Jacebastian 2
Sì mi ero presa bene per loro.
Metà di questa fanfiction è metà della ff clabastian Sweet but Psycho. Il motivo è che questa ff è stata praticamente richiesta in quella storia, e mi sembrava stupido cambiare le premesse quando la storia di partenza era quella.
Quindi sì,oltre alla jacebastian c'è anche la clabastian. Delle cose etero e pure SPOILER incestuose, non ne azzecco una :')
Beh, enjoy
-💙-
Categoria: Alternative Universe
Fandom: Shadowhunters
Personaggi: Sebastian e Jace
Rating: Verde / giallo
Spoiler: I soliti rapporti di parentela :')
Richiesta da: Lisa_Senatore_0105
-💙-
Il risveglio di Sebastian fu lento e confuso. Si sentiva la testa pesante e la mente annebbiata, esattamente come la sua vista, fastidiosamente sfocata.
Non che ci fosse molto da vedere, probabilmente, dato che c’era una inquietante penombra.
Quando finalmente riacquistò la vista si guardò intorno. Era in una camera da letto, legato ad una sedia. Guardando alle sue spalle vide scintillare un fascio di luce, che gli stava tenendo le mani legate dietro la schiena e gli stava anche lasciando dei segni rossastri nei punti in cui gli toccava la pelle. Non sentiva però alcun dolore e la cosa lo preoccupava.
Più guardava la stanza più scorgeva dettagli inquietanti. Era tappezzata di sue foto, scatti spesso sfuggenti e sfocati - che lui ricordasse, non si era mai fatto fare foto -, molti dei quali rovinali da tagli.
Come se qualcosa di affilato li avesse tagliati. Sebastian si impose di mantenere la calma, ma non poteva ignorare tutte quelle foto. Non poteva nemmeno ignorare alcuni dei suoi vestiti - giacca, maglia, stivali - buttati in un angolo, coperti parzialmente da sangue, insieme allo stilo e al telefono.
Notò che aveva qualche taglio sul petto, anche se non sembrava niente di grave. Evidentemente era successo qualcosa prima di svenire che non riusciva a ricordare.
La luce si accese all’improvviso, lasciandolo accecato per qualche secondo. Quando si riprese, distinse l’ultima persona che in quel momento avrebbe voluto vedere.
“Clary…”, disse a stento, osservando un pugnale dalla lama nera tra le sue mani, insieme ad uno stilo nell’altro.
“Ben svegliato, Seb. Credevo non ti saresti mai svegliato…”, disse lei con un sorriso, sedendosi a cavalcioni sulle sue gambe. Entrambi gli oggetti erano troppo vicini al suo volto e al suo petto, così Sebastian si tirò lievemente indietro.
“Clary, che stai facendo…?”, chiese quando la vide avvicinare il pugnale al suo petto. La lama toccò la carne e la rossa premette, facendo sgorgare qualche goccia di sangue. Sebastian cercò di nascondere una smorfia di dolore.
“Non nascondere il dolore, mio angelico fratello… a che serve? Siamo solo noi due, e io so bene che un pugnale demoniaco e del sangue angelico non vanno molto d’accordo insieme…”, sussurrò la ragazza avvicinando il volto a quello del ragazzo.
Sebastian guardò per un breve momento la ragazza, poi cercò di guardare altrove. Aveva speso gli ultimi giorni, forse anche le ultime settimane, pensando alla sorella che avrebbe dovuto avere. Aveva scoperto cosa Valentine le aveva fatto, la stessa cosa che alla fine aveva fatto sia a lui che a Jace, solo con sangue diverso; da quel momento aveva sognato una sorella amabile, la sorella perfetta, simile alla madre e con anche i suoi stessi occhi verdi.
Non ce la faceva a vedere quegli occhi neri come la pece, più vuoti dell’anima dei demoni.
La ragazza gli afferrò il mento con forza, costringendolo a rivolgere lo sguardo a lei e a quegli occhi così sbagliati da vedere.
“Perché mi vuoi vietare di vedere i tuoi bellissimi occhi verdi, Sebastian? Sai, più li vedo, più vorrei averli… non pensi mi starebbero benissimo gli occhi verdi?”, chiese lei sorridendogli.
“Trovo ti starebbero d’incanto… anche se vorrei tenermi i miei”.
“Dubito ti serviranno gli occhi d’ora in poi, ma di due bulbi oculare così non me ne farei nemmeno niente, quindi non ti caverò i tuoi. O almeno, non penso di farlo, purché tu faccia il bravo”.
Quella frase fece venire la pelle d’oca al ragazzo. Clary era per metà demone, non aveva idea di cosa potesse voler dire per lei “fare il bravo”.
“Cosa ci faccio qui?”, chiese a piano alla fine, sperando di non aver fatto un passo falso.
“Non pensavo avessi perso la memoria… probabilmente quel sedativo che c’era nel vino ha avuto effetto e lo sta ancora avendo. Volevi sapere che fine aveva fatto Jace, non ricordi? Hai accettato tu di venire qui a parlare con me a quattr'occhi della scomparsa del biondino, lo rivolevi indietro”.
Sebastian non ricordava nulla di tutto questo, ma sapeva che era da giorni che Jace era scomparso. Non gli sembrava troppo strano.
La ragazza gli accarezzò il petto, interrompendo per un momento la narrazione. Il ragazzo seguì con lo sguardo i movimenti della sua mano, temendo andasse dove lui non voleva. La mano però, dopo essersi sporcata del sangue del fratello, risalì fino alla sua nuca e gli accarezzò i capelli, tingendoglieli di rosso, prima di afferrarglieli e tirarglieli indietro con uno strattone.
“Ti ho offerto uno scambio. Ridare agli shadowhunters il biondino imbattibile, in cambio di avere al mio fianco il mio uomo… tu. C’è un intero regno che potremmo dominare insieme, se tu solo mi affiancassi, Sebastian. Edom aspetta i suoi sovrani. Potremmo avere anche questo ai nostri piedi, il conclave è debole, non ci vorrebbe niente a spezzarlo. Non ci sarebbe nemmeno bisogno di spargere sangue, pensaci, anche la tua amata Isabelle sarebbe al sicuro… sempre se non si ribella, naturalmente. Re di due regni, non sarebbe meraviglioso, Sebastian? Eppure prima di svenire mi hai detto di no. Non hai idea di quanto tu mi abbia fatto arrabbiare”.
Non lo vide, ma sentì che la ragazza gli aveva appena fatto un altro taglio sulla pelle.
“Il tuo posto è con me, Sebastian. Sono io la tua anima gemella. Tu sei solo mio”.
Le labbra di Clary furono sulle sue, voraci, come a siglare un patto mai stipulato. A nulla servirono i tentativi di Sebastian di respingerla, anzi, un altro dolore acuto al petto gli ricordò che era lei a comandare, che lui non poteva nulla.
Quando si staccò, Sebastian si sentì come ripreso da un incubo. C’era qualcosa di sbagliato anche nei suoi baci, e non era solo il fatto che fossero fratelli e che quello era di fatto un incesto bello e buono. Fatto che a lei non sembrava comunque importante.
Un rumore al piano inferiore interruppe l’atmosfera, e Sebastian lo prese come l’arrivo di Raziel in persona. Clary assottigliò lo sguardo, come un animale pronto ad uccidere.
“Torno tra un momento, amore mio. Aspettami”, disse dandogli un bacio sulle labbra. Uscì dalla stanza e in quel momento esatto Sebastian si alzò di scatto.
Si sedette sul pavimento e cercò di portarsi le mani legate davanti a sé. Ci riuscì e a quel punto corse a prendere il suo stilo, con cui riuscì a liberarsi delle corde incandescenti. Si infilò il telefono in tasca e si rivestì in tempo record.
Si guardò poi intorno; poteva nascondersi solo nell’armadio là dentro, ma lì sarebbe sicuramente stato trovato. Guardò poi la porta della stanza e si appiattì contro il muro accanto ad essa, lo stilo pronto per essere usato.
“Seeeeeb”, disse una voce cantilenante. Il ragazzo si ritrovò con la pelle d’oca, ma si impose di mantenere la calma.
Poteva sentire i passi leggeri della sorella su per le scale e si preparò a combattere. Non avrebbe dovuto aver problemi a batterla, sebbene disarmato, ma Clarissa era furba. Probabilmente si era aspettata anche la sua fuga.
Poi la rossa superò la soglia e Sebastian agì: la spinse avanti, prese la maniglia della porta e la chiuse dietro di sé, applicando poi una runa per impedirle di aprirsi.
Sentì urla indistinte dall’altra parte, ma il ragazzo le ignorò e corse via, alla ricerca di Jace. Aveva poco tempo, presto Clarissa sarebbe uscita e avrebbe ucciso il biondo e fatto chissà cosa a lui.
Trovò il biondo in cantina, appeso per i polsi in mezzo alla stanza, sollevato dal terreno quanto bastava perché non lo potesse toccare neanche con le punte dei piedi. Non appena lo vide lo raggiunse e gli tirò un paio di schiaffetti.
“Jace. Jace, svegliati!”.
Non ottenne reazioni. Con il cuore in gola, Sebastian corse a prendere l’estremità della catena collegata alle sue manette e lo posò a terra con delicatezza, per poi liberarlo da esse. Infine, gli applicò un’iratze, sperando non fosse troppo tardi.
Jace aprì gli occhi. Li sbatté diverse volte, poi focalizzò il ragazzo e disse: “Sebastian, ma stai piangendo?”.
Il diretto interessanto si asciugò le lacrime di sollievo e disse: “Non c’è tempo, dobbiamo andare”.
Lo aiutò ad alzarsi - per fortuna l’iratze sembrava aver curato anche tutte le altre ferite inflitte - e lo portò fuori, al piano superiore. Sebastian sapeva dov’era l’uscita, ma non si aspettava di trovare dietro la porta un muro. Lo guardò incredulo, ricordando bene quando era passato di lì quando era entrato in quella casa poche ore prima, e fece: “Qui c’era l’uscita, ne sono sicuro…”.
“Tu sei passato attraverso un portale, Seb. Un portale che solo due cose possono aprire: un bacio del vero amore, e la sottoscritta”, disse una voce alle loro spalle, I due si girarono verso Clarissa, che stava scendendo dalle scale che conducevano al piano superiore con un sorriso sul volto. Un sorriso che non prometteva niente di buono.
Jace fece un passo indietro e Sebastian gli si parò davanti, intento a proteggerlo a costo della vita.
“Io non vi aprirò il portale… Come farete ora a fuggire?”, disse la rossa ridendo, prendendoli in giro, “Jace non ama nessuno e tu, fratello mio, so che in realtà qualcosa per me lo provi. Come uscirete mai di qui, senza dover venire a patti con me?”.
Sebastian la guardò e arretrò a sua volta, appoggiando una mano contro il muro. “Stai a vedere”.
E baciò Jace, un bacio a stampo che bastò però ad aprire il portale. Accompagnato da un urlo di Clarissa, vi buttò dentro entrambi, staccandosi poi dalle sue labbra quando caddero sul pavimento dell’istituto.
Sebastian ne fu più che sorpreso, visto che non lo aveva pensato come meta - non aveva pensato affatto in realtà -, ma i pensieri andarono subito a ciò che aveva fatto. Ancora sdraiato sul pavimento, si coprì il volto con le mani, maledicendosi.
“Sebastian, stai bene?”. La voce di Jace riuscì se possibile a farlo stare ancora peggio.
“Scusa”. Fu tutto ciò che riuscì a dire per farsi perdonare per ciò che aveva fatto. Quasi gli sembrava irreale il fatto di essersi confessato in quel modo, più in generale il fatto di essersi confessato e basta.
Jace gli tolse le mani dalla faccia, costringendo l’altro a guardarlo.
“Per cosa avresti da scusarti? Per avermi baciato? Per amarmi? Sono la cosa più bella che vedrai in tutta la tua vita. E poi sono io che dovrei scusarmi per essermi fatto catturare come un idiota. Sebastian, tu sei andato nella tana del lupo per salvarmi e hai salvato la vita ad entrambi. Ti dovrei ringraziare per quello che hai fatto”.
E gli si buttò addosso, facendo mancare il respiro al ragazzo.
“Grazie Seb. Grazie di tutto”.
E mentre si abbracciavano Sebastian si sentì felice come non lo era mai stato.
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