50 - Il patto
Era tutto pronto per quella sera.
Io e Sole eravamo eccitate ma anche spaventate per l'imminente incontro con J.P.
Non vedevo l'ora di entrare in quel bar chiamato "The Jungle" e chiacchierare con il misterioso ragazzo.
Significava la mia avanzata verso la risoluzione di tutti i miei problemi.
Sarebbe stata la dimostrazione che Kristal mi aveva imbrogliato.
La mia compagna di stanza indossava una parrucca rossa prestatale da Xin alla quale aveva fatto due trecce che le ricadevano sulle spalle, una maglietta nera a maniche lunghe e degli skinny jeans azzurro chiaro strappati.
Io indossai la parrucca azzurra che avevo alla festa di Halloween di qualche mese prima alla quale avevo fatto qualche treccina qua e là che ricadeva sulle mie spalle, una maglietta grigia e dei leggins neri dell'adidas.
Poco prima di prendere le nostre giacche e chiudere la porta della camera, Troy entrò tutto trafelato nella nostra stanza.
"Ragazze prendeteli perfavore. Mi fareste sentire molto più sicuro." Pronunciò lui col fiatone.
"Spray al peperoncino?" Chiese ridendo Sole al nostro amico.
"Sì, cosa ti aspettavi che ti dessi? Un fucile? Un lanciafiamme?" Domandò con fare ovvio alla mora.
"Grazie Troy, lo apprezziamo molto." Lo ringraziai anche da parte di Sole. "Hai fatto il tuo lavoro?" Gli chiesi.
"Sì, le telecamere che vi interessano sono state oscurate temporaneamente da Jerry. Jay vi aspetta in una macchina grigio metallizzato proprio qui davanti." Annunciò sicuro.
Avevamo inglobato anche il ragazzo di Xin nel piano in quanto era un genio del computer o, come si faceva chiamare lui, "L'hacker nerd più affascinante della costa ovest".
Inizialmente eravamo scettici visto che Xin era una delle sospettate, ma alla fine deducemmo che chiunque poteva esserlo.
"Allora andiamo." Dissi con fare sicuro a Sole nonostante dentro provassi una paura indicibile.
In che guaio ci stavamo cacciando?
Era una cattiva idea andare lì senza armi?
Avrei avuto delle risposte?
J.P. me le avrebbe date?
Con milioni di domande che mi frullavano in testa, arrivammo alla macchina dove dentro ci stava già aspettando Jay.
"Ma che splendide ragazze!" Disse il biondo non appena ci sedemmo sui sedili posteriori.
"Non farmi vomitare perfavore e metti in moto!" Lo rimproverò Sole, acida come sempre quando si rivolgeva a lui.
"Sì capo, andiamo a salvare il mondo!" Annunciò con fare scherzoso per poi accendere il motore e partire a razzo.
"Savannah sei sicura di voler entrare là dentro da sola?" Mi domandò scettica la mia amica.
"Sì Sole, tu resta fuori ed occupati di chiunque voglia entrare. Non correrò alcun pericolo." La rassicurai io nonostante non ne fossi pienamente sicura.
"Per qualsiasi cosa basta bussare sulla porta, ok?" Propose lei.
Annuii velocemente con il nervosismo e la tensione che aumentavano sempre di più, metro dopo metro.
Riconobbi la strada industriale che percorremmo per la prima volta quella sera con Veronica quando seguimmo Kristal.
Allora non sapevo ancora in cosa mi stessi cacciando e non l'avrei mai immaginato.
Dopo pochi metri Jay annunciò che eravamo arrivati e, con mani tremanti come foglie, aprii lo sportello per farci scendere entrambe.
"Allora torno tra un'ora. Non fatemi pentire di avervi accompagnate!" Ci salutò quasi scherzando.
Lo ringraziammo entrambe all'unisono per poi dirigerci lentamente verso la porta d'entrata.
"Io mi chiamo Molly se qualcuno te lo dovesse chiedere." Mi sussurrò la mora al mio fianco.
"Io Chloe." Dissi pensando al primo nome che mi era balenato in testa in quel momento.
Ero l'ansia fatta a persona in quel momento e vedere che genere di energumeni facessero parte di quel posto non aiutava.
Fuori dal pub, infatti, vi erano uomini sulla cinquantina barbuti ed ubriachi che se la ridevano tra di loro e ci urlavano apprezzamenti poco fini.
In silenzio aprimmo la porta di legno che sembrava essere stata scardinata dal sottocoperta di una nave e, finalmente, entrammo in quel covo di persone poco affidabili.
Subito notammo due povere ballerine costrette a ballare mostrando la loro merce sul bancone con solo un misero bikini addosso.
Gli uomini seduti sugli sgabelli pendevano dalle loro labbra e le guardavano come degli allucinati.
Le luci del posto erano soffuse di un color rosso magenta intenso, si vedeva veramente poco e mi ci volle un po' per abituarmi a quel buio.
"Come facciamo a trovare J.P.?" Mi domandò Sole non smettendo mai di guardarsi attorno.
"Dividiamoci e chiediamo in giro." Proposi io guadagnandomi un cenno d'assenso da parte della mia amica.
Mi diressi subito verso il bancone ignorando la ragazza, probabilmente poco più grande di me, che si muoveva sensualmente.
"Hey scusa, sai dov'è J.P.?" Domandai all'uomo dalla folta barba grigia ammaliato dal corpo della mora davanti a lui.
Mi liquidò con un rapido cenno della mano senza neanche guardarmi in faccia.
"Cafone!" Pensai cercando qualcun altro a cui chiedere.
Tutti gli uomini a cui chiedevo dove fosse J.P. sembravano infastiditi dalla mia presenza.
Stavo quasi per raggiungere Sole e dirle di andarcene quando ebbi il bisogno impellente di andare in bagno.
Vidi il simbolo della toilette e mi diressi verso di esso.
Spostai la tenda che mi si pose davanti e mi ritrovai in una piccola stanza: davanti a me vi era una porta rossa che indicava il bagno e, alla mia destra, vi era una porta nera su cui era appoggiato un uomo pelato, privo di barba in giacca e cravatta.
Non so perchè ma mi ritrovai a chiedergli se sapesse dove fosse J.P.
"Chi lo cerca?" Mi domandò con voce profonda toccandosi l'auricolare all'orecchio.
"Sono Chloe. Recentemente ho acquistato una dose da lui e non sono per niente soddisfatta." Mi inventai la prima balla che mi venne in mente.
"Parola d'ordine?"
"Kaleidoscope." Dissi orgogliosa.
"Prego, entri pure. Il signor J.P. ci tiene che tutti i suoi clienti siano soddisfatti dei suoi prodotti." Mi disse molto gentilmente aprendomi la porta nera alle sue spalle.
Lo ringraziai molto cordialmente ed entrai nella stanza che mi si prospettò davanti.
Spostai nuovamente un'altra tenda e venni probabilmente catapultata in un altro mondo.
Avevo capito che J.P. fosse uno spacciatore di droga.
La stanza in cui mi ritrovai era ordinata e profumata di pino, piena di libri e di statuette di conigli.
Sembrava quasi il salotto di una nonna in cui tutto è al suo posto seguendo una maniacale cura ed ordine.
La carta da parati era gialla e dava un tocco luminoso alla stanza già illuminata da un lampadario a goccia.
"Benvenuta." Mi disse una voce maschile alle mie spalle che mi fece sobbalzare.
"Ma da dove salta fuori?" Pensai prima di voltarmi verso di lui e scoprire il suo volto familiare.
Restai per un attimo sorpresa, senza parole, per poi connettere tutto.
Ecco perchè conosceva Kristal.
"Ti conosco?" Mi domandò guardandomi sospetto con quei suoi profondi occhi color nocciola.
"Non penso." Affermai io ancora scioccata per essermi trovata di fronte il ragazzo della spiaggia di qualche giorno prima.
"Ok." Disse dopo qualche secondo facendo spallucce. "Cosa posso fare per te?" Chiese sorridente.
Indossava una camicia hawaiana rosa sotto alla quale aveva una canotta bianca.
Ogni suo tatuaggio era scoperto e riconobbi quello che in spiaggia aveva catturato la mia attenzione.
"Sono venuta a comprare un grammo." Annunciai semplicemente.
"Chi ti manda?" Domandò dirigendosi verso la scrivania.
"Mia cugina." Mentii. "Mi ha parlato molto bene di te."
"Come si chiama?" Mi domandò aprendo uno dei cassetti e frugandovi dentro.
"Non penso che tu te ne possa ricordare, vedrai un sacco di gente al giorno. No?"
"Se è una bella ragazza come te, me ne ricordo sicuramente." Disse con fare ovvio.
Gli sorrisi un po' impacciata.
Quel ragazzo era molto affascinante ma allo stesso tempo mi ricordava un bambino.
"Eccoti il tuo grammo... Come ti chiami?" Chiese appoggiando sul bancone della scrivania una bustina nera con su scritto "J.P. STUFF".
Su di essa notai un cubo di Rubik come quello che avevo trovato nell'armadio di Kristal.
"Sta a vedere che c'era dell'erba là dentro!" Pensai sentendomi una scema per non aver controllato quando potevo farlo.
"Chloe." Annunciai sorridendo appena. "Quanto ti devo?" Gli domandai frugando nella borsa per prendere il portafoglio.
Allo stesso tempo però, presi il telefono e, senza farmi vedere, accesi il registratore.
"Ah, pensavo che mi pagassi in natura." Obiettò deluso.
Rimasi per un attimo allibita in seguito a quella sua uscita squallida e, in seguito, lui cominciò a ridere di gusto.
"Dovresti vedere la tua faccia. Kristal aveva detto che sei una facile ma mi sa che si sbagliava!" Disse continuando a beffarsi di me ed appoggiandosi alla sua scrivania poco lontano.
"Sai Savannah, me l'aveva detto che prima o poi saresti venuta qui da me. Non siete neanche riuscite a capire che vi abbiamo ingannato con la parola d'ordine!" Ammise trionfante venendo verso di me e strappandomi la parrucca dalla testa.
Non avevo parole per descrivere come mi sentissi sconfitta in quel momento.
Kristal sapeva tutto, magari era anche a conoscenza che mi ero infilata sotto al suo letto.
"Non credo che tu riesca a batterla nel surf comunque, la mia Kristal è molto forte. Ad ogni modo mi ha concesso di scopare con te visto che lei si è scopata il tuo ragazzo. Com'è buona la mia Kris, non trovi?." Annunciò infine e mi sentii avvampare.
Percepii il mio fiato farsi più intenso e veloce, così come i battiti del mio cuore.
Non poteva essere vero, nel diario vi era un punto interrogativo di fianco al mio Eduardo.
"Immagino che voi due siate fidanzati." Ringhiai.
"Certo, è molto brava con la bocca. Se sai cosa intendo..." Affermò facendomi l'occhiolino.
"Sei a conoscenza del suo diario?" Gli domandai sperando che ne fosse all'oscuro.
"Sì, lo so che ha un diario in cui fa l'elenco di tutti i ragazzi che si fa. Non siamo tutti perfetti, mia cara." Spiegò lui buttando gli occhi al cielo.
Ne era al corrente ed ero un po' sconfortata ma decisi di giocarmi la mia ultima carta.
"Sai anche che ti ha dato un voto molto basso?"
Per un attimo sembrò spaesato, forse avevo trovato il modo con cui ferirlo.
"Voto? Non dire cazzate dai."
"Guarda tu stesso." Dissi per poi tirare fuori il mio telefono e mostrargli una delle foto del diario compromettente.
"Sette e mezzo? Ma che cazzo di voto è?" Urlò indignato zoommando sempre di più la foto.
"È un voto un po' basso non credi? Io mi sentirei usato e preso in giro, poi non so tu. Insomma ci sono ragazzi da dieci nel suo diario, tu sei solo uno dei tanti sette e mezzo. Magari è troppo piccolo per soddisfarla a pieno." Dichiarai cercando di ferirlo nell'orgoglio.
"Come cazzo ha potuto? Ogni volta che scopiamo mi dice che sono il migliore, che sono il re del sesso! Tu mi stai prendendo in giro! Non può averle scritte lei queste cose!" Mi gridò contro ferito.
"E invece è stata proprio lei a scriverle perché è l'unica persona malata e ninfomane che tiene un diario sui ragazzi! Mi dispiace dirtelo ma la tua Kristal si è fatta mezza California e tu non sei sicuramente tra i primi suoi preferiti. Inoltre, secondo me, ti paga in natura ogni volta che le vendi la droga, quindi, se non l'hai ancora capito, ti sta usando." Annunciai infine.
Avevo vinto, avevo trovato il suo tallone d'Achille perché i maschi sono così: l'unico modo per ferirli è dire loro che fanno schifo a letto.
"Che troia! Questa me la paga!" Ringhiò infine guardandomi negli occhi e tirando un pugno alla sua scrivania.
"Se vuoi fargliela pagare mi devi aiutare. Voglio farla espellere dalla scuola e magari farle fare qualche anno in carcere per spaccio." Annunciai sfilandogli il mio telefono di mano. "Se lo fai, ti proteggerò e non dirò alla polizia che sei uno spacciatore. Devi solo collaborare, Jared!" Dichiarai fermamente convinta.
Sembrò pensarci un attimo ma poi mi chiese: "E io cosa ci guadagno?"
"Intanto ci guadagni una vita fuori dal carcere e poi ci possiamo pensare."
"Un bacio?" Propose lui.
"Alla fine di tutto questo." Mentii io per convincerlo.
Non avevo intenzione di baciare un cretino come lui nonostante fosse molto affabile come ragazzo.
"Mi lasci il tuo numero?" Domandò allungandomi carta e penna.
Glielo scrissi così che ci saremmo potuti sentire per organizzare per bene il piano e portare a termine il nostro piccolo patto.
"Se scopro che mi stai ingannando mando la registrazione alla polizia ed è inutile che mi spacchi il telefono o che me lo confischi perché l'ho già inviata ad un mio amico." Mentii ancora. "Diciamo che me la tengo buona poiché sarebbe comunque la tua parola contro la mia." Dichiarai infine salutandolo. "Ci sentiamo Jared."
Non appena tornai nel bar mi sentii un turbine di adrenalina addosso: era come se fossi invincibile e disposta a tutto.
Ero fiera di me e di quello che avevo appena portato a termine.
Seppure questa avventura non fosse finita mi sentii comunque più vicina al suo termine.
Ero stupida della diplomazia e dell'astuzia che avevo dimostrato in quella stanza stranamente femminile.
"Allora l'hai trovato?" Mi domandò Sole al mio fianco.
Ero così su di giri che non mi ero accorta di averla ad un palmo di naso.
"Jared sta con noi." Ammisi infine con un sorriso trionfante.
"Chi è Jared?" Domandò confusa la mora.
"Jared è il vero nome di J.P., ma ora andiamo. Non ci voglio più venire in questo posto pieno di maiali arrapati." Dichiarai infine guardandomi per l'ultima volta intorno e lasciando velocemente quella catapecchia.
Buongiorno a tutti guys!!! ☀️
Come state?
Io tutto bene, sono felicemente abbronzata 🤗
Non mi sarei mai aspettata di arrivare al capitolo 50! 😍
Abbiamo finalmente conosciuto il misterioso J.P., vi aspettavate che fosse Jared? Il tipo della spiaggia?
Forse sì, forse no, ma cosa accadrà ora?
Starà veramente dalla parte di Savannah?
Lo scopriremo solo leggendo ☺️
Baci baci 💋
A.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top