2 - Il primo giorno

Everybody's got their demons
Even wide awake or dreaming
I'm the one who ends up leaving
Make it okay

Jet Black Heart dei 5 Seconds of summer mi svegliò dal mio sonno senza sogni.

Erano le otto: mi dovevo vestire, lavare e andare a fare colazione in mensa.

Alle nove sarebbe cominciata la mia prima lezione di letteratura italiana.

"Sole svegliati, dobbiamo andare!" Le urlai dal bagno mentre mi lavavo i denti ma udii solamente dei lamenti da parte sua, per poi rigirarsi contro il muro alla sua sinistra.

"Io ti ho avvisato, andrò con o senza di te!"

"Non mi poteva capitare una compagna di stanza un po' più diligente?"

Presi il telefono e lo zaino per poi scendere di corsa le scale dei dormitori femminili, arrivare in mensa, scolarmi un cappuccino e un cornetto e dirigermi a lezione.

Erano solo le otto e trentacinque, avevo tutto il tempo di ispezionare l'ambiente circostante.

C'erano già tanti ragazzi seduti per terra davanti alle proprie aule.

Chi ascoltava la musica con le cuffie, chi leggeva, chi guardava video e chi chiacchierava con i propri compagni.

E poi c'ero io, che girovagavo da sola.

"Grazie Sole per avermi lasciata da sola proprio oggi!"

Ero visibilmente nervosa, era ufficialmente il mio primo giorno da universitaria.

Era una cosa importante.

Visto che la porta dell'aula era aperta e scorsi qualche studente già seduto, decisi di entrare e prendere posto così da sistemare le mie cose con calma.

Salii tutti gli scalini fino ad arrivare in ultima fila: meglio rimanere in anonimato il primo giorno!

A qualche sedia poco distante dalla mia vidi il ragazzo dai lineamenti femminili della sera prima.

Era da solo come me.

Mi sorrise ed io ricambiai, non avevo per niente voglia di stare da sola.

Gli feci segno di venire a sedersi vicino a me e così fece.

"Piacere sono Troy!" Si presentò con movenze non molto maschili.

"Io sono Savannah" gli dissi stringendogli la mano.

Era molto carino con quegli occhioni azzurri da cerbiatto e i capelli castani brizzolati.

Inoltre notai una piccola voglia stampata sulla sul suo zigomo sinistro.

"Sono troppo nervoso oggi! Non ho neanche un compagno di stanza. Sono solo!" Mi disse autoironizzando sulla sua situazione.

"Adesso hai me!" Lo informai con ovvietà e lo vidi sorridere teneramente. "Sei del primo anno?"

"Si, sono arrivato tre giorni fa dall'Australia. Tu?"

"Sono qui in America da una settimana e mezzo per iscrivermi all'università, ma sono arrivata alla VBU ieri pomeriggio" gli spiegai un po' la mia storia prima che il professore arrivasse sbattendo la porta dell'aula e guardandoci male.

Era un uomo sulla sessantina o forse anche di più, capelli bianchi portati all'indietro e vestito elegantemente.

"Io sono il professor Hutchinson ed insegno letteratura inglese ed italiana. O state attenti o potete anche andare a farvi un giro, non mi offendo" ci spiegò ridendo sotto i baffi. "Vi assegnerò dei compiti da fare nel pomeriggio e vi dividerò in gruppi di quattro in cui vi saranno alunni del primo e del secondo anno. Il perché non vi deve interessare" continuò sistemando i suoi libri ed aprendone uno.
"Cominciamo da letteratura italiana, la mia preferita" ordinò alla classe.

Mi guardai velocemente intorno, attratta da una chioma rossa che spuntava dalle prime file.

Mi sembrò familiare ma non le diedi troppo peso, era sicuramente solo un'impressione.

Vi erano ragazze dai capelli azzurri e dai capelli rosa e uno con la testa completamente pelata.

"Poveretto."
                                  ******
"Ok abbiamo trenta minuti prima di consegnare questo compito, forza ragazzi!" Esclamò Troy cominciando a rispondere alle domande del compito.

Ero capitata in gruppo con Sole che non c'era ancora, un certo Jay Alberti che ipotizzai fosse suo fratello al momento assente, Troy ed una ragazza francese di nome Ilianne Bourgeois.

Il professor Hutchinson aveva formato i gruppi seguendo l'elenco degli studenti in ordine alfabetico ed io, essendo l'ultima, ero rimasta da sola così mi aveva inserita nel primo.

"Cominciamo!" Disse Ilianne con il suo accento francese.

Era una ragazza bellissima, con i capelli neri corvini e gli occhi color nocciola.

Aveva il naso all'insù e le labbra piene.

Rispondemmo a tutte le domande sul ciclo bretone e carolingio per poi uscire dalla biblioteca con gli altri ragazzi e consegnare i fogli al prof.

"Qual è la vostra prossima lezione?" Domandai al mio gruppo.

Ilianne ci informò che lei avrebbe avuto la lezione di arte e scappò via salutandoci.

Io e Troy, invece, scoprimmo di frequentare insieme teatro.

Era un vero sollievo vedere una faccia amica in questo primo giorno.

Dall'aula di letteratura ci mettemmo dieci secondi prima di entrare in quella di teatro in quanto erano attaccate.

Subito dopo c'era quella di arte in cui vidi scomparire Ilianne.

Era una stanza piccola ed intima che ospitava un massimo di quindici banchi.

Era tutta bianca con un sipario rosso dietro alla cattedra che rendeva il tutto molto teatrale.

Io e Troy prendemmo posto negli ultimi banchi, come al solito, e aspettammo una decina di minuti prima che si riempisse.

Nel frattempo mi raccontò della sua vita: aveva sempre vissuto in Australia con la sua mamma e il suo papà, aveva una sorella più grande, un gatto ed un pesce rosso.

Suonava la chitarra e cantava sul suo canale YouTube e dopo le superiori aveva perso tutte le amicizie quando avevano scoperto che era gay.

Amava le parrucche, truccarsi e mettersi lo smalto nero sulle unghie.

Mentre mi stava raccontando del ragazzo con cui si era appena lasciato, entrò una donna salutandoci calorosamente:
"Buongiorno ragazzi miei, io sono la professoressa Anton e questo è il mio corso di teatro per il primo ed il secondo anno!"

Era una bellissima donna sulla cinquantina, con i capelli castano scuro mossi e gli occhi grigi.

Indossava un vestito leggero giallo che le cadeva sotto il ginocchio ed un paio di ballerine nere.

Posò sulla sedia il cardigan che portava in mano, per poi sedersi ed estrarre dalla sua valigetta rossa un foglio con sopra scritti i nostri nomi.

Sentii di nuovo fare il nome del fratello di Sole che non era presente e notai Veronica del secondo anno in tutta la sua bellezza ed eleganza.

Non appena la professoressa finì di fare l'appello sentimmo aprirsi la porta dell'aula ed entrarono dentro due ragazzi.

"Voi sareste?" Chiese la professoressa Anton un po' infastidita.

"Io sono Jeremy Foster e lui è Jay Alberti. Ci scusi il ritardo!" Parlò per entrambi il ragazzo con l'orecchino, per poi sedersi molto velocemente agli ultimi due posti rimasti liberi proprio davanti alla Anton.

Ero curiosa di vedere in faccia il fratello di Sole e notare qualche somiglianza ma non si vedeva niente col cappuccio della felpa che aveva in testa.

"Mi scusi lei..." cominciò la professoressa rivolgendosi a Jay. "Cappelli e cappucci non sono ammessi in classe!" Lo avvertì.

Vidi il ragazzo annuire e toglierselo velocemente per poi scoprire la sua testa di ricci fitti fitti che apparteneva solo a colui che il giorno prima mi aveva "investito". Gliene avrei dette quattro in separata sede, in quel momento mi limitai solo a sgranare gli occhi per qualche secondo.

La professoressa a quel punto si sentì libera di cominciare la sua lezione sulla storia del teatro.

Iniziò parlando degli eschimesi che celebravano con una rappresentazione teatrale la fine della notte polare ed arrivò a parlare delle popolazioni africane che utilizzavano una maschera per impersonare i loro dei.

Ero veramente interessata alla lezione, mi piaceva quando il professore o la professoressa riusciva a trasmettere la passione per ciò che spiegava all'alunno intrappolandolo così nei suoi insegnamenti.

Quando all'una finì la lezione ci lasciò un foglio sulla proposta per la recita che si sarebbe tenuta nel periodo natalizio.

Le varie possibilità erano: High School Musical, Grease, Hairspray, Footlose e Mamma mia.

Prima di andare a pranzare in mensa passai dalla camera per vedere se Sole si fosse finalmente decisa a svegliarsi.

La trovai sdraiata a letto a fissare il soffitto. Sembrava un morto e mi inquietava un po'.

"Sole? Come va?" Le domandai avanzando cautamente verso di lei.

"Va tutto male, ma migliorerà. Non spenderò una lacrima in più per quel coglione del mio ex!" Mi disse alzandosi in piedi.

Si tolse il pigiama velocemente ed indossò una canotta nera e dei pantaloni mimetici.

"Vuoi venire a pranzo con me ed un mio nuovo amico?"

"È carino?" Mi chiese lei in tono malizioso ed alzando un sopracciglio ben definito.

"Sole, è gay" la informai portandomi una mano sulla fronte con un gesto disperato.

"Ho sempre desiderato avere un amico gay!" Esordì felice e battendo le mani.

Ridemmo insieme ed omisi di dirle che era anche un mio desiderio.

                                  ******

SOLE'S POV.
Non potevo stare male per quel deficiente di David, se voleva stare con una facile come Margherita significava che era un fallito a cui piacevano le conquiste facili.

Non valeva neanche una mezza lacrima di tutte quelle che avevo versato per lui la sera precedente.

Inoltre si era dimostrato una femminuccia lasciandomi per messaggio, non aveva neanche avuto il coraggio di chiamarmi.

A quanto pare non ne valevo la pena per lui.

"Figlio di puttana!"

Quando arrivammo in mensa fu difficile trovare un posto su cui sedersi e mangiare: era stracolma di studenti e la cosa scoprii che infastidiva anche Savannah.

Eravamo molto simili, ad entrambe piaceva la calma ed il silenzio nonostante vivessimo in città.

Sognavamo di vivere in una casa sulla spiaggia così che il solo rumore che avremmo udito sarebbe stato lo scrosciare delle onde e lo stridio dei gabbiani di giorno o delle cicale alla notte.

Mi piaceva Savannah, era una ragazza a posto.

Prendemmo tutti e tre un hamburger di carne e delle patate al forno, avvisando i miei nuovi amici di evitare in qualsiasi modo la pasta che sembrava plastica cotta.

Non era minimamente paragonabile a quella che mangiavo in Italia.

Anzi, era un insulto.

Trovammo posto in uno dei tavolini all'angolo, quelli in cui probabilmente si sedevano gli sfigati: ma a me non importava, mi bastava mangiare in santa pace.

Tanto meglio se mi avessero evitato tutti, avrei avuto comunque Savannah e Troy a cui stavo cominciando ad affezionarmi. 

"Guarda Savannah, ci sono i nostri due compagni di teatro" indicò Troy col pollice riferendosi ad un gruppo di ragazzi in tenuta sportiva.

Individuai quel cretino di mio fratello e continuai a mangiare.

"Ah già, Jeremy e Jay..." disse lei lasciando in sospeso la frase.

"Sole quello è tuo fratello?" Mi chiese Troy senza smettere di guardare quel gruppetto.

Alzai gli occhi dal mio buonissimo hamburger e direzionai lo sguardo verso di lui.

Era lì impalato come un allocco con le sue solite moine da "sono figo solo io".

"Maschi!"

Vidi un ragazzo moro con la pelle abbronzata tirargli una pacca sulla spalla in modo amichevole.

Non so perché catturò la mia attenzione, forse erano i bicipiti scolpiti, forse il sorriso splendente, forse la sua altezza.

Quando il suo sguardo saettò nella mia direzione mi sentii il cuore in gola.

I suoi occhi neri e profondi stavano perforando i miei.

Sorrideva, probabilmente perché qualcuno aveva fatto una battuta.

Provai imbarazzo per quel contatto visivo e tornai così a concentrarmi sul mio hamburger.

"Che cazzo fai Sole? Già guardi un altro?"

"Sole?" Mi richiamò Savannah passandomi una mano davanti al viso più volte.

"Sì?"

"Troy ti ha chiesto se Jay è tuo fratello!" Ridacchiò lei come una bambina.

"Purtroppo sì..." ammisi.

"Perché purtroppo?" Mi domandò il nostro amico.

"Perché è un cretino e se la tira" spiegai tacendo le loro domande.

"Credi che mi possa presentare il suo amico?" Mi chiese Troy ridendo sotto i baffi.

"Quale?" Chiesi preoccupata.

Speravo che non intendesse il moro... insomma si vedeva che non era per niente gay.

"Jeremy" disse il suo nome così dolcemente che per poco non mi sciolsi.

"Stai tranquillo Troy, fa teatro con noi. Vedrai che prima o poi avrai l'occasione di parlargli e di conoscervi" lo rincuorò Savannah come se fosse una mamma con il suo piccolo figlio.

"Tu Sole frequenterai arte, vero?" Mi domandò lei.

Annuii e poi mi spiegò che probabilmente il moro e l'altro ragazzo castano e pompato del gruppo, seguivano la mia stessa lezione.

Mi sentii contenta ma allo stesso tempo spaventata.

Non volevo incrociare di nuovo il suo sguardo.

Non volevo incrociare lo sguardo di nessun ragazzo per un bel po' di tempo.

Volevo solo starmene tranquilla, senza struggermi per qualcuno che non potevo avere.

Buonasera a tuttiiiiiiii e Buon Natale in ritardo 😘 🎄
Vi lascio con questo secondo capitolo di Feel it, spero vi piaccia ☺️
In foto potete ammirare il nostro Troye Sivan ❤️

Inoltre vi consiglio la lettura di Inseparabili di tommyfede 😘

Baci baci 💋

A.

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