fides, fidei, f. = fiducia
Premessa!
Questo è un tema che ho scritto per un concorso di scrittura organizzato da un'associazione di Milano. La traccia era semplicemente la fiducia: cosa fosse per noi e come la vivessimo. Richiedeva anche un'esperienza personale.
Ho scelto di partecipare non solo perché la scrittura è, oramai da quattro anni, una delle mie più grandi passioni; ma soprattutto perché la fiducia è un tema a me davvero molto caro. Penso che uno dei miei più grandi “difetti” sia quello di non riuscire mai a fidarmi di una persona, o almeno non completamente. Qualcuno potrebbe dire che non è per niente un difetto, anzi. Questo aspetto lo tratto meglio nel testo qui sotto, quindi leggete quello che altrimenti mi metto a scriverne un altro ahahah. Fatemi sapere se vi piace <3
(Questa è stata la prima stesura, a cui ho lavorato molto rispetto al contenuto e alla forma, perciò è possibile che ci sia qualche piccolo errore ortografico o di battitura! Alcune parti sono poi state tagliate nella versione definitiva, quindi se in certi punti può risultare un po' lunghetto e forzato, non c'è da preoccuparsi.)
Fiducia: 'atteggiamento, verso altri o verso sé stessi, che risulta da una valutazione positiva di fatti, circostanze, relazioni, per cui si confida nelle altrui o proprie possibilità, e che generalmente produce un sentimento di sicurezza e tranquillità'. (Treccani)
Questa è la definizione di tale termine. Fiducia... che bella parola.
È una parola semplice. Quasi banale. Anche un bambino può affermare di sentirla abbastanza spesso nella vita quotidiana. La si utilizza nella normalità di tutti i giorni, oramai è parte integrante del lessico medio della popolazione. Non ha un'accezione da potersi definire gergale, ma al contrario non ha nemmeno molta formalità.
Ma in pochi saprebbero esplicitarne il significato. Forse perché, ad oggi, ha perso molto di valore. Sarà che oramai la si utilizza senza darle il giusto peso; come d'altronde si fa con tutte le parole nella nostra società e nella nostra epoca. Come tante persone si trovano spesso a fare, la si inserisce in discorsi in cui non c'entra nulla o la si dà così tanto per scontata che non si riconosce più come particolarmente significante. Le si attribuisce lo stesso valore di un ciao.
Le persone si trovano spesso colpite da termini stranieri, più esotici, che hanno significati particolari e che si possono esprimere con un numero ridotto lettere. Ma quello che in pochi sono in grado di comprendere davvero, è che ogni parola nasconde dentro di sé un significato molto più vasto di ciò che può apparire, che ha una storia dietro, che per una persona può avere un peso e per un'altra il triplo.
Spesso mi è capitato di parlare di questo termine specifico con persone a me molto care, ma in realtà anche con persone con cui sono meno legata. È un tema che trovo particolarmente delicato e che per me personalmente significa davvero tanto, perciò cerco sempre l'occasione buona per poterne discutere con qualcuno.
Mi è capitato di chiedere a diverse persone cosa rappresentasse la fiducia per loro. Alcuni la interpretano in modo semplice e basilare, altri ci scriverebbero su intere opere filosofiche, altri ancora la vedono come parte di contesti precisi. Ognuno però la vede in modo diverso. A riguardo di questo, una mia amica mi ha detto che lei la vede molto come un concetto soggettivo, che ciascuno interpreta a suo modo. Ci ho riflettuto su. Da una parte mi viene quasi da dire che abbia ragione, ma dall'altra continuo a pensare che non possa non avere anche un aspetto oggettivo, valido per tutti. È pur sempre una parola, un qualcosa di oggettivo rispetto alle persone. O forse no? Rimuginandoci sopra, sono giunta alla conclusione che in effetti, in quanto parola, è un concetto oggettivo, benissimo esprimibile con la sua definizione. Ma sta a ogni persona darle un peso diverso: in questo sì, è soggettiva. Non per tutti può pesare ugualmente.
C'è chi dà fiducia alla prima persona che incontra per strada, chi la dà a pochissimi, e chi non la dà a nessuno. Io penso di rientrare nella seconda categoria. Sono poche le cose per cui devo fidarmi veramente e quasi totalmente di qualcuno per potergliene parlare, ma sono più grandi di quello che sembrano. Anche queste, come la fiducia, oggettivamente possono apparire con un significato superficiale, superfluo, uguale per tutti inconfutabilmente; ma su di me pesano più di quanto possano fare su qualcun altro. Per mesi ho tenuto per me questi problemi, ritenendoli molto personali e non volendoli rivelare a nessuno. Solo recentemente ho deciso di aprirmi con una persona a me molto cara e di parlargliene. Ho realizzato che tenerle dentro di me non portava a nulla di buono, ma solo a mille paranoie, ansie e insicurezze che si ingigantivano sempre di più.
Qualcuno potrebbe chiedersi il motivo di questa mia scelta. Confidarmi con qualcuno di questioni più grandi di me per il semplice bisogno di esternarle? Insomma, "fidarsi è bene, non fidarsi è meglio". Al giorno d'oggi risulta quasi automatico non aprirsi a qualcuno, negargli la propria fiducia. Questo perché fidarsi di qualcuno comporta dei rischi. I nostri segreti potrebbero essere rivelati a mezzo mondo, le nostre richieste potrebbero rimanere inascoltate, anche nel momento del vero bisogno. Tutte queste possibilità potrebbero sconvolgere la propria intera impressione che si ha nei riguardi di qualcuno e far stare molto male. Per quanto esista anche la possibilità che le persone di cui ci si fida scelgano di accogliere la scelta di confidarsi con esse, si tende sempre ad oscurarla, perché non è una certezza assoluta.
Già alle elementari questa cosa si diffonde, o almeno nella mia esperienza personale è stato così. A me, circa all'età di nove anni, piaceva un bambino della mia classe. Ogni volta che parlavo con una mia amica avevo il desiderio di dirglielo, era spontaneo. Ma c'era sempre qualcosa a fermarmi. "E se mi prendesse in giro? E se lo dicesse a qualcuno? Magari proprio a lui? E se piacesse anche a lei? O a lui piacesse lei..." nella testa rimbombavano tutti questi 'e se', che mi portavano al silenzio, a tenermi quel segreto per me. A reprimere il desiderio di confidarmi.
Ma tenersi dentro le cose non fa mai bene, perché porta a un continuo pensarci e rimuginarci su. Si rimane soli. Sé e il pensiero, qualsiasi esso sia. Per questo penso che fidarsi di qualcuno nel corso della propria vita sia fondamentale. Avere fiducia in qualcuno è semplicemente bello. Fiducia vuol dire libertà di donarsi completamente a un'altra persona con ogni centimetro di sé, con ogni sfumatura; senza avere paura di farsi conoscere, senza avere il minimo pensiero che l'altro possa giudicarci, ferirci o danneggiarci. Fiducia è una connessione innata che offre l'opportunità di entrare in vera sintonia con altri, per assaporare insieme la felicità e il benessere, poiché libera da ogni catena fatta di paure e di incertezze.
Perché privarsene?
Molti dicono di vedere la fiducia principalmente in ambito di una relazione, d'amicizia, amore o che sia. È il fondamento che sta alla base di un qualsivoglia tipo di rapporto e se la si tradisce si perde per sempre una persona, perché "chi nasce quadrato non muore tondo". Dare altre possibilità alle persone che tradiscono la nostra fiducia è totalmente inutile, poiché già si sa che accadrà nuovamente.
Io però non sono d'accordo con lui. Secondo me dare fiducia a qualcuno è una cosa che si fa anche dopo che è stata tradita una volta. Proprio perché ci fidiamo siamo quasi in dovere di dare una seconda possibilità all'altra persona. Se essa viene nuovamente tradita, allora forse dobbiamo veramente negare questo privilegio ad alcuni. In fondo, non tutti sono in grado di comprendere quanto sia bello ed importante avere al proprio fianco una persona che si fida di noi.
Trovo che la fiducia sia infatti un qualcosa di terribilmente fragile. È come un bicchiere di cristallo. Più viene toccato, usato, lavato e maneggiato, più rischia di rompersi. Se però si presta la giusta attenzione e si è delicati nel tenerlo fra le mani, allora rimarrà semplicemente intatto. Se invece non lo si guarda neanche, lo si tratta come uno dei tanti bicchieri di vetro, inizierà a scheggiarsi e a creparsi leggermente, fino a quando arriverà il momento in cui ci scivolerà dalle dita e cadrà a terra, frantumandosi in mille pezzi. Si sarà quindi giunti a un punto di non ritorno: non si potrà più fare nulla per rimettere insieme quegli affilati frammenti di cristallo.
La stessa cosa vale per la fiducia. Se non ci si rende conto della preziosità dell'avere la fiducia di qualcuno, si finirà col trattarla superficialmente, fino a tradirla, senza nemmeno rendersene conto. Le persone che non sanno apprezzare il valore della fiducia di qualcuno non se la meritano neanche.
Però, quello in cui credo, ho sempre creduto e che continuerò sempre a credere, è che tutti hanno la possibilità di imparare dai propri errori durante il loro percorso di crescita e di maturazione. Forse sono solo un'illusa e in realtà ci sono persone che non comprenderanno mai determinate cose. O forse, più semplicemente, sono una delle poche persone che ripone ancora fiducia nel genere umano. Riprendendo l'esempio del bicchiere di cristallo precedente, credo che ci siano due tipi di persone: coloro che non ci fanno caso, buttano via i cocci e comprano un nuovo bicchiere come se nulla fosse e coloro che capiscono di non aver prestato abbastanza attenzione. Sanno che oramai quel bicchiere è rotto, è andato perduto, che non c'è più nulla da fare; ma hanno compreso il loro sbaglio e si ripromettono che la prossima volta ci metteranno più cura e attenzione, affinché non rompano un altro bicchiere.
'Il termine fiducia deriva dal latino fides, che significa "riconoscimento dell'affidabilità dell'altro", dunque indica qualcosa che si conquista sul campo, che richiede l'incontro e il contatto: alla fiducia non ci si può abbandonare come alla fede, che è invece un atto assoluto'. (La Repubblica)
Personalmente trovo che l'etimologia di questa parola spieghi perfettamente la cosa più importante del fidarsi di qualcuno. La fiducia, per quanto possa nascere spontaneamente, a prima vista negli occhi di qualcuno, va costruita su solide basi per far sì che sia autentica. La fiducia non esiste solo da una parte; la fiducia (quella vera) è reciproca. Non ci si può fidare realmente di qualcuno senza che ci dimostri veramente di poterlo fare. È un rapporto che si costruisce con il passare del tempo. A volte bastano giorni, ma altre volte servono mesi, o addirittura anni. Con lo scorrere del tempo infatti, non solo si rafforza e si consolida negli animi degli individui coinvolti, ma diviene anche più profonda e più vera.
È come un fiore: se viene rivolto al sole, al dì, alla luce, non farà altro che crescere rigoglioso e sempre più forte. Ma se viene invece rivolto alla luna, alla notte, al buio, non riceverà abbastanza cure e attenzioni da poter sopravvivere, ma anzi, inizierà a morire lentamente, fino al momento in cui non sarà completamente appassito.
La vita però è come il giorno: esistono sia il dì e sia la notte. Durante il proprio percorso di incontreranno persone luminose come il dì, in grado di prendersi cura di chi hanno accanto coltivando un rapporto basato sul fondamento della fiducia; ma esistono anche persone come la notte, che non sono in grado di dare le giuste attenzioni a coloro che gli si rivolgono.
Nel proprio cammino si impara a comprendere quando è il caso di affidarsi completamente a qualcuno e quando no. Spesso, però, capita di incontrare persone che non sono in grado di prendersi cura del fiore che gli stiamo offrendo, e questo porta a cercare di mantenere da soli il fiore, con della semplice acqua.
Io in prima persona ho incontrato persone che non sono state in grado di trattarmi con la giusta attenzione. Spesso ho confidato nel fatto che tutti i miei amici o comunque tutte le persone a me care ci fossero sempre per me, ma ho capito a miei danni che non è così. Quasi tutti se ne sono andati e per me nel momento del bisogno non ci sono mai stati, quando mi avevano promesso che per me avrebbero sempre avuto del tempo. Effettivamente però non era così. Purtroppo sono stata un po' sfortunata e mi sono imbattuta in persone che non hanno saputo dare il giusto valore a ciò che avevano tra le mani. Questo mi ha portato a chiudermi sempre di più in me stessa, a pensare che tutti fossero così e a temere sempre che qualcuno tramasse qualcosa alle mie spalle. Ho provato a iniziare a nutrire il mio piccolo fiore solo con acqua, da sola: perché l'unica persona di cui avevo e avrò sempre la certezza di cui potermi fidare è me stessa.
Ma ad un fiore, per vivere, serve anche la luce.
E fortunatamente l'ho capito. Sono riuscita a rivolgermi a nuovi individui, a mostrare loro i deboli petali del mio piccolo fiore, disperatamente bisognosi di luce. Sono riusciti a darmela.
Giorno dopo giorno hanno iniziato a dimostrare di essere a conoscenza di ciò che avevano tra le mani e di poter prendersene cura.
Così questo fiore è tornato in vita.
La vita, in fondo, è una sola: non c'è tempo da perdere nascondendosi dietro inutili timori e paranoie, privandosi della dolce armonia e bellezza della fiducia.
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