Capitolo 01 - Fermata 37
Come ogni mattina presi quel solito bus che passava puntualmente in ritardo di dieci minuti dall'orario prestabilito, cosa che faceva sempre arrabbiare un sacco di persone, quando per me invece non faceva la minima differenza.
Infondo, e dopotutto, la mia vita stava andando letteralmente a rotoli.
Mi ero messo nei posti infondo e osservavo pigramente i movimenti delle persone che salivano e scendevano dal veicolo, tra cui i studenti.
C'era chi leggeva un libro, chi parlava con gli amici, chi doveva finire ancora la sua colazione e chi era da solo... come io.
Mi ero svegliato come sempre alla solita ora, eppure, stranamente mi sentivo più pigro e più stanco del solito e facevo perfino fatica a tenere gli occhi aperti.
E tutto il casino che c'era intorno a me non aiutava per niente, per questo decisi di mettermi le cuffie ed iniziare ad ascoltare della musica.
In questo modo, non scesi a nessuna fermata.
Una scossa mi fece spalancare di colpo gli occhi e ancora assonnato, mi guardai intorno come un'idiota che aveva sul viso un espressione che diceva "Eh? Dove sono?".
Vidi l'autista sparito, che in realtà era solo sceso dal veicolo per fumarsi una sigaretta, e sul mezzo non vi erano più passeggeri se non io.
Solo allora capii di essere arrivato all'ultima fermata: la Fermata 37.
Perché si chiamava così era un mistero anche per me... ah, ma se io non sapevo nemmeno l'esistenza di questa fermata, che cosa vado a dire, semplicemente ho letto il cartello fuori dal bus.
Quindi, suppongo che la scossa di prima, era solo la solita frenata brusca che faceva l'autista... eppure mi sembra sempre così soddisfatto quando riesce a prendere di sorpresa i passeggeri che trasporta, manco fosse sadico!
... be', ormai a chi importa?
Scesi dal mezzo di trasporto con tutta calma e nonchalance, sempre se si può dire così, assonnato più che mai.
Chissà in che posto ero capitato, perché dal nome "Fermata 37", non è che si capiva molto.
Però, il posto in cui ero finito era magico, esattamente così, magico e basta.
Questo luogo si presentava su una collina in cima alla città, dove vedevo tutti gli edifici che conoscevo farsi piccoli piccoli come formiche, poi c'era anche una panchina vicino alla fermata dell'autobus, circondata da un po' di fiori sparsi un po' qua e là.
Semplice e magnifica allo stesso tempo, un posto altrettanto fantastico, pensai all'istante.
Forse, proprio per questo, iniziai a saltare la scuola e venire sempre più spesso in questo luogo... qui, alla Fermata 37.
Giorno dopo giorno e giorno dopo giorno, iniziando così un susseguirsi di giorni dopo giorni.
«Ah... quanti giorni saranno passati ormai? Dieci, penso.» sussurrai fra me e me, osservando il cielo limpido e standomene seduto sulla panchina.
Da qualche settimana, la mia vita ha iniziato a voltarmi le spalle, oppure il destino? O il fato?
Insomma, ho iniziato ad avere sempre più problemi e pian piano passavo giorni sempre più difficili.
Per questo sono scappato e rifugiato qui, perché così facendo mi sono sentito finalmente al sicuro e lontano da tutti quei problemi esistenti nella mia vita, che a dire la verità, è stata un'azione di cui non me ne pento assolutamente.
Dopotutto, qui si sta bene...
«Nove, dieci, undici... sì undici. Sicuramente sono da undici giorni che vengo qui.» aggiunsi poco dopo, sorridendo un poco malinconico.
Forse la solitudine iniziava a farsi sentire, no?
«Ti sbagli, sono dodici giorni.» rispose una voce.
Abbassai lo sguardo dal cielo e con gli occhi iniziai subito a cercare il proprietario della voce, intravedendo così una figura poco distante da me, appoggiata con la schiena sul tronco di un albero che non avevo mai notato.
Dove avevo la testa in questi giorni?
Un ragazzo biondo, decisamente bello ed affascinante, con i capelli mossi e gli occhi di un azzurro simile al colore del cielo mi stava osservando... e con molta insistenza, direi.
A tal proposito inarcai un sopracciglio, non sapendo cosa fare o cosa dire, perché ero rimasto stupito. Molto stupito, direi.
«Non sei molto bravo in matematica, vero?» chiese il ragazzo ridendo.
«Diciamo che non è il mio forte, ma ci ero andato vicino!» ribattei io a mia "discolpa".
«Su questo senza dubbio, chi sei tu?» e si avvicinò di qualche passo.
«Dovrei essere io a chiedertelo.»
«E no, su questo non posso darti ragione. Ti ho osservato per dodici giorni senza dire e fare nulla, perciò mi merito di fare la prima domanda, no~? Ti ho scoperto per primo.» sorrise chiudendo gli occhi.
«E va bene... Yuuichirou. Mi chiamo Yuuichirou Amane, e tu, sconosciuto?»
Il ragazzo cercò di trattenersi dal ridere coprendosi la bocca con la mano, ma fallì, dato che scoppiò in una piccola e dolce risata.
La cosa mi diete fastidio ma allo stesso tempo mi piaceva, mi tranquillizza e mi faceva sentire in pace con me stesso.
«Co-cosa hai da ridere? È così strano il mio nome?»
«No, affatto. Lo trovo molto carino.»
Era la prima volta dopo tanto tempo che qualcuno mi faceva un complimento del genere, e probabilmente a causa dell'ansia e della felicità, arrossii... ma di poco, intendo.
Lui si avvicinò di qualche altro passo, riducendo la distanza fra di noi di minimo un metro circa ed allungò la sua mano in mia direzione, mantenendo sempre quel dolce sorriso che aveva sin dall'inizio.
Vuole una stretta di mano?
«Piacere di conoscerti, Yuu-chan. Io sono Mikaela Shindou, ma puoi chiamarmi Mika.»
E strinsi la sua mano.
Angolino di Ren-san:
Prima di tutto vorrei ringraziare voi lettori per aver iniziato a leggere questa mia fanfiction AU sulla MikaYuu, quindi un grazie tante per tutti voi~
Soprattutto ringrazio Kiikura per l'idea base, perciò, arigatou gozaimasu ;w;
[Vi ricordo che ho preso l'idea del libro "Un'idea per petalo", quindi cosa aspettate? Andate a darci un'occhiata!]
Inoltre, vorrei un vostro piccolo parere su questo piccolo inizio, proprio lì nei commenti, dato che mi farebbe tanto piacere~
Oltre a questo, vi sfido!
Provate un po' ad indovinare perché ho scelto il numero 37~ eh? Vi va? Guardate che ci conto!
Piccolo indizio: ovviamente c'entra con la MikaYuu, ma ricordate che io amo la matematica~
E niente, alla prossima nyah!
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