28 - Ospedale
Le idee pazze di Ginevra mi intrigavano sempre.
Dopo aver pagato e flirtato col cameriere che scoprii chiamarsi Saul ci dirigemmo verso il negozio di profumeria più vicino.
"Mi ha lasciato il suo numero, guarda!" Disse mostrandomi un tovagliolo.
"Wow Ginny, fai sempre colpo!" Le diedi una leggera spallata.
"Come si può resistere a tutto questo?" Disse scherzosamente indicando il suo corpo tonico e scolpito.
"Evviva la modestia!" Scherzai mentre le porte automatiche del negozio si aprirono per farci entrare.
Ci dirigemmo subito verso la sezione dedicata alla cura dei capelli e cercammo quei prodotti per la colorazione fatta in casa.
"Quale prendo Sav? Lavanda o rosso?" Mi chiese lei indecisa mostrandomi entrambe le scatoline.
"Non saprei... con i tuoi capelli scuri ci starebbero bene entrambe. Quale ti piace di più?"
"Dai visto che siamo anche nel periodo natalizio prendo il rosso." Disse lei.
"Io prendo il turchese. Mia madre mi ucciderà! Mi avrai sulla coscienza, lo sai?"
"Me ne farò una ragione!" Mi provocò la mora alla quale prontamente diedi un pizzico sul sedere che le fece emettere un gridolino stridulo.
*****
"Ok, dobbiamo aspettare mezz'ora." Annunciai sedendomi sulla vasca.
Avevamo deciso di fare questa operazione pericolosa a casa sua così mia madre non mi avrebbe messo i bastoni tra le ruote.
Mia mamma odiava che io mi tingessi i capelli poiché riteneva che non fosse elegante e che il capello si rovinasse troppo.
Quando era ragazza se li tingeva anche lei, quasi ogni mese e alla fine fu costretta a tagliarseli cortissimi da maschio poiché avevano assunto la stessa consistenza della paglia.
Quando, qualche anno prima, mi presentai a casa con i capelli fucsia strabuzzò gli occhi, cominciò a gridare e, infine, non mi parlò per quattro giorni.
Ma io, come Ginevra, avevo deciso di tingermi solo le punte: non avevo voglia di cambiare radicalmente colore.
D'un tratto sentimmo qualcuno bussare alla porta.
"È aperto!" Dichiarò Ginevra mentre smanettava col telefono per trovare una canzone che ci facesse compagnia per quella mezz'ora.
"Che fate?" Chiese Giulia, la sorella minore di Ginevra sbucando da dietro la porta da cui entrò Miley, una dei loro due gatti.
"Ci stiamo colorando i capelli, Giù." La informò Ginevra senza neanche degnarla di uno sguardo la quale, in seguito, emise un urlo.
"Che succede?" Chiesi alla mia amica.
Mi mostrò subito il telefono sul quale vidi due notifiche: la prima era un nuovo follower su Instagram chiamato SaulNanni e la seconda era sempre di questo ragazzo che le scriveva su Whastapp: "Hey bellissima! ;)"
"Voglio sapere anche io che succede!" Reclamò Giulia, sentendosi esclusa dalla conversazione.
"Te lo spiego quando sarai più grande!" Le rispose prontamente sua sorella.
"Ma ho 15 anni!" Protestò lei gridando.
"Io alla tua età giocavo ancora con le Barbie e odiavo i maschi!" Esclamò Ginevra.
"Ma vaffanculo!" Gridò cogliendo le frecciatine che le aveva lanciato la sorella.
Per cui se ne andò sbattendo la porta del bagno.
Sapevo che Giulia aveva già cominciato ad uscire con qualche ragazzo della sua età e che, per stare al passo coi tempi, aveva anche cominciato a truccarsi abbastanza pesantemente per i suoi quindici anni.
Era un'anima un po' Rock a differenza della sorella che ascoltava i One direction e ogni tanto anche la musica lirica.
Era vero che a 15 anni giocava ancora con le bambole perché era il nostro passatempo e a volte lo abbandonavamo per il Nintendogs e Mario Kart.
Dopo poco sentii arrivare una notifica: avevo un nuovo follower su Instagram ed era Saul.
"Ha cominciato a seguire anche me." Ammisi sperando che non si incazzasse.
"Si gli ho detto io di seguirti. Sav, mi ha appena chiesto di andare con lui sabato in discoteca. Ti prego vieni con me, non lasciarmi sola!" Mi implorò la mora mettendosi in ginocchio davanti a me.
"Gin, lo sai che non sopporto le discoteche!" Dissi gettando gli occhi al cielo.
"Lo so ma sono la tua migliore amica e non ci vediamo da quattro mesi e voglio sposare quel ragazzo!" Mi pregò ridendo per l'ultima frase che aveva detto.
"Posso pensarci su?"
"Si."
"Ho un'altra scelta?" Chiesi sconsolata.
"No." Ammise ridendo.
******
Dopo mezz'ora con i capelli in posa, l'effetto era sicuramente quello desiderato: io avevo le punte di un color turchese tendente all'indaco e Ginevra le aveva di un bel rosso acceso.
Si erano fatte le 19.40 e purtroppo era ora di tornare a casa per farmi rimproverare.
"Bene Gin, ora vado che si è fatto tardi. È stato bello essere tua amica, addio!" La salutai ironica per poi indossare velocemente la mia giacca blu ed accendere il motore della macchina.
Durante il tragitto sentii varie volte il telefono vibrare nella mia tasca dei jeans ma non ci diedi troppo peso sapendo che era mia madre che voleva sapere dove fossi.
"Non usare il telefono mentre guidi!" Si raccomandava sempre e io, giustamente, non le avrei risposto, tanto sarei arrivata a casa a breve.
Parcheggiai nel vialetto e tranquillamente girai le chiavi nella toppa.
Non appena varcai la soglia di casa, mia madre mi prese il polso di volata e mi fece uscire di nuovo.
"Mamma che succede?" Le domandai preoccupata.
"Tuo fratello ha fatto un incidente!" Mi informò senza nessuna emozione nella voce.
Mia madre era fatta così, non appena c'era un problema si teneva tutte le emozioni dentro e non le faceva vedere a nessuno.
Purtroppo, questa cosa l'avevo ereditata anche io.
"È grave?" Le domandai sedendomi al posto del passeggero di fianco a lei.
"Non lo so."
"Dov'è papà?"
"Ci raggiunge all'ospedale."
Odiavo gli ospedali.
Sin da quando ero piccola ero solita associare la parola "ospedale" al male, alla sofferenza, e alla morte.
Quando nacque mio cugino non vedevo l'ora che uscisse da quel posto perché, ero convinta che, più tempo rimaneva, più rischiava di morire.
Arrivammo all'ospedale di Sant'Anna in men che non si dica.
Avevo passato tutto il viaggio sperando che mio fratello stesse bene e che non fosse in fin di vita.
Nicholas era il mio fratellone, era colui che mi proteggeva sempre dalla cattiveria del mondo, colui che solo e soltanto io potevo prendere in giro perché, nonostante ogni scusa fosse buona per litigare, ci volevamo bene dal profondo del cuore.
Sentii mia madre chiedere ad un'infermiera dove fosse ricoverato.
La donna bruna e con un make up impeccabile disse qualcosa senza lasciare trapelare nessuna emozione nel suo tono freddo.
Non riuscii a sentire, ero troppo preoccupata per mio fratello.
"Andiamo!" Mi Ordinò mia madre cominciando a fare ticchettare i tacchi sul pavimento immacolato.
Camminammo per qualche metro nel lungo corridoio fino a giungere ad una stanza sulla destra separata da un tendone giallo.
Mio fratello era disteso su un lettino: di primo impatto mi sembrava un cadavere.
"Nicholas..." Sussurrò mia madre per svegliarlo.
Mio fratello emise un lamento per poi sbattere lentamente gli occhi ed infine aprirli.
Aveva la testa bendata, dal naso gli colava un rivolo di sangue e sulla sua pelle marmorea vi erano dei gran lividi blu che si estendevano anche sulle braccia.
"Ma che è successo tesoro?" Gli chiese preoccupata la mamma.
"Niente, un coglione non ha rispettato il semaforo." Disse con aria stanca. "Hey Sav ci sei anche tu." Si rivolse a me e solo in quel momento mi accorsi di essere rimasta sulla soglia.
Avanzai verso di lui guardandolo come si guarda un cucciolo sofferente.
Mio padre arrivò affannato e stanco e cominciò a fare il terzo grado a mio fratello che rispondeva lentamente per poi mettere fine a tutte quelle domande nate dalla preoccupazione.
Il dottore ci disse che la testa di Nicholas aveva sbattuto abbastanza forte contro il volante e, di conseguenza, l'avrebbero tenuto per minimo 48 ore in osservazione.
Ci intimò infine di lasciarlo riposare e io mi proposi per rimanere la notte con lui poiché i miei erano stanchi per il lavoro e avevano bisogno di dormire.
"Ti vogliamo bene Sav, se hai bisogno chiamaci." Mi rassicurarono mia madre e mio padre prima di andarsene.
"Hai fame? Sete? Ti prendo uno snack?" Domandai a mio fratello quando rimanemmo soli.
Mosse l'indice lentamente da sinistra a destra per due volte consecutive.
"Che ti sei fatta ai capelli?" Mi chiese quasi sussurrando.
"Io e Ginny abbiamo voluto tingerci le punte." Dissi stringendomi nelle spalle e sedendomi sulla poltroncina accanto a lui. "Mamma era troppo preoccupata per te per perdere tempo a sgridarmi." Ridacchiai silenziosamente.
"Amico che succede?!" Scostò la tenda gialla Alberto con fare allarmato. Lo seguirono a ruota Andrea, Niccolò e Levi che abbozzò un sorriso nella mia direzione.
"Vado a fare una telefonata." Annunciai io lasciando i ragazzi al capezzale di mio fratello.
"Emma mi ha lasciato." Sussurrò mio fratello non appena uscii nel corridoio.
Non sapevo che mio fratello stesse con una certa Emma, non sapevo neanche che frequentasse qualcuno.
Da quanto stavano insieme?
E perché quel nome non mi era nuovo?
"Oddio! Non è che questa Emma ha lasciato Nicholas per Levi?"
Sperai vivamente che fosse solo una coincidenza sennò Levi non l'avrebbe sicuramente fatta franca.
Mi sedetti su una poltroncina che dava su un'enorme vetrata, fuori dalla quale la mia bellissima Verona era diventata buia e le uniche luci provenivano dai lampioni delle strade e dalle illuminazioni delle case.
Trovai una chiamata persa di Jay e un messaggio di Ginevra che chiedeva se mio fratello stesse bene e se avessi bisogno della sua presenza.
"Nicholas deve stare per minimo due giorni in ospedale e no grazie tesoro, stai pure a casa tua al caldo.
Ti aggiornerò non appena ci saranno miglioramenti. Ti voglio bene. ❤️"
Scrissi e premetti invio.
Jay invece mi rispose al secondo squillo.
"Hey veneta!" Mi salutò lui.
"Hey romano!"
"Sav ho fatto una cazzata..." Iniziò il biondo.
Sentivo che era a disagio.
"Racconta dai." Lo invitai io cercando di aiutarlo a sentirsi meglio.
"Sono andato a letto con Kristal." Ammise tutto d'un fiato dopo un primo momento di tentennamento. "Mi dispiace ma, senza di te che mi fai il lavaggio del cervello, ho ceduto. La amo ancora nonostante sia una stronza e mi...mi viene...cazzo!" Imprecò.
"Che ti viene?"
"Mi viene da piangere Savannah! Sei la mia migliore amica e sei l'unica che mi faccia pensare razionalmente. Cazzo, non resisto qua senza te..." Ammise.
Sentii nella sua voce una nota dolce che mi fece sorridere.
Mi ricomposi subito dopo per realizzare cosa avesse appena detto.
"Non puoi tornare a casa dei tuoi?" Proposi io.
"No, sarei troppo tentato di tornare qui. Alla fine la VBU dista solo due ore da casa mia... se invece venissi da te cambierebbe tutto."
Dopo quell'ultima affermazione rimasi in apnea: pensare di avere Jay che cammina in pantofole per casa mia era un'idea utopica.
Sarebbe stata un'esperienza intima, da coinquilini.
Quando stavo con Eduardo speravo che un giorno sarebbe stato lui a condividere la mia casa, sicuramente non Jay.
Ma comunque era tutto cambiato adesso, Eduardo era dall'altra parte del mondo e chissà per quanto ci sarebbe rimasto.
"Savannah ci sei?" Sentii Jay richiamarmi dall'altro capo del telefono.
"Si.. ehm... dicevi?"
"Dicevo che non ho abbastanza soldi per fare una cosa del genere, anche se mi piacerebbe molto. Ad ogni modo, non trovo le parole per dirti che Eduardo è venuto a trovarci... era strano, si è fatto anche un tatuaggio enorme sul petto..."
In seguito a quella informazione mi mancò un battito, due, mille, centomila.
Lui era tornato ed io non c'ero.
Era tornato per me?
Voleva ricominciare da capo?
Mi sentii così sollevata, finalmente aveva capito che ero una ragazza sincera e innamorata di lui.
Dovevo chiamarlo immediatamente.
"Jay ti richiamo... mi sta chiamando mia madre. Ciao, ti mando un bacio e saluta tutti!" Lo salutai senza dargli il tempo di ribattere.
Andai nella rubrica e cliccai sul suo nome.
Rispose al terzo squillo.
"Pronto?" Disse divertito.
"Ciao E-Edu, c-come stai?" Balbettai col cuore a mille.
Era così bello da morire risentire la sua voce.
"Hey pequena, come vuoi che stia? Da merda!" Rise.
Era ubriaco.
Sentii delle voci maschili in sottofondo.
Mi rincuorò sapere che fosse in compagnia e sopratutto non di ragazze.
"Mi dispiace tantissimo Edu, sai che non ti avrei mai fatto del male. È stato tutto un malinteso e..."
"Si si ok, perché mi hai chiamato?" Disse continuando a ridere.
"Ho saputo che sei andato alla VBU e mi dispiace non esserci stata, avrei voluto vederti ma sono in Italia con la mia famiglia e con Levi. Ad ogni modo, sei tornato per me?" Gli chiesi dolcemente.
"No." Ammise dopo aver scherzato con i suoi compagni.
Mi stava forse prendendo in giro?
Ma cosa più importante: non era tornato per me.
Non voleva risolvere niente.
Non gliene importava.
"E perché sei andato alla VBU?"
"Dovevo prendere i miei vestiti." Mi informò senza lasciar trapelare alcuna emozione.
"E i preservativi." Sentii qualcuno dire in sottofondo e lui lo zittì.
Non negò.
Il mio cuore era visibilmente spezzato.
Mi sentii come se qualcuno mi avesse dato un bacio sulla guancia per poi successivamente cancellarlo con uno schiaffo.
Mi sentivo umiliata, derisa e presa in giro.
Quello non era il mio Eduardo.
Il mio Eduardo non esisteva più.
"Vai a farti fottere Eduardo Bernardi!" Urlai al telefono per poi chiudere la chiamata.
Mi assicurai che nessuno intorno a me avesse sentito per poi mandare un messaggio a Ginevra.
"Vada per la discoteca. Ma dì al tuo Saul di portare qualcuno per me.
Tua Sav."
Buongiorno a tutti guys!
Come state?
Io con la febbre 🤒
Beh il povero Nicholas ha fatto un incidente e Savannah si ritrova nuovamente col cuore spezzato.
Ma cosa succederà in discoteca? 😏 tra due capitoli lo scoprirete 💁🏼
Intanto vi lascio con il bellissimo Austin Butler che impersona Nicholas 😍
E con Saul Nanni che impersona sé stesso
-2 alla New Entry 🦋😉
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top