39 - Nervous

Dopo aver pranzato con mia madre e mio fratello, mi chiusi in camera per ascoltare un po' di musica e riordinare i vari fogli sparsi sulla mia scrivania e per terra.

Avevo voglia di musica indie rock, di conseguenza caricai l'ultimo album dei The Neighbourhood.

Mi piaceva quella band, mi dava un senso di pace e di tranquillità di cui ogni tanto avevo bisogno per rilassarmi completamente e staccare dallo stress.

La prima canzone che cominciò a risuonare nella mia camera fu Blue, così iniziai a cantarla mentre raccoglievo gli innumerevoli fogli ed appunti sparsi sul pavimento.

La seconda fu Reflections e la terza fu Nervous che inconsciamente mi fece pensare ad Eduardo.

Allo stesso momento, mentre stavo sistemando la mia libreria accuratamente, mi caddero addosso altri fogli che non ricordavo di aver riposto lì.

Li guardai e mi sentii vuota: erano i fogli che mia madre mi aveva lasciato sulla scrivania la scorsa estate, prima che io mi recassi al Resort Costela, prima che cominciasse tutto.

Dopo poco tempo iniziai a vedere tutto sfocato, tra cui il suo nome nell'apposito spazio riservato allo staff.

Buttai quel plico nel cestino e mi abbandonai alla musica, ma anch'essa parlava di lui.

"You've got me nervous to speak

So I just won't say anything at all

I've got an urge to release

And you keep tellin' me to hold on

You've got me nervous to move

So I just won't give anything to you

You got me turnin' all around to be who you need me to"

Tutto ciò che era appena successo lo interpretai come un segno del destino.

La musica mi riportava a lui, anche il mio disordine mi riportava a lui.

Mi sentii legata a lui come mai prima, era come se un filo si fosse incastrato ai nostri polsi e, tra un ostacolo e l'altro, tra un albero ed una casa, tra un deserto ed un mare, non riuscisse a tagliarsi mai.

Era saldo e forte e, nonostante tutto, era ancora integro.

Non ci pensai troppo, di conseguenza, presi il mio telefono e cercai il suo numero non salvato nella mia rubrica.

Primo squillo, secondo squillo, terzo squillo, al quarto rispose.

"Pronto? Savannah?" Sentii pronunciare il mio nome ed improvvisamente mi sembrò la parola più bella del mondo.

Ero pronta per rispondergli quando la telefonata si chiuse bruscamente per il mio credito insufficiente.

Lanciai con rabbia il mio telefonino sul letto e mi appoggiai alla scrivania con entrambe le mani.

Era mai possibile che il destino ci volesse così tanto legati ma facesse di tutto per tenerci divisi?

Quale assurdo scherzo ci stava riservando la vita?

Era più che ovvio che dovessimo stare insieme, ma forse non adesso?

Sentii bussare alla mia porta.

"Che c'è?" Sbottai nervosa.

"Hai il ciclo sorellina?" Aprii leggermente la porta mio fratello.

"No!"

"Ah, allora povero il ragazzo che ti sta aspettando giù!" Esordì mio fratello fingendo di preoccuparsi.

"Chi?"

"Dice di chiamarsi Edward Clarke." Mi informò lui.

Guardai velocemente il display del mio telefono che segnava le 15.45.

"Merda! Sono in ritardo!"

"Per favore Nick, digli che tra 15 minuti scendo." Dissi per poi buttare sulla scrivania già disordinata, tutti i fogli disseminati per terra.

"A chi?" Mi chiese lui prendendomi in giro.

"Ad Eduardo!" Urlai io fiondandomi in bagno.

"Ma lui ha detto di chiamarsi Edward..." Mi corresse il biondo.

"Che imbarazzo!" Pensai tra me e me.

Sperai vivamente che il ragazzo, dal piano di sotto, non avesse sentito neanche mezza parola di quel discorso, seppur mi risultava un po' impossibile visto che il tono della mia voce si era alzato.

"Vabbè..." Lo sentii dire per poi richiudersi la porta alle spalle.

Mi misi velocemente qualche strato di mascara sulle ciglia e mi pettinai i capelli: dopo qualche secondo, ovviamente, rinunciai e li lasciai slegati.

Indossai una maglietta a mezze maniche ed un maglioncino di lana rosa pallido, jeans blu chiari e le mie puma nere.

Riesumai inoltre una cuffia bianca di pelo comprata anni prima, poiché non potevo proprio presentarmi con quell'alveare in testa.

Scesi di corsa le scale rischiando, come al solito, di cadere o di prendere una storta.

Non appena lo vidi, notai per la milionesima volta la sua bellezza: era davvero uno spiraglio di luce nel buio e non mi stancavo mai di guardarlo, seppur non fosse il mio Eduardo.

Per averne la conferma, cercai la solita presenza argentata a lato della sua carnosa bocca rosa che non vi trovai.

Non capii se tirai un sospiro di sollievo o emisi un suono dettato dallo stupore.

Non c'era niente di cui stupirsi: sapevo benissimo che il mio Eduardo non era di fronte a me, eppure perché era qui costui?

Mi piaceva molto il suo modo di vestire: era sportivo ma casual, risultava essere persino quasi elegante.

Indossava una maglietta bianca da cui, fuoriuscivano dei tatuaggi disegnati sulla sua pelle marmorea che non riuscii ad interpretare.

Anche Eduardo ora aveva un tatuaggio sul petto che ancora non avevo avuto il piacere di vedere.

Scossi impercettibilmente la testa per cacciare quel pensiero.

Sopra alla maglietta bianca aveva una camicetta sbottonata di un color bordeaux sbiadito e su di essa, infine, una giacca beige.

I jeans chiari gli fasciavano perfettamente le gambe magre ma toniche ed ai piedi aveva degli stivaletti scamosciati.

Mi piaceva questo outfit inglese.

"Sei pronta?" Mi domandò il riccio spostandosi una ciocca di capelli all'indietro.

"Credo di sì..." Ammisi guardandomi intorno alla ricerca di non so cosa per poi infine prendere la mia borsetta nera attaccata all'attaccapanni, la giacca e la sciarpa.

Nel momento in cui appoggiai la mano sulla maniglia della porta per aprirla il riccio mi prese saldamente il polso sinistro per farmi girare.

"Cosa pensi di fare?" Mi domandò con un sorrisetto furbo.

"Uscire?" Azzardai intuendo che forse stavo omettendo un piccolo dettaglio.

Non era quello il piano?

Andare a fare un giro?

Avevo capito male?

Voleva rimanere in casa?

"Prima devi metterti questa." Mi informò tirando fuori dalla tasca della giacca una benda nera.

"E perchè?" Gli domandai scettica.

Non mi piaceva non avere il controllo delle cose.

"È una sorpresa." Mi spiegò lui.

Sbuffai per poi accettare buttando gli occhi al cielo.

Perché gli stavo permettendo di fare tutto questo?

Non appena mi legò la benda dietro alla testa, mi guidò fuori dalla porta tenendomi una mano sulla schiena.

Sentii il vento freddo pungermi la pelle e il silenzio.

Non avevo mai percepito il silenzio senza guardarlo.

Il quartiere in cui abitavo era poco fuori città e quindi il chiasso non ci raggiungeva mai.

Quando uscivo di casa potevo vedere la tranquillità con i miei occhi, poichè, al massimo, scorgevo qualche mio vicino tagliare l'erba o i ragazzini andare in bici.

Non l'avevo mai solamente percepito con l'udito.

Edward mi fece entrare in macchina, dall'odore mi sembrava poco usata poiché sapeva di nuovo.

"A chi hai rubato questa macchina?" Scherzai cercando di rimanere seria mentre sentivo il rumore delle chiavi che, successivamente, accesero il motore.

"Che simpatica!" Rise ironico lui. "Me l'ha prestata il padre di Matteo, sono molto gentili con me." Disse dando gas per poi infine partire.

"Ma non dovevi prendere la moto?" Domandai ricordandomi del nomignolo con cui l'aveva definita.

"Cambio di programma." Tagliò corto. "Che musica vuoi ascoltare?" Mi chiese.

"Sorprendimi." Dissi semplicemente.

Mi girai istintivamente verso il finestrino per guardare il panorama, ma vidi tutto nero a causa della benda.

Improvvisamente nell'abitacolo si diffuse un motivetto rock che mi spaventò facendomi saltare sul sedile.

"Ti sei spaventata?" Mi domandò ridendo il riccio.

"Certo! Cos'è sta roba?" Chiesi infastidita da quel rumore forte che mi penetrava le orecchie.

"È musica rock, Savannah. Non ti piace?"

"No! Spegnila, per favore." Dissi mettendo avanti le mani per premere un qualche bottone a caso.

"Faccio io, stai ferma che poi fai qualche danno!" Disse ridendo e prendendomi la mano che, in seguito, mi poggiò delicatamente su una coscia e me la lasciò lì mezza aperta.

Finalmente nella macchina non risuonava più quel rumore fastidioso.

"Comunque era la mia band." Ammise lui serio.

"Che vergogna!"

"Beh almeno abbiamo appurato che abbiamo gusti differenti." Sentenziai io.

"Perchè fai sempre così?" Mi domandò lui.

"Così come?" Dissi io facendo la finta tonta.

"Niente, lascia stare."

Non me lo sarei fatta ripetere due volte.

Non avevo per niente voglia di rispondere ad una domanda personale come questa.

Vedere tutto questo nero mi stimolava il sonno, infatti avevo già sbadigliato una decina di volte da quando ero salita in macchina.

*****

"Hey, Bella addormentata?" Sentii qualcuno toccarmi dolcemente in viso per svegliarmi. "Siamo arrivati." Disse Edward.

Ma quanto avevo dormito?

In un primo momento pensai che fosse mattina.

"Che ore sono?"

"Sono le 16.40." Ammise. "Ed è ora di toglierti la benda!" Annunciò entusiasta aiutandomi a scendere dalla macchina.

Non appena poggiai i piedi a terra percepii la morbidezza del suolo ed un suono che riconoscerei tra mille.

"Pronta?" Mi chiese posizionandosi dietro di me e cominciando a slegarla.

"Ovviamente!" Dissi io e, quando la benda nera cadde dal mio viso, vidi tutto bianco come già avevo intuito.

Era la vista più bella del mondo: il biancore della neve mi accecava ma non mi importava perchè rendeva tutto così magico.

"Ti piace?" Mi domandò contento il riccio al mio fianco.

Annuii felice come una bambina senza mai distogliere lo sguardo dal panorama.

Mi aveva portato in una piccola cittadina di collina completamente innevata.

Sapevo che aveva nevicato fuori Verona ma non pensavo di riuscirci ad andare.

Intorno a noi vi erano delle bellissime casette in legno ed in pietra tipicamente di montagna.

L'aria era pura e si faceva quasi fatica a respirarla visto che eravamo abituati a quella sporca di città.

Mi sentivo bene, quasi in una fiaba quando sentii qualcosa di freddo e duro colpire la mia guancia.

Guardai alla mia destra e vidi Edward ridere di gusto con in mano un'altra palla di neve.

"Non ci provare, Clarke!" Lo minacciai puntandogli contro l'indice.

"Non puoi darmi ordini, biondina!" Urlò per poi tirarmi la palla di neve su una gamba.

"Me la paghi, inglese dei miei stivali!" Gridai di rimando per poi chinarmi a prendere una manciata di neve.

Scansai la sua terza palla per poi tirargli la mia che gli arrivò dritta in fronte.

Il ragazzo si gettò a terra lamentandosi e mi sentii tremendamente in colpa.

"Oddio Clarke, stai bene?" Gli domandai una volta raggiunto.

Mi lasciai cadere in ginocchio sulla neve per vedere il livido o la ferita o qualunque male gli avessi arrecato.

Quando si girò dalla mia parte mi buttò un'ennesima palla di neve in pieno viso.

"Non riesco a vedere niente!" Dissi cercando di togliermi la neve dagli occhi. "Aiutami, stronzo!" Ordinai al ragazzo che stava ridendo di gusto.

"Vieni qui dai..." Disse lui prendendomi il viso tra le mani per poi cominciare a toccarmi dolcemente le guance infreddolite.

"Com'è possibile che le tue mani siano sempre così calde?" Gli domandai tenendo ancora gli occhi ben chiusi.

"Non so... Forse sono state create per scaldarti." Ammise lui amorevolmente.

In seguito a quella affermazione non riuscii a fare altro se non star zitta.

Non volevo che dicesse queste cose perchè non volevo che fosse lui a dirmele.

O forse sì?

Quando finalmente riuscii ad aprire gli occhi lo ringraziai.

"Aspetta, ti si è sciolto un po' di trucco qui." Disse per poi leccarsi il pollice destro e strofinarmelo a lato dell'occhio sinistro.

Percepii le mie guance che, velocissime si surriscaldarono per quella mossa estremamente sensuale la quale mi ricordò quando, in Messico, mentre preparavo la cena con Bianca, mi tagliai un dito ed Eduardo, prontamente, cominciò a succhiarlo per disinfettarlo.

Avvampai dall'imbarazzo e dalla voglia di sentire quella lingua contro la mia.

"Ora sei perfetta." Disse spezzando i miei ricordi. "Dai sbrighiamoci che tra poco farà buio." Esordì dirigendosi verso il bagagliaio.

"Sbrighiamoci a fare cosa?" Domandai tirandomi su in piedi.

"Ad andare sullo slittino!" Disse mostrandomi il bob rosso che fino ad ora era rimasto nascosto in macchina.

Non ci potevo credere!

Non andavo su uno slittino da quando avevo dieci anni probabilmente.

Mi ricordo che mi piaceva da matti scivolare sulla neve come se stessi volando.

"Seguimi." Disse cominciando ad incamminarsi su per una piccola collinetta.

Feci come mi venne detto in quanto non vedevo l'ora di usarlo.

Non si sprofondava più di tanto perchè aveva precedentemente nevicato sulla neve già dura, però sentivo che ogni tanto mi entrava nelle scarpe.

Non appena arrivammo in cima, Clarke lo posizionò a terra.

"Chi va per primo?" Domandò lui.

Era più che scontato!

"Vado io!" Dissi posizionandomici sopra.

"Sicura? Guarda che non vengo a salvarti!" Esclamò per poi prendere in mano il suo telefono.

"Fammi un video!" Gli ordinai per poi darmi la spinta e cominciare a volare.

Andavo sempre più forte sul mio finto tappeto magico.

Schivavo tutti gli alberi presenti e alcuni cespugli qua e là.

Sentivo l'aria fredda sulla pelle che sembrava volesse squarciarmela per entrarmi dentro.

Percepivo persino freddo agli occhi, ma non mi importava perchè in quel momento mi sentivo di nuovo bambina.

Arrivata alla fine della discesa, il bob cominciò a rallentare per poi infine frenare davanti ad un cancello.

"Tutto bene?" Mi domandò Edward gridando dalla cima della collinetta.

"Sì." Urlai per farmi sentire per poi tornare su, col bob sulle spalle.

Era una faticaccia trasportarlo in quella maniera ma, purtroppo, non aveva una corda con cui tirarlo.

"Ora è il mio turno." Disse contento prendendomelo dalle spalle e posizionandolo nuovamente sulla neve.

"In Inghilterra non fai queste cose?" Gli domandai curiosa.

"Purtroppo no, non ho mai tempo tra l'università e la mia famiglia." Ammise sedendosi sul bob e guardandomi dal basso.

Sembrava un bambino piccolo in quel momento e la cosa mi intenerì.

"Dai vai..." Lo spronai io e subito si diede la spinta per volare giù dalla collinetta.

Feci un video anche io che pubblicai sulla mia storia di Instagram, inquadrando il bel panorama innevato che avevo di fronte ed Edward che scivolava giù dandomi le spalle.

Tempo di aggiungervi un bel filtro e aggiungere la località che Edward era già a metà collinetta con il bob sulle spalle, pronto per un'altra discesa.

"Adesso scendiamo insieme, poi andiamo che sta facendo buio." Esclamò guardandosi in giro ed io feci lo stesso.

"Ma cadiamo se scendiamo insieme. Inoltre non c'è posto per due." Gli feci notare io.

"Il posto lo creiamo e se cadiamo stai tranquilla che mi assicurerò che tu non ti faccia male. Giuro!" Disse portandosi una mano al petto. "Vieni..." Mi invitò a sedermi davanti a lui dopo essersi posizionato sullo slittino.

"Non farmi del male per favore." Lo pregai sedendomi e girandomi verso di lui.

Non appena dissi quelle sei parole, lui mi guardò seriamente ma con una nota dolce.

La mia sembrava una richiesta a non farmi del male morale, più che fisico.

Inconsciamente era quello che gli stavo chiedendo, il mio cuore non riusciva più a soffrire.

"Mai." Sentenziò lui per poi lasciarmi un leggero bacio caldo sulla punta del mio naso infreddolito. "Pronta?" Domandò il riccio sorridendomi.

"Pronta." Ammisi afferrando i bordi dello slittino.

Scivolammo giù prendendo una velocità molto più consistente rispetto a quella precedentemente.

Ridevamo e gridavamo entrambi, lasciandoci trasportare da questo gioco infantile che spazzò via momentaneamente tutti i problemi.

Una volta arrivati alla fine della collinetta Edward si sporse troppo da una parte per schivare un cespuglio e ci cappottammo.

Sbattei leggermente la testa sulla neve dura e mi ritrovai il ragazzo addosso col naso sanguinante.

"Edward, ti sanguina il naso!" Lo avvisai preoccupata.

"Che bello quando pronunci il mio nome..." Ammise il riccio guardandomi dolcemente.

Non gliene fregava niente del suo naso?

Magari si era anche rotto!

Cominciai a percepire i jeans freddi e bagnati, così feci per togliermelo di dosso ma lui era impassibile.

Continuava a guardarmi trasognante per poi accarezzarmi la guancia fredda con le sue mani calde.

Buongiorno guys ☀️
Come stiamo?
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto perché ho preso spunto da una delle mie attività invernali preferite (anche la caduta) 😍😂❄️
Cosa succederà nel prossimo capitolo?
Curiosi?
Continuate a leggere allora 😏
Un bacio 💋

A.

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