11 - Andrà tutto bene

Richard Molloy.

La prima cosa che pensai fu che era spaventosamente simile a mio fratello, solo più invecchiato.

La seconda, che ero felice di indossare scarpe coi tacchi nonostante i miei piedi le odiassero. Quei centimetri in più mi permisero di guardarlo dritto negli occhi.

-Salve- salutò educatamente. La sua voce era soave e gradevole, con un accento familiare.

Nessuno rispose.

-Derek, penso che tu debba fare le presentazioni.-

Non staccai gli occhi da quelli di Richard, ma con la coda dell'occhio vidi l'espressione dura e fredda di Derek Scott mentre richiudeva la porta e tornava da noi.

-Siamo qui per questo, Richard.- Indicò me e mio fratello con una mano. -Permettimi di presentarti Tessa Farrell e suo fratello Ryan.- Passò qualche secondo. -Ragazzi, lui è Richard Molloy.-

Non specificò il cognome di Ryan e, a giudicare dalla consapevolezza che lessi negli occhi del nostro avversario quando l'osservò attentamente, non ce n'era bisogno. Riconoscere un Molloy era piuttosto facile.

L'espressione di Richard mutò impercettibilmente quando spostò lo sguardo su mio fratello, ma appena tornò su di me era di nuovo gentile e tranquilla.

Istintivamente gli offrii la mano e lui si chinò per posare un delicato bacio sul guanto di seta. Il baciamano non rientrava nelle mie abitudini, ma sentivo di aver fatto la cosa giusta. Non volevo che mi vedesse come una selvaggia dei boschi, preferivo che mi considerasse sul suo stesso piano. Una donna di potere.

Vederlo inchinato, così vulnerabile e remissivo, mi diede una certa soddisfazione.

Striscerai come un verme, Richard Molloy, e allora potrai baciare anche i miei piedi prima che io ti schiacci.

-Lieto di conoscervi.- disse sorridendo. Se il nostro incontro lo aveva scosso, non lo dava a vedere. Era un bravo attore o un completo idiota?

Ritirai la mano e tentai di afferrare alla cieca quella di mio fratello prima di accorgermi che era stretta in quella di Richard.

Lasciala, pensai, prima che ti trascini giù.

Dopo quella stretta, durata più del dovuto, né io né Ryan proferimmo parola. Io ero troppo impegnata a memorizzare ogni singolo centimetro di Richard Molloy: aveva i capelli corti biondo oro e un pizzetto dello stesso colore, il viso allungato e gli zigomi alti, le labbra piene e rosa e infine gli occhi della stessa forma e dello stesso colore di quelli di mio fratello.

-Temo di aver messo in soggezione i tuoi amici, Derek. Quindi lo chiedo a te: perché mi hai portato qui?-

-Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere incontrare il tuo nipotino dopo tanti anni.-

-Supposizione azzeccata, direi. Sono molto contento di vederlo in salute.- Mentire così spudoratamente era legale?

-E io che credevo che lo volessi morto!- dissi con finto sollievo e un sorriso velenoso stampato sulle labbra.

Mi rivolse uno stupido, odioso, patetico e gentile sorriso. -Lascia che mi complimenti con te, signorina Tessa. Hai fatto un ottimo lavoro con tuo fratello: ha un aspetto impeccabile. Sarei curioso di sapere i dettagli della vostra vita, ma purtroppo non ho tempo adesso.-

Blake e Cole bloccarono la via d'uscita, mettendosi in mezzo tra lui e la porta.

-Derek, puoi dire ai tuoi uomini che non ho intenzione di scappare. Dimmi cosa credi di ottenere con questa farsa e facciamola finita.- Non c'era traccia d'irritazione nella sua voce, semmai sembrava stanca.

-Smettila di fingere, Richard. Tutti sanno a chi spetta il patrimonio di tuo fratello. Ora, io ho l'erede e tu l'eredità: cosa penserebbero gli abitanti di Surn se venissero a sapere che Ryan è vivo?-

Il sorriso morì sulle labbra di Richard. I suoi occhi si strinsero e diventarono seri e attenti.
Quelli di Derek erano glaciali come al solito.

-Perché non hai già reso pubblica la notizia? Vuoi minacciarmi?-

-No, preferisco giungere ad un compromesso.-

-Bene.- tornò a sorridere. -Tutto ciò che desideri.-

Nessuno notò l'esitazione di Derek Scott, a parte me. Sapevo cos'avrebbe detto ancor prima che lo dicesse.

-Per prima cosa, voglio vedere Mara.-

Il sorriso di Richard si allargò. -Tutto qui? Siete fratello e sorella, potete vedervi quando vi pare!-

-Ma sul serio la gente dà peso alle tue parole?- domandai, incapace di trattenermi.

Si voltò verso di me, guardandomi con occhi curiosi. Si avvicinò e prese tra le dita una ciocca dei miei capelli. -Assomigli molto a tuo padre. Povero Eugene, che brutta sorte...-

-Come osi, stupido ipocrita!- Sollevai un pugno, pronta a colpire, ma Derek afferrò la mia mano prima che potessi sbatterla sulla faccia da idiota di quel Molloy.

I suoi occhi verdi incontrarono per un istante i miei, congelando la mia rabbia. Abbandonò la presa e io strinsi i pugni lungo i fianchi, abbassando lo sguardo.

-Allontanati da lei.- ordinò a Richard, il quale teneva ancora le punte dei miei capelli tra le dita.

Richard Molloy sgranò gli occhi prima di ubbidire. Il suo sguardo puntò Derek, me e le nostre mani, e un attimo dopo essere indietreggiato, il suo sorriso si trasformò in un ghigno orribile.

-Hai lo stesso caratterino di Josephine.- disse mostrando i denti.

Non replicai, o quantomeno non a voce alta. Se avesse potuto leggermi nel pensiero, avrebbe imparato tante paroline poche educate che non si sentono spesso nelle case dei nobili.

-Devo andare. È stato un piacere fare la vostra conoscenza. Spero che la prossima volta anche mio nipote mi rivolga la parola. Comunque, siete tutti invitati a casa mia, a Rout Orbis, sabato prossimo. La vostra prima richiesta sarà accontentata e potremo discutere meglio dell'intera faccenda.-

Si congedò con un inchino e passò oltre Blake e Cole, sparendo dietro la porta.

Non appena se ne fu andato, abbracciai mio fratello. -Oh, Ryan!- sospirai.

Era pallido, silenzioso e frastornato. Ricambiò l'abbraccio, ma non mi rivolse la parola.

Nessuno parlò fino al ritorno.

***

Sia io che mio fratello saltammo il pranzo e tornammo nelle nostre camere.

Mi sentivo arrabbiata, triste, confusa. Avrei voluto Ryan al mio fianco in quel preciso istante, ma lui si era chiuso in un ostinato silenzio. Distesa sul letto, abbracciai un cuscino.

Derek aveva ragione: Richard Molloy non era un uomo comune. Non era andato nel panico quando ci aveva visti, né aveva dato di matto quando Derek aveva proposto un compromesso. Sembrava così sicuro di sé da non temere niente. Gentilezza, cordialità ed educazione erano solo il risultato di un ammasso di bugie. Per quanto disprezzassi la sua falsità, non mi era difficile comprendere il motivo per cui la gente veniva abbindolata dal suo modo di fare.

Tutto ciò che avevamo ottenuto era un invito a casa sua.

Bene, pensai, avrò l'opportunità di appiccare un incendio.

La prima richiesta di Derek era stata quella di vedere Mara. Non un'abdicazione al Consiglio da parte di Richard, né soldi, né favori, né niente che riguardasse Surn. Il suo primo pensiero era sua sorella.

Qualcuno entrò nella mia stanza. Indovinai subito chi fosse quel qualcuno: l'unico che non si prendeva la briga di bussare alla porta di una ragazza.

Trovai la sua presenza lì piuttosto insolita. Normalmente ero io quella che si intrufolava nella sua camera senza permesso.

Sprofondai la faccia nel cuscino e sentii Derek sedersi sul bordo del letto, vicino a me.

Mi accarezzò dolcemente i capelli e tentai in tutti i modi di ignorare i brividi provocati dal suo tocco. Ci riuscii quando ripensai a come aveva fermato il mio pugno. Perché mi aveva impedito di colpire Richard Molloy?! Quel tizio aveva bisogno di ricevere una punizione per la sua idiozia!

Alzai di scatto la testa e aprii la bocca per dire qualcosa, ma la richiusi subito. Derek mi guardò con un'espressione indecifrabile sul viso che mi tolse il fiato.

-Tessa...- pronunciò il mio nome con voce bassa e profonda.

Prese le mie mani tra le sue e con estrema delicatezza le privò dei guanti bianchi. Ora la mia pelle nuda e rovinata era esposta, le cicatrici lucide e ben visibili.

Quella non era l'unica parte del mio corpo ricoperta di segni. Avevo cicatrici più o meno ovunque, come ricordi indelebili della mia vita nel bosco, ma quella era la più malconcia.

Derek posò le labbra sulle mie mani e le baciò.

Ogni bacio mi dava un brivido che risaliva per il braccio fino alla spalla, e poi giù per la schiena. Fui inondata dalle sensazioni che solo Derek riusciva a scaturire in me e non ne riconobbi nessuna. Questa volta, però, non ebbi il coraggio di sottrarmi al suo tocco.

I baci cessarono e lui alzò lo sguardo su di me. Infilò le dita tra i miei capelli e mi attirò a sé. Avrei voluto fare lo stesso avvolgendo le braccia attorno a lui, ma ero come paralizzata. I nostri visi erano vicinissimi, i suoi occhi erano due punte di ghiaccio che penetravano all'interno dei miei. Non provai il solito gelo nelle vene, bensì un rinnovato calore. Le sue labbra erano a un soffio dalle mie...

-Non permettere mai più a quell'uomo di sfiorarti.- disse con voce atona.

Socchiuse gli occhi e si allontanò da me.

Trattenni a stento un lamento quando il contatto tra noi s'interruppe. Maledetto, maledettissimo Derek Scott! Odiavo il modo in cui il mio corpo reagiva al suo tocco, infiammandosi e vibrando sotto le sue mani. Riusciva a cancellare qualsiasi pensiero razionale dalla mia testa, facendomi sentire una completa idiota.

Come se non bastasse, tutto ciò non mi dispiaceva affatto.
Stupida, stupidissima me!

E quella frase... che significava? Non c'era bisogno che mi dicesse cosa fare, sapevo badare benissimo a me stessa!

Si schiarì la gola. -Hai già pensato a cosa vorresti chiedere a Richard?-

-Eh?-

-Sveglia, Tessa. Avrai pure delle domande da fargli.-

Cosa avevo detto? Corpo in fiamme? Fiamme un corno! Quell'uomo era un misto di ghiaccio, arroganza e insolenza!

Però aveva ragione: c'erano tante domande che avrei voluto fare a Richard Molloy. Ma da quale iniziare?

-Non lo so ancora.-

Aspettò qualche minuto prima di uscire dalla stanza senza aggiungere altro.

C'era qualcosa che non andava in lui. Prima mi trattava come... come cosa? Come un'amica? Come una confidente? E dopo tornava ad essere il solito Derek di ghiaccio. Magari soffriva di doppia personalità.

Poco importava, perché tanto lo odiavo. Beh, forse non era proprio odio. Odio era quello che provavo per Richard Molloy. Richard e Derek erano sullo stesso piano? No, certo che no.

Richard aveva ucciso i miei genitori. Derek mi stava aiutando a vendicarli.

Però entrambi avevano stravolto la mia vita, anche se in tempi diversi, e di sicuro non in senso positivo.

Ma Richard adesso era il nemico, mentre Derek era mio alleato.

Il tocco di Richard mi faceva venire voglia di tagliargli le dita e fargliele mangiare. Il tocco di Derek mi faceva provare sensazioni sconosciute e, nonostante non sapessi interpretarle, non lo respingevo.

A parte quei rari momenti di sintonia tra noi due, Derek Scott si comportava come un presuntuoso arrogante orgoglioso freddo altezzoso insolente pinguino impalato.

Eppure non lo odiavo, no. Non era un perfetto esempio di simpatia umana, ma non era nemmeno come Richard Molloy.

Odio o no, non mi fidavo di lui. Insomma, era pur sempre quello che mi aveva sfrattata, trattata come un sacco di patate e imprigionata in una villa di lusso. Per non parlare del pericolo mortale in cui mi ero cacciata dal momento in cui avevo ascoltato i suoi racconti e accettato i suoi piani di vendetta.

Dubitavo che potesse realmente esistere un'alleanza senza fiducia. Magari eravamo solo compagni di vendetta, non alleati. Qualunque cosa fosse, sapevo che eravamo uniti da qualcosa.

Sospirai, consapevole del mio stato di confusione e contraddizione. C'era qualcosa che non andava anche in me.

***

-Ryan, hai solo sedici anni! Vuoi per caso diventare come quel Derek Vecchio Scorbutico Scott?-

Nello stesso istante in cui pronunciai quelle parole, Derek Scott entrò nella sala da pranzo con uno sguardo agghiacciante.

Era venerdì sera e io e mio fratello eravamo a tavola a discutere di ciò che sarebbe accaduto il giorno seguente. Dopo quasi una settimana di silenzio, finalmente si era deciso a comunicarmi le sue idee. Pessime idee. Farneticava qualcosa sul "prendere il suo posto a Surn" e gestire l'impero della sua famiglia, cioè dei Molloy. Non ce lo vedevo proprio nei panni dell'uomo potente d'affari, tanto più che era solo un adolescente.

Lo immaginai composto, duro e freddo come Derek Scott. Brividi.

Appena lo avevo nominato, il diavolo aveva fatto il suo ingresso e, a giudicare dalla sua espressione spaventosamente glaciale, aveva sentito gli epiteti poco gradevoli.

-Si dia il caso- cominciò con un tono di voce terrificante, -che io non sia poi così vecchio. Ho ventinove anni e ho iniziato ad occuparmi degli affari di famiglia all'età di tuo fratello.-

-Ecco!- esclamò Ryan, soddisfatto.

-Ma sì, genio, incoraggialo!- sbottai.

Ci lanciammo occhiate velenose durante tutta la cena, ignorando totalmente i discorsi fanatici di mio fratello.

Quando tornai in camera trovai una ragazza seduta sulla poltrona. Aveva dei capelli lisci e neri che le arrivavano alla schiena, un vestito semplice dorato e uno scialle scuro che le copriva le spalle. Dove l'avevo già vista?

-Ciao Tessa!- Quella voce...

-Mila?!- La faccia tonda, gli occhi ambrati, la corporatura minuta... Era lei!

-Proprio io.-

Ero abituata a vederla nelle vesti di domestica, con la cuffietta che le copriva la testa lasciando libero solo qualche ciuffo di capelli. Ora invece era elegante e radiosa.

-Come mai qui?- domandai.

-Oh, ehm... Cole mi ha chiesto di vederci stasera perché deve dirmi una cosa importante.- Arrossì.

Adesso si spiegavano il suo sorriso costante e i bei vestiti. Un appuntamento e grandi notizie! Ero felice per lei.

-Lui ha da fare per un'altra mezz'ora, quindi ho pensato di venire da te. Sarai sicuramente in ansia per domani...-

-Lo sono. Ma non è incontrare Richard Molloy che mi preoccupa. Sono in pensiero per mio fratello. Ho paura che si faccia coinvolgere troppo dall'intera faccenda.-

Mila si prese il suo tempo per riflettere prima di parlare. -Ho chiacchierato con Ryan qualche volta, quando tu non c'eri.- Giocherellò nervosamente con una ciocca di capelli. -Credo anch'io che sia facilmente influenzabile da ciò che lo circonda: gente di potere, soldi, lusso. Tutto ciò che non si è mai goduto nella vita. Ma penso anche che il buono che c'è in lui non cambierà finché ci sei tu.-

-Di cosa parlate esattamente?- chiesi sollevando un sopracciglio.

-Non è ovvio? Di te. Ti ammira, ti adora, ti vuole davvero bene. Avete condiviso tanto di quel dolore che adesso vuole donarti le gioie che vi siete persi. È il suo modo di ripagarti per tutto ciò che hai fatto per lui. Vuole darti l'opportunità di vendicarti sull'uomo che odi, ma vuole anche darti ricchezze, una vita agiata, un mondo in cui non devi più continuare la lotta alla sopravvivenza.-

Mi si strinse il cuore. Visto in quel modo, non potevo che essere fiera di mio fratello. Lo avevo rimproverato quando lui voleva solo ringraziarmi...

-Tessa, devi fargli da guida o si perderà. Nonostante le buone intenzioni, potrebbe cadere facilmente in tentazione. Soldi e potere accecano gli uomini da tempi immemori.-

Non mi aspettavo tutta questa saggezza da Mila. E soprattutto non sapevo che lei e Ryan parlassero così tanto.

-Grazie per i consigli, Mila.- le rivolsi un sorriso sincero. -Adesso però corri, o farai tardi al tuo appuntamento romantico!-

-Uhm... Sì, giusto.- mormorò arrossendo.

L'accompagnai fino alle scale, dove Cole la stava aspettando. Ancora una volta pensai che un gigante e una gnoma formassero una strana coppia, ma il viso raggiante di lei mi tolse ogni dubbio. Era così luminosa e innamorata che l'aria attorno a lei profumava di felicità. Non si poteva dire lo stesso del suo compagno: Cole era scuro in volto -più scuro del solito- e non sembrava minimamente contagiato dall'entusiasmo cuori e fiori di Mila.

Decisi di lasciarli soli e a metà strada mi accorsi che i miei piedi mi avevano condotta davanti ad una porta nera. La camera di Derek.

Diamine! Per giorni avevo cercato in tutti i modi di evitare di rimanere sola con lui per non permettergli di mandarmi in tilt e ora ero lì, incapace di proibire alla mia mano di aprire la porta ed entrare.

La stanza era nella semioscurità e impiegai qualche istante per riconoscere la sua figura seduta sul letto.

-Ti stavo aspettando.-

E tutta questa sicurezza da dove viene? Io non volevo venire! Pensai. Ma non lo dissi. La mia bocca era completamente secca.

Mi avvicinai a lui, fermandomi a qualche passo dal letto. I suoi occhi verdi brillavano al buio, felini e pericolosi e... Ansiosi.

E all'improvviso capii perché ero là. Così come Mila aveva previsto la mia ansia per ciò che mi aspettava il giorno dopo, io avevo previsto quella di Derek. Sentivo il bisogno di sostenerlo, perché condividevamo preoccupazioni simili, perché semplicemente quando stavo con lui tutto diventava più leggero.

Mi stava aspettando. Sapeva che sarei venuta da lui quella sera. Per lui e per me.

Si alzò e coprì la distanza che c'era tra noi, incontrandomi a metà strada.

Notai subito la chiave che portava al collo, quella della stanza delle bambole di Mara. Con un po' d'esitazione la presi in mano rigirandola tra le dita.

Non disse nulla, non ce n'era bisogno. Percepivo le sue emozioni, i suoi pensieri.

Il giorno seguente avrebbe rivisto sua sorella dopo due anni di lontananza e questo lo turbava. In più, Mara si sarebbe ripresentata come la signora Molloy e il loro incontro sarebbe avvenuto in territorio nemico.

Dopo un tempo infinito, mi decisi a parlare. -Andrà tutto bene.- sussurrai.

Era una frase stupida, senza senso, eppure sapevo che era necessaria per dargli un minimo conforto.

-Sì, andrà tutto bene.- ripeté in conferma.

Piantò i suoi occhi nei miei, provocandomi un brivido lungo tutta la schiena.

E mi abbracciò.

Colta alla sprovvista, mi immobilizzai. In realtà non avrei potuto ricambiare l'abbraccio in ogni caso. Le sue braccia mi intrappolavano in una stretta decisa, costringendomi a posare le mie mani sul suo petto.

Mi rilassai e premetti il corpo contro il suo. Chiusi gli occhi e inalai il suo profumo, godendomi quella nuova sensazione.
Derek affondò la faccia tra i miei capelli, mentre con le mani percorreva la mia schiena ancora scossa dai brividi.

E poi si scostò bruscamente da me, con gli occhi spalancati e le pupille allargate.

Abbassai lo sguardo sulle mie mani, intontita dalla sua reazione improvvisa. Quando lo rialzai, i suoi occhi erano tornati normali. E normali significava taglienti e glaciali.

-Torna nella tua stanza. Domani devi alzarti presto.- ordinò aspramente.

E ti pareva!


Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top