrinse a metter giù la forchetta. Nausea.
-Emily, ti ho già spiegato la situazione. Non è il momento adatto.- rispose Derek.
"Emily", non "amore" o "cara" o "tesoro". Nessun nomignolo, meno male.
-Non lo è mai.- mormorò tristemente lei.
Derek posò una mano sulla sua. Proprio lì, davanti a tutti, sul tavolo.
-Mi dispiace.- si scusò.
-Tessa, stai bene?- domandò mio fratello, preoccupato. -Sei... Verde.-
Mugugnai qualcosa d'incomprensibile persino alle mie orecchie e poggiai i gomiti sul tavolo per reggermi la testa con le mani.
-Tessa? Tuo fratello ha ragione, hai uno strano colorito... Hai bisogno di qualcosa?-
Posai lo sguardo su Emily che mi aveva appena offerto il suo aiuto.
-No, grazie.- Mi alzai in piedi.
-Dove vai?- chiese Ryan.
-A vomitare.- Uscii di corsa dalla sala da pranzo e raggiunsi i giardini per prendere aria.
Non vomitai sul serio, ma la sensazione era quella. Mi distesi sul prato verde e permisi al sole di accarezzarmi il viso. Respirai a fondo per cacciar via il senso di nausea, ma fu inutile.
-Tessa! Tessa!- qualcuno mi chiamò. Non feci alcuno sforzo per rispondere. I passi si fecero sempre più vicini finché una faccia familiare oscurò la mia.
-Trovata.- Era Blake.
-Vai via.-
-Non posso, il padrone mi ha detto di cercarti.-
Sollevai un sopracciglio. -Derek era troppo impegnato per scomodarsi e venire a cercarmi da sé?-
Blake si sedette accanto a me e sorrise. Sembrava divertito. Non avevo mai fatto attenzione al suo aspetto prima d'ora: era alto quasi quanto il suo collega e altrettanto massiccio, i capelli scuri gli ricadevano a ciocche scomposte sul viso appuntito dove due occhi grigi e un po' infossati mi scrutavano.
-È normale che tu sia gelosa.-
-Non sono gelosa.- ribattei.
-Per questo sembravi sul punto di vomitare addosso ad Emily quando Derek le ha stretto la mano? Solo perché non sei gelosa?-
Gli lanciai un'occhiataccia, ma lui continuò a guardarmi con un'espressione divertita.
Sospirai.
-Lei è così... È il genere di donna che ti aspetti di vedere a fianco di uno come Derek.- ammisi.
-Lo pensi davvero?- domandò Blake, anche se aveva tutta l'aria di conoscere già la risposta.
Mi misi a sedere e portai le ginocchia al petto. Negli ultimi tempi erano successe così tante cose che non mi ero fermata a riflettere seriamente sulla mia relazione con Derek.
Inizialmente eravamo rapitore e prigioniera. Poi qualcosa era cambiato e, in un modo o nell'altro, avevo scoperto che eravamo due spiriti affini. L'odio per Richard e la brama di vendetta ci avevano uniti. Ma era solo questo che ci teneva attaccati?
Ricordai i nostri abbracci e le fugaci carezze, la vicinanza dei nostri corpi durante le notti in cui avevamo condiviso lo stesso letto, il suo profumo e i suoi sguardi, i rari momenti in cui si apriva con me.
Era come se una forza invisibile mi attirasse nella sua direzione e mi facesse pregare per il suo tocco. Io, che per anni mi ero tenuta lontana dai rapporti umani, cercavo disperatamente un contatto con lui.
No, eravamo legati da qualcosa di più dell'odio e della vendetta. Ma non ero sicura di cose fosse quel qualcosa.
Mi chiedevo, però, se anche Derek avvertisse quella sintonia. Lui e quella sua cattiva abitudine di cambiare umore da un momento all'altro come se nulla fosse mi mandavano in bestia!
Ed ecco che spuntava all'improvviso questa Emily Gentry, la sua futura sposa! Ripensare a come si erano sfiorati con totale nonchalance mi dava il voltastomaco.
Ma un'altra cosa mi infastidiva più della loro relazione apparentemente intima.
-Derek non mi ha mai parlato di lei.- mormorai.
-E ti sei chiesta perché?-
-Forse perché gli piace tenere un piede in due scarpe?- ipotizzai con una punta di veleno. Non ero un'esperta in amore, ma ero certa che la futura mogliettina di Derek non avrebbe apprezzato l'idea che io dormissi tra le braccia del suo fidanzato. Derek, d'altro canto, non sembrava curarsene.
Blake scoppiò a ridere. -Penso proprio che dovresti chiedere chiarimenti al diretto interessato.-
Sbuffai e lo guardai di sbieco. Non avevo mai provato una gran simpatia nei suoi confronti e quella chiacchierata mi aveva confusa ancora di più riguardo alla "questione Derek". Avrei dovuto parlarne con Mila, non con lui.
-Questa conversazione non fa di te il mio confidente o niente di simile, sappilo.- sentenziai.
Sorrise e mi fece l'occhiolino. Da quando si prendeva tante libertà?
-Lo so. Sto solo eseguendo gli ordini.-
***
Per tutto il pomeriggio evitai sia Derek sia Emily -che a quanto pare aveva deciso di fermarsi qualche giorno nella villa-.
Dato che non avevo intenzione di presentarmi a cena quella sera, chiesi a Mila di portare una merenda abbondante. La domestica ubbidì e mi abbuffai di dolci e tartine sotto le sue occhiate di disgusto e disapprovazione.
Sazia e soddisfatta, mi distesi sul letto e chiusi gli occhi, gustandomi i piaceri dell'ozio.
-Le persone come Emily Gentry non si sognerebbero mai di mangiare in quel modo.- disse Mila con tono accusatorio. Seguì il solito rossore sulle gote.
-Ti sembro una persona simile a Emily Gentry?-
-No, affatto.-
-Appunto. Lei ed io siamo due opposti: Emily è una nobile, bella da impazzire e chiunque sano di mente si accorgerebbe che è il miglior partito che si possa desiderare; io sono... Beh, sono io.-
-Tempo fa Cole mi ha parlato di lei.- Aprii un occhio giusto in tempo per sbirciare Mila che s'incupiva nel pronunciare il nome del suo ex-amante. -Disse che Emily ha sempre amato il padrone e ha cercato in tutti i modi di piacergli ed entrare nelle sue grazie.-
-Davvero? Non lo avevo notato.- commentai sarcastica.
-Tessa, io penso che il padrone non ricambi i suoi sentimenti.- affermò seriamente.
-Ti sbagli. Hai detto tu stessa che è stato lui a sceglierla, ricordi? Inoltre a pranzo sembravano molto affiatati. Direi quasi che son fatti l'uno per l'altra.-
-Deve esserci una spiegazione. Il padrone non vuole lei, te lo assicuro.-
-Hai torto, Mila. Possiamo parlare d'altro? Non vorrei che mi tornasse la nausea.-
Mila sospirò. -Sei così cocciuta.-
Aprii gli occhi per assistere alla solita scenetta in cui la domestica arrossiva e si correggeva, ma fui sorpresa. Per la prima volta da quando l'avevo conosciuta, il suo viso rimase impassibile e serio.
Forse fu proprio quella sua mancata reazione a spingermi, tre ore dopo, ad andare a trovare Derek nella sua stanza.
Percorsi velocemente il corridoio e mi fermai davanti alla porta nera, dove Cole e Blake facevano la guardia.
-Ti sconsiglio di entrare.- mi avvertii Cole. Blake gli lanciò uno sguardo d'intesa e poi posò i suoi occhi grigi e compassionevoli su di me. Che diavolo prendeva a quei due?
-Che ne dite di saltare la parte in cui scavalco la vostra autorità e mi lasciate entrare senza ulteriori indugi?- proposi con un sorriso minaccioso sulle labbra.
I due scagnozzi si scambiarono un'altra occhiata prima di farsi da parte.
-Noi ti abbiamo avvertita.- disse Cole.
Ignorai il loro strano comportamento e aprii la porta. Osservai la scena che mi ritrovai davanti con occhi attoniti.
Derek era in piedi e indossava dei morbidi pantaloni e una camicia sbottonata, i capelli era bagnati come se avesse fatto il bagno da poco. Attorno al suo collo, in una stretta degna di una piovra, c'erano delle braccia dorate; attaccate alle sue labbra, c'erano quelle di Emily.
-Dio mio, Emily...- cominciò Derek staccandosi da lei, ma s'interruppe quando si accorse della mia presenza. I suoi occhi verdi, colmi di sorpresa -un'espressione piuttosto rara da cogliere nel suo viso-, incrociarono i miei.
Emily seguì il suo sguardo e mi vide. -Tessa!- esclamò con stupore.
Imbambolata, continuai a fissarli.
-Ti serve qualcosa?- domandò lei con la sua voce sdolcinata. Non risposi.
Emily spostò il suo sguardo da me a Derek e viceversa e per un attimo la sua espressione mutò in qualcosa d'incomprensibile. Si allontanò da lui e si mise al centro della stanza.
-Scusatemi, credo di...- mi schiarii la gola, per ritrovare un minimo di dignità nella mia voce. -... aver interrotto qualcosa.-
-Non fa niente, tranquilla. Cercavi Derek?- chiese Emily, sorridendo.
Guardai Derek, ancora immobile, e deglutii. -Sì. Volevo solo chiedergli quando avrà luogo la prossima riunione del Consiglio di Surn.- mentii.
-Tra due settimane.- rispose prontamente lui. I suoi occhi erano tornati freddi e imperscrutabili.
-Capisco. Grazie. Ora vado, scusatemi ancora.- dissi a bassa voce.
-Aspetta! Vengo con te. Stavo giusto pensando di fare una passeggiata serale nei giardini, vuoi farmi compagnia?- propose Emily.
Nella mia testa urlai a gran voce un secco "No!", ma la mia bocca pronunciò un remissivo "Sì".
Uscimmo insieme dalla stanza e superammo le facce perplesse di Cole e Blake per recarci nei giardini. Emily mi guidò in un gazebo fiorito e si accomodò su una delle sedie di legno.
-Ah, quanto mi piace l'aria fresca della sera! Caccia via i brutti sentimenti, non trovi?-
-Mhm.- annuii.
-Sai, se non fossi entrata tu probabilmente io e Derek avremmo litigato.- disse con un velo di tristezza.
-Perché?- domandai. Non volevo saperlo, ma lei sembrava in vena di confidenze tra ragazze. Io no, per niente.
-Continua a rifiutarmi. Rimanda il nostro matrimonio, è disattento, non si cura di me. Non fa altro che ferirmi.- la sua vocina mielosa e abbattuta era sincera. Un po' mi sentii in pena per lei.
-Lo amo così tanto che aspettare le nozze è un'agonia pura! Non riesco a capirlo... Dice di essere occupato e che non può sposarsi adesso, che gli dispiace ma dovrà allungare l'attesa.- continuò, infelice.
-Io non so se sono più disposta a credergli. Sono passati due anni da quando sua sorella l'ha abbandonato per andare a vivere con Richard Molloy, è l'ora che si riprenda. Dovrei essere io a renderlo felice, no? Ma lui non me lo permette. Dev'esserci qualcos'altro sotto, ma non so cosa.- Emily mise il broncio e incrociò le braccia sul petto. Anche così era straordinariamente carina.
Ad un tratto i suoi occhi s'illuminarono e mi guardarono speranzosi. -Tu hai idea di cosa possa essere? Di cosa stia bloccando il mio Derek?-
Esitai, spiazzata dalla domanda improvvisa. Mi guardai attorno e mi resi conto che era lo stesso gazebo dove Derek mi aveva attirata a sé diverse sere prima.
-No.- risposi incerta.
Un minuscolo guizzo dei suoi occhi mi turbò. Per un secondo, solo per un secondo, c'era stato qualcosa di maligno nel suo sguardo.
-Ma certo, che sciocca che sono! Certo che non puoi saperlo, sei qui da così poco!- si batté una mano sulla fronte e sorrise scuotendo la testa.
Forse l'avevo giudicata male. Ora che Derek non era nei paraggi, Emily sembrava molto più sciolta e i suoi movimenti erano naturali e spontanei. Lì, da sola con me, non doveva piacere a nessuno. Poteva essere se stessa.
-Ti ho annoiata coi miei monologhi deprimenti, perdonami. So che stai attraversando un brutto periodo e io sto qui a lamentarmi dei miei problemi amorosi... Sentiti libera di confidarmi tutto ciò che desideri, d'accordo?- disse con un sorriso gentile.
Annuii distrattamente. La sua bellezza e la sua rinnovata simpatia mi scombussolavano. Era quasi gradevole. Non c'era da stupirsi se Derek Scott l'aveva scelta come sua sposa.
Emily si alzò in piedi e si stiracchiò come una gatta. -È ora di fare la nanna.- annunciò allegramente.
Poggiò le mani sulle mie spalle e il suo sorriso si allargò a dismisura. -Credo proprio che diventeremo ottime amiche!-
Ahimè, non potevo essere più in disaccordo di così.
***
Tornai nella mia stanza e vidi mio fratello seduto sul letto. I suoi occhi da fanatico mi misero subito in allerta. Perfetto, pensai, concludiamo questa giornata in bellezza.
-Che ci fai qui, Ryan?-
-Devo parlarti.- Brutto, bruttissimo segno. Mio fratello non era tipo da discorsi o decisioni importanti, e ciò voleva dire che quando pronunciava quelle due paroline aveva in mente qualcosa di straordinariamente stupido o assurdo.
L'ultima volta a quella frase ne era seguita un'altra palesemente ridicola: "Voglio provare ad addestrare un lupo". Gli avevo risposto che se voleva morire c'erano modi più veloci e indolori dell'essere sbranati da un predatore dei boschi.
Mi sedetti accanto a lui e gli feci cenno di parlare.
-Voglio incontrare Richard Molloy.- disse con voce tremula. Mi aspettavo di peggio.
-Lo incontreremo di nuovo, stanne certo.-
-Voglio incontrarlo da solo.-
Ah. Avevo tirato un sospiro di sollievo troppo in fretta. Improvvisamente l'idea di addomesticare un lupo non mi sembrava più così pericolosa.
-Non se ne parla.-
-Oggi Emily ha parlato di Ronald Molloy, mio padre. Il mio vero padre. E adesso voglio saperne di più. L'unico che può rispondere alle mie domande è mio zio.-
Di nuovo quella parola. Zio.
-Puoi parlare benissimo con Richard anche in mia presenza. Non ha senso un incontro privato.-
-Davvero, Tessa? Ieri ti sei avventata su di lui come una belva inferocita!- alzò la voce e le sue guance si tinsero di rosso per l'agitazione.
-Lo stai difendendo!- notai, incredula. -Ti ha dato di volta il cervello?!-
-Non lo sto difendendo! È solo che sei esagerata! Dio mio, non siamo più nel bosco, smettila di comportarti come una selvaggia!- scattò in piedi e mi fissò con gli occhi azzurri sgranati e il respiro corto.
Non potevo credere alle mie orecchie. Quello non era il mio Ryan, il mio dolce Ryan...
-Ha fatto uccidere nostra madre.- gli ricordai in un sussurro.
-Lo so bene e lo odio per questo, ma Richard è pur sempre mio zio, l'unica persona che può darmi risposte sul mio passato. Non so neanche di cosa sia morto mio padre! Non l'ho mai conosciuto, diamine! Perché non riesci a capire? Hai covato rancore per quattordici anni, la vendetta potrà aspettare ancora un po'.-
-Eugene e Josephine ti hanno cresciuto. Cos'altro c'è da sapere sul tuo passato?- chiesi, esasperata.
-Quella era la tua famiglia, Tessa, non la mia! Io potevo avere una vita diversa, una vita migliore della tua! E posso ancora averla!- gridò.
-È di questo che si tratta, Ryan? Una vita migliore fatta di agi e ricchezze?- dissi con amarezza. -L'uomo che chiami zio è lo stesso che ci ha costretto a sopravvivere da soli in un bosco!-
-No. Tu, tu ci hai costretti a vivere nella miseria! Se solo tu non ci avessi esclusi dal mondo, le cose sarebbero andate diversamente! Mi hai cresciuto piantando in me un odio che non mi apparteneva, forzandomi ad amare e vendicare dei genitori di cui non conservo alcun ricordo. Siamo diventati emarginati solo perché tu lo hai voluto, Tessa. Ora che ho la possibilità di capovolgere la situazione, dovresti essermi grata!-
-Sei confuso. Non pensi davvero queste cose. Tu non sei così.- dissi con voce incrinata.
-Che ne sai tu di chi sono? Non sei neanche mia sorella!- urlò.
Si portò la mano alla bocca, come se si fosse reso conto di ciò che aveva detto solo in quel momento. Ma ormai era troppo tardi, il danno era stato fatto.
Ryan era un ragazzo fragile ed emotivo che si lasciava guidare dal corso degli eventi. Potevo capire che in quella situazione caotica lui si sentisse disorientato, ma avevo sempre creduto che in mezzo al dolore e alla confusione il suo solido appiglio fossi io.
Invece mi ero sbagliata. Mi sentivo delusa, ma soprattutto ferita. Una parte di me scomparve con l'eco delle sue ultime parole.
Mi alzai dal letto e lo guardai dritto negli occhi, gli stessi che avevano riempito le mie giornate per quattordici anni. Adesso, però, erano cambiati. La pura innocenza che li aveva caratterizzati per tutto quel tempo si stava lentamente sbiadendo, lasciando il posto a qualcosa di più oscuro.
Mio fratello sostenne il mio sguardo per qualche secondo prima di distogliere il suo.
Uscii dalla stanza senza guardare indietro.
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