52 - Ad ogni chiave corrisponde una serratura
La mattina seguente quando ricevetti un messaggio da parte di Veronica ero in spiaggia con Jay per la nostra abitudinaria lezione di surf.
Non sapevo con sicurezza se avrei gareggiato contro Kristal perchè sarebbe potuta finire in carcere prima della competizione.
Lo speravo, almeno.
Tuttavia mi sentivo sia sollevata che sconfortata poiché volevo dimostrarle la mia bravura ma desideravo anche che venisse arrestata.
Non appena aprii il messaggio su Whastapp constatai che Veronica mi aveva inviato il video prova della mia innocenza e subito, senza indugiare, lo inoltrai ad Eduardo.
Non me ne sarei stata un secondo in più con le mani in mano: in questi giorni avevo imparato che dovevo agire velocemente perché più il tempo passava e più mi allontanavo da lui.
Ero convinta che il suo amore per me stesse scemando, oppure era già svanito da tempo.
Non mi chiamava e non mi mandava messaggi quando era ubriaco ormai da più di una settimana e la cosa era palese: si era dimenticato definitivamente di me.
Volevo inviargli il video solo per dimostrargli che non ero la ragazza che pensava che io fossi, dopodiché l'avrei lasciato vivere la sua vita esattamente come lui stava facendo con me.
Era il mio arrivederci.
O almeno lo speravo.
"Addio Eduardo." Pensai premendo invio e vedendo il video caricarsi nella nostra chat ormai vuota.
"Perchè quella faccia?" Mi domandò Jay guardandomi preoccupato.
"Ho chiuso definitivamente con Eduardo." Dichiarai continuando a contemplare lo schermo del mio telefono ormai oscurato, come se potesse rimandare indietro il tempo e cancellare gli ultimi mesi.
"Sav, mi dispiace. Io ci sono se hai bisogno di me." Disse lasciando cadere nella sabbia la sua tavola ed abbracciandomi amorevolmente.
"Grazie Jay, ma sto bene." Lo rassicurai io.
Era vero, stavo bene.
Non ero la persona più felice del mondo, ovviamente, ma non ero neanche la più depressa e triste.
Ero in un limbo che mi cullava dolcemente evitando che il mio cuore potesse andare incontro ad un'imminente rottura.
Me lo immaginavo come una grande amaca che dondolava senza sosta e che mi difendeva dai nemici.
Era un'immagine rilassante in cui mi ci perdevo a volte.
"Sav davvero, farei di tutto per te. Lascia che ti aiuti..." Disse sciogliendo l'abbraccio e fissandomi con quei suoi occhioni verde muschio.
Mi fissava esattamente allo stesso modo in cui fece durante la recita, poco prima che la coreografia ci crollasse addosso: intensamente.
Guardai i suoi occhi familiari e mi chiesi se mai li avrei visti sotto una luce diversa.
Appoggiò la sua mano destra sulla mia guancia per poi accarezzarla delicatamente col pollice, ma una voce femminile rovinò quel momento intimo e ci fece sobbalzare.
"Ho... ho interrotto qualcosa?" Domandò Sole con una smorfia di disgusto.
Scossi la testa velocemente mentre Jay ritornò a lucidare la sua tavola da surf in completo silenzio.
Prima di ricominciare a parlare, lo sguardo della mora rimbalzò tra me e Jay svariate volte ma poi vi rinunciò.
"Ero venuta a chiederti se avessi visto i manifesti del ballo di fine anno..." Mi spiegò Sole.
"Perchè a me non lo chiedi?" Domandò Jay accigliato.
"Perchè tu sei un maschio e quelli della tua specie non notano mai niente, compreso il tuo caro amico Finn." Spiegò al fratello, acida come sempre per poi tornare a guardare me dolcemente.
"Ammetto di non averci fatto caso, in questo periodo non noto certe cose..." Le spiegai come per scusarmi.
"Certo tesoro, capisco. Si chiamerà "Cold like a Crystal" e il tema sarà il cristallo... che egocentrica la nostra rappresentante!" Disse scettica buttando gli occhi al cielo. "Ad ogni modo pensavo di cominciare a cercare il vestito: pensavo ad un giallo per me e ad un verde acqua per te?" Propose carica ed esaltata.
"Jay, tu ci sarai?" Gli domandai io.
"Se tu ci andrai, verrò anche io." Mi confermò sorridendomi come un bambino.
"Dove andate ragazzi?" Domandò una voce maschile saltata fuori dal nulla.
Non appena ci girammo nella sua direzione notammo che Jerry si era avvicinato al nostro gruppo con una borsa nera in mano, la quale, successivamente, venne posata per terra con cautela.
"Hey amico!" Lo salutò il biondo riccioluto contento di rivederlo. "Cos'hai là dentro? Un corpo a brandelli?" Scherzò ridacchiando.
"Che battute macabre, Jayden..." Lo rimproverò la sorella assumendo una smorfia disgustata.
"Ho portato alcune cose per Savannah." Spiegò il moro abbassandosi per aprire la borsa scura. "Qui c'è la chiave, aggeggi vari e fammi il favore di prendere anche queste buste in caso volessi raccogliere delle prove." Mi pregò il ragazzo porgendomi tutto l'occorrente.
"Grazie mille Jerry. Ti sarò debitrice a vita." Lo ringraziai contenta.
"Da dove esce questa roba?" Domandò stupita e preoccupata Sole.
"Le produco io stesso." Ammise fieramente il piccolo nerd.
"Savannah cosa ci vuoi fare?" Mi chiese spaventata la mia amica.
"Ti prego Sole, quest'ultimo step devo farlo da sola. Tra poco tornerò sperando che tutto sia finalmente finito. Per favore non fare domande, ti spiegherò tutto dopo." La rassicurai per poi scattare in piedi indossando una felpa verde che mi ero portata in spiaggia e dirigermi verso l'università.
Presi velocemente il telefono e avviai la chiamata.
"Ciao Veronica, potete andare." Le dissi semplicemente e lei acconsentì.
Arrivata nel vialetto mi nascosi dietro un cespuglio in attesa e in ascolto del mio cuore che, come al solito in questi casi, batteva forte.
Ma non era il momento di lasciarsi scoraggiare dalla paura perchè Veronica, Kristal e Dana stavano uscendo dai dormitori femminili.
Una volta che ebbero svoltato l'angolo non le vidi più, così uscii allo scoperto e corsi su per le scale del dormitorio fino al secondo piano dove si trovava la camera della rossa.
Presi dalla borsa la chiave che mi aveva procurato Jerry, infilai i guanti in lattice ed entrai senza problemi, per poi richiudere la porta facendo attenzione a non produrre alcun rumore.
Una volta dentro appoggiai la borsa a terra e presi le buste trasparenti: come prima cosa dovevo rubare la pistola di Kristal e la cosa mi rendeva parecchio nervosa.
Mi diressi verso il letto, mi sdraiai a terra e vi strisciai sotto.
L'arma aveva cambiato posto, segno che era stata usata.
In quel momento si trovava incastrata nelle assi dalla parte del muro così feci un'ulteriore foto prova prima di sfilarla lentamente e diligentemente.
Quando la strinsi tra le mie mani tremanti constatai che era parecchio pesante, nera e semplice, senza disegni e senza scritte.
Mi persi un po' a studiarla, non ne avevo mai impugnata una, ma in seguito la depositai accuratamente dentro alla busta trasparente che riposi nella borsa nera.
Successivamente aprii l'armadio che illuminai con una torcia lasciatami da Jerry e rividi i segni che cercavo.
Feci nuovamente pressione sul quadrato che ricadde all'interno del buco, lo spostai e vidi il diario e il cubo di Rubik.
Dovevo assolutamente controllare se fosse solo un giocattolo o se contenesse della droga così lo afferrai per poi contemplarlo nelle mie mani.
Provai a spostare e a muovere i pezzi che effettivamente giravano da tutte le parti, ma la cosa non mi convinceva a pieno: dovevo romperlo, ma come?
Cercai di aprirlo sforzando entrambe le estremità e tirandole una da una parte e una dall'altra, ma invano.
Ci saltai anche sopra ma mi feci solo male così decisi di cercare aiuto nella borsa.
Vi rovistai all'interno e trovai un cutter ed un piccolo martello: erano ciò che mi serviva.
Infilai il cutter tra un quadratino e l'altro e con il martello vi picchiai sopra fino a quando non vidi il cubo aprirsi a metà.
Con mia grande sorpresa dentro trovai una chiave.
"E adesso?"
Mi sentii sconfortata poiché ero sicura che vi avrei scoperto della droga, inoltre Kristal avrebbe trovato il suo cubo spaccato e non era per niente una buona cosa.
Mi lasciai per un attimo prendere dal panico per questo imprevisto, ma poi contai fino a cinque per cercare di calmarmi.
Inspirai ed espirai più volte e infine chiamai Veronica sperando che mi rispondesse.
"Come ti salta in mente di chiamarmi? Lo sai che sono con Kristal!" Sussurrò nervosa.
"Scusami, è che ho avuto un imprevisto..."
"Che imprevisto?" Mi interruppe preoccupata la bionda.
"Dentro al cubo di Rubik ho trovato una chiave e non so a quale serratura corrisponda." Mi lamentai leggermente impanicata.
"Sav l'unica cosa che ti posso consigliare di fare è di guardare attentamente nell'armadio. La vita di Kristal è tutta là dentro e ora ti devo lasciare perchè mi stanno chiamando! Buona fortuna Savannah." Disse per poi buttare giù.
Mi sentii come se fossi tornata indietro al punto di partenza. Com'era potuto succedere?
Avrei dovuto prevederlo?
Non era il momento di piangersi addosso, dovevo agire con una certa fretta e il consiglio di Veronica era stato molto utile.
"Ad ogni chiave corrisponde una serratura!" Mi auto incitai per riprendere il mio lavoro dal punto in cui l'avevo lasciato.
Per prima cosa infilai la testa nel buco tagliato ma non vidi niente, era completamente vuoto così presi il pezzo di legno che avevo fatto ricadere all'interno e lo riposizionai con cura sulla superficie.
Cercai altri segni all'interno dell'armadio ma non ne trovai, così cominciai a spostare i vestiti e a frugarci dentro.
Guardai nei vari cassetti ma niente, fino a quando notai una scala su un ripiano.
Noi non ce l'avevamo in camera nostra quindi perchè Kristal ne possedeva una?
Immaginai che stessi sbagliando il posto in cui cercare: probabilmente non era dentro ma sopra.
Alzai gli occhi al cielo e scrutai attentamente tutti i pannelli in cartongesso presenti sul soffitto, sembravano tutti uguali tranne quello nell'angolo sopra al letto di Kristal che era leggermente crepato da un lato.
Velocemente spostai il letto di Kristal e posizionai la scala appoggiandola accuratamente contro il muro.
Salii sopra di essa ed arrivai al pannello che mi interessava così cominciai a toccarlo nel suo punto più strano.
Sentii qualcosa sotto quel primo strato così capii che era semplicemente un pannello adesivo che copriva una serratura.
Vi infilai la chiave che la fece scattare per poi sollevare l'intero pezzo di cartongesso fino a quando non fece un rumore impercettibile: si era staccato dal soffitto.
Non appena guardai dentro al buco, mi sentii vittoriosa e orgogliosa di me stessa.
C'erano un sacco di sacchetti trasparenti contenenti della droga appoggiati su una lastra di vetro per non fare cedere i pannelli.
Avrei voluto urlare per la felicità ma mi limitai a sorridere di gioia.
Non c'erano parole per descrivere il mio stato d'animo di quel momento dopo tutta la fatica che avevo fatto per scoprire la verità.
Feci qualche foto per poi rimettere a posto il pezzo di cartongesso, scendere dalla scala e risistemare il tutto.
Con tutto l'occorrente nella mia sacca, lasciai la camera di Kristal per poi correre in un'altra.
Bussai sonoramente sperando che la francesina mi aprisse nel giro di un nano secondo e così fu, o quasi.
La sua espressione vacua mi accolse dentro alla camera nella quale entrai a passo di marcia.
Immediatamente l'afferrai per un braccio obbligandola a venire con me.
"Dove stiamo andando Savannah?" Mi domandò preoccupata mentre la trascinavo giù per le scale del dormitorio femminile senza battere ciglio.
"Savannah, non ho tempo per le stronzate da adolescenti, ho del lavoro da sbrigare!" Ripeteva con tono supplichevole fino a quando non arrivammo davanti all'ufficio del preside Lodge.
"Non ho capito perché siamo qui..." Affermò confusa la mora.
"Se è vero che sei uno sbirro, adesso entreremo insieme qui dentro!" Dissi indicandole l'ufficio con il pollice e lasciando cadere la borsa nelle sue mani. "Qui dentro c'è tutto l'occorrente per incastrare Kristal: pistola, diario, cubo di Rubik e ti ho inviato la foto di tutta la droga che tiene sul soffitto della sua camera: non c'è di che!" Esclamai convinta mentre la sua faccia assumeva un'espressione sempre più sconvolta e sorpresa.
"Ma come..."
"Non c'è tempo per le spiegazioni, muoviamoci." Dissi bussando sonoramente alla porta dell'ufficio di Lodge.
"Avanti, è aperto." Sentimmo pronunciare a gran voce dall'interno.
Entrammo entrambe nell'ufficio avvolto da una nube di fumo proveniente dalla pipa che il preside si stava gustando.
"Cosa posso fare per voi?" Ci domandò scrupoloso.
"Signor Preside ho tutto ciò che mi ha chiesto." Cominciò a parlare Annemarie aprendo la borsa e mostrando all'uomo il suo contenuto.
La faccia del preside sembrò sbiancare quando la francesina fece il nome della sua cocca.
"Kristal? Ma è sempre stata così disponibile e attenta..." Farfugliò cercando di digerire quell'amara pillola.
"Mi dispiace signor Preside, purtroppo le prove sono schiaccianti. So che teneva molto al rapporto che si era creato con la signorina Mendes, ma non è la ragazza che vuole farle credere di essere." Lo rassicurò Annemarie mostrandogli la foto che le avevo in precedenza inviato.
"Sono profondamente amareggiato e con questo groppo in gola non mi resta che chiamare la polizia." Disse allungando il braccio verso il telefono posto a lato della sua scrivania.
La sua espressone parlava chiaro: era deluso, afflitto, mesto ed avvilito, tutti sentimenti che non provavo io in quel preciso momento.
Quell'istante lo avevo aspettato da mesi, sin da quando avevo conosciuto Kristal alla festa di compleanno del cugino.
Quella era la mia vittoria.
Dopo qualche minuto bussarono alla porta e, su invito del Preside, irruppero nella stanza due poliziotti che si collocarono ai lati dell'abitacolo.
"Juliet, per favore, fai venire nel mio ufficio la signorina Kristal Mendes." Ordinò gentilmente ad una delle segretarie.
Cercai di ricordarmela e, se la memoria non mi stava ingannando, era la signora che mi aveva fornito la mappa dell'università: bionda, magrolina e con due occhioni azzurri penetranti.
Aspettammo in rigoroso silenzio per forse una decina di minuti; quando bussarono alla porta il mio cuore sobbalzò.
Era lo step finale, la cima della montagna, la mia vittoria.
Avvenne tutto in qualche secondo: Kristal entrò nello studio del Preside con un sorriso stampato in volto, quando mi vide mi guardò male come al solito, ma subito i poliziotti le furono addosso bloccandole le braccia e infilandole le manette ai polsi.
"Che succede?" Domandò paonazza di vergogna la rossa.
"Kristal Mendes lei è in arresto. Ha il diritto di rimanere in silenzio e qualsiasi cosa dirà, potrà essere usata contro di lei in tribunale. È accusata di spaccio e associazione a delinquere." Disse uno dei due poliziotti per poi portarla via con sè.
"Sei stata brava Annemarie, congratulazioni per aver portato a termine il tuo primo incarico." Disse un uomo alto ed affascinante entrando nella stanza.
"Grazie Signor Sawyer." Pronunciò la mora stringendogli la mano.
"La ringrazio per averci chiamato signor Lodge, è da parecchio tempo che stiamo tenendo sott'occhio la signorina Mendes. Grazie per aver collaborato." Disse spostandosi il ciuffo biondo all'indietro.
"Grazie a voi per aver arrestato quella canaglia... non avrei mai pensato che la signorina Mendes arrivasse a tanto." Ammise affranto e fissando un punto indefinito sulla sua scrivania scura.
"E lei chi sarebbe? Cosa ci fa qui?" Mi domandò il Signor Sawyer squadrandomi dall'alto al basso.
"Oh io..." Farfugliai prima che Annemarie mi interrompesse.
"Mi ha aiutato a distrarre la signorina Mendes. Stia tranquillo, non ha corso alcun pericolo. Vero Savannah?" Mi fissò la mora in attesa di un cenno di assenso che arrivò dopo poco.
"Ottimo. Fai i bagagli Annemarie: il tuo tempo qui è scaduto." Comandò il Signor Sawyer prima di salutare il Preside Lodge e sparire dal suo studio.
Ero assolutamente sollevata: la francese se ne sarebbe andata entro qualche ora, Kristal si era guadagnata un posto fisso dietro alle sbarre e nessuno mi avrebbe più perseguitato.
Ora tutto sarebbe andato per il verso giusto e niente avrebbe rovinato le mie giornate americane fino alla fine dell'estate.
O forse avevo parlato troppo presto?
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