40 - "Damn it!"
"Perchè non puoi essere sempre così con me?" Mi domandò quasi sussurrando.
"Così come?"
"Dolce e pura. Guardati, sembri un'opera d'arte."
Mi sentii morire dentro, perchè non poteva esserci Eduardo al suo posto in questo momento?
Vidi il suo sguardo spostarsi sulle mie labbra e notai le sue lunghe ciglia scure.
"Ho voglia di baciarti Savannah, ma ho paura che tu stia pensando a lui in questo momento..." Ammise assumendo un'espressione triste.
Vidi la sua mascella contrarsi e volgere lo sguardo altrove.
"Dobbiamo andare ora, sta facendo buio." Dichiarò tristemente.
Non riuscii bene a capire come mi sentissi in quel momento: un misto tra l'essere delusa e l'essere rammaricata.
Desideravo Eduardo che era lontano ma lui non voleva me; allo stesso tempo bramavo Edward perchè era qui e sembrava tenerci a me, ma comunque non era Eduardo.
Con il solito casino in testa mi rialzai in piedi percependo i miei vestiti completamente bagnati dopo quell'ultima caduta sulla neve.
"Prima di entrare in macchina dobbiamo cambiarci i vestiti. Il padre di Mattia mi ammazza se gliela rovino." Esordì senza alcuna sfumatura di malizia nella voce.
"Ma io non ho un cambio con me." Ammisi.
"Ho portato due coperte. Basteranno a tenerci caldi per il viaggio mentre i nostri vestiti si asciugano." Disse poco prima di arrivare alla macchina che, solo in quel momento, notai quanto fosse grande.
Era un bellissimo Suv grigio ed alto: il genere di macchine che piacevano a me.
"Ok, io sto congelando. Posso cambiarmi per prima?" Domandai sperando di avere una risposta positiva dal ragazzo.
"Sto gelando anche io. Ci cambiamo schiena contro schiena?" Propose il riccio.
Acconsentì in fretta: prima ci fossimo cambiati e prima avrei smesso di avere freddo.
Ci sedemmo sui sedili posteriori schiena contro schiena come aveva detto lui e cominciammo a toglierci di dosso i vestiti bagnati.
Ogni tanto buttavo l'occhio dietro di me, per assicurarmi che non mi stesse spiando ed effettivamente non lo beccai neanche una volta a farlo.
Quando rimasi esclusivamente in reggiseno e mutande mi avvolsi la coperta gialla intorno al corpo come se fosse un telo, per poi, in seguito, stendere i miei vestiti sul cruscotto davanti al sedile del passeggero.
"Sei coperto? Posso girarmi?" Gli domandai guardando dalla parte opposta a lui.
"Sì, girati pure." Ammise il ragazzo il quale, non appena io volsi il viso, notai che addosso aveva solo i boxer.
"Merda, Clarke! Avevi detto che potevo girarmi!" Mi lamentai voltandomi nuovamente dalla parte opposta.
"Appunto: avevo detto che potevi girarti, non che ero coperto..." Sottolineò il riccio sghignazzando.
Lo preferivo di più quando era così rilassato piuttosto che abbattuto come prima.
"Ok, ho la coperta addosso. Girati pure, baby." Acconsentì lui così che io potei finalmente guardarlo.
Quando mi voltai lo trovai a petto nudo e con la coperta intorno alla vita.
"Si sta meglio senza vestiti, non trovi?" Disse guardando davanti a sé ma colsi comunque un leggero tono malizioso nella sua voce.
"Come mai hai così tanti tatuaggi?" Gli domandai io curiosa.
Finalmente potei vedere quel disegno che a casa mia avevo appena intravisto.
Erano due rondini che si guardavano mentre volavano.
Chi mai si tatuerebbe un disegno simile?
Inoltre, sugli addominali vi era una farfalla enorme?
Che razza di tatuaggi erano?
"Mi piace. Ogni tatuaggio mi rende sempre meno simile agli altri. Li vedo come una sorta di allontanamento dalla massa."
"Hanno un significato?" Domandai.
"No. Preferisco che siano le persone a dare loro un significato. Quello che mi piace di più, me lo tengo per me. Come se fosse un ricordo."
Che pensiero filosofico.
"Quante ragazze hanno detto la loro su quello?" Domandai indicando col mento il tatuaggio più vicino al pube.
"Perchè ti interessa delle altre?" Chiese alzando un sopracciglio.
"Curiosità." Ammisi semplicemente.
Perchè facevo queste domande?
Cosa me ne fregava delle altre?
"Le ragazze non notano i miei tatuaggi, al massimo quelli sulle braccia. Non appena mi tolgo la maglietta, sono già appiccicate al mio corpo." Spiegò senza lasciar trasparire alcuna emozione mentre si toglieva i calzini fradici.
"Il mio preferito è questo." Gli indicai col dito la sirena che aveva sul braccio sinistro.
"Come mai?" Mi domandò lui.
"Da quando sono piccola ho questa stramba ossessione per le sirene e, uno dei miei sogni, sarebbe quello di indossare una coda come la loro e nuotare in mare." Gli raccontai abbozzando un leggero sorriso.
"Da oggi in poi ogni volta che guarderò questo tatuaggio penserò a te." Ammise guardandomi serio. "Sarà difficile dimenticarti ad ogni modo." Disse infine quasi sussurrando e guardando i vari disegni sul suo corpo.
Rimasi in silenzio, non sapevo che dire dopo questa sua ennesima uscita spiazzante.
"Ti dispiace se resto qua dietro per il ritorno?" Gli domandai sperando che presto o tardi andasse al posto di guida e mi portasse a casa.
Mi guardò intensamente per poi sussurrare un flebile "No."
Mi ritrovai paralizzata dal suo sguardo, era così profondo che mi ci persi e poi scattò verso di me.
Tenendomi una mano sul viso e l'altra sul collo fece aderire le sue calde labbra alle mie per poi cominciare a seguire la mia lingua con la sua.
Non so come, ma si accese una piccola fiamma di passione in me: com'era possibile?
Vidi i muscoli delle sue braccia guizzare ad ogni movimento che faceva, mentre io capii di desiderarlo sempre di più.
Questa cosa mi destabilizzava oltremodo, amavo Eduardo o la lontananza stava facendo svanire piano piano questo sentimento?
Ogni secondo che passava durante quel bacio, sentivo di desiderare Edward sempre di più.
Cercò dolcemente di posizionarsi a fianco a me ed io tentai di fare la stessa, cosa così da ritrovarci sdraiati sui sedili posteriori.
"Aia!" Gridai sentendomi il buco della cintura di sicurezza piantato nel fianco.
Con una rapida mossa mi tirò a sé per allontanarmi da quegli affari che mi recavano malessere.
La sua mano sul mio fianco era aperta e, nonostante ci fosse di mezzo la coperta, percepii tutta la sua voglia di toccare la mia pelle nuda.
Istintivamente attorcigliai una gamba intorno al suo busto e lui mi spinse ancora di più verso di sé.
Mi stava tutto sfuggendo di mano ma non volevo interrompere questo momento nostro.
Non sapevo cosa stesse succedendo, volevo solo viverlo.
Le nostre bocche erano ancora unite e le nostre lingue si stavano toccando mentre le sue mani mi accarezzavano, quando un cellulare cominciò a suonare.
"Damn it!" Imprecò il riccio riconoscendo a sua suoneria.
"Che c'è, Alberto?" Domandò il ragazzo accettando la chiamata con un po' di fiatone e rimanendo sdraiato.
"No ehm... stavo facendo degli addominali. Dimmi tutto." Lo invitò a proseguire con una certa fretta.
"Sì, per me va bene..." Acconsentì a non so quale proposta. "Ah no, non serve è qui con me." Disse guardandomi.
"Ti va di andare per il fine settimana nello chalet di montagna di Alberto con gli altri?" Mi domandò.
Annuii velocemente pensando che potesse essere un modo per passare più tempo con i miei amici.
"E con lui!" Gridò il mio subconscio nella mia testa.
"Ci saremo, ciao amico." Dichiarò infine Clarke per poi chiudere la telefonata e buttare il telefono sul tappetino a terra davanti ai sedili.
"Non vedo l'ora di essere lì con te. Potremmo stare nella stessa camera." Ammise il ragazzo accarezzandomi delicatamente una guancia.
"Aspetta Clarke, preferirei non condividere la camera con te..." Ammisi e vidi subito il suo viso diventare scuro. "Non prenderla male, lo dico solo perché voglio fare le cose con calma. Ho appena chiuso col mio ex e non voglio che gli altri pensino che mi sia già gettata tra le braccia di un altro. Nel senso che... insomma... dimmi che hai capito."
"Sì, ho capito e rispetto questa tua volontà. Però posso sgattaiolare nella tua stanza ogni notte, vero?" Mi domandò alzando un sopracciglio e sorridendomi malizioso.
Gli sorrisi anche io tra l'imbarazzo e la voglia di continuare ciò che era stato interrotto.
"Ok." Ammisi infine continuando a sorridergli.
"Dobbiamo proprio andare ora." Sentenziò infine.
Mi tirai su a sedere così da lasciargli lo spazio necessario per scavalcare il sedile del conducente e sedervici sopra.
Guardai fuori dal finestrino dal quale vidi solo il buio con qualche lampione sparso qua e là che illuminava alcuni blocchi di neve e le casette circostanti.
Ogni tanto, durante il tragitto di ritorno, mi perdevo ad ammirare le sue spalle nude e le sue braccia: era così sexy avere un conducente mezzo nudo.
Non riuscii però a capire cosa stessi provando per Eduardo in quel momento: lo stavo cancellando dai miei pensieri e dal mio cuore?
Stavo cominciando a provare un sentimento serio per Edward?
O stavo solo evitando di guardare in faccia alla realtà?
La mia testa era un totale caos in quel periodo che infine pensai a cosa dire a Levi.
Ma prima di tutto: avrei dovuto dirglielo?
*****
Dopo quasi un'ora di macchina passata a fissare il mio conducente personale e a rassicurare mia madre che stavo tornando a casa, alla fine arrivammo davanti al mio vialetto.
"Beh grazie del passaggio e della bella giornata." Lo salutai per poi aprire lo sportello della macchina.
"Savannah aspetta!" Mi bloccò il riccio sporgendosi sui sedili posteriori e afferrandomi un braccio. "Non sei vestita." Mi ricordò sorridendomi per la mia distrazione.
"Oh merda!"
Mi portai la mano alla fronte provocando un suono simile ad un piccolo schiaffo e lui mi sorrise ancora mettendo in mostra le sue bellissime fossette.
"Girati per favore." Gli domandai così che mi donasse un minimo di privacy a cui acconsentì immediatamente.
Presi i miei vestiti ormai quasi asciutti che avevo ordinatamente steso sul cruscotto per indossarli.
Non appena mi tolsi di dosso la coperta, guardai Edward nello specchietto retrovisore che teneva lo sguardo fisso davanti a sè.
Apprezzavo il fatto che mi desse i miei spazi, seppur immaginai che la tentazione di guardare una ragazza mezza nuda fosse tanta per un ragazzo.
Lo vidi appoggiare sonoramente la mani al volante e stringerlo con forza.
Cosa gli stava succedendo?
"Tutto bene?" Gli domandai un po' preoccupata.
"Sì. Solo, per favore, sbrigati." Mi disse duramente.
"Ti sei stancato di stare con me?" Lo punzecchiai infilandomi i jeans.
"No. Ho fretta." Si limitò a dire lui.
"Mi dispiace, mi si è incastrato il reggiseno nel sedile." Mentii io per sfotterlo un po'.
Non mi capacitavo della mia audacia in quel momento, non era da me motteggiare così i ragazzi, ma mi piaceva: mi faceva sentire potente.
"Savannah... smettila di fare così..." Sussurrò il ragazzo stringendo ancora più forte il volante davanti a sé.
Quando stavo ormai per ribattere vidi mia madre davanti alla finestra guardare dritto verso di me.
Non riuscii a capire se mi avesse effettivamente vista o se la macchina oscurasse l'interno, fatto sta che velocemente mi rivestii.
"Ciao, ci sentiamo." Salutai velocemente Clarke e scesi dalla macchina, senza neanche dargli il tempo di parlare.
Corsi velocemente sul vialetto e, quando fui davanti alla porta di casa, mia madre mi accolse più tranquilla.
"Ma dove sei stata?" Mi domandò curiosa richiudendola alle sue spalle.
"Clarke mi ha portata sulla neve." Le dissi semplicemente.
"Oh che bello! Ho sentito che ha nevicato sulle nostre colline e infatti stavo cercando di convincere tuo padre ad andarci questo fine settimana, ma sai com'è quando c'è di mezzo il lavoro." Mi spiegò affranta mia madre.
Purtroppo papà era sempre occupato in azienda: da qualche anno passava più tempo lì che con la sua famiglia e, anche organizzare un fine settimana fuori casa, risultava un'impresa omerica.
"Questo fine settimana non ci sarei stata comunque..." Iniziai io togliendomi le scarpe e la giacca.
"Dove devi andare?" Mi domandò mia madre entrando in cucina.
"Alberto ci ha invitati nel suo chalet di montagna. Passeremo lì il fine settimana. Infatti ora devo chiamarlo per sapere l'orario preciso in cui ha intenzione di partire." Mi ricordai proprio in quel momento.
"Ah ma che bello. Ti invidio, sai? Comunque la cena è quasi pronta ma se vuoi chiamarlo ora, fai pure. Solo non metterci tanto." Mi avvisò la bionda spadellando dalla cucina.
Volai, come sempre, su per le scale per raggiungere la mia camera e parlare in santa pace col mio amico.
Rispose al primo squillo: lui non si staccava mai dal suo cellulare.
"Hey Sav!" Mi salutò.
"Ciao Albi, scusa se ti disturbo ma volevo sapere qualcosa a proposito del fine settimana in montagna."
"Ah sì certo. Allora avevo in mente di partire domani pomeriggio tardi verso le 18.30 e restare lì fino a domenica sera." Mi spiegò lui.
"Con quante macchine partiamo? Quanti siamo?"
"Siamo in sei: io, te, Levi, Niccolò, Andrea e Clarke. Ho chiesto a Ginevra che non mi ha ancora risposto, ma penso che verrà con Saul. Quindi andremo con due macchine: la mia e quella di Levi. Ti passerò a prendere io ovviamente, perchè sei la mia bionda preferita! " Scherzò il ragazzo.
"Va bene Albi." Acconsentii per poi chiudere la chiamata.
"Aspetta Sav!" Mi richiamò lui dall'altra parte del telefono. "È richiesto il costume." Disse con un tono un po' malizioso.
"Ok, ciao a domani." Lo salutai io ripensando alla sua piscina coperta che qualche volta avevo potuto vedere nelle sue foto postate su Instagram.
Non feci in tempo a chiudere la telefonata e a collegare il telefono al caricatore che ricevetti una chiamata da uno sconosciuto.
Ma sapevo benissimo di chi si trattasse.
"Pronto." Risposi semplicemente.
"Hey..." Mi salutò.
"Che vuoi?"
"Ho visto che mi hai chiamato stamattina presto. Che volevi?" Mi domandò il riccio.
Cosa mi dovevo inventare?
Che mi mancava?
Che desideravo dirgli quando volessi che lui tornasse in California con me?
O avrei solo fatto la figura della stupida ossessionata?
Avrei dovuto dirgli che quel pomeriggio avevo baciato un altro perché forse mi ricordava lui?
O forse perché stava svanendo dal mio cuore il sentimento che provavo per lui?
Si sarebbe ingelosito?
Sarebbe servito a qualcosa?
"Niente, mi è partita la chiamata." Mentii spudoratamente.
"Ah... beh come te la passi?" Mi domandò.
"Da quando ti interessa di me?"
"Non rispondere ad una domanda con un'altra domanda!" Mi rimproverò lui serio.
"E tu non dirmi cosa devo fare dopo che te ne sei andato così tanto facilmente!" Ribadii io.
"Ho visto dalle tue storie su Instagram che te la sei spassata oggi eh?!"
"Sì, è stata una bellissima giornata. Ma non sono l'unica qua che se la spassa." Azzardai io.
"Eh già, anche io mi diverto con le mie amiche."
"Ah quindi ne stava frequentando più di una!" Pensai delusa.
"So bene che ti piace prendere in giro le persone."
"So bene che sei una stronza!" Esordì lui.
"Vaffanculo Eduardo. Non chiamarmi più." Dissi io per poi chiudere la telefonata e buttare il telefono sul letto.
Come si permetteva di chiamarmi stronza?
Avevo proprio sbagliato a chiamarlo quella mattina.
Non volevo più sentirlo.
Era finita, tanto a lui non sarebbe dispiaciuto perché le sue "amichette "l'avrebbero volentieri consolato.
E sapevo anche che faccia avevano.
Buonasera guys!!!!
Scusate l'attesa ma sono un po' impegnata in questo periodo.
Siamo finalmente giunti al capitolo 40!!! 😍😍😍
Posso ufficialmente affermare che Feel it 2 sarà più lungo del primo ed è una cosa assssssssai fantastica 😂😂
Ad ogni modo spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Cosa vi aspettate che succeda nel fine settimana allo chalet di Alberto? 😏
Continuate a seguire la storia!!
Baci baci 💋
A.
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