Capitolo 9: La quiete prima della tempesta
Halleluja - Lindsey Stirling
«Hope, mi dispiace, sul serio.» Low mosse qualche passo dietro di me posando la racchetta, come a volermi seguire. «Posso fare qualcosa per farmi perdonare?» mi chiese il ragazzo dagli occhi grigi.
«No!» risposi stizzita lanciandogli un'occhiata. «Devi lasciare in pace me e i miei amici!» dissi fissandolo infastidita.
«Mi stai accusando di qualcosa?» mi chiese lui con uno sguardo serissimo. «Non mi sembra di star perseguitando né te né i tuoi amici.»
Mi fermai voltandomi a guardarlo. «Davvero? Sei venuto a due dei nostri concerti, in uno dei quali hai provocato Luke. Adesso casualmente ti trovo qui con un amico antipatico e sbruffone che offende e se la prende con uno dei miei amici.» indicai Astaroth che mi sorrise sarcastico di rimando. «Non è una casualità!» dissi tornando a guadare Low.
«Ah no? E come avrei fatto a sapere che eri qui? O che avresti partecipato al torneo? Come potevo far sì da finire contro di voi? Tu sei paranoica!» mi disse offeso. «Se ti dà così fastidio la mia presenza allora la prossima volta che entrate ad esibirvi in uno dei club che frequento di solito farò in modo da andarmene!» sembrava seriamente offeso e infastidito. «Anzi, sai che ti dico, inizio adesso, mi è passata la voglia di giocare!» mi diede le spalle facendo segno di andar via al suo compare che al contrario di lui non sembrava felice all'idea.
«Te lo avevo già detto che non avevo intenzione di avere più a che fare con te e ora sono ancora più convinta di prima.» Ribattei lanciando un'occhiata a Matt. «Andiamo!»
Lui se ne andò tranquillo, con la solita aria gelida e imperscrutabile. Come se l'idea di non vederci più non gli importasse affatto.
Matt mi stette dietro ma era stranamente silenzioso e pensieroso.
«Che cosa c'è?» Domandai volgendo lo sguardo verso di lui. Ero ancora nervosa da prima.
Scosse la testa. «Niente. Quei tipi mi hanno innervosito.»
«Ho visto. Hanno innervosito anche me!»
Low aveva ragione: non poteva aver architettato tutto. Magari era venuto ai concerti di proposito ma che fosse proprio lì, alla nostra stessa spiaggia, e che giocasse proprio contro di noi era davvero troppo strano per essere premeditato. Eppure l'impressione che avevo avuto era proprio che si trovassero lì apposta. Non credevo nel destino, ma era troppo assurdo che fossero lì per caso. Inoltre era palese che loro tutti si conoscessero. Parlavano di cose che non avevano nessun senso per me, sebbene per loro sembravano averne, e non capivo perché si ostinassero a negarlo.
Mi fermai a guardare Matt. «Sapevi chi erano!» gli dissi senza mezzi termini sulla scia di quei pensieri.
«Non lo avevo mai visto prima del concerto in piazza, ma ne avevo sentito parlare.» era troppo strano vedere Matt così pensieroso.
«Parlavi con il tipo dai capelli castani come se lo conoscessi o sapessi chi fosse.» osservai guardandolo mentre riprendevo a camminare per riuscire a stargli dietro visto che non si era fermato, quasi fosse ansioso di allontanarsi da lì e tornare dagli altri il più in fretta possibile, cosa che non faceva altro che aumentare la stranezza di tutta quella situazione.
«Non personalmente ma conosco quel genere di persone.» mi diede un'occhiata per poi sospirare. «Dovremo dirlo agli altri.»
«Luke si arrabbierà.» osservai pensierosa. «Pensi che ho fatto bene ad andarmene?»
«Si... hai fatto bene...» non mi ascoltava neppure, era completamente immerso nei suoi pensieri.
«Matt, che cosa c'è? Temi anche tu che mi voglia fare del male? So quello che è successo a Luke, me lo ha raccontato, ed anche Joan mi ha accennato qualcosa.» dissi preoccupata.
«C'era qualcosa di strano... non sembrava volessero farti del male... cioè ti hanno fatta arrabbiare, è strano, non era ciò che mi aspettavo.» si grattò la testa confuso.
«Che cosa ti aspettavi?» domandai confusa a mia volta. Mi sembrava sempre più strano tutto quanto e continuavo ad avere la sensazione di essere esclusa dai loro discorsi.
«Non credevo che si accanissero su di me in quel modo con il rischio che le cose andassero come sono andate.» scosse la testa. «Forse mi sto facendo troppe paranoie. Non pensiamoci più, non è il caso di rovinare questa bella giornata, ormai se ne sono andati.» tornò a riacquistare la sua solita allegria mentre tornavamo dai ragazzi.
«Vediamo prima che dicono gli altri.» dissi riflettendo.
Arrivammo poco dopo da loro e senza indugiare andai subito da Luke cercando rifugio tra le sue braccia. Il ragazzo dagli occhi grigi mi aveva messo a disagio e lasciato con una strana sensazione addosso.
Lui mi abbracciò perplesso osservandomi per qualche momento prima di portare lo sguardo confuso su Matt.
Joan si scostò gli occhiali dal viso osservando l'espressione colpevole e funerea del nostro batterista. «Non dirmi che avete perso?!»
«Ci siamo trovati davanti il ragazzo con gli occhi grigi e un altro tizio con i capelli castani. Abbiamo iniziato a giocare e si sono messi a provocare Matt!» Spiegai sentendomi già meglio tra le braccia di Luke.
«Che cosa?! Quel bastardo era qui?» Luke mi strinse di più, come se lui potesse apparire all'improvviso alle mie spalle al solo nominarlo.
«Per fortuna c'era Matt!» cercai di tranquillizzarli anche se non mi riuscì molto.
Joan si tirò su togliendosi definitivamente gli occhiali.
«Che cosa è successo Matt?» Mark stava serrando i pugni nervosamente.
«Niente, abbiamo fatto una partita di ping pong, ce li siamo trovati davanti come avversari.»
«Che cosa hanno fatto ad Hope?» Luke era furente.
«Niente, se la sono presa con me. Mi hanno insultato per tutto il tempo, cercavano di provocarmi per farmi reagire.»
«Lì ho mandati via! Mi sono irritata per il loro atteggiamento e quindi me ne sono voluta andare!» Spiegai alzando lo sguardo verso Luke. «Mi ha dato della paranoica perché gli ho detto che deve lasciarci in pace!»
«Maledetto bastardo!» Luke fece per alzarsi, chiaramente intenzionato ad andare a cercarlo.
«Che pensi di fare Luke?! Non capisci che è esattamente quello che vuole?» Matt si parò davanti a lui per impedirglielo.
«Perché che cosa vuole?» Dissi io confusa. «Lo conoscete, sapete chi sia, cosa sta succedendo?» Dissi voltandomi a guardare Matt. «Ho la sensazione che non mi stiate dicendo la verità. Non tutta almeno.»
«Non lo so cosa voglia, ma non credo che andare da lui sia una buona idea.» sembrava sempre che parlassero una lingua che solo loro riuscissero a capire.
«Matt ha ragione, Luke. Più gli diamo corda e peggio sarà.» disse Joan.
Lui era molto nervoso ma non mi aveva ancora lasciata andare.
«Calmati. Va tutto bene!» Dissi accarezzandogli il collo. «Non so di cosa stiate parlando ma sono d'accordo di non andare a cercarlo.» Dissi guardando poi Joan. «Piuttosto, non voglio rovinarvi la giornata. Ci spostiamo da qui? Andiamo da qualche parte, magari una spiaggia più lontana.»
«Non servirebbe.» Matt guardava dalla direzione da cui eravamo arrivati.
«Già. Non riuscirà a rovinarci i progetti. A proposito, voi due non dovevate farvi un bagno o sbaglio?» ci punzecchiò Joan come se fosse già tutto risolto.
«Si... andate a fare un bagno.» anche Mark aveva spostato lo sguardo nella direzione da cui eravamo venuti.
Io guardai Luke pensierosa, cercando di capire cosa stesse pensando. L'idea di fare un bagno mi stuzzicava alquanto, anche se ero piuttosto preoccupata per come stessero andando le cose.
Lui portò lo sguardo su di me con un sospiro. «Vuoi fare un bagno con me Hope? Magari aiuterà a rilassare un po' i nervi.»
Gli sorrisi, annuendo. «Si, molto volentieri.» dissi già un po' più sollevata. Mi era bastato guardarlo in volto, anche se non mi sentivo del tutto tranquilla. Però la sua presenza era piuttosto rassicurante, se ero con lui cosa poteva accadermi di male.
Si alzò tenendomi per mano mentre ci avvicinavamo al mare. Lui sembrava non risentire minimamente dell'acqua fredda. Io invece a differenza sua rabbrividii come misi i piedi nell'acqua. «L'acqua è gelida!» dissi stringendo la sua mano e avvicinandomi di più a lui come ad assorbirne il calore.
Mi sorrise mostrando la fossetta. Era davvero bello vederlo sorridere. Mi attirò a sé e indietreggiò nell'acqua lentamente tenendomi stretta e dandomi il tempo di ambientarmi al cambio di temperatura. «Sei stata troppo sotto al sole.» mi accarezzò il viso.
«Hai ragione. Un po' di frescura non mi dispiace affatto. E poi tu sei caldo!» dissi stringendomi a lui lasciandomi cullare dall'acqua. Era terribilmente bello essere con lui in mare e poterlo abbracciare.
Stavo già riuscendo a dimenticare quello che era successo poco prima e mi accorsi a malapena che i ragazzi in spiaggia stessero discutendo tra loro approfittando della nostra assenza. Incredibile come avesse il potere di farmi dimenticare tutto quanto.
«Mi dispiace che quel bastardo ti abbia importunata, non sai quanta voglia abbia di spaccargli la faccia.» mi confessò lui continuando a restare tranquillo e tenermi stretta.
«Non serve, e poi che cosa vuoi che cambi?» sussurrai avvicinando il volto al suo. «Credi davvero che non ci darà tregua? Non c'è un modo per liberarsi di lui?» domandai accarezzandogli il collo e scivolando sulla sua spalla. Mi sembrava perfetto, senza neppure un difetto.
Non rispose subito. «Non devi preoccuparti. Non gli permetterò di farti del male. Sarò il tuo angelo custode, finché mi vorrai al tuo fianco.» scherzò dandomi un leggero bacio.
«Il mio bellissimo angelo custode!» dissi abbracciandolo, portandogli le bracca intorno al collo e premendomi contro di lui, cercando un altro bacio più approfondito e passionale di quello precedente.
Mi diede un bacio decisamente poco casto afferrandomi il sedere in modo che gli avvolgessi i fianchi con le gambe. Con la luce del sole i suoi occhi erano di un verde brillante che faceva incantare, un colore decisamente diverso da quello degli altri, più intenso del colore degli occhi di Matt, Mark e Joan, persino più intenso del mio, anche se meno di quello di Low. «Dopo mi racconterai nel dettaglio cosa è successo.» mi disse rivolgendomi un'occhiata alquanto maliziosa.
«Siamo un po' troppo visibili qui però non credi?» sussurrai sulle sue labbra avvolgendo le gambe attorno ai suoi fianchi, iniziando già ad avere molto più caldo di prima. Era incredibile l'effetto che quel ragazzo mi faceva.
«Non mi preoccuperei di questo, possiamo spostarci in acque più profonde.» infatti mi stava portando più a largo. «Sarà interessante.» mormorò iniziando a scendere lungo il mio collo lasciando una scia di baci leggeri che mi solleticavano appena la pelle.
«Mi stai incuriosendo!» Sussurrai al suo orecchio mordendolo.
Ormai iniziavo a prendere via via sempre più confidenza e a smettere di essere impacciata. Eravamo abbastanza lontani e soli quando sentii le sue mani risalire lentamente lungo la schiena fino ad afferrare il laccetto del pezzo di sopra del costume e tirarlo altrettanto lentamente. Appena me lo sentii sfilare mi strinsi a lui. Sentire il suo corpo, la sua pelle calda contro la mia era una sensazione incredibile e bellissima, capace di farmi perdere ogni pensiero. Percepivo il freddo dell'acqua in contrasto con il suo calore amplificare a dismisura la mia percezione.
Sfiorò la mia pelle con le labbra concentrandosi sul collo. Non aveva fretta, voleva portarmi su di giri. Sospirai già completamente fuori di me, accarezzandolo a mia volta con lentezza, baciando la sua spalla, sentendo il sapore salato dell'acqua di mare. Lo morsi appena, insofferente a quella tortura a cui mi stava supponendo.
Scese con le mani lungo la schiena tirando alla fine anche i laccetti della parte inferiore del costume.
«Se perdo il costume poi come esco da qui?» Sussurrai al suo orecchio sospirando appena stringendo maggiormente le gambe attorno a lui, ormai quasi del tutto nuda. Era strano essere in acqua in quelle condizioni.
«Non ti preoccupare, lo tengo io.» mi sussurrò tra un bacio e l'altro, spostando le labbra ovunque riuscisse ad arrivare ed esplorandomi con le dita in una leggera carezza. La fossetta all'angolo della bocca era ben visibile, accesa da un sorriso divertito e soddisfatto per la situazione e per le mie condizioni.
«Mi stai facendo impazzire...» Sussurrai con il fiato corto iniziando a tremare, restando aggrappata a lui, completamente in preda alle sensazioni che mi stavano annebbiando la mente.
Risalii il suo collo con le labbra cercando poi i suoi occhi iniziando a sentirmi stordita, sentendo il mio cuore accelerare nell'incrociare il suo sguardo di un verde acceso.
Si liberò anche del suo costume facendomi letteralmente impazzire dal desiderio, torturandomi con la sua presenza. Solo dopo un tempo indefinito si decise a prendermi.
Mi morsi il labbro poggiando la fronte sulla sua spalla e stringendo le dita sulla sua schiena per non gridare. Era incredibile, come sempre. Mormorai il suo nome, sussurrandolo languidamente come se non volessi altro che lui e così infatti era. Rialzai lo sguardo cercando il suo, persa in quell'unione che ci rendeva una cosa sola e dal quale non mi sarei mai voluta staccare. Senza pensieri e senza dubbi. Lo baciai, con foga e passione come se non ne avessi mai abbastanza.
Mi restituì il bacio tenendo le mani ben ancorate sul mio sedere, spostandole solo per accarezzarmi. Fu terribilmente passionale, lento al punto da esasperare e stordire, spingendomi a chiederne di più, a non averne abbastanza, ad artigliarlo e morderlo per non urlare. Mi stava facendo impazzire, impazzendo a sua volta.
Arrivai persino a graffiarlo e a lasciare su quel corpo perfetto i segni dei miei morsi, perdendomi contro di lui. Raggiunsi il massimo piacere mordendogli la spalla e graffiandogli la schiena, aggrappandomi a lui, sentendo poi arrivare la spossatezza e la stanchezza subito dopo.
Mi sentivo bene e in pace e soprattutto felice. L'ansia di poco prima svanita.
Mi tenne stretta, lasciandomi appoggiata a lui, completamente rilassata, con le onde che ci cullavano rilassandoci ancora di più.
«Luke» mormorai alzando lo sguardo su di lui. «... Sei meraviglioso. Sei... Sei...» Appoggiai la testa contro di lui. «Non trovo le parole.»
In realtà le avevo eccome, ma avevo paura di ammetterlo, mi sembrava troppo presto.
Mi baciò la fronte accarezzandomi la schiena. «Sei un dono di Dio Hope, qualunque cosa ti dicano, non dimenticarlo mai.» mi strinse forte facendomi sentire al sicuro e terribilmente felice.
«Ti amo, Luke!» Sussurrai, non riuscendo più a trattenermi.
Lo amavo, lo avevo sempre amato anche se di nascosto, sospirando al pensiero e guardandolo mentre le sue fan lo attorniavano per gli autografi. Lo avevo desiderato così tanto da sembrarmi un sogno.
Lo sentii sospirare come se si fosse tolto un grande peso dall'anima. «Provo lo stesso per te... io ti amo Hope e sono pronto ad affrontare qualsiasi conseguenza lo stare con te possa comportare.»
Gli accarezzai il volto lentamente e sorridendo felice, praticamente commossa dalle sue parole tanto da avere gli occhi lucidi.
«Non c'è nulla che ci impedisca di stare assieme. Se ho te vicino ho tutto ciò di cui ho bisogno!» Sussurrai quasi piangendo dalla felicità.
«Hai ragione, non lascerò che qualcosa ci separi, anche se dovesse comparire lo stesso Dio!» se Mark lo avesse ascoltato lo avrebbe di sicuro ucciso per la blasfemia delle sue parole.
Risi divertita. «Dio non esiste, Luke. Non può separarci comunque. Siamo solo noi due e io voglio stare assieme a te.»
«Per sempre, angelo mio.» mi baciò la fronte. «Adesso raccontami cosa ha fatto quel bastardo.»
Tornai a farmi seria mentre lo guardavo di nuovo per poi sospirare.
«Ce lo siamo trovati davanti con un tizio con i capelli castani. Low mi ha detto che voleva vedere che altre abilità avessi mentre giocavamo e poi il suo amico ha iniziato a provocare Matt, dandogli del piccione e dell'omosessuale. Low ha insistito anche lui fino a che io ho smesso di giocare. Gli ho detto di starci lontano e di non darci più fastidio. Lui mi ha chiesto scusa dicendo che non voleva offendere nessuno ma io gli ho praticamente detto che non gli credevo, che doveva smettere di seguirci e lui è sembrato offeso. Mi ha dato della paranoica e che non era possibile che lui fosse lì se non per pura casualità. Che non faceva nulla di male e che se ci avesse visto ancora si sarebbe allontanato lui di persona.» Spiegai accarezzandogli i pettorali. Ma quanto era bello?
«Hai fatto bene, brava piccola mia.» mi diede un bacio sulla fronte. Era decisamente più tranquillo adesso.
«Tornerà vero? Non capisco se ce l'ha con me o con voi. Mi mette sempre più a disagio.» Dissi chinando il capo sotto il suo mento.
«Credo che tornerà, ma qualsiasi cosa abbia in mente non glielo permetteremo.» era serio ma tranquillo e cercava di trasmettermi la sicurezza che da sempre lo contraddistingueva.
Sorrisi, a mia volta molto più tranquilla e leggera. «Che ne dici di ridarmi il costume? Così torniamo dagli altri?» domandai osservando poi i segni che gli avevo lasciato. «Mmm... credo che Mark non sarà felice di vedere i segni di quello che abbiamo fatto!» ridacchiai mentre gli accarezzavo il collo dove era presente un mio morso.
«Mmm... non so se voglio ridartelo.» scherzò lui. «E a Mark puoi sempre dire che siamo stati attaccati dagli squali.» quel sorriso era meraviglioso, peccato lo usasse così poco, quasi niente a dire il vero quando non era con me.
«Certo. Dei mini squali che rubano i costumi.» Risi dandogli un bacio. «Ci crederà sicuramente.»
Era semplicemente meraviglioso sentire la sua pelle nuda contro la mia.
«Te lo ridò solo perché non mi va che gli altri ti guardino.» me lo passò ancora di buonumore.
Me lo rimisi restando con l'acqua alla gola. «Sia mai. Sarebbe alquanto imbarazzante uscire dall'acqua nuda assieme a te!» Ghignai dandogli un altro bacio.
«Dovrei iniziare a temere i tuoi ammiratori se capitasse.» e a proposito di ammiratori, più di una ragazza si era voltata nella sua direzione mangiandolo letteralmente con gli occhi.
«Credo che siano sempre più le tue ammiratrici che i miei ammiratori a vincere per numero.» Dissi prendendolo per mano iniziando a tornare verso la spiaggia.
Ma lui non degnava nessuna neanche di un'occhiata. Le altre non esistevano. Tornammo dai ragazzi tutti sgocciolanti. L'atmosfera era abbastanza rilassata e lo fu praticamente per tutto il giorno.
Arrivò la sera e cenammo con quello che avevo preparato io e le bevande recuperate dai ragazzi. Aveva iniziato a tirare un venticello fresco e piacevole e ormai il sole era calato quasi del tutto.
«Suoni?» Domandai a Luke, alzando il volto verso di lui, restando semi sdraiata con la testa poggiata alla sua gamba.
«Ho portato la chitarra apposta.» mi sorrise per poi farmi spostare in modo da andare a prenderla.
Era tutto così piacevole e i ragazzi erano davvero meravigliosi, così allegri, affettuosi e pieni di vita, era la miglior famiglia che si potesse desiderare.
Luke tornò con la chitarra e si sedette vicino a me per accordarla. Mi misi seduta sorridendo. Era stupendo poterlo guardare e godere di quel momento tutto per noi. Per quanto un po' strani i ragazzi erano tutto ciò che avevo. La mia famiglia, i miei amici. Senza di loro non avrei proprio saputo dire cosa avrei fatto. C'erano sempre stati, in ogni momento di bisogno e ormai non potevo più fare a meno di loro. Luke in primis.
«Ho anche dietro il violino!» Ormai anch'esso era una parte di me.
«Chissà perché me lo aspettavo!» sghignazzò Joan.
«Io ho portato i bonghetti.» Matt sembrava essersi ripreso del tutto dall'incontro con quei due, era sorridente e giocherellone come sempre.
«Siete incredibili!» Mark scuoteva la testa, la musica era una parte importante della nostra vita e sembrava non riuscissimo proprio a farne a meno.
Andai a prendere il violino tornando poi da loro ed iniziando ad accordarlo a mia volta prima di sistemarlo per iniziare a suonare. Al centro, tra noi, avevamo acceso un fuoco che stava bruciando tranquillo, a fiamme basse. Vedere il riverbero delle fiamme danzare su di loro era a dir poco spettacolare.
«Quando vuoi, Hope.» mi sorrise il mio Luke con le dita già sull'accordo di inizio.
Ed io iniziai a suonare, beandomi della musica e di quello che trasmetteva. Ero felice e inebriata da tutto quello che era successo. Per Luke e per i ragazzi che l'avevano accettato. I miei sentimenti erano forti e chiari e danzavano anch'essi attraverso le note della musica.
Vidi Luke sorridere ascoltandomi anche se Mark non mi sembrava proprio entusiasta della situazione. Joan gli poggiò una mano sul braccio per tranquillizzarlo per poi appoggiarsi a lui ad ascoltare facendo sollevare un sopracciglio al ragazzone. Matt era il solito vulcano di energia.
Sorrisi a Joan e poi Matt che seguiva a tempo con i bonghi. Suonavamo in tre ma era come se lo stessimo facendo tutti. Era la mia musica e la loro insieme e ci aveva profondamente legato, almeno era ciò che avevo sempre creduto.
Finii il brano con un sospiro appagato osservando poi Luke per un attimo, prima di guardare Mark. «Hai qualche preferenza?»
«No. Scegli tu.» mi rispose il ragazzone.
«Va bene.» Dissi mentre imbracciavo di nuovo il violino chiudendo gli occhi e iniziando a suonare.
Ripresi "Hallelujah" sapendo che era tra le preferite di Mark del nostro repertorio, lanciandogli poi un'occhiata per vedere la sua reazione. Non ero credente quanto loro e ne erano consapevoli, ma sapevo anche quanto invece lo fossero loro.
«Finalmente la giusta via Hope.» scherzò il ragazzone. Era un bel po' che non lo vedevo tranquillo e rilassato. Era sempre stato un giocherellone, ma ultimamente era irriconoscibile, sempre serio, silenzioso e imbronciato.
«Opinabile Mark!» Ridacchiai mentre seguivo le note, un po' più sollevata nel vederlo scherzare.
«Se dipendesse da Mark dovresti prendere i voti.» scherzò Joan.
«Oddio no! Non ci riuscirei mai!» Dissi mentre continuavo a suonare. «Suor Hope non si può sentire.»
«Non dovresti ascoltare Luke, ti sta portando su una cattiva strada.» sorrideva ma non ero del tutto convinta che scherzasse.
«Saresti tipo la suora di Sister Act!» mi prese in giro Matt.
«Naaa ... Preferisco la strada in cui mi sta portando Luke!» Dissi voltandomi a guardarlo sorridendo.
«Io non provocherei Mark, se fossi in te.» mi disse Luke. «Non è piacevole vederlo arrabbiato.»
«E a quanto pare la tua faccia ne sa qualcosa.» scherzò Matt.
«Non lo provoco, dico solo la verità.» Risposi ridacchiando. «Non ci vedo nulla di male poi. Mica stiamo facendo qualcosa di sbagliato no?»
«Sul serio?» chiese Mark sfoggiando il suo sorriso da predica.
«No Mark, ti prego, risparmiaci!» Joan cercò di chiudergli la bocca.
«Certo! Non dirmi che davvero ritieni che stiamo facendo qualcosa di sbagliato?!» osservai io smettendo di suonare. «Che cosa ci vedi di male?»
«Chi vuole una birra?» chiese Joan cercando di cambiare discorso.
«È immorale!» rispose Mark.
«Immorale?... siamo nel 2019! Mica nel medioevo.» dissi io poggiando le mani sui fianchi. «Spiegami... perché due persone che si piacciono e si vogliono bene non possono stare assieme?»
«Infatti non c'è nessun motivo, ignoralo!» Luke era calmissimo e neanche lo guardava.
«Lo sai che scherzi col fuoco.» lo avvisò Mark.
«Non credo proprio, ne abbiamo già parlato e non ho intenzione di riaprire il discorso.» continuava a pizzicare le corde con indifferenza.
«Non capisco. Non vedo quale sia il problema. Ci stiamo comportando come qualsiasi coppia normalissima.» dissi iniziando a mettere via il violino.
Il biondo si morse il labbro e non mi rispose.
«Dai ragazzi finiamola con questa pesantezza.» Matt sembrava un folletto con i dreads. Se ne stava a gambe incrociate con i bonghetti al centro su cui era appollaiato, sembrava li stesse covando.
Lanciai un'occhiata a Mark mentre chiudevo la custodia del mio strumento, felice di non dover discutere di quanto fosse immorale nel 2019 stare insieme al ragazzo che si ama. Andai a sedermi accanto a Luke e non riuscii a fare a meno di guardarlo solleticare le corde producendo una piacevole melodia di sottofondo, sorridendo senza accorgermene, letteralmente in adorazione.
Presi una birra dal frigo portatile, porgendogliela. «Tieni.»
«Grazie, angelo mio.» mi sorrise di rimando. Attirammo le occhiate di tutti in un misto di incredulità e ilarità.
Presi a mia volta una birra per poi sorseggiarla con lentezza, ascoltando Luke suonare e perdendomi nelle note e nel rumore del mare. Ogni tanto si sporgeva verso di me per lasciarmi un bacio sulla testa o sulla guancia. Passammo una bella serata, tra musica, alcol, tanto alcol, cibo e amicizia.
La notte mi sentivo abbastanza alticcia. Non avevo mai bevuto così tanto e faticavo a stare sveglia o a camminare dritta. Ridevo di più del solito e la vista mi era diventata annebbiata, senza contare che iniziavo ad avere sonno.
«Mi sa che vado a dormire.» Mormorai guardando Luke.
«Ti porto a letto, hai alzato un po' il gomito stasera.» mi prese tra le braccia come fossi un fuscello, stranamente sobrio come sempre. «Mark crede di avere tutte le risposte e di essere dalla parte del giusto, ma si sbaglia.» sapeva che non connettevo molto e forse ne stava approfittando per dirmi quello che pensava.
«Non ha importanza. A me basta stare con te.» Dissi circondandogli il collo. «Non capisce, non lo sa, non prova le stesse sensazioni e non può capire come ci si senta ad amare qualcuno.» Borbottai contro la sua spalla.
«La mia piccola guerriera!» sorrise baciandomi la testa. Mi mise a letto e mi rimboccò le coperte. «Ti amo, piccolina!» mi accarezzò la testa dandomi un bacio e stendendosi accanto a me per stringermi tra le braccia.
Mi addormentai poco dopo, senza neppure rendermene conto.
Il mattino dopo al risveglio lui era vicino a me, dormendo a sua volta. Scivolai fuori dal letto cercando di non fare rumore. Volevo ricambiare preparandogli la colazione a mia volta a mo' di sorpresa. Indossavo solo una maglietta di due taglie più grande di me, di Luke ovviamente. Iniziai a mettermi subito all'opera, canticchiando distrattamente.
Lui continuò a dormire, doveva essere crollato la sera prima. Preparai il tutto con tranquillità e prendendomi il tempo che mi serviva. Poggiai tutto sul tavolino prima di scivolare in camera risalendo sul letto verso di lui iniziando a baciarlo sul petto, collo e addome per svegliarlo.
«Mmm... sono in Paradiso?» aveva la voce assonnata e ancora gli occhi chiusi. Cercava di attirarmi a sé a tentoni.
«Nel nostro angolo di Paradiso!» Sussurrai prima di dargli un bacio. «La colazione è pronta angelo mio!» Sussurrai.
«Non sai quanto è vero piccola!» mi strinse a sé per baciarmi meglio.
Ricambiai ridacchiando, stringendomi a lui. «Si fredda tutto!» Mormorai. «E devo andare al conservatorio per le prove. Mi vogliono mettere come primo violino al prossimo concerto della città.» Sussurrai sulle sue labbra per poi mettermi seduta a cavalcioni su di lui.
«Primo violino? Ma è fantastico! Brava piccola!» in tutto il caos avevo dimenticato di dirglielo. «Allora è meglio che tu non faccia tardi.»
«No. Ma stasera ti va se andiamo a cena da soli da qualche parte?» Domandai dandogli un altro bacio.
«Cosa hai in mente?» mi chiese tirandosi su. «Devo vestirmi elegante?»
«Perché no?» Sussurrai mettendogli le mani sue spalle accarezzandolo lentamente. «È così raro vederti indossare qualcosa di elegante!» Mormorai dandogli un bacio.
«Sarebbe di sicuro interessante.» commentò accarezzandomi i fianchi. «Ma dovrò tornare a casa mia a prendere altri vestiti.»
«Hai tutto il pomeriggio. Io tanto sarò al conservatorio tutto il giorno.» Gli diedi un bacio. «Andiamo a fare colazione prima che tu mi faccia rischiare di arrivare in ritardo!»
«Va bene. Farò il bravo.» sospirò fingendo di fare un enorme sacrificio a tenere le mani a posto e ad alzarsi dal letto.
Facemmo colazione ed io ne approfittai per raccontargli tutto su come il mio maestro mi avesse scelta per partecipare a questa audizione e su quanto avessi lavorato per raggiungere questo traguardo, anche se questo lui lo sapeva perfettamente. Appena fui pronta poi lasciai che mi desse uno strappo in moto al conservatorio.
«Ci vediamo all'uscita piccola. Ti passo a prendere.» si tolse il casco per potermi baciare.
Ricambiai il bacio, passandogli una mano tra i capelli. «A dopo!»
Lo guardai ripartire per andare a lavoro con un sospiro di pura felicità, tutto stava andando per il verso giusto. Luke era un paramedico, il migliore e di certo il più sexy tra i paramedici. Entrai in conservatorio carica per iniziare la giornata. Quest'oggi avrei avuto il provino come primo violino e mi sentivo un vulcano di energie. Ci sarebbe stato il mio istruttore insieme ad un'altra persona che non conoscevo, un critico musicale o qualcosa del genere. Mi avevano detto che la scelta sarebbe dipesa quasi esclusivamente da lui.
Senza pensarci feci le scale rapidissima, salendo praticamente tre scalini alla volta, facendo lo slalom tra la gente che incontravo, già entusiasta per il provino. Arrivai nella sala che avevo già il respiro affaticato e il cuore che accelerava. Ci saremo esibiti in teatro, a porte chiuse. Ero la terza. Stetti ad aspettare il mio turno, ma almeno avevo abbastanza tempo per pensare e ripassare mentalmente il pezzo che avrei eseguito.
Passeggiai nervosa mentre cercavo di concentrarmi, tenendo il violino tra le mani e muovendomi a passo di danza per non perdere il ritmo. Ero nervosa e non stavo più nella pelle di entrare in sala.
La ragazza prima di me uscì piangendo.
«Hope tocca a te.» il mio maestro si affacciò per chiamarmi. «Mi raccomando. Il critico è molto esigente.»
«Va bene!» Dissi stringendo appena le labbra, entrando poi in sala prendendo un grosso respiro.
Salii sul palco e mi voltai verso il mio maestro, seduto vicino a questo fantomatico critico. Solo allora mi resi conto di chi avessi di fronte. Capelli neri, pizzetto ed un paio di stramaledettissimi occhi grigi che mi osservavano gelidi come il ghiaccio.
Non riuscii ad evitare l'espressione incredula nel guardarlo, completamente sorpresa dalla sua presenza. Non era possibile! Non potevo credere che il critico fosse proprio lui.
Avevo già perso in partenza.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top