10 - Dormire insieme
La strana sensazione che avevo provato toccando Derek non mi fece chiudere occhio. Durante la notte mi rigirai nel letto un'infinità di volte senza prendere sonno.
Derek Scott mi confondeva. Per metà del tempo desideravo mettergli le mani al collo e strozzarlo, oppure prenderlo a cazzotti fino a spaccargli quel muso da sodiesserericcosexyepotente, mentre per l'altra metà del tempo desideravo mettergli comunque le mani addosso, ma non per fargli del male. Solo per toccarlo.
Probabilmente tutto ciò era dovuto al suo comportamento bipolare: un attimo prima sembrava che fosse il padrone mondo e quello dopo sembrava che il suo mondo stesse cadendo a pezzi. Eppure in pubblico manteneva il suo atteggiamento odioso, freddo e composto. Non potevo fare a meno di pensare che concedesse solo a me una visione più ampia del suo essere. O semplicemente ero l'unica capace di vederlo.
Io e lui camminavamo su due sentieri paralleli: il mio era fatto di terra e foglie macchiate di sangue e delusione, il suo d'oro, potere e sensi di colpa. In mezzo a noi c'era un baratro di timore e rancore, sopra il quale, incuranti del pericolo di cadere, ci tenevamo la mano. Di fronte a noi, una destinazione comune a entrambi: la vendetta.
Era solo questo che ci legava? L'odio nei confronti di Richard Molloy?
Ripensai a come aveva premuto il mio corpo contro il suo, all'odore di fresco e di pulito della sua camicia, alle sue mani fredde e asciutte. Ero sicura che le sensazione che avevo provato durante quei pochi istanti non avevano nulla a che fare con l'odio, né tanto meno con Richard Molloy.
Mi sentivo in sintonia con lui. Riuscivo a percepire le sue emozioni, a comprenderle. E credevo che anche lui ci riuscisse con le mie.
Non avevo mai stabilito quel tipo di connessione con nessuno, neppure col mio amato fratello. Ryan sapeva tutto di me, eppure non era mai stato capace di condividere appieno i miei sentimenti. L'amore per i nostri genitori, ad esempio, o l'odio per gli abitanti di Edge e la gente in generale. Anzi, avevo quasi la sensazione che lui li respingesse, cercando invece qualcosa di diverso.
Derek, uno sconosciuto entrato con prepotenza nella mia vita, mi capiva al volo. Non era stato necessario dirgli quanto odiassi Richard Molloy perché mi includesse nel piano di vendetta, né spiegargli la mia preoccupazione riguardo a Ryan. Aveva persino previsto il mio tentativo di fuga.
Mi aveva promesso protezione. Mi aveva accolta in casa sua -o imprigionata, che dir si voglia-. E, cosa più importante, si era aperto con me, raccontandomi del suo passato e di sua sorella.
E adesso sentivo di nuovo il bisogno di vederlo.
Rinunciai ai tentativi di addormentarmi e mi alzai dal letto alle prime luci dell'alba. Raggiunsi la porta nera, dove Blake e Cole stavano di guardia.
-Ma voi non dormite mai?-
-No, a causa delle rompiscatole come te.- rispose Blake.
-Che modo carino di rivolgersi a una ragazza!-
-Una ragazza scalza e in camicia da notte.- sottolineò Cole.
Mi accorsi solo in quel momento di essere conciata in quel modo. Tutto per la fretta di vedere quel dannato Derek Scott!
-Devo entrare.- dissi facendo un passo verso la porta. I due mi sbarrarono la strada.
-Il padrone dorme.-
-Già, interessante. Voglio entrare comunque.-
-Te l'hanno mai detto che è da scostumata entrare nella stanza di un uomo in queste condizioni?-
Alzai gli occhi al cielo e sbuffai.
-Temo di non essere cresciuta nell'alta aristocrazia, per cui me ne infischio delle vostre regole e della vostra morale. Mi fate entrare o devo urlare di nuovo? Sono sicura che il bell'addormentato non gradirebbe questo tipo di sveglia.- Presi fiato come per gridare.
Cole mi tappò la bocca con una mano e mi fulminò coi suoi occhi scuri. -D'accordo! Puoi entrare, ma sta' zitta o mi farai venire il mal di testa.-
Mi lasciò andare ed entrambi si fecero da parte per farmi passare.
-Grazie, molto gentili!- trillai prima di richiudere la porta alle mie spalle.
Camminai piano per non far rumore e mi accostai al letto, in ginocchio.
Derek dormiva serenamente con un braccio sul ventre e uno disteso sul materasso. Le coperte lo coprivano solo dalla vita in giù, i capelli erano scompigliati dal sonno e il suo respiro era lento e regolare.
-Derek.- lo chiamai in un sussurro. Quasi quasi cambiavo idea e lo lasciavo dormire. Sembrava così rilassato.
Avvertii la mia mancanza di sonno, sentendomi improvvisamente stanca e intontita.
Allungai una mano per stringere la sua e mi sentii in pace. Poggiai la testa sul letto e chiusi gli occhi.
L'ultima cosa che percepii prima di addormentarmi fu la sua mano che ricambiava la stretta della mia.
***
I miei maledettissimi sensi di cacciatrice entrarono in azione, destandomi dal sonno. Tenni gli occhi chiusi e aprii le orecchie per distinguere i rumori attorno a me: brezza mattutina, tende smosse, il rumore metallico delle posate. Forse Mila con la colazione?
I ricordi di qualche ora prima mi fecero spalancare gli occhi. Non ero nel mio letto, né nella mia stanza.
-Buongiorno.- disse la voce di Derek Scott non appena mi sollevai di scatto. Tranquillo, freddo e composto, stava mangiando pancakes al caramello su di un tavolo a tre metri da me.
Uscii fuori dalle coperte e... Coperte. Cuscino. Lenzuola. Ero sicurissima di non essermi coricata sul letto, eppure mi trovavo proprio lì. Doveva essere opera di Derek.
-Che diavolo ci faccio qui?-
-Dovrei chiedertelo io.-
Come dargli torto? Mi ero intrufolata nella sua stanza senza permesso.
-Non riuscivo a dormire.- mi giustificai. Di sicuro suonava meglio di un imbarazzante "Volevo vederti".
-Davvero? Non si direbbe. Il tuo russare mi ha svegliato.-
-Non russo!-
-Sì, invece. E sbavi nel sonno.-
-Non è vero!- Gli lanciai un cuscino in faccia. Centro!
Pessima idea. Si alzò dalla sedia e mi venne incontro con un'espressione assassina.
Mi rifugiai sotto le coperte. Sentii il materasso affossarsi sotto il suo peso e le coperte scivolarmi via di dosso quando le tirò.
Piantò i suoi occhi nei miei, con un'espressione tutt'altro che rassicurante. Poi mutò in qualcosa che non riconobbi, mettendomi a disagio.
-Non potevi aspettare la cena per rivedermi, non è così?- Il tono della sua voce fece accelerare i battiti del mio cuore. Deglutii.
Mosse una mano nella mia direzione con un po' d'esitazione e si fermò prima di toccarmi. Anche così, ebbi i brividi. La ritirò e si alzò dal letto.
-Devo andare. Ci vediamo stasera.- disse prima di uscire dalla stanza.
Il mio battito tornò regolare solo dopo diversi minuti. Feci dei respiri profondi per calmarmi del tutto prima di seguire il suo esempio.
Nel corridoio non c'era traccia di Blake e Cole, probabilmente perché avevano seguito il loro capo negli affari giornalieri. Percorsi a piedi nudi la strada che mi separava dalla mia camera e quando vi entrai mi ritrovai faccia a faccia con Mila.
-Ma dov'eri finita?- chiese, squadrandomi dalla testa ai piedi.
-Ero nella stanza di Derek. Abbiamo...- Mi interruppi. Avevamo dormito insieme.
Ricordai con orrore le parole di Mila: "Un uomo e una donna che dormono insieme... Uhm, ecco... È una cosa molto intima. Il genere di cosa che si fa tra fidanzati e porta ad avere bambini."
Cominciai a sudare freddo.
-Nella stanza del padrone? Conciata così?- indagò Mila, arrossendo.
-Abbiamo dormito insieme.- confessai in un sussurro.
La domestica sgranò gli occhi e persino le orecchie diventarono color porpora. -Cosa?!-
-Abbiamo dormito insieme!- ripetei, vicina alla disperazione.
-Ma che... Come... Raccontami!-
-Non riuscivo a prendere sonno, così sono andata in camera sua. Lui era sul letto, io per terra... Oddio, che ho fatto?- Ero nel panico. Pensare che un mini Derek mi crescesse dentro la pancia mi dava la nausea.
-Lui sul letto e tu sul pavimento?- ripeté Mila, confusa.
-Mi sono addormentata! Non volevo, ma ero così stanca... E se avessi un figlio? Oddio, oddio! Non sono pronta!-
-Ti sei addormentata.- ripeté ancora.
-Sì! Mi sono addormentata!- alzai la voce in preda al panico.
Il suo viso si rilassò un attimo prima che scoppiasse a ridere. Quando finalmente si ricompose, mi posò una mano sulla spalla con fare materno e sorrise.
-Penso sia arrivato il momento di spiegarti alcune cosette.-
Seguì un discorso articolato e dettagliato su cosa significasse dormire insieme a qualcuno in senso lato. Se avessi avuto dei genitori, avrei sicuramente appreso quelle cose molto tempo prima, ma dovetti accontentarmi di Mila.
Quando terminò la spiegazione, entrambe eravamo rosse in viso. Non era qualcosa di cui si parlava nei salotti, questo era certo. E soprattutto non c'era speranza che io facessi quelle cose con Derek Pervertito Scott! Mai e poi mai!
-Però rimane il fatto che non è un comportamento adeguato a una signorina quello di intrufolarsi in abiti da notte nella stanza di un uomo...- aggiunse Mila.
Sollevai un sopracciglio.
-Non sono informata quanto te sulle regole del bon ton, ma ho l'impressione che una signorina non dovrebbe neanche appartarsi con un uomo durante l'orario di lavoro.- la rimbeccai.
La domestica abbassò lo sguardo, imbarazzata.
***
Durante la cena tenni lo sguardo puntato sul mio piatto mentre Derek Scott e Ryan discutevano sull'imminente incontro con Richard Molloy.
Dal canto mio, preferivo non pensarci. Non ero brava a pianificare, io agivo d'istinto. Quindi se l'istinto mi avesse detto di cavargli gli occhi al primo incontro, lo avrei fatto. Facile e veloce.
Saltai il dolce e mi congedai. Sapevo già che non avrei chiuso occhio, così mi diressi direttamente verso la stanza di Derek Scott. Blake e Cole non erano di guardia e la porta era aperta, così, almeno per una volta, entrai senza difficoltà sotto gli sguardi vagamente indignati dei camerieri di passaggio.
Mi sedetti sul letto e attesi.
Non persi tempo a chiedermi cosa ci facessi lì dentro, mi bastava sapere che ero dove volevo essere in quel preciso momento.
-Se ti piace così tanto questa stanza, possiamo fare cambio.- disse Derek non appena arrivò.
-Non ti permetterei mai di trascorrere la notte così vicino a mio fratello senza che ci sia io nei dintorni.-
-Non ho alcun interesse negli uomini.- puntualizzò col suo tono glaciale.
Roteai gli occhi. -Non sarebbe al sicuro in ogni caso.-
-E invece tu credi di essere al sicuro da me continuando a venire nella mia stanza?- Sollevò un sopracciglio.
-So difendermi.-
Mi ignorò e cominciò a spogliarsi.
-Ma che diavolo stai facendo?!-
-Questa è la mia stanza, ricordi? Sei tu quella di troppo. Devo indossare il pigiama, quindi se la cosa ti disturba, voltati.-
Ubbidii.
Un minuto dopo mi passò davanti e posò la chiave della stanza delle bambole sul comodino. Poi mi guardò.
-C'è qualche motivo in particolare per cui sei qua?- domandò con una freddezza letale.
-Nella mia stanza non riesco a dormire, sono troppo in ansia per domani. Avevo due alternative: venire qua o sbattermi la testa al muro fino a svenire. Non so cosa sia peggio, se tu o un trauma cranico, ma alla fine sono venuta qui.- Evitai il suo sguardo per paura che mi gelasse il sangue nelle vene.
Lo vidi aggirare il letto, salirci su e infilarsi sotto le coperte. Un secondo dopo mi afferrò per un braccio e mi tirò giù.
-Cosa...- feci per protestare, ma la vista dei suoi occhi mi ammutolì.
Ero distesa vicinissima a lui, le nostre facce per poco non si toccavano. Potevo persino sentire il suo respiro sulla mia pelle.
-Non intendevo dire che...- mormorai.
-Taci e mettiti sotto le coperte.- ordinò.
Ubbidii ancora una volta.
-Buonanotte.- Chiuse gli occhi.
Dopo la chiacchierata con Mila, non potei fare a meno di sentirmi in imbarazzo. Rimasi immobile, avvertendo il calore del suo corpo a pochi centimetri dal mio. Emanava parecchio caldo per essere il corpo di Derek Mille Gradi Sottozero Scott.
-Buonanotte.- sussurrai. Mandai a quel paese la titubanza e gli avvolsi le braccia attorno alla vita, stringendomi a lui e poggiando la fronte sul suo petto.
Lui ricambiò l'abbraccio.
Mila aveva ragione. Derek era molto meglio di un peluche a forma di koala.
***
Avevo sempre avuto il sonno leggero, ogni minimo rumore o movimento mi svegliava. Questo probabilmente era dovuto al fatto che ero cresciuta in un bosco, con la paura che qualcuno o qualcosa potesse fare del male a me o a mio fratello.
Per tutta la notte Derek Scott non si era mosso di un centimetro. Non aveva russato, non aveva parlato nel sonno, non aveva fatto strani rumori notturni e il suo respiro era incredibilmente silenzioso. Tutto ciò mi aveva permesso di dormire beatamente tra le sue braccia fino all'alba, quando i miei sensi si risvegliarono coi primi raggi del sole.
Eravamo nella stessa identica posizione della sera precedente e i miei muscoli dolevano per quell'immobilità obbligata. Mossi appena la testa per sollevare lo sguardo sul suo viso dormiente.
Le uniche persone con cui io avessi mai dormito erano membri della mia famiglia. Custodivo con tenerezza i ricordi di mia madre, coricata accanto a me nel letto, che mi abbracciava per scacciare via gli occasionali incubi. Seguendo il suo esempio, avevo ripetuto quella scena con mio fratello per svariate notti.
Ma dormire con Derek era tutta un'altra storia, anche se non sapevo spiegare perché.
Osservai il lineamenti duri del suo viso e trattenni l'impulso di tracciarli con le dita.
Sussultai non appena mi accorsi che i suoi occhi erano aperti e puntati su di me.
-Buongiorno, Tessa.- La sua voce era impastata dal sonno e priva della solita freddezza.
Chi l'avrebbe mai detto? Derek Alieno Scott era uguale a qualsiasi altro umano al risveglio!
Allentò la presa sul mio corpo per stiracchiarsi e io feci di tutto per ignorare lo stupido senso di abbandono che provai.
-Buongiorno, Derek.- risposi con una stupidissima vocina che non riconobbi neanche come la mia. Accidenti a me!
Mi rigirai nel letto allontanandomi da lui. Mi sentivo una sciocca. Come mi era venuto in mente di dormire con lui?
-Dovresti alzarti.- L'inverno fece ritorno nella sua voce. -La riunione del Consiglio comincia fra un paio d'ore, faresti meglio a prepararti. E poi...- fece una breve pausa durante il quale mi fissò intensamente. -...Non è prudente che tu rimanga nel mio letto.- concluse.
Prudente un corno! Era una scusa come un'altra per cacciarmi! Gli gettai un'occhiata rabbiosa e mi alzai dal letto maledicendo la balzana idea di passare la notte con lui. Derek Scott era sopportabile solo mentre dormiva.
Avevo la mano sulla maniglia quando la sua voce richiamò la mia attenzione.
-Chiedi consiglio a Mila per vestirti. Non ho intenzione di farmi vedere in giro con una conciata...- indicò con un dito tutta me -...così.-
Come osava?!
-Che il Cielo mi fulmini se mi venisse in mente di dormire di nuovo nel tuo letto!- sbottai facendogli un gesto ben poco signorile.
Uscii in corridoio e sbattei la porta alle mie spalle. Ignorai le occhiate di disappunto di Blake e Cole e corsi verso la mia stanza.
Mi immersi nell'acqua della vasca per lavarmi via di dosso il suo odore e le sensazioni contrastanti che mi aveva provocato. Borbottai tra me e me tutti gli insulti possibili rivolti a Derek Scott mentre strofinavo con rabbia ogni centimetro di pelle che era entrato a contatto con lui.
Mila mi aspettava col solito vassoio in mano e un'espressione curiosa stampata in faccia.
-Hai dormito di nuovo con lui?-
Realizzai che Cole aveva la sua stessa lingua lunga. Di sicuro andavano d'accordo.
La ignorai e addentai un bignè. -Sistemami.-
-Eh?-
-Fammi apparire come una vera signorina.- chiarii.
Per quanto la frecciatina di Derek mi avesse irritata, seguii il suo consiglio. Non volevo che Richard Molloy mi credesse una pezzente.
***
Mi guardai allo specchio: indossavo un vestito blu notte con la gonna non troppo ampia e le spalline bianche come i guanti, i capelli biondo scuro ricadevano a onde morbide sulle spalle e le mie guance erano state colorate di rosa con una polvere. Il risultato era gradevole.
-Le tue manine fanno miracoli.- mi complimentai con Mila.
-Se solo tu avessi un portamento elegante saresti perfetta...-
Un sopracciglio sollevato, due guance in fiamme. La solita routine.
-Non... Non che ci sia niente di sbagliato nel tuo portamento, ma, ehm...-
Schiena dritta, pancia in dentro, petto in fuori, mento in su. Si faceva così, no?
-Lascia stare. Sembri tutto tranne che elegante.- sentenziò.
Roteai gli occhi. Al diavolo il portamento!
-Perché i guanti?- domandai. Non sapevo neanche che le donne li indossassero.
-Le tue mani sono... Ehm... Rovinate.-
Si riferiva alle cicatrici. -Non impari ad usare un coltello senza prima tagliarti, sai?-
Qualcuno bussò alla mia porta ed evitò a Mila una spiacevole conversazione sull'uso di lame affilate.
-Il padrone ti aspetta al cancello. Tuo fratello è già lì.- mi comunicò Blake. Mi squadrò da capo a piedi, con un'espressione stupita e accigliata. -Sembri... Uhm... Diversa.- E se ne andò.
Cinque minuti dopo stavo percorrendo il viale dei giardini che conduceva al cancello. In lontananza vidi mio fratello e Derek Scott, entrambi in abito nero, che mi aspettavano. Accelerai il passo e li raggiunsi, impaziente di varcare quell'ammasso di ferro che mi separava dalla città. Non appena si aprii, le mani di Cole mi afferrarono per le braccia e mi trascinarono dentro una carrozza.
-Ma si può sapere che problemi hai?-
-Il capo temeva che tu potessi correre qua e là tra le vie di Zelum. Non c'è tempo.-
Era quello che stavo per fare, ma questo non gli dava nessun diritto di prendermi di peso e sbattermi dentro una carrozza!
Derek, Ryan e Blake entrarono dopo di noi e finalmente partimmo. Tra uno sguardo e l'altro di puro odio lanciato ai tre simpaticoni, diedi un'occhiata fuori dal finestrino. Intravidi palazzi, portici, persone, cavalli e carrozze, strade affollate e negozi di vario genere. Avrei tanto voluto esplorare le vie, ma Derek Scott non era in vena di gite.
Il suo sguardo gelido non mi aveva abbandonata neanche per un secondo. Che aveva da guardare?
Stavo per fargli un altro gestaccio quando fui distratta da mio fratello. Le sue dita tamburellavano nervosamente sul ginocchio, la fronte era sudata e il viso pallido. Sembrava sul punto di vomitare. Posai una mano sulla sua fermando quel tic. Lui non mi guardò, però le sue guance ripresero lentamente colore.
Il pensiero dell'imminente incontro con Richard Molloy lo rendeva ansioso e inquieto quanto me. Se lui si fosse lasciato travolgere dai futuri eventi, io sarei rimasta attaccata alla sua mano per non farlo affondare. Non era un mistero che Ryan fosse molto più fragile di me sotto quel punto di vista.
La carrozza si fermò davanti un edificio grigio a tre piani che non aveva nulla di particolare a parte due grosse colonne all'entrata. L'interno, mi accorsi poco dopo, era ugualmente anonimo. Ci accolse un signore bassino con un principio di calvizie, salutando calorosamente Derek e ispezionando i visi del resto del gruppo.
-Bene, signor Scott, stavo giusto per andare nella Sala Circolare. Facciamo strada insieme?- squittì allegramente. A giudicare dal tono surreale della sua voce, mirava ad ingraziarsi Derek. Povero illuso.
Lo seguimmo su per due rampe di scale e ci fermammo davanti ad una porta massiccia. Derek Scott e l'altro uomo la varcarono, mentre noi quattro restammo indietro. Una donna ci fece accomodare in una saletta privata e ci chiuse là dentro.
-Siamo in prigione o cosa?- domandai.
-Non vogliono che gli estranei si aggirino per la sede del Consiglio.- spiegò Cole.
-Bastava dirlo, non c'era bisogno di sigillarci qui!-
-Chi era quello?- chiese Ryan.
-Timothy Batchelor, uno dei sedici membri del Consiglio del Cielo. Un leccapiedi nato.- rispose Blake.
Però, il topolino stempiato aveva una carica importante!
-Di che discutono in quella sala?-
-Vallo a sapere. Le riunioni sono strettamente private, non aperte al pubblico.-
-Ma Derek...-
-Non ne parla certo con noi. Siamo le sue guardie del corpo, non i suoi confidenti.-
-Ma si fida di voi.-
-E noi di lui.- affermò Blake con fierezza.
Mi sedetti sul divano di pelle a gambe incrociate, infischiandomene della gonna e degli sguardi sdegnosi delle due guardie. L'arredamento della stanza era povero: a parte il divano, c'erano solo quattro quadri raffiguranti paesaggi e un misero tavolo di legno. Piuttosto deludente come sala d'aspetto.
L'attesa si fece lunga e Ryan ricominciò a mostrare segni d'impazienza. Gli strinsi di nuovo la mano, per dare conforto a entrambi. Blake e Cole se ne stavano con le spalle poggiate al muro e le mani infilate nelle tasche delle rispettive giacche. Uno dei due stava fischiettando un allegro motivetto, spezzando così il silenzio opprimente di quella stanza.
Sentii diversi passi ancora prima che la chiave girasse nella serratura. Scattai in piedi, seguita a ruota da Ryan, e mi posizionai davanti alla porta. Avvertii Blake e Cole alle mie spalle, di nuovo vigili e seri.
Derek Scott entrò per primo, rivolgendomi una fugace occhiata d'avviso. Si fece da parte e subito dopo un altro uomo fece il suo ingresso.
Non c'era alcun bisogno di presentazioni. Capelli dorati, pelle perlacea e occhi azzurri. Mila aveva ragione: È facile riconoscerli, si assomigliano tutti.
Davanti a me c'era l'artefice dell'assassinio dei miei genitori.
Richard Molloy.
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